Il Movimento per L'Ulivo: LA SCUOLA QUADRI
Euro ed Europa, la rivoluzione copernicana
Sintesi dell'intervento del prof. Michele Salvati

 

I vantaggi del nostro ingresso in Europa sono così riassumibili:

  1. allargamento del mercato e rafforzamento della concorrenza "intra" Unione Europea. Questo avra' effetti positivi sia sulle imprese italiane, che vedono aprirsi nuovi mercati e nuovi spazi di mercato, sia sui cittadini, che potranno consumare una maggiore scelta di prodotti a prezzi piu' bassi e di qualita' superiore.
  2. costituzione di una vasta area monetaria mondiale della quale l'Italia fara' meritatamente parte. Resta da vedere se l'Euro-11 vorra' operare e con quanta forza per il rafforzamento della cooperazione internazionale.
  3. vantaggi differenziali per i singoli Paesi, come l'Italia gia' da tempo sta sperimentando, vedi la forte riduzione dei tassi di interesse che non solo diminuisce gli oneri del debito pubblico ma finalmente produce effetti positivi "nelle tasche di tutti gli Italiani", come e' il caso dei mutui casa al 5 per cento.

Vi sono pero' anche alcuni aspetti critici che occorre tenere in considerazione. Il primo e' che in ogni parte d'Europa dovra' essere instaurato e mantenuto un clima di stabilita' e di ottimismo affinche' gli imprenditori possano investire e la ricchezza affluire ai consumatori, sostenendo cosi' la domanda di beni. Un secondo rischio e' che lo sviluppo si concentri nelle aree gia' in partenza piu' favorite d'Europa, o su quelle che possono contare su fattori di competitivita' come il costo del lavoro piu' basso della media europea o un sistema infrastrutturale e di servizi piu' moderno e favorevole all'imprenditorialita'.

Piu' in generale, la moneta unica europea implica che non sara' piu' possibile per l'Italia sopperire alle carenze di concorrenzialita' delle sue produzioni attraverso il meccanismo delle svalutazioni competitive. C'e' da esserne felici, in quanto e' anche attraverso le perversioni di questo meccanismo che abbiamo sperimentato fenomeni di alta inflazione e conseguentemente ulteriori svalutazioni. L'Italia entra in Europa definitivamente risanata nei suoi equilibri finanziari e tale rimarra' nei prossimi anni.

Va anche sottolineato che anche se non ci fosse stata l'urgenza di Maastricht avremmo dovuto egualmente attrezzarci nel senso di una maggiore disciplina; infatti negli ultimi anni si e' instaurato in tutte le economie mondiali un nuovo regime di finanza sana e liberi movimenti di capitale che rende impossibile per un Paese partecipare in condizioni diverse al libero commercio internazionale.

Gli stimoli della concorrenza rendono indispensabili interventi strutturali nella nostra economia che favoriscano il contenimento dei costi di produzione espressi in una valuta unica internazionale. Fra questi interventi si deve anche pensare a valutare il contenimento delle dinamiche salariali.

Inoltre, molti settori produttivi non hanno la flessibilita' microeconomica sufficiente a rispondere all'aumentata competizione internazionale. Occorre quindi favorire la specializzazione delle nostre aziende esportatrici sui prodotti a domanda meno sensibile al prezzo, a maggiore contenuto di innovazione tecnologica. Occorre razionalizzare l'organizzazione di chi produce beni sul mercato non esposto alla concorrenza, come gia' si sta facendo per il piccolo commercio e i servizi tradizionali. Occorre riuscire ad innalzare la qualita' dei servizi non vendibili che il nostro settore pubblico in qualche modo produce. Occorre proseguire il riequilibrio del nostro welfare state, in modo da liberare risorse pubbliche per il finanziamento degli investimenti in infrastrutture.

Se si fa un quadro e una quantificazione degli incentivi finanziari agli investimenti nelle aree depresse del Paese, e' facile concludere che non ci sono meno agevolazioni nel nostro Mezzogiorno che in altre zone critiche d'Europa. Il problema e' da un lato quello di promuovere adeguatamente la conoscenza delle opportunita' che esistono, dall'altro quello di intervenire fortemente perche' vengano superati le arretratezze culturali, le carenze infrastrutturali e in certi casi i problemi di sicurezza pubblica che affliggono parti del Sud Italia.


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