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[ al 13 Maggio]

       
 
 

Gli Interventi
Introduzione - Omar Calabrese

I lavori del Seminario sono stati introdotti da Omar Calabrese.

Nel suo intervento Calabrese ha inizialmente sottolineato l’esigenza di definire L’Ulivo.

Secondo Calabrese occorre tornare alle ragioni della vittoria dell’Ulivo, L’Ulivo ha vinto le elezione perché tra i cittadini è cresciuta, lentamente ma inesorabilmente, la sensazione che questo centro.-sinistra non sia il banale frutto di un negoziato elettorale, ma sia invece una prospettiva strategica a medio lungo termine. L’Ulivo ha vinto e governa perché, sotto una forte alleanza di partiti, sta una forte alleanza di cittadini e questo è il maggior punto di distinzione dal Polo delle Libertà che si qualifica come mera addizione di sigle.

L’Ulivo, ha ricordato Calabrese, è allo stesso tempo coalizione ed alleanza. L’Ulivo non è e non può essere un partito nuovo, un utopico ma no verosimile Partito Democratico. L’Ulivo funziona solo se le differenze restano intatte e se le singole tradizioni rimangono vive.

Calabrese ha rammentato la differenza tra coalizione, unirsi insieme dal latino coalescere, e alleanza, dal latino alligare la seconda.

Nella seconda parte del suo intervento Calabrese ha sottolineato come la principale ragioni della due giorni di Gargonza sia quella di favorire una forte tasso di innovazione ed innovazione e che questa sia la prima di una serie di occasioni d’incontro in cui emergano con forza e chiarezza sia le differenze sia i punti d’intesa.

Tuttavia, Calabrese ha messo l’accento che a Gargonza, oltre a proporre, occorra anche ascoltare i suggerimenti e le critiche riferendosi in particolare agli intellettuali presenti.

Proprio sul rapporto tra gli intellettuali e la politica Calabrese ha dedicato un significativo passaggio. Tramontate sia le nozioni di intellettuale organico di gramsciana memoria, sia quella di testimone della fede secondo il modello cattolico sturziano, sia quello dell’intellettuale come tecnico puro distaccato da ogni compromissione con le organizzazioni collettive, c’è bisogno sia per la politica che per la cultura di una profonda ridefinizione, non di distinzione, dei ruoli.

La politica deve proporre nuove strade, nuovi indirizzi nella relazione con gli intellettuali e confrontarsi con il loro pensiero.

Qui Calabrese ha fatto riferimento alle parole chiave oggetto delle comunicazioni della due giorni da sottoporre a una discussione serrata e finalizzate a divenire un futuro Manifesto ideale su cui costruire una nuova partecipazione degli, e un nuovo patto, con gli intellettuali.

Infine, Calabrese ha passato in rassegna le tre grandi aree su cui si incentra la discussione. La prima è quella della ridefinizione del rapporto tra gli intellettuali e la politica: libertà e regole, individuo e massa, laicità e fedi.

La seconda area riguarda le risposte che la politica intende dare al sorgere di nuovi valori e di nuovi comportamenti in una società complessa e frammentato come il nostro.

La terza area riguarda il rapporto tra la politica e la cultura che dovrebbe avere il compito di disegnare scenari e progetti ideali ma anche di misurarsi con la quotidianità e con gli scenari reali.

Lo scioglimenti di nodi complessi per ciascuna di queste tre aree ha conseguenze assai concrete.

Come si può dare risposta se non si scioglie il nodo del giusto rapporto tra libertà e regole a cose precise come la legge antitrust o l’assetto delle telecomunicazioni?

Oppure come si fa a far vedere ai cittadini che si rispettano gli ideali e le promesse e lì si traducono in realtà?


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