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[ al 13 Maggio]

       
 
 

Gli Interventi
Sintesi dell’intervento di Paolo Flores d’Arcais
Prodi ci invita ad un confronto vero.

Non fra categorie, però (politici vs intellettuali). E tuttavia una differenza esiste: chi non ha potere politico deve essere giudicato in base al suo dire, mentre per il politico l’unico "dire" interessante, e in base al quale giudicarlo, è il suo fare (ed eventualmente lo scarto fra il dire e il fare).

Oggi la questione cruciale in tutto l’occidente è l’ondata di antipolitica in nome della libertà. Se la sinistra non sa dare una risposta, la destra ha già vinto, perché conquista il valore "libertà" oggi strategico. E l’unica riposta possibile consiste nel reinventare la democrazia rappresentativa come potere effettivamente condiviso, e non più come monopolio dei politici di mestiere. Chi non vede questo è completamente fuori da ogni realismo politico.

L’Ulivo ha vinto perché su tre questioni la maggioranza dei cittadini non poteva sopportare le posizioni della destra: tv, giustizia, welfare. Questioni non contingenti: le prime due, infatti, non dovrebbero dividere le forze politiche in una democrazia liberale (tutti dovrebbero essere contro il monopolio e per la legalità).

Ma questo rende le due questioni ancora più cruciali: se le destre italiane sono oggi insensibili al tema legalità e antimonopolio, ciò indica che sono ancora al di qua di una coerente scelta democratica liberale, sono ancora "in mezzo al guado", non ancora democratiche.

E la sinistra dovrebbe su questi temi fare una politica ancora più rigorosa e contrapposta a quella non democratica delle destre.

E invece: la sinistra ha fatto solo passi indietro, attaccando "Mani Pulite" e i magistrati che prendono sul serio la legge "eguale per tutti", invece di voltare radicalmente pagina proprio consentendo ai quei magistrati di lavorare meglio (perché non accogliere subito la proposta di fare slittare i termini della prescrizione, quando non vi è risposta alle rogatorie internazionali? Dovrebbe essere una scelta ovvia ed elementare).

Quanto alla tv, continuano i regali al monopolio di Berlusconi, e quanto alle nomine Rai, con l’eccezione di quella di Freccero, le destre non avrebbero fatto peggio, perché non avrebbero fatto nulla di diverso. Mentre si tratta di scegliere la via dell’imparzialità e non della lottizzazione-equidistanza.

Infine: l’Ulivo vuole davvero essere qualcosa di più che non la somma dei partiti (e cespugli) che oggi compongono la coalizione? Ma se non capisce che in questione è il monopolio della politica di mestiere, non se ne farà nulla. E bisogna allora che intanto alle parole seguano i fatti su quella "cultura dell’ascolto" citata da Prodi.

Perché tante volte è stato detto da tutti (D’Alema e Veltroni compresi), che le critiche erano auspicate. Ma quando arrivano, spesso non vengono neppure tollerate, e vengono tacciate di "non costruttive" o "offensive". E allora: una cultura dell’ascolto deve essere, se non vuole essere ipocrita, ascolto delle critiche.

Perché, ad ascoltare gli elogi siamo buoni tutti.

Paolo Flores d’Arcais


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