D'Alema: Ulivo internazionale
Blair a Parigi cerca la tregua: sono anch'io la
sinistra
dal nostro inviato STEFANO MARRONI
PARIGI - Una storia comune, obiettivi comuni, un'unica
appartenza che nessuno vuole mettere in discussione nemmeno nel nome,
se "quel che ho chiamato Terza Via è in realtà una socialdemocrazia
rinnovata". E una sola differenza importante: quella sul modo, e soprattutto
sulla velocità della modernizzazione delle società occidentali.
Atteso al varco dopo mesi di polemiche aperte e di veleni, Tony Blair
riassume così il dibattito nell'Internazionale socialista.
E coglie a Parigi, in casa dei "rivali" francesi, un ascolto e un
successo assolutamente inattesi. Con una correzione di toni e di accenti
così drammatica, così segnata dal desiderio di farsi
capire dai suoi critici di "sinistra", che Massimo D'Alema riscrive
in corsa, e drasticamente, il suo intervento. Marcando forte - alla
vigilia dell'appuntamento di Firenze con tutti i grandi del centrosinistra
mondiale - il ruolo di Botteghe Oscure nella mediazione tra "Tony"
e "Lionel". Ma soprattutto la consonanza dell'esperienza italiana
dell'Ulivo con una Is che del dialogo "essenziale" con i Democratici
americani fa finalmente un fattore di unità: "L'idea è
che è sempre più - spiega - forze e e culture che si
richiamano ai valori della democrazia, della libertà, del progresso
devono collaborare, dialogare, unirsi".
Settimane di lavoro discreto - scandito da faticose stesure di documenti
nella commissione presieduta da Felipe Gonzalez - producono un risultato
vistoso proprio in quella che a La Defense è la giornata dei
big del socialismo europeo. Parte Lionel Jospin. E la sua è
una riproposizione pacata dell'orizzonte dei socialisti francesi,
che nel mercato vedono "uno strumento efficace e prezioso, ma che
strumento deve restare". Dobbiamo riscoprire - aggiunge - "quel che
il marxismo ha ancora di utile, l'analisi critica delle realtà
sociali e dunque del capitalismo. Per pensarlo, contestarlo, dominarlo
e riformarlo".
Applaude anche D'Alema, adesso, il premier che parla di "bisogno di
sognare", e invoca la necessità di regole nel mondo globalizzato:
"Viviamo un tempo di grandi cambiamenti, ma non è la prima
volta. E i socialisti sono quelli che non accettano il corso cosiddetto
naturale delle cose".
Un discorso forse più francese che "conservatore", quello di
Jospin: e comunque un discorso attentissimo - nota più tardi
Veltroni - "a non mettere in difficoltà gli inglesi", evitando
ogni accenno alla pietra dello scandalo - la flessibilità -
lanciata mesi fa insieme da Blair e Gerard Schroeder.
La stessa scelta del cancelliere tedesco che lascia presto i lavori,
atteso a Berlino dalle celebrazione della caduta del Muro, e ricorda
come persino quel documento così indigesto ai francesi celebrava
i "valori eterni" della socialdemocrazia, a partire dalla "giustizia
sociale" e "l'eguaglianza delle opportunità".
Tocca a Blair scoprire le carte. Insistere sul fatto che le strade
sono diverse, ma l'obiettivo è unico: "Si dice che Lionel sia
di sinistra e io di centro, e che c'è una grande divergenza
tra noi. Ora, è vero che il New Labour ha tagliato le tasse
sulle imprese e riformato il welfare. Ma abbiamo introdotto il salario
minimo - ricorda - e la legge sulle rappresentanza sindacale. E la
destra ci attacca perché diamo più soldi alla scuola
e alla sanità. Stiamo cercando la stessa cosa: l'importante
è questo, non le etichette". Il confronto, insomma, è
"sul come e sulla velocità della modernizzazione", in un mondo
che cambia "vorticosamente" - come nota lo spagnolo Gonzalez: "dobbiamo
mettere al servizio dell'umanità l'impressionante cambiamento
tecnologico che si sta producendo" - e assai meno sul mercato, che
è una leva da usare sapendo che "la disoccupazione è
non solo una vergogna, ma economicamente è inefficiente". Sono
di sinistra come voi, è il messaggio: "E non diamo retta a
chi dice che occupare il centro è tradimento: è vitale
costruire nuove coalizione, per realizzare le nostre idee".
Finisce tra gli applausi. E gli uomini di D'Alema annunciano presto
che il premier italiano cambierà il discorso già scritto.
Ne esce un testo molto più netto. Che insiste sulle responsabilità
globali dell'Europa anche per bilanciare "in modo non ostile" il ruolo
americano. Che lancia l'idea di lottare per "uno Stato di diritto
internazionale". Che ricorda come la sinistra possa vincere solo se
convince gli elettori che "una economia dinamica può convivere
con i diritti sociali", coniugando "uguali diritti e uguali opportunità".
E con più slancio evoca il modello italiano dell'Ulivo, attribuendo
alla coalizione "che vogliamo sempre più stabile tra cattolici,
laici, ambientalisti e sinistra" il merito dei recenti successi italiani.
E il valore di un modello, per un'Internazionale che capisce oramai
- dice - che "il socialismo da solo non basta più. E che possiamo
rinnovarlo, legarlo ad altre forze. Senza rinnegare la nostra identità".