Il Movimento per L'Ulivo: LA SCUOLA QUADRI

Il nuovo Stato:
federalismo e decentramento dei poteri
Relatore: Dott. Giannicola Sinisi, Sottosegratario al Ministero dell’Interno, delega alla Pubblica Sicurezza.
Coordinatore: Avv. Mario Epifani
Testo non controllato dall'autore

Giannicola Sinisi: magistrato per 14 anni, entrato in politica 4 anni fa con la carica di sindaco in una città’ di centomila abitanti, eletto deputato nella XIII legislatura con L’Ulivo - I Popolari, presiede la commissione che attua i programmi di protezione dei collaboratori di giustizia.

Il tema legato alla sicurezza deve essere radicato fermamente nei valori di democrazia e solidarietà e per questi motivi non può essere oggetto di mediazione politica.

Rileggendo il percorso storico vediamo che, nei passaggi di base, si nota una carenza di concezioni democratiche che si riflette nelle scelte sulla "sicurezza" ( in ogni modo sono da mettere in evidenza le riforme che, nel 1981, riguardano l'assegnazione di compiti civili alle forze di polizia, all'Arma dei Carabinieri ed alla Guardia di Finanza, la nascita del sindacato di polizia e l'introduzione della figura del "direttore generale della Pubblica Sicurezza").

La tematica della "sicurezza" appare di stampo prettamente statalista ma non contrasta con il lavoro proposto in questa sessione che tratta di federalismo: infatti, è possibile, applicando il principio della prossimità, a far si che le istituzioni siano più vicine e più sensibili ai problemi della gente. Il programma dell'Ulivo ha voluto superare le logiche precedenti che davano risposte in termini di solo utilizzo delle risorse umane a fronte degli avvenimenti (ad esempio, per "cento omicidi" a Reggio Calabria venivano inviati "cento uomini" di polizia) progettando ex - novo l'intero sistema di pubblica sicurezza nel nostro paese, e cioè:

· impiegando meglio le risorse umane mediante la loro razionalizzazione

· favorendo un migliore utilizzo delle risorse umane attraverso un efficace coordinamento a livello di informazione (il che ha significato rinforzare e rinsaldare il rapporto tra l'autorità civile e il sistema di pubblica sicurezza e dare all'organizzazione del sistema informativo la valenza di "sistema anticrimine")

· lavorando in modo da ridefinire gli ambiti di competenza delle varie forze impegnate nella sicurezza (Polizia, Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza); nel settore della lotta alla criminalità organizzata, recuperando il coordinamento delle forze specializzate. Quest'ultimo punto rappresenta un passo avanti rispetto a quanto già previsto nella legge istitutiva della D.I.A. (che già prevedeva un collegamento specializzato tra le forze) perché sono state cancellate le quattro forze investigative a livello nazionale, dove è stato lasciato campo libero solo alla D.I.A., mentre a livello territoriale è stato attuato un decentramento di competenze senza concorrenza.

Lavorando a questo programma ci siamo resi conto che in certe zone del Sud Italia i prezzi si alzano per l'incidenza che su di essi hanno i problemi della sicurezza dell'ambiente: ad esempio, attraverso i costi assicurativi pagati per il trasferimento di merci su territori e strade soggette a rischi elevati ecc.

Risolvere alla radice questi problemi avrebbe significato studiare un programma di sicurezza esclusivo per il Sud ma l'obiettivo era troppo elevato e così abbiamo pensato di elaborare un piano più praticabile, un intervento mirato ad incidere su tre punti chiave:

1. la sicurezza delle frontiere (vedi nuovo assetto della legislazione nell'integrazione europea)

2. la sicurezza dei trasporti (vedi l'importantissimo il lavoro per garantire la sicurezza nel porto di Gioia Tauro, in un quadro che vede il Sud come punto di snodo del Mediterraneo; vedi l'intervento progettato per l'innovazione degli standard di sicurezza sulla Salerno - Reggio Calabria)

3. la sicurezza per lo sviluppo del Mezzogiorno (piano elaborato in collaborazione con la Confindustria e che ha investito dieci aree scelte nei territori di Puglia, Calabria, Campania, Sicilia ecc., applicando progetti ad elevato grado di sicurezza che hanno visto un investimento basato non solo sulle risorse umane ma soprattutto sull'utilizzo di mezzi ad elevato livello tecnologico nonché attraverso l'attuazione di progetti formativi specifici per il personale (sono stati effettuati corsi per il personale con la collaborazione di Confindustria, basato sulla comprensione delle tecniche di lavoro nelle aziende, così da permettere nuovi rapporti tra le forze dell'ordine, gli imprenditori ed il personale amministrativo).

Scopo ultimo è quello di far nascere un rapporto di fiducia tra cittadini ed istituzioni così da far scattare nel Sud una mentalità nuova che porti a visualizzare un sistema antimafia fatto non solo di tribunali e galere ma anche di opportunità, sviluppo, speranza.

Dare una risposta in termini di sicurezza significava anche progettare qualcosa in "piccolo" e cioè, per le realtà urbane: pensare a come avvicinare la "sicurezza" ai cittadini, alle responsabilità dell'azione amministrativa, al nuovo sistema basato sui sindaci.

Anche se a livello di proposta, vi è l'idea di un programma di sicurezza da presentare in Consiglio Comunale, così da evidenziare le priorità. Il decentramento in questo campo lo vedremo comunque negli anni.

Altro obiettivo è quello di ricostruire una proporzione corretta tra il pericolo e l'allarme sociale che ne deriva. Abbiamo constatato, infatti, che, a causa di un effetto distorto provocato dai mezzi di comunicazione di massa, anche quando il pericolo cessa, l'allarme sociale permane tendendo a sommarsi con quello prodotto dal manifestarsi di un pericolo successivo. Quindi, per dare una risposta mirata al problema della sicurezza, è necessario quantificare correttamente l'esito del pericolo, delimitarne la portata nel territorio, comunicare il risultato dell'intervento realizzato.

Per definire un nuovo sistema di sicurezza, infine, è necessario tenere conto dell'inserimento dell'Italia nel contesto internazionale. Firmare l'accordo di Schengen, infatti, ha cambiato lo scenario, facendo si che quanto accade nel territorio non abbia più solo effetti limitati all'ambito nazionale ma incida direttamente sul contesto internazionale di cui siamo parte.


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