Affrontare il problema dell'occupazione nei paesi sviluppati
non puo' prescindere dal considerare i cambiamenti avvenuti
delle tecnologie e dei prodotti.
In un breve periodo le innovazioni sono state velocissime,
le scoperte umane sono state tradotte in tecnologie e, in tempo
reale, si sceglie dove, come e cosa produrre. Le conseguenze
di questo non sono state sufficientemente analizzate.
La globalizzazione permette di fornire una maggior quantita'
di beni e servizi con un minor numero di lavoratori, cioe' maggior
disponibilita' di beni prodotti con sempre meno lavoro.
Come conseguenza si ha, da un lato il prevalere dei servizi
rispetto all'industria ed all'agricoltura.
Non ci sono piu' grandi agglomerati di lavoratori, inoltre,
nello stesso tempo si verifica il fatto che alcuni componenti
di prodotti si possono produrre indifferentemente a distanze
brevi o amplissime attraverso la rete informatica.
La disoccupazione non e' oggi un fatto occasionale e momentaneo
proprio dei momenti di crisi ma un evento strutturale. La disoccupazione
non e' piu' solo giovanile, ed e' di lunga durata; non meno
di uno o due anni.
La rapidita' dell'innovazione porta all'esigenza di una continua
formazione professionale che richiede un rapporto scuola-lavoro
molto forte.
Bisogna piu' volte nella vita cambiare lavoro ed inoltre abbiamo
una attesa di vita di lunga durata.
Il futuro non puo' essere visto che a livello europeo e mondiale,
solo partecipando ai grandi processi di cambiamento si puo'
pensare allo sviluppo.
Con lungimiranza questo governo propose nel giugno '96 ai partners
europei di adottare un parametro pari all' 1.5 % del PIL finalizzato
alle politche dell'occupazione. Questa proposta fu bocciata
ma nel novembre '97, e' stata recuperata poiche' erano cambiati
i governi di buona parte delle nazioni della CEE.
Entro cinque anni, questo governo si e' proposto l'obiettivo
di arrivare ad offrire un lavoro entro sei mesi ad un disoccupato
e un lavoro entro un anno ad un giovane che termina il suo corso
di studi.
In questi due anni il governo ha portato l'inflazione all'1.5%,
il rapporto deficit/pil al 3% ed i tassi di interesse sui mutui
al 5%, questo va consolidato e va raggiunto l'obiettivo dello
smaltimento del debito pubblico.
Nel DPEF ci sono tre dati importanti da cui partire:
1) 2.8 milioni di disoccupati
2) 10.6 milioni di lavoratori irregolari con un quarto della
ricchezza prodotta in questa forma
3) bassa sicurezza sul lavoro.
Partendo da questi dati il governo si e' impegnato a migliorare
questi parametri attraverso la programmazione negoziata, come
i patti territoriali, i contratti d'area, gli accordi di programma
ecc.
Nel mezzogiorno oggi si sono create condizioni migliori di
quelle del Galles per l'insediamento di nuove attivita' produttive.
Si sono trasferite a regioni ed enti locali alcune competenze;
e' in corso l'informatizzazione della PPAA ed e' in itinere
la parificazione fra lavoratori pubblici e privati.
Il governo vuole arrivare ad un libretto di lavoro della formazione
permanente, cioe' legare ad ogni mese di lavoro una quantita'
di ore da dedicare alla formazione professionale. Il cambiamento
piu' grosso in atto e' la realizzazione del rinnovo del collocamento,
infatti anche i privati potranno agire in questo campo e le
regioni dovranno entro settembre avere adottato delle leggi
specifiche altrimenti
sarano surrogate da decreti legge.
E' in dirittura di arrivo la riforma dei lavori socialmente
utili, infatti tali lavori devono potere stare sul mercato attraverso
o societa' miste o cooperative altrimenti non ci saranno finanziamenti.