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[ al 13 Maggio]

       
 
 

Gli Interventi
Intervento dell’On. Sergio Mattarella
Potere e libertà

L’On. Sergio Mattarella si pone la domanda In cosa stanno mutando potere e libertà Sottoponendo alla attenzione dei relatori degli spunti. Il rapporto tra potere e libertà non può prescindere da un interrogativo di fondo intorno ai due termini: quale potere e quale libertà.

Senza un recupero sul piano dei valori, della crisi culturale nessun meccanismo istituzionale potrebbe ristabilire un nuovo corretto rapporto potere-libertà che ridia legittimità autentica ed autorevolezza nell’esercizio del potere in quanto funzionale allo sviluppo delle libertà di tutti. Le istituzioni politiche non sono organizzazioni aziendali : i problemi della convivenza non sono mai soltanto tecnici, coinvolgono sempre dei valori.

Occorre trovare nuovi meccanismi di controllo sul potere: il limite temporale, il limite dei compiti attribuitigli, la sua suddivisione in poteri distinti, la sua sottoposizione alla legge, ma anche nuovi meccanismi che impediscano il trasferimento del potere in altra sede ed in altri luoghi come il potere "incontrollabile" dei mass-media.

Nella storia il potere è stato sia l’espressione di una forza imposta dalla somma di tante paure che la regola posta a garanzia di tante libertà. Lo stato ha subito in questi anni una duplice positiva erosione del suo potere sia in direzione degli organi sovranazionali, anzitutto la Comunità Europea sia in direzione dei singoli e delle formazioni sociali oltre che dalle autonomie territoriali.

E’ quindi mutata l’ampiezza del potere, ma anche la sua natura: l’autonomia di governo territoriale la crescita della sfera di cittadinanza hanno eroso la quantità di potere dello stato. Ne stanno cambiando anche la natura Bobbio ha scritto dello stato poliarchico in cui la sfera politica si allarga oltre lo stato apparato.

Matteucci parla di stato post moderno definibile come sistema. Roberto Ruffilli scriveva di rapporti sempre più sistematici sempre più interdipendenti.

Questo processo è frutto di decenni di democrazia e costituisce un accrescimento della convivenza. Richiede una nuova sintesi, una nuova mediazione istituzionale, un nuovo patto.

Anche a questo si collega la richiesta di una pubblica amministrazione più efficiente nel rendere i servizi al cittadino ma anche meno impersonale e quindi, in qualche parte, sostituibile con strutture di volontariato.

Si tratta di un’aspirazione a mutare il rapporto con il potere che più che il volto del capo dello stato o del Primo Ministro, ha di frequente, il volto dell’impiegato delle poste o del medico del servizio sanitario.

La libertà non è un bene divisibile perché ciascuno non può essere libero in parte sì ed in parte no, ma anche perché non si liberi per davvero a Torino se non lo si è anche a Catanzaro ed anche oltre. Come dimostra l’epocale fenomeno dell’immigrazione. La fondamentale mancanza della libertà formale e sostanziale in paesi lontani può condizionare le aspettative ed i desideri della gente del nostro come degli altri paesi europei.

La crisi della rappresentanza è indissolubilmente legata ad una crisi culturale ed etica.

L’elemento umano tende a rinchiudersi in tante solitudini ognuna convinta erroneamente - della sua autosufficienza. Il virtuale può sostituirsi al reale senza che di questo si abbia consapevolezza.

Una società può diventare non una comunità ma una somma di solitudini, con il pericolo del rispetto del potere non in quanto giusto o condiviso ma in quanto conveniente. Le tante insicurezze attuali, di lavoro di garanzie sociali, di precarietà dello sviluppo non solo sono percepite dai cittadini come una contingenza difficile, ma stanno generando un’apprensione più profonda e sconcertante.

Può esserci il rischio che essi decidano di barattare un poco della propria libertà pensando di ricavarne in cambio una maggiore tranquillità e sicurezza. Esiste il rischio di una "democrazia del pubblico": quella in cui i cittadini si atteggiano nel rapporto con la politica come il pubblico nei confronti di una rappresentazione.

E’ un rischio moltiplicato dalla nuova ampia disponibilità di comunicazioni in tempo reale.

Ponendo contestualmente i cittadini tante singole domande sul trattamento fiscale sull’occupazione e sulle pensioni e così via, si darebbe loro l’illusione di una più ampia disponibilità ma verrebbe loro sottratta la valutazione complessiva dei problemi: la sintesi.

Il vero potere di scelta: quello politico. Potere che potrebbe orientare un trasferimento della rappresentanza su figure nate da circuito mediatico.

E’ un rischio sempre esistito, ma oggi si è ingigantito

Il dibattito può ad avanzare su questa strada, sarebbe già un buon risultato se si riuscisse a fare acquisire la consapevolezza di queste necessità e un nuovo senso di vigilanza ai cittadini di questo paese .

Le condizioni di libertà in questo paese non sono mai un dato acquisito per sempre: costituiscono, al contrario, un equilibrio dinamico che va continuamente sollecitato e consolidato.


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