Il Movimento per L'Ulivo: LA SCUOLA QUADRI
L'Ulivo e l'Europa, problemi e prospettive

"Flash Tavola Rotonda" con:
Avv. Marina Magistrelli,
On. Gerardo Bianco,
On. Furio Colombo,
Dr. Piero Badaloni.

Gerardo Bianco:

L'Ulivo a livello europero non c'e', ma proprio perche' non c'e' se ne sente il bisogno, lo sentiamo come un esigenza reale.

Si parte dall'idea che in Europa esiste uno schieramento socialista al quale si deve contrapporre uno schieramento collocato al centro.

E' difficile coordinare le differenti visioni nazionali dei partiti che si riconoscono nelle aree di centro sinistra nelle singole nazioni europee.

Se saremo capaci di diffondere l'Ulivo in europa potremo, proprio in virtu' del valore aggiunto portato dall'Ulivo, coordinare l'azione del centro sinistra non soltanto su questioni organizzative ma anche su posizioni politiche.

Piero Badaloni:

La scommessa sulla quale punta il Movimento Per l'Ulivo deve focalizzarsi sugli ideali e sui progetti. Dobbiamo farci garanti nei confronti di chi lavora sul programma dell'Ulivo ora in Italia ed in futuro in Europa.

Faccio una provocazione, una provocazione da cattolico, ex capo scout, democratico, antifascista, tanto per essere sicuro che la mia collocazione sia chiara. Dobbiamo accettare il fatto che, dopo la manovra di Khol e di Aznar, siamo una minoranza all'interno del PPE.

Non ci conviene, piuttosto che essere minoranza nel PPE, essere maggioranza insieme al gruppo dei democratici di sinistra?

Dobbiamo farci garanti del programma della coalizione, non degli interessi di Khol e di Aznar, questo possiamo farlo piu' efficacemente, ora, nell'area socialista.

Scontiamo un gravissimo problema di comunicazione: la comunicazione e' fondamentale in politica, a volte e' l'elemento diabolico che ha permesso, nel '94, di vendere il falso fustino del milione di posti di lavoro.

La scommessa del'Europa si puo' vincere nel prevedere le trappole di chi, in Europa, ci fa cadere nelle trappole.

Furio Colombo:

Mi sento molto vicino al pensiero ora espresso da Badaloni.

Ora non ci sono le condizioni politiche per ricollocarci all'interno dei gruppi parlamentari europei ma possiamo permetterci comunque di attaccare ora alcune contraddizioni, alcune delle quali cosi' vicine e cosi' drammatiche tanto da chiederci perche' non hanno ancora prodotto un effetto dirompente.

Parlo della contraddizione fra conservatori e progressisti, fra benessere e disoccupazione, fra ambienti di elevata cultura e focolai di ignoranza, fra coloro che si sentono appartenere ad una comunita' e coloro che sono "extracomunitari".

Vediamo la contraddizione fra conservatori e progressisti:
queste due polarita' non si contrappongono piu' in modo netto come in passato.

Ad esempio: a quale dei due gruppi e' possibile attribuire l'aggettivo "moderato" ? Moderato puo' essere considerato Tony Blair ma anche Bill Clinton. Esiste un moderatismo progressista cosi' come esiste un estremismo conservatore. Pensiamo ai discorsi di Berlusconi e Fini in occasione del dibattito sull'omicidio della bicamerale;
Fini si colloca a destra di Berlusconi ma ha fatto un intervento moderato contrapposto a quello estremista di quest'ultimo.

La contraddizione fra benessere e lavoro e' ancora piu' stridente: il benessere acquisito e' spesso non proporzionato al lavoro.

Clinton ha creato diversi posti di lavoro ma dobbbiamo chiederci se questo modello di precariato permanente, esteso a tutti i livelli, dai dirigenti agli operai, precariato che impone di pensare in termini della propria continua ricollocazione, possa essere la soluzione giusta per il mercato del lavoro italiano.

Occorre un nuovo modello del lavoro che crei strumenti ed infrastrutture che ne tutelino il valore anche politico.

In questo paese, gli imprenditori sono solo capaci di chiedere facilitazioni in cambio della creazione di nuovi posti di lavoro ma, nel frattempo, si dotano di tecnologie che permettono di produrre di piu' con meno manod'opera.

Per quanto riguarda la contraddizione fra benessere e poverta' c'e' la tendenza ad isolare le oasi di benessere in cittadelle ben protette.

Al contrario dobbiamo capire che la partecipazione e la solidarieta' si basano sulla fusione dei gruppi umani. Un gruppo che si isola provoca pericolose pulsioni di rivalsa in chi viene escluso.

Negli Stati Uniti la poverta' colpisce il 30% della popolazione;
sempre il 30% della popolazione non pratecipa mai a consultazioni elettorali.

Queste due classi sono in realta' lo stesso gruppo che completa la propria emarginazione economica con l'emarginazione dalla vita politica.

Questo grave nodo non si puo' risolvere sullo scenario europeo in modo semplice. Non puo' essere sufficiente un intervento tampone come la, importante, legge per i sussidi alle famiglie disagiate varata questa settimana in Italia.

L'Ulivo deve avere la capacita' di impedire e contrastare questa emarginazione creando effetti permanenti.

Siamo abituati alla analogia fra destra e fascismo; se l'interlocutore si presenta con uno scheletro democratico viene meno la nostra vigilanza si attenua. Dobbiamo stare attenti ai focolai di barbarie che ci si presentano attraverso meccanismi democatici.

Ad esempio, la pena di morte negli Stati Uniti e' uno strumento assolutamente democratico anche se ha un contenuto assolutamente inaccettabile. Pensiamo al problema della liberalizzazione delle droghe:
come padre di famiglia non mi sarei mai permesso di dare accesso alla liberalizzazione della droga; ora che i miei figli sono grandi come posso, per motivi di opportunita' politica, accettare quest posizione liberista.

L'Ulivo si sobbarca un carico molto piu' pesante dei singol partiti che possono racchiudere i loro valori in un semplice paradigma.


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