Il
Movimento per L'Ulivo: LE NEWS
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“Dopo la crisi de L’Ulivo,
è ancora tempo di Ulivo”
Documento sulla
situazione politica approvato dal Consiglio dei Portavoce regionali
del Movimento.
1. L’amarezza e il disappunto per la caduta del governo Prodi
non devono avere il sopravvento sul sentimento di orgoglio per
l’azione da esso svolta. Un’azione conforme agli impegni e ai
programmi elettorali che ha avuto risultati straordinari: non
solo il traguardo dell’Euro, ma, più ancora, la fiducia in se
stessi riguadagnata dagli italiani e un nuovo protagonismo dell’Italia
nella comunità internazionale. Abbiamo dunque il diritto di
andare fieri del servizio reso da L’Ulivo al nostro Paese, dell’impresa
di portata storica di cui è stato protagonista Romano Prodi.
Lo stesso modo inusuale con il quale è caduto il governo merita
di essere rimarcato così come deve essere apprezzata l’indisponibilità
di Prodi ad accettare la pregiudiziale antiulivista posta dall’UDR,
sanzionando così la capitolazione de L’Ulivo. Lo stesso Francesco
Cossiga, vero attore protagonista della crisi, ha riconosciuto
che Prodi non è caduto a motivo di suoi errori, ma per la sua
“intransigenza morale e politica”.
Il governo de L’Ulivo è caduto, ma il progetto politico de L’Ulivo
in ragione di tale lezione di coerenza morale e politica, oltre
che per il ricco bilancio dell’esperienza di governo, può e
deve essere rilanciato. Non è lecito, infatti, fare svanire
le speranze e le attese che milioni di italiani hanno investito
ne L’Ulivo.
2. Si apre necessariamente una fase nuova de L’Ulivo che deve
prendere le mosse da un giudizio oggettivo sulle cause della
crisi di governo e sulla soluzione adottata.
Circa le cause della crisi, l’elemento scatenante è stato la
rottura della maggioranza operata da Rifondazione Comunista.
E’ difficile tuttavia sottacere un certo logoramento della maggioranza
e del governo originato dal manifestarsi, in seno ad essi, di
spinte particolaristiche, ossessione di visibilità, divergenze
strategiche tra i partiti e al loro interno. Un logoramento
che si è intensificato a partire dal maggio scorso, cioè dopo
la sanzione del nostro ingresso nell’Euro. Un grande successo
che gli avversari palesi o occulti de L’Ulivo paventavano facesse
decollare la sua soggettività politica.
Il rammarico per la caduta del governo Prodi non ci impedisce
di apprezzare la circostanza che si sia data soluzione alla
crisi assicurando una continuità programmatica di cui è prova
la recezione della legge finanziaria già depositata in Parlamento.
Per sua stessa ammissione, però, quello che si è insediato,
non è il governo de L’Ulivo perché non vede presente, al suo
interno, L’Ulivo come soggetto unitario. Esso, a nostro giudizio,
fa segnare un arretramento da tre punti di vista: a) ineccepibile
sotto il profilo costituzionale, gode tuttavia di una più debole
legittimazione politica. Esso non è passato al vaglio del corpo
elettorale cui, secondo la logica che informa la democrazia
maggioritaria e bipolare, dovrebbe essere sottoposto l’intero
“pacchetto”: programma, coalizione, candidato premier; b) esso
è attraversato da manifeste divergenze strategiche: un segmento
della sua maggioranza (l’UDR e non solo) non fa mistero del
suo proposito di cooperare oggi con la sinistra per separarsi
e contrapporsi ad essa domani. Proposito legittimo, ma che rappresenta
un oggettivo elemento di ambiguità e di debolezza per questa
maggioranza; c) una regia stretta e chiusa dei vertici di partito
nella conduzione e nella soluzione della crisi, non corroborata
dalla tensione partecipativa e persino dall’entusiasmo che accompagnò
l’insediamento del governo de L’Ulivo, e piuttosto contrassegnata
da vecchie pratiche negoziali per la formazione della compagine
ministeriale.
3. Né possiamo sottacere le nostre preoccupazioni circa le dinamiche
contrastanti con il progetto de L’Ulivo che potrebbero svilupparsi
entro i due partiti cardine dell’alleanza. Alludiamo, rispettivamente,
alla tentazione che potrebbe insinuarsi nei DS, specie dopo
l’avvicendamento al suo vertice, di incorporare L’Ulivo, di
mirare non già a “una grande sinistra entro un grande Ulivo”.
ma piuttosto a “un piccolo Ulivo entro un grande DS”; e alla
tentazione speculare del PPI di cedere, magari per progressivo,
inavvertito slittamento, alle lusinghe del moderatismo veterocentrista
propugnato da Cossiga. Sono due facce di una possibile regressione
verso la separatezza anziché la congiunzione tra centro e sinistra,
verso l’opposizione anziché la virtuosa contaminazione tra cattolicesimo
democratico e sinistra riformista laica e ambientalista. Invece
di bollare con giudizi tranchant nuove esperienze politiche
in gestazione nel campo del centro-sinistra che invocano un
di più di Ulivo, cui noi al contrario guardiamo con attenzione
ed interesse, i partiti tradizionali farebbero bene a chiedersi
se tali iniziative non testimonino piuttosto uno spazio e una
domanda politica da essi inevasa. Per parte nostra, non ci arrendiamo,
rilanciamo anzi a partiti e cittadini la proposta di fare de
L’Ulivo un’alleanza organica e strategica orientata a intensificare
nel tempo la propria soggettività politica, convinti come siamo
del permanente valore delle idee-forza che ci hanno mosso. Le
richiamiamo:
a) il bipolarismo;
b) l’amalgama tra le culture e le forze politiche democratiche
e riformiste;
c) il superamento della separatezza politica tra laici e cattolici;
d) la non autosufficienza/esclusività dei partiti quale strumento
di partecipazione politica.
Idee forza che ci fanno persuasi, tra l’altro, che anche un
centro- sinistra classico imperniato su un asse che abbia il
sapore antico di un patto tra ex DC ed ex PCI, privo cioè di
elementi di innovazione politica e di nuovi apporti, è condannato
a sicura sconfitta. Guardiamo perciò con attenzione e favore
a nuove esperienze politiche in gestazione nel campo del centro-sinistra
che invocano un di più di Ulivo in quanto testimoniano l’esistenza
di una domanda politica alla quale i partiti non rispondono,
ci riferiamo in particolare a “Centocittà” e “ L’Italia dei
Valori”.
4. Procederemo, dunque, lungo la strada maestra: quella di coltivare
e promuovere le ragioni della coalizione de L’Ulivo, di adoperarsi
perché essa si consolidi e si strutturi al centro e alla periferia,
in conformità, tra l’altro, alla disponibilità manifestata dal
nuovo Segretario politico dei DS, marcando la distinzione da
quelle forze (UDR) palesemente ostili al progetto de L’Ulivo
ancorché temporaneamente confluite nella maggioranza che sostiene
il governo nazionale. Questo compito tradizionale si esprime
oggi in due obiettivi strategici per il Movimento: il sostegno
al referendum per l’abolizione della quota proporzionale nella
legge elettorale della Camera e la partecipazione de L’Ulivo,
sia come simbolo sia come prospettiva politica, alle prossime
elezioni europee secondo forme da stabilire. Il referendum,
in quanto mira a rafforzare il maggioritario e il bipolarismo,
è un strumento di rilievo per battere le risorgenti spinte proporzionaliste
e partitocratiche. Fin d’ora proponiamo che il sistema elettorale
uninominale, a turno unico o doppio, sia integrato da un meccanismo
di primarie ed affermiamo che, qualora dovesse prevalere il
doppio turno di collegio, il passaggio al secondo turno debba
essere limitato ai due candidati più votati, come accade oggi
per i Sindaci. La disponibilità ad assicurare la visibile partecipazione
de L’Ulivo alle elezioni europee sarà un banco di prova decisivo
per vagliare la sincerità delle professioni di fiducia ne L’Ulivo.
A quell’appuntamento attendiamo i partiti, su quel banco di
prova si misurerà la loro coerenza. Noi regoleremo le nostre
scelte e i nostri comportamenti di conseguenza, perché L’Ulivo
può essere pregiudicato da gesti avventati ma anche da colpevole
inerzia. A fronte di un eventuale rifiuto da parte delle forze
politiche che si richiamano a L’Ulivo, per il Movimento si aprirebbe
indubbiamente una via nuova.
Roma, 25 Novembre 1998
PER TUTTO L'ULIVO