La storia de L'Ulivo: La Costituzione dei Comitati

Note Programmatiche a Firma di Romano Prodi

Cari amici,

costruire uno stato leggero, che accresca le opportunità e non la burocrazia, far crescere la democrazia economica, scegliere quali bisogni tutelare, trovare soluzioni alla disoccupazione, rilanciare la scuola e riaprire l'Italia all'Europa: molti sono gli impegni che abbiamo davanti per rifare il paese.

Sono impegni difficili.

Ma in questo ultimo mese sono arrivate moltissime adesioni, fax, telefonate, appelli di tantissimi cittadini che vogliono fare, proporre, avanzare soluzioni. Una valanga di entusiasmo, di mobilitazione, di energie pronte ad impegnarsi per rifare il paese.

Per questo tra poco comincerò il mio viaggio per l'Italia.

Per parlare con la gente che mi è vicina, e anche con coloro che hanno opinioni diverse sul modo di governare l'Italia.

Per unire insieme queste volontà di impegnarsi verso la realizzazione di alcuni obiettivi sui quali bisogna riflettere e trovare in concreto delle soluzioni.

Trasformare il senso di insicurezza e di preoccupazione per quello che succede nel nostro paese in intelligenza dei problemi.

Mi rivolgo a voi per invitarvi a fornire un contributo diretto di competenza, di saggezza ed equilibrio, per trovare soluzioni partendo dai temi sui quali ho già avuto occasione di intervenire.

La proprietà pubblica è entrata in crisi; ho dimostrato concretamente come si possa realizzare la libertà economica, cioè le regole della concorrenza e del mercato con le privatizzazioni compiute.

Privatizzazioni necessarie per rendere più efficiente l'economia, per partecipare in modo più efficace alla concorrenza internazionale e per allargare le ristrette basi del capitalismo italiano.

Il problema infatti non è solo quello di privatizzare, ma di utilizzare le privatizzazioni per creare un pluralismo di grandi centri decisionali che consenta di diffondere maggiormente il potere economico.

Il punto è come aiutare le piccole e medie imprese a cresce, a diventare protagoniste, come rinnovare il paese e fare veramente venire fuori altri uomini nuovi capaci di riprodurre il meraviglioso sviluppo che la generazione ci ha dato; uno sviluppo in cui la crescita economica si coniughi con nuove opportunità di occupazione.

Uno stato che si ritira dalla gestione delle imprese, che lascia autonomia alle imprese pubbliche, al sistema bancario ed alla Rai, è tuttavia uno stato che rafforza contemporaneamente il proprio ruolo di arbitro.

La regolamentazione economica diventa infatti sempre più importante man mano che lo stato proprietario di ritira. E' più importante proprio perché se vogliamo che l'economia privata avanzi e che il mercato possa davvero funzionare, lo stato deve disciplinare la vita economica di un paese. Le imprese e il mondo del lavoro non hanno infatti bisogno di burocrazia, ma certamente hanno bisogno di regole.

Stato leggero significa quindi una struttura pensante, nerbo di una qualsiasi società civile, elemento fondamentale di ogni politica economica moderna ed omogenea con quella degli altri paesi Europei.

Uno stato per i cittadini con funzioni che devono ridefinire in particolare nel campo delle politiche sociali e al cui assolvimento devono contribuire tutti: la pubblica amministrazione, i servizi pubblici, il volontariato, l'associativismo, le cooperative sociali, il privato mercantile.

Qui si apre il grande tema di come condurre elementi di concorrenza al pluralismo in due grandi settori che rispondono ai bisogni primari dei cittadini: la sanità e la scuola.

La scuola è il campo nel quale bisogna produrre una mobilitazione di energie pubbliche e private, senza la quale non solo non vi è spazio per la crescita ma nemmeno per la conservazione del nostro attuale livello di reddito.

Abbiamo di recente assistito alla promessa di una grande riforma, che si è tradotta nella sola novità rilevante di abolire gli esami di riparazione.

Non possiamo permetterci di dedicare attenzione alla scuola ed alla formazione solo quando si apre l'anno scolastico. Occorre affrontare in modo organico alcuni nodi.

Va completato il disegno dell'autonomia scolastica, con procedure graduali, per tappe, realistiche, capaci di realizzare il decentramento con forme di innovazione che partono dalla periferia piuttosto che dal centro, diminuendo il livello di conflitto tra scuola pubblica e privata.

occorre innalzare l'obbligo scolastico, portandolo almeno a sedici anno con l'obiettivo non di prolungare la scuola media ma di offrire ai giovani opportunità di scegliere percorsi formativi davvero professionalizzanti. Uscendo dalla tradizione delle scuole professionali viste quasi come ripiego, come "scuola dei poveri". Non mi stancherò mai di ripetere quanta importanza hanno infatti le scuole tecniche, percorsi formativi che vanno costruiti con il "triangolo d'oro", vale a dire Enti locali, Rappresentanze dell'industria e del lavoro.

La scuola e la formazione sono la ricchezza del nostro futuro: occorrono quindi strumenti di formazione permanente, che ci consentano veramente di arrivare a non trascurare neppure una sola persona, di non lasciare indietro le risorse umane di cui abbiamo bisogno per accrescere la nostra ricchezza economica e sociale.

La sanità, è questo un altro pilastro fondamentale dello stato sociale.

Quando di è affrontato questo tema lo si è fatto quasi solo puntando il dito su una spesa eccessiva.

Ma il punto è che la spesa italiana per la sanità è allineata con quella degli altri paese Europei! Il vero problema allora è che spendiamo come gli altri ma otteniamo di meno. Anche qui il risultato è arrivare a soddisfare il cittadino che utilizzi i servizi. Come coniugare la necessità di no abbandonare la popolazione più debole, perché anziana, perché non autosufficiente, perché a reddito più basso, con la necessaria efficacia ed efficienza.

Come introdurre forme di concorrenza regolata, mantenendo il Servizio Sanitario Nazionale. Come rendere tutti gli operatori della Sanità responsabili del raggiungimento dei risultati attesi. Come restituire alle persone la possibilità di avere nel medico di base un riferimento per orientarsi nelle scelte delle diverse risorse di cura.

Questi profondi cambiamenti in direzione di un modello di stato decentrato, non possono essere realizzati se l'Italia si spacca in due, se i due terzi che stanno bene si dimenticano del terzo della popolazione che è fuori dal gioco, se non si realizzano forme di solidarietà efficiente.

E non possono realizzarsi se l'Italia si chiude nei suoi confini nazionali, se rimane incapace di assumere un ruolo propositivo nella politica europea, se ci chiudiamo in una strada di nuovo protezionismo di fronte alle sfide della concorrenza internazionale e della integrazione sociale e culturale tra cittadini europei. Il legame con l'Europa, che dobbiamo fare crescere, ci consentirà, così come è stato negli ultimi trent'anni, di evitare pericolose regressioni economiche e politiche del nostro paese. La creazione di una vasta Unione Europea richiederà tempo; la direzione di marcia verso l'Europa politica limitata a sei o sette paese, della quale dobbiamo essere parte, un'Europa economica che aggiunga a questi gli altri paese dell'Unione e un'Europa commerciale che si allarghi con grande rapidità verso i paesi dell'Est.

cari amici, vi ho indicato alcune linee del rinnovamento che ritengo indispensabili per il paese e rinnovo l'invito a farmi conoscere le vostre proposte, le vostre considerazioni, relative a questi temi, ma anche a tutti quegli aspetti della vita del paese che vorreste vedere affrontati e risolti. A questo scopo penso possano essere costituiti anche gruppi tematici di approfondimento.

Non abbiate timore di spingervi troppo avanti: dobbiamo arrivare a formulare delle proposte che possano essere domani provvedimenti legislativi e decisioni di governo.

Vi ringrazio. Con affetto

Romano Prodi PER TUTTO L'ULIVO

Il futuro ha radici antiche