Il Movimento per L'Ulivo: IL COMITATO NAZIONALE

Speciale insediamento
L'Intervendo di Romano Prodi
Roma, 21 aprile 1998

Cari amici,

due anni fa, in una sera come questa, nella piazza davanti a questo edificio, noi abbiamo festeggiato la vittoria elettorale della nostra coalizione.

Una vittoria che premiò il nostro impegno e diede all'Alleanza di Governo dell'Ulivo il mandato di governare il Paese e di attuare quel programma che avevamo messo a punto nel corso di lunghi mesi.

Un programma che era scaturito dal lavoro di tutti noi e dal coinvolgimento di migliaia e migliaia di donne e uomini.

Un programma che era frutto di un metodo politico nuovo: quello di costruire la coalizione e l'alleanza di governo intorno a un progetto condiviso, sul quale cercare il consenso degli elettori e il mandato a governare.

Quella fu per noi e, credo, per l'Italia una data importante.

Cominciava infatti una nuova legislatura, caratterizzata dal fatto che per la prima volta intorno a un programma chiaro e definito si era formata una coalizione e un'alleanza di governo. Per la prima volta era stata data ai cittadini una indicazione precisa in ordine a chi avrebbe governato se la coalizione avesse vinto. Per la prima volta era stato assunto col popolo italiano un impegno preciso.

Oggi è di nuovo una data importante nella vicenda dell'Ulivo.

A due anni da allora possiamo misurare la distanza percorsa e il lavoro compiuto. E possiamo dire con ragione, io credo, che abbiamo fatto un buon lavoro.

Grazie all'impegno di tutti, e in primo luogo dei partiti della coalizione, dei loro segretari e dei loro leadears, di tutti i loro parlamentari, noi abbiamo potuto mantenere gli impegni presi e realizzare una gran parte del nostro programma.

 

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Io sono profondamente grato ai Partiti della coalizione.

Essi hanno avuto una grande capacità di trovare sempre il modo di far prevalere le ragioni della coalizione sulla difesa, pur legittima, delle specificità di ciascuno. E hanno dimostrato in questo sforzo, che ha sempre visto uniti insieme vertici e militanti, classe politica e elettori, la capacità di comprendere e interpretare la logica del sistema bipolare. Un sistema che vuole, appunto, che il soggetto responsabile per l'attuazione del programma e per il mantenimento del patto stipulato con i cittadini sia la coalizione che si è presentata davanti agli elettori intorno a un programma comune.

Ciascun partito della coalizione ha fatto fino in fondo la sua parte: dalla grande Quercia, che cresce ma con la forza e l'importanza che le deriva da essere il più grande albero del Paese, fino ai partiti e ai movimenti più piccoli. Tutti hanno dato all'Alleanza dell'Ulivo forza e tutti hanno parimenti concorso a consentirgli di crescere.

E' vero, come ho ricordato, che l'Ulivo può dare buoni frutti già dopo pochi anni.

Ma questo si può verificare solo se è ben coltivato, se è accudito, se è protetto dalle gelate e se non manca intorno a lui il lavoro degli uomini.

Il nostro Ulivo, la nostra Alleanza di Governo è cresciuta e crescerà ancora. Ma questo potrà avvenire solo perché non è mancato ne mancherà l'impegno di tutti i partiti della coalizione e dei loro militanti, al di là delle singole appartenenze e delle singole vocazioni.

Sono grato ai Segretari dei partiti della coalizione.

Essi hanno sempre aiutato con grandissima lealtà l'operato del Governo, lo hanno sorretto nei momenti difficili e hanno sempre saputo spiegare con grande efficacia agli elettori le ragioni dei sacrifici loro richiesti e il senso di marcia che l'azione del governo stava seguendo.

Sono grato a tutti i Parlamentari della colazione e a tutti i Presidenti dei Gruppi.

L'abnegazione con la quale, nei momenti difficili, i gruppi parlamentari hanno sostenuto l'azione del Governo è stata un elemento di fondamentale del nostro successo. E il lavoro dei Presidenti dei Gruppi, così come quello dei Presidenti delle Commissioni, è stato essenziale.

 

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Tutto questo lavoro, che tutti abbiamo fatto senza risparmiare energie, ci consente oggi di essere in serenità con noi stessi e dunque di vivere questa serata come un momento di bilancio ma anche di ulteriore impegno.

Per la prima volta riuniamo questo Comitato che, per la sua ampiezza e per la sua composizione, costituisce davvero una espressione rappresentativa del nostro movimento e della nostra coalizione.

Come abbiamo sempre detto, noi siamo al tempo stesso una coalizione di partiti e un soggetto politico che ha assunto un impegno con gli elettori e esercita l'attività di governo sulla base di un programma preciso sul quale ha chiesto la fiducia degli Italiani.

Strettamente legati a una concezione rigorosamente bipolare del sistema politico, noi siamo dunque per definizione non solo una coalizione ma anche uno schieramento di governo;

non solo un programma di governo ma anche un impegno concretamente contratto con gli elettori;

non solo un soggetto parlamentare ma anche un soggetto politico presente su tutto il territorio.

Questa Assemblea è l'espressione compiuta della nostra complessità.

Sono qui presenti le rappresentanze della coalizione nei due rami del Parlamento Nazionale e in quello Europeo.

Esse esprimono compiutamente l'originalità di una coalizione che riunisce intorno a un medesimo programma di governo del Paese, tradizioni diverse come quella del socialismo riformista, del cattolicesimo democratico, della tradizione risorgimentale democratica e liberale e della cultura ambientalista.

Sono presenti poi Presidenti di regione, Presidenti di provincia, Sindaci, a testimonianza che la nostra non è solo una coalizione per governare il Paese ma è anche una grande realtà di governo delle nostre comunità regionali e locali.

Il nostro radicamento è un radicamento profondo, e la presenza in questa nostra Assemblea dei governanti regionali e locali lo dimostra.

In un sistema politico che anche a livello regionale e locale è improntato allo schema del bipolarismo, l'Alleanza di Governo che si è presentata agli elettori sotto il segno dell'Ulivo si dimostra dunque in grado di essere davvero un nuovo soggetto del sistema politico italiano;

di sapere interpretare l'aspirazione del Paese a riconoscersi in un grande schieramento politico e culturale;

di saper esprimere non solo il governo dello Stato centrale ma anche un punto di riferimento importante per tutti i livelli di governo.

Oggi, con questa Assemblea, stiamo portando a compimento un'altra tappa del processo di costruzione del nostro soggetto politico.

E lo facciamo nel massimo rispetto dei nostri valori di fondo e dei nostri principi ispiratori ma anche con la volontà di andare avanti nell'allargamento e nel consolidamento della nostra esperienza.

 

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In questi due anni la coalizione è cresciuta e si è rafforzata.

Nelle consultazioni elettorali che si sono succedute abbiamo registrato sempre consensi crescenti e i nostri Sindaci e i nostri Presidenti di provincia hanno tutti ricevuto dai loro elettori nuovi e più ampi consensi. Laddove abbiamo governato abbiamo governato bene, e il consenso elettorale lo ha dimostrato.

Sul piano nazionale abbiamo mantenuto le nostre promesse e abbiamo saputo reggere con determinazione, grazie all'abnegazione dei nostri deputati e dei nostri senatori, confronti anche molto aspri con l'opposizione.

La coalizione ha giorno dopo giorno rafforzato la propria coesione e questo è stato un bene preziosissimo che ha consentito al Governo di superare prove anche molto difficili. Grazie alla sua compattezza la maggioranza di governo ha resistito con senso di responsabilità anche alle tensioni che lo scorso anno si sono registrate con Rifondazione comunista e ha consentito all'azione di governo di guadagnarsi la fiducia e il consenso del popolo italiano.

Proprio nell'attività di governo, del resto, la coalizione ha dimostrato la forza delle proprie convinzioni e la maturità politica del progetto che noi incarniamo.

Ho detto molte volte che mai nelle riunioni del Consiglio dei Ministri abbiamo dovuto registrare il manifestarsi di divergenze o fratture che trovassero il proprio fondamento nelle diverse appartenenze partitiche.

Se talvolta qualche discussione vi è stata, si è trattato sempre di discussioni di merito, legate alla sostanza dei temi all'ordine del giorno, e proprio per questo esse hanno sempre costituito una forza e un arricchimento per la nostra azione comune. Ma mai, lo possono qua testimoniare Veltroni, Dini e Maccanico, abbiamo avuto la sensazione che fra noi vi fossero contrasti di schieramento.

Il governo è stato davvero in questi due anni il Governo dell'Ulivo.

Di questo io sono personalmente grato a tutti i miei colleghi, ma anche a tutti i parlamentari e ai segretari dei partiti della coalizione che con grandissima lealtà hanno sempre, tutti quanti, operato per superare le ragioni delle divisioni e per consolidare gli elementi di unione.

Anche per questo, forse soprattutto per questo, ci siamo guadagnati la stima degli italiani.

Anche per questo, e forse soprattutto per questo, abbiamo potuto perseguire con determinazione, e col consenso dei nostri concittadini, l'obiettivo ambizioso e fondamentale che ci eravamo posti: quello di risanare i nostri conti pubblici e di portare l'Italia in Europa.

Lo abbiamo fatto, e abbiamo portato in Europa un'Italia viva e vitale, coesa e determinata nel raggiungimento di un risultato indicato dal Governo ma fortemente voluto da tutto il Paese.

Io credo che questo sia stato possibile non solo perché gli italiani si sono resi conto dell'importanza vitale che aveva per noi il raggiungere questo obbiettivo. Credo che questo sia accaduto anche perché siamo riusciti a convincere gli italiani che siamo gente seria; gente che mantiene le promesse che fa; gente che non chiede mai sacrifici inutili e non fa mai promesse non mantenibili.

 

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Al di là delle polemiche, e della rappresentazione che ne hanno dato i giornali, io so bene che se abbiano raggiunto questo obiettivo è anche perché la stessa opposizione, dopo un periodo iniziale aspro e fortemente conflittuale, ha saputo svolgere con senso di responsabilità il suo ruolo, e ha fatto spesso prevalere sulla lotta di parte l'interesse superiore del paese.

Dò volentieri atto all'opposizione parlamentare e ai suoi leaders di questo e considero anche questo un patrimonio prezioso per l'Italia.

Noi ci siamo mossi infatti in questi anni rispettando le regole di una democrazia parlamentare improntata alla logica bipolare. La coalizione ha operato in questa prospettiva, e già ho ricordato come sempre i nostri leaders politici e parlamentari abbiano ricercato su ogni tema la massima convergenza possibile a rafforzamento della logica di coalizione e della maggioranza di governo.

Il nostro modo di comportarci ha trovato, dopo un iniziale periodo di aspri scontri, un atteggiamento responsabile anche nell'opposizione parlamentare, almeno in quella che si riconosce nel Polo delle libertà.

In molte occasioni i due schieramenti, quello di governo e quello al quale gli elettori hanno affidato la principale responsabilità dell'opposizione, hanno saputo far prevalere l'interesse generale del Paese e pur nelle rigida e corretta distinzione dei reciproci ruoli, hanno dimostrato agli italiani che davvero la via verso una democrazia più matura e computa era aperta.

E del resto proprio questo è stato il cemento che ha consentito il lavoro importante fatto in questi due anni sul piano delle riforme costituzionali, da un lato; sul piano dell'espressione una forte, responsabile e determinata resistenza a ogni suggestione separatista, dall'altro.

Io considero tutto questo un valore.

Considero importantissimo che il sistema italiano proceda sempre più verso una democrazia compiutamente bipolare e correttamente ispirata al principio della distinzione dei ruoli ma anche della corresponsabilità nelle determinazione dei grandi interessi nazionali.

Considero un aspetto essenziale che il processo di riforma costituzionale in atto si sviluppi e giunga a pieno compimento, dando prova concreta della capacità di funzionamento del sistema italiano quale noi lo abbiamo voluto e concorso a costruire.

Per questo mi allarmo quando mi pare che questi valori possano essere rimessi in discussione.

Per questo mi allarmo quando mi sembra che possano prevalere nell'opposizione impostazioni pregiudizialmente orientate allo scontro e alla ricerca della rissa.

Per questo mi allarmo quando mi pare che si pensi di rimettere in discussione, da parte del Polo e dei suoi più importanti leaders, le conquiste di questi due anni di legislatura.

In ogni caso non vi è dubbio che noi dobbiamo continuare senza tentennamenti sulla strada che abbiamo percorso in questi anni.

 

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Il processo di cambiamento del Paese è avviato, ma moltissimo resta da fare.

Abbiano raggiunto i primi obiettivi che ci eravamo prefissi.

Obiettivi essenziali per la nostra salvezza.

Ora dobbiamo andare avanti.

L'Unione monetaria europea pone e porrà a tutti i Paesi sfide difficili.

Con l'entrata in Europa i nostri problemi non sono finiti. Anzi: in un certo senso possiamo dire che essi cominciano ora.

Inizia infatti una nuova grande ed entusiasmante stagione.

Parafrasando D'Azeglio possiamo dire davvero che "fatta l'Europa occorre ora fare gli Europei".

Questo sforzo riguarda tutti i Paesi d'Europa, nessuno escluso.

Riguarda anche i quattro Paesi che non faranno parte ancora dell'Unione monetaria.

Riguarda persino i molti Paesi del nostro continente che nei prossimi anni consolideranno, come noi vogliamo e riteniamo opportuno, il loro legame con l'Unione Europea.

L'Unione monetaria fa infatti compiere un immenso salto avanti a tutto il nostro Continente, schiudendoci opportunità impensate ma anche obbligandoci a cambiamenti e innovazioni di enorme rilievo.

In questo sforzo l'Italia deve impegnarsi come e più degli altri.

Noi abbiamo accumulato ritardi molto gravi in alcuni dei settori oggi strategici per la competizione globale fra i diversi sistemi-Paese.

Tutti sappiamo bene in quali settori questo si sia maggiormente verificato.

Sappiamo innanzitutto che è la forma stessa del nostro Stato, ancora troppo centralizzato e troppo costruito intorno a una forma di governo parlamentare pura, che costituisce un freno allo sviluppo del Paese.

Per questo abbiano seguito e seguiamo con tanto interesse e passione lo sforzo in atto per riformare la seconda parte della nostra Costituzione.

In questo sforzo la nostra coalizione si è spesa con determinazione, offrendo il contributo dei suoi uomini più importanti a cominciare dallo stesso Presidente della Commissione Bicamerale Massimo D'Alema al cui impegno voglio dare qui pubblico riconoscimento.

Il governo si è correttamente astenuto dall'intervenire nel dibattito che su questi temi si è svolto in questi mesi.

In questa sede voglio però esprimere tutta la mia personale convinzione che il lavoro in atto sia vitale per il nostro Paese.

L'Italia ha bisogno delle riforme costituzionali.

Senza il compimento di questo processo di riforma il Paese non può colmare a pieno il distacco che lo separa dalle altre grandi nazioni europee. Molto si può fare, e stiamo facendo, attraverso le riforme legislative e ordinamentali. Molto si può fare e lo stiamo facendo, cercando di cambiare le prassi parlamentari, le regole di funzionamento del sistema politico, il rapporto concreto fra politica e cittadini. Ma moltissimo resta necessariamente affidato al lavoro di revisione costituzionale.

Solo la revisione costituzionale può portare a pieno compimento il processo di federalizzazione amministrativa e legislativa dello Stato accentrato.

Solo la revisione costituzionale può dare all'Italia:

un Governo più capace di decidere;

un Parlamento più snello e più capace di sviluppare l'attività di grande regolazione e di grande indirizzo;

un sistema istituzionale in grado di garantire che gli elettori concorrano davvero col loro voto a decidere chi li governa e sulla base di quali programmi vogliono essere governati;

una organizzazione di governo e un'amministrazione pubblica più capace di rispondere efficacemente e tempestivamente ai bisogni dei cittadini;

un apparato giurisdizionale in grado di assicurare non solo una giustizia giusta ma anche una giustizia rapida, non solo la inflessibile difesa delle legalità ma anche l'efficacia risoluzione delle liti e dei conflitti fra i cittadini e fra i cittadini e le amministrazioni;

una corresponsabilizzazione forte delle comunità locali e una difesa rigorosa ed efficace del diritto dei cittadini ad essere meglio serviti dall'amministrazione e più efficacemente soddisfatti nei loro bisogni.

Dobbiamo dunque impegnarci a fondo nel processo riformatore in atto. Ed ancora una volta permettete che io ribadisca la preoccupazione che ho, quando mi pare di vedere nei leaders dell'opposizione la tentazione di fare del processo riformatore in atto un terreno di scontro politico legato alla situazione contingente.

 

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Ma non basta certo la riforma costituzionale per rendere l'Italia più europea.

Sappiamo bene che sono necessarie riforme ordinamentali di settore.

Lo abbiamo detto nel nostro programma elettorale.

Abbiamo cominciato a realizzare alcune importante riforme in questi mesi.

Ma ora dobbiamo andare avanti.

L'amministrazione italiana deve essere radicalmente trasformata.

Occorre passare dal modello di Stato accentrato ereditato dal passato al modello di un'amministrazione pubblica flessibile, articolata su una pluralità di comunità territoriali, responsabile verso i propri concittadini, ispirata al rispetto del principio di sussidiarietà e di responsabilità.

Abbiamo bisogno di uno Stato più leggero.

Abbiamo bisogno di un sistema di regole più flessibili.

Abbiamo bisogno di un arretramento dell'amministrazione da tutti i settori in cui essa è freno allo sviluppo e in cui il suo intervento non ha lo scopo di difendere le posizioni deboli ma solo quello di far gravare il peso del potere amministrativo sulla vitalità dinamica di una società in espansione.

Abbiamo bisogno di apparati centrali più snelli, che rinuncino a gestire minutamente ogni più piccola attività secondo criteri di uniformità antistorici e paralizzanti, e siano capaci invece di indirizzare e guidare.

In questo senso, voi lo sapete, ci siamo già mossi con determinazione.

Le leggi Bassanini sono state, sono, e saranno ancora nei prossimi anni, il grande "grimaldello" attraverso il quale, col consenso del Parlamento e la continua collaborazione delle Regioni e delle autonomie locali, noi smantelleremo pezzo per pezzo lo Stato centralizzato ereditato dal passato e costruiremo il nuovo Stato decentrato e flessibile di cui il Paese ha bisogno.

Ma anche qui occorre fare di più, e fare più in fretta.

Così come occorre fare di più e più in fretta sul terreno della riforma scolastica e universitaria.

Scuola e Università sono due settori vitali per i Paesi moderni.

Un Paese che non sia capace di darsi un sistema di istruzione competitivo con quello degli altri Paesi si condanna da solo alla decadenza e al regresso.

Anche su questo terreno abbiamo accumulato gravissimi ritardi, con il risultato di avere Scuole e Università:

più difficili di quelle degli altri Paesi;

che occupano più a lungo i nostri giovani;

che allontano un maggior numero di giovani dagli studi, senza per questo garantire a chi esce da questa scuole maggiori capacità, più competitività, una formazione davvero moderna.

Anche in questo settore noi abbiamo cominciato a lavorare a fondo. Ma anche in questo campo bisogna fare di più e fare più in fretta.

Lo stesso possiamo dire dei servizi pubblici in generale.

Anche in questo campo alcuni provvedimenti di questi mesi costituiscono un segnale chiaro e un'indicazione precisa della direzione di marcia.

Penso alla riforma del mercato del lavoro, alla riforma del trasporto pubblico locale, alla riforma in atto nel settore della Sanità, alla riforma del commercio interno e del commercio estero.

Ma dobbiamo fare di più, di più, di più.

Il sistema tributario italiano ereditato dal passato era vecchio e obsoleto.

Soprattutto era ingiusto e consentiva un tasso di evasione elevatissimo a fronte di un accentramento del sistema complessivo che rendeva più difficili gli accertamenti e meno responsabili i soggetti titolari del potere di spesa.

Anche a questo abbiamo messo mano, creando le premesse per un più ampio federalismo fiscale e riordinando gli elementi che possono consentire una più efficace lotta all'evasione.

Ma anche qui dobbiamo agire ancora più in fretta.

Infine la lotta alla disoccupazione e il problema del Mezzogiorno.

Due problemi essenziali per il nostro Paese.

In Europa non può restare a lungo un'Italia che, per quanto riguarda l'occupazione e lo sviluppo, ha tassi differenziali così forti fra area e area.

L'Italia stessa non può reggere a lungo la sua unità nazionale se il processo di divaricazione fra le diverse parti del Paese dovesse continuare.

Questo è il terreno più delicato sul quale dobbiamo operare.

Quello di maggiore rilevanza da ogni punto di vista.

Quello sul quale si gioca davvero il futuro del nostro Paese.

A poco varrebbero gli sforzi che stiamo compiendo per riportare l'Italia ad assumersi le responsabilità che le competono in politica estera, nel sistema di difesa continentale, nella tutela della pace nel mondo, se poi non riuscissimo a sanare le piaghe che segnano al nostro interno la realtà di un Paese diviso, che si muove a due velocità.

Molto, moltissimo resta dunque da fare.

 

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Per questo possiamo dire che l'Italia è oggi un grande cantiere aperto.

Un cantiere che lavora all'interno del più grande cantiere che è l'Europa intera, ma un cantiere i cui risultati dipendono da noi, ci riguardano direttamente, sono il nostro futuro e il futuro dei nostri figli.

In questo contesto anche l'Alleanza di Governo dell'Ulivo è e deve essere anch'essa un grande cantiere aperto.

Il cammino che noi abbiamo cominciato tre anni fa è ben lungi dall'essere terminato.

L'Italia che vogliamo è ancora davanti a noi e continua a richiedere tutto il nostro impegno.

Noi abbiamo avuto il consenso degli elettori italiani e in questi due anni anche il sostegno della grande maggioranza del Paese per l'azione che abbiamo svolto.

Ora dobbiamo fare in modo di diventare davvero, come vuole la logica del sistema bipolare, il soggetto politico nel quale la maggioranza del Paese si riconosce con convinzione e determinazione.

L'Ulivo è cresciuto in questi anni, e con l'Ulivo è cresciuta l'Italia.

Ora dobbiamo andare oltre.

Il Paese deve crescere ancora.

Dobbiamo metterci nelle condizioni di esser in modo definitivo un grande Paese europeo.

Gli italiani devono ritrovare l'orgoglio del proprio futuro oltre che la memoria del proprio passato.

La nostra Nazione ha un grande ruolo da giocare nel nostro continente, nello scacchiere geopolitico nel quale è inserita, nel contesto mondiale.

Soprattutto un ruolo importante aspetta il nostro Paese, le nostre forze politiche, la nostra società civile nel contesto del consolidamento e dello sviluppo dell'Unione Europea.

Per questo la nostra deve essere una risposta forte, che deve sentire l'orgoglio politico e il dovere morale di costituire un punto di riferimento fondamentale per il nostro popolo.

Dobbiamo dire ai nostri concittadini quale Italia vogliamo in Europa e quale Europa vogliamo per l'Italia.

Dobbiamo cioè collocare le nostre prospettive e i nostri programmi nel contesto europeo.

 

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Tre anni fa noi riuscimmo, con la nostra capacità di innovazione, a legare insieme, in una nuova grande prospettiva di sviluppo, tutte le più grandi tradizioni culturali del Paese.

Oggi dobbiamo far fare a noi stessi, alle tradizioni che rappresentiamo, al nostro sistema politico e ai nostri concittadini un nuovo salto in avanti.

Entrare in Europa, contribuire a costruire questa nuova realtà, significa anche riuscire a ragionare da europei.

Ragionare cioè con la consapevolezza del fatto che per aiutare allo stesso tempo il nostro Paese e l'Europa occorre avere forte e chiaro l'orizzonte europeo.

Io sono convinto che l'Ulivo, nella sua complessa e multiforme realtà, e i partiti che costituiscono l'ossatura forte della coalizione, sono oggi i soggetti politici che in Italia meglio possono darsi una comune prospettiva europea, aiutando in tal modo l'intero Paese a guardare più lontano.

E' questo dunque il nuovo orizzonte nel quale noi dobbiamo collocarci, perché questo è quello che serve oggi agli italiani.

Per far questo è forse utile che pensiamo fin da ora a dare un forte senso di unità alla prossima campagna elettorale per il Parlamento europeo, costruendo le condizioni per presentarci agli elettori come interpreti di un comune sentire e come portatori di un comune progetto.

 

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E' giunto il momento che noi facciamo compiere alla nostra comune esperienza qualche nuovo passo.

Proprio perché la nostra coalizione si è affermata come una realtà capace di governare e ha conquistato sul campo le ragioni della propria forza e del consenso che ha ricevuto e riceve dai cittadini, noi dobbiamo ora darci regole più precise per definire i modi e le forme con le quali continuare il lavoro comune.

Dobbiamo infatti riprendere a lavorare sulla nostra capacità di progettare, sulla nostra attenzione all'aggiornamento del programma, sulla nostra vocazione e approfondire sempre la sostanza delle cose e a ragionare intorno ai problemi del Paese.

Per questo abbiamo bisogno di regole più chiare, di una qualche forma di maggiore stabilità nell'organizzazione della nostra coalizione.

La stessa diffusione che il nostro progetto ha avuto sul territorio e il radicamento che l'Ulivo ha sviluppato nelle realtà locali ci impongono poi di saper trovare anche le forme e i modi più utili per rafforzare ulteriormente la nostra articolazione territoriale.

Noi abbiamo sempre saputo quanto importante sia il radicamento in mezzo alla gente, nelle comunità in cui la gente vive, nell'Italia della mille città e dei mille paesi.

In stretto collegamento con il Comitato di coordinamento che oggi si insedia, e il cui compito è la definizione delle linee di indirizzo e di azione della coalizione sia per quanto riguarda le istituzioni che per quanto riguarda la presenza nella società, si svilupperà una organizzazione sul territorio.

Questa articolazione troverà forma nella carta organizzativa che su iniziativa del Comitato politico-organizzativo dell'Ulivo è in corso di elaborazione.

La nostra idea è quella di promuovere una articolazione organizzativa che in tutte le Regioni coordini l'azione dei partiti che aderiscono alla coalizione.

 

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Cari amici, io credo che dovremmo continuare rapidamente e speditamente sulla strada che stasera abbiamo imboccato.

Questa riunione, che è allo stesso tempo una celebrazione e l'inizio di un nuovo modo di vivere la nostra esperienza, dovrà avere un seguito in tempi brevissimi.

Dovremo ritrovare l'abitudine di stare insieme anche fuori dai momenti istituzionali.

Dovremo darci forme organizzative snelle e agili ma anche in qualche misura permanenti.

Dovremo individuare le modalità più adatte a garantire che il comune sentire della coalizione si traduca anche in un comune modo di essere presenti sulla scena politica, anche al di là dei fatti istituzionali e dell'attività di governo.

Su questo, sulle forme che potranno rivelarsi utili, dobbiamo riflettere e riflettere rapidamente.

Per questo io credo che stasera noi dovremmo decidere tutti insieme che la nostra azione comune di ricerca di nuove modalità organizzative debba svilupparsi sotto la guida di un Direttivo più agile di quanto sia questa Assemblea.

E credo anche bene che stabiliamo sin da ora che questo Direttivo dovrà avvalersi del lavoro di almeno due Commissioni: la prima finalizzata appunto alla ricerca di nuove regole per disciplinare la nostra comune vita di coalizione; la seconda finalizzata invece a studiare modi e forme per consolidare il nostro radicamento sul territorio e fra la gente.

Questo è un primo passo concreto del nuovo cammino.

Un cammino che, io credo, abbiamo davvero il dovere di compiere senza ritardo.

L'Italia ha bisogno dell'Ulivo, l'Italia ha bisogno della nostra Alleanza.

Noi non possiamo certo tirarci indietro ora, nel momento in cui più che mai il nostro Paese ha bisogno di entusiasmo, di decisione, di impegno.

Due anni fa abbiamo detto agli italiani che potevano fidarsi di noi. Stasera credo che possiamo ribadire tutti insieme questo impegno.

Gli italiani possono fidarsi di noi e noi non verremo meno alla loro fiducia.

PER TUTTO L'ULIVO

Il futuro ha radici antiche