Ho già detto come le
idee che stavano alla base della nostra iniziativa politica non
siano state cancellate o sminuite dagli avvenimenti di queste
ultime settimane. Era tuttavia logico attendersi "dei colpi di
coda" da chi fatica a cogliere la profondità e la forza della
domanda di cambiamento reale che viene espressa dai cittadini.
Democrazia dell'alternanza, bipolarismo, maggioritario sono
tutti strumenti per un cambiamento più profondo che riguarda
lo Stato ed il suo essere regolatore attento, che riguarda la
sostenibilità di uno stato sociale giusto e rigoroso, che riguarda
la possibilità di uno sviluppo più equilibrato e rispettoso
dei valori umani e ambientali.
I partiti hanno scelto una scorciatoia che tenta di eludere
i nodi reali per giungere ad operare direttamente sulle regole
istituzionali ipotizzando che tali riforme siano da sole sufficienti
a risolvere i problemi del Paese.
Se i problemi dell'Italia sono quelli che abbiamo visto e
sentito durante il viaggio delle 100 città allora io credo che
le idee di fondo che reggono l'Ulivo siano ancora tutte giuste.
Non basta mutare il quadro istituzionale per offuscare la nostra
capacità di vedere e sentire i problemi e i desideri dei cittadini.
Qualcuno ha pensato che l'Ulivo fosse solo una necessità.
Che l'Ulivo fosse nato per il maggioritario, come una esigenza
tattica alle esigenze poste dalla legge elettorale.
L'Ulivo invece è nato perché ha colto una esigenza profonda
che va ben oltre le tattiche elettorali e che rimanda alla reale
comunanza di valori e di progetti di tante donne e uomini sino
ad ora artificiosamente divisi da steccati partitici o più banalmente
da pregiudizi.
Oggi tuttavia il possibile cambiamento del quadro istituzionale
e il probabile cambiamento delle regole elettorali incidono
fortemente sul futuro dell'Ulivo. Io ritengo, e non per amore
di paradosso, che questi eventi possano agire positivamente
su questo futuro.
La coalizione perde i suoi connotati tattici. L'Ulivo non
è più una necessità obbligata dalle regole. A questo punto diviene
chiaro che, o questa comunanza di valori e programmi è reale
e da essa possono concretamente nascere risposte credibili per
i bisogni del Paese, oppure l'Ulivo non ha più ragione di essere.
Non sto teorizzando un movimento di "duri e puri"; non rinnego
il rapporto coi partiti tenuto sino ad ora; anzi continuo a
credere che senza i partiti non possa esservi reale democrazia.
Sono tuttavia convinto che, superati gli appesantimenti tattici,
l'Ulivo possa dispiegare più pienamente le sue potenzialità
di essere strumento di cambiamento.
Ciò potrà avvenire soltanto se mostreremo di essere in grado
di ridondare la coalizione perché possa essere lo strumento
per raccogliere le spinte verso il cambiamento e verso il futuro
e al tempo stesso per incanalare queste spinte verso una capacità
di governare questi processi e di guidare il Paese.
E' arrivato quindi il momento di finalizzare in modo più marcato
i nostri sforzi e dare maggiore consistenza al nostro stare
insieme.
Non vogliamo quindi un movimento di opinione che raccolga
consensi perché agita la facile bandiera del dissenso. Vogliamo
una coalizione che si alimenti di energie ideali, culturali,
politiche migliori per governare l'Italia.
Ma come si costruisce una coalizione che gli eventi di questi
giorni hanno reso sempre più necessaria?
Io penso ad una coalizione in cui convivono partiti e movimenti.
Una coalizione in cui tutti sono disposti a fare un passo indietro
per dare spazio alle esigenze degli altri. Lo strumento lo abbiamo.
LE ASSEMBLEE che abbiamo avviato per la discussione del programma.
Facciamo diventare le assemblee lo strumento di nascita della
coalizione, senza la quale non si può cambiare l'Italia.
Facciamo della Convenzione Nazionale programmatica il luogo
della crescita politica dell'Ulivo, a garanzia della costruzione
della democrazia dell'alternanza, senza la quale non si può
cambiare l'Italia.
I protagonisti di questa nuova convenzione politica saranno
i cittadini eletti nelle assemblee con le modalità che già abbiamo
definito insieme (sette delegati per ogni collegio della Camera)
e gli eletti negli enti locali, nelle regioni, al parlamento
nazionale ed europeo, più una rappresentanza dei partiti e dei
movimenti che si riconoscono nell'Ulivo
L'Ulivo dovrà discutere e far crescere questa nuova identità
politica nazionale, attraverso la formazione di un programma
di governo per il Paese alternativo alla destra.
Per far questo l'Ulivo che trae la propria forza dal grande
lavoro che si è attivato nel corso di quest'anno nelle 100 città
del nostro paese, dovrà radicarsi e organizzarsi nel territorio
(nelle province e nei collegi) e dovrà essere protagonista di
tutti i prossimi appuntamenti elettorali, e partire dal primo
grande confronto rappresentato dalle elezioni regionali della
Sicilia.
Se le elezioni avverranno in un futuro molto vicino, dovremo
compiere uno sforzo organizzativo gigantesco, per portare avanti
le assemblee nei tempi utili per la battaglia elettorale.
Sarà davvero uno sforzo grande, ma indispensabile per dare
forza e visibilità alla coalizione dell'Ulivo, ma soprattutto
per rafforzare il legame fra i cittadini e l'Ulivo.
Dobbiamo dimostrare e dimostrarci reciprocamente che esiste
un "valore aggiunto" della coalizione.
Solo se sapremo produrre tale valore in termini di idee, di
qualità degli uomini, di capacità di parlare coi cittadini e
di tradurre tutto questo in consensi elettorali, solo allora
e solo per questo sapremo che l'Ulivo ha messo le radici.
Se si allontana la scadenza elettorale dobbiamo trovare nuovi
terreni e nuove occasioni perché l'Ulivo venga messo in valore
Dobbiamo rilanciare una capacità di azione politica che superi
quella propria dei partiti e si innesti più direttamente nella
società.
Dobbiamo trovare temi nuovi e alleati nuovi che ci aiutino
a produrre il valore aggiunto della coalizione.
Penso ad esempio ad una forte iniziativa comune col movimento
dei Sindaci e coi Presidenti delle regioni sul tema del federalismo.
Penso anche alla ripresa di alcuni punti forti del programma.
Penso alla scuola, alla lotta contro l'evasione fiscale, alla
guerra contro la disoccupazione, alla riforma della giustizia.
Penso al compito di dare corpo con le nostre proposte concrete
alle speranze che abbiamo acceso in tutto il Paese.
Penso al grave compito che grava sui comitati, di aiutare
a costruire il progetto politico conservando e valorizzando
quello che si è fatto.
Penso anche alla necessità di tenere accesa la fiaccola delle
regole di garanzia del corretto funzionamento della nostra democrazia,
come l'Antitrust e la concentrazione dei mass-media.
Penso al grande patrimonio del riformismo europeo che, senza
la ricostruzione dell'Ulivo, rischia di essere disperso in mille
rivoli e in mille diverse direzioni.
Sono consapevole inoltre che questo patrimonio non può essere
custodito se non ricostruisce finalmente il bipolarismo e l'alternanza
a cui siamo stati e restiamo ostinatamente legati.
Penso, infine, che sarà nostro compito sorvegliare attentamente
affinché le riforme delle leggi elettorali non siano di impedimento
al raggiungimento di questo obiettivo, ripristinando forme indirette
di ritorno al proporzionalismo anche tramite l'adozione di schemi
attenuati o corretti di doppio turno.
Tutto questo deve, in estrema sintesi, spingere l'Ulivo a
intrecciare un dialogo continuo e trasparente con il Paese,
completamente disorientato da un dibattito politico di cui sono
diventati incomprensibili i contenuti e gli obbiettivi.
Nella costruzione del Programma e nell'organizzazione dell'Ulivo
in tante città italiane abbiamo già verificato come la filosofia
che unisce la coalizione sia profonda e reale.
Adesso dobbiamo portare l'Ulivo verso la vittoria.