
Articolo
pubblicato sul "Corriere della Sera" - Martedi 3 Marzo
1997
L'Ulivo
nel frantoio di Gargonza
Eco,
Benni e altri intellettuali fanno l'esame al governo Prodi e
ai segretari della maggioranza
Felice
Saulino
ROMA
- Il meglio dell'Ulivo in un frantoio. Proprio così: il ritiro
politico-spirituale del centrosinistra fissato per il prossimo
weekend a Gargonza (Val di Chiana, Arezzo) si svolgerà nei locali
ricavati dal frantoio dell'antico castello medievale. Ci saranno
«tutti i segretari dei partiti della maggioranza, quaranta parlamentari,
almeno trenta intellettuali»: Omar Calabrese, semiologo e ulivista
militante, elenca soddisfatto i numeri di quella che è già stata
definita la Pontignano del centrosinistra. Con riferimento al
convento dove a dicembre del 1995 Massimo D'Alema riunì i «cervelli»
della Quercia. Né le affinità finiscono qui. A Pontignano la
sinistra si ritirò per due giorni, come scrisse un ispirato
partecipante, «in un luogo bellissimo, la vecchia Certosa del
quattordicesimo secolo posta sull'alto d'una collina a nord-est
di Siena». E due giorni durerà il ritiro del centrosinistra.
Esclusiva, bellissima e toscana è Pontignano. Esclusiva, bellissima
e toscana è Gargonza. Convento a Pontignano per D'Alema. Castello
a Gargonza per Prodi. Con borgo e scenario medievali. Si troverà
a suo agio Umberto Eco, «guru» dell'Ulivo e autore del bestseller
di ambientazione medievale: «Il nome della rosa». Intellettuali,
politici e massmediologi dell'Ulivo si riuniranno per «un confronto
vero e una riflessione approfondita», assicura Omar Calabrese
che è uno degli organizzatori di Gargonza. Oltre che: coordinatore
del movimento per l'Ulivo (derivazione dei vecchi comitati per
l'Ulivo), noto studioso di comunicazione, professore di semiotica
all'università di Siena. «L'incontro di Gargonza funzionerà
così: i politici affronteranno alcuni temi, presenteranno relazioni,
porranno problemi. Gli intellettuali analizzeranno i contenuti
e diranno la loro opinione». Sarà vera critica? Risposta: «Nessuno
potrebbe chiedere a gente come Luigi Nono, Umberto Eco o Stefano
Benni di essere accondiscendenti». Il dibattito, a porte chiuse,
si concentrerà su politica, realtà, valori e scienza. I pasti
saranno rigorosamente toscani ed è previsto perfino un concerto
(musica classica). Si comincia sabato mattina alle 10 con la
prima sessione dedicata a «Scenari ideali e scenari reali»,
nel pomeriggio «Nuovi valori, nuovi comportamenti». Domenica
mattina «Intellettuali e politica». Il dibattito sarà introdotto
da alcune relazioni tenute da Enzo Bianco, Fabio Mussi, Leoluca
Orlando, Cesare Salvi, Claudia Mancina, Rosi Bindi, Carlo Rognoni,
Alberto Monticone, Sergio Mattarella, Mauro Paissan. Seguiranno
gli interventi di Prodi, Veltroni, D'Alema, Marini, Manconi,
Maccanico. E' prevista anche la presenza di Dini e Bertinotti,
insieme a tutti i capigruppo parlamentari, i ministri e i sottosegretari.
Sono poi stati invitati una sessantina di intellettuali e rappresentanti
di cultura e professioni, tra cui Umberto Eco, Luciano Berio,
Maurizio Costanzo, Pietro Scoppola, Augusto Barbera, Paolo Flores
d'Arcais e Marialina Marcucci. Top secret gli altri nomi. Nel
castello, ristrutturato a residence, dormiranno Prodi, Veltroni,
gli oratori e gli intellettuali più in vista. Ministri, sottosegretari
e segretari di partito alloggeranno in un albergo vicino. L'intero
borgo, recintato da mura, sarà off limits per i giornalisti.
Sranno costretti ad assistere da lontano a una passerella con
soliti noti dell'Ulivo più qualche presenzialista? «No - assicura
Calabrese - bisogna distinguere tra l'Ulivo alleanza di partiti
e l'Ulivo movimento di cittadini». E spiega: «Alle elezioni
del 21 aprile 1996 l'Ulivo ha preso 650 mila voti in più rispetto
alla somma delle liste proporzionali. Questo vuol dire che il
movimento è molto più radicato di quanto non si creda». Anche
adesso, anche dopo il logorio del governo? Risposta: «Sì, nonostante
Palazzo Chigi e qualche errore. Ma gli errori sono dei partiti
dell'alleanza che fanno fatica a cambiare pelle, a modificare
abitudini, comportamenti, mentalità». Gargonza serve anche per
questo, assicura il professore, «per far capire che le idee
contano più delle poltrone, che le cariche non producono necessariamente
consenso». Scusi, professore, ma non è un lottizzato anche lei?
«Beh! Sono consigliere della presidenza del Consiglio per i
problemi della comunicazione pubblica... 27 milioni l'anno.
Lordi, naturalmente. Ne spendo di più per fare su e giù tra
Roma e Siena. Treni, alberghi, pasti... Io cerco solo di rimettere
a posto il rapporto tra intellettuali e politici. Gargonza è
nata per questo. Chiaro, adesso?».
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