Gli italiani e soprattutto i ceti medi si sentono piu' poveri
e schiacciati dal peso del fisco ma, con l'Euro ormai in tasca,
immaginano un futuro piu' roseo.
E' quanto emerge da una ricerca realizzata dal Cirm per la
Confcommercio presentata a Saint Vincent per l'assemblea annuale
della Fipe e realizzata su un campione di 818 italiani focalizzando
in particolare il ceto medio (reddito familiare tra 40 e 80
milioni al netto delle tasse). Dalla ricostruzione del centro
studi Confcommercio emerge che la ''via Crucis del ceto medio''
ha portato in due anni ('96-'98) alla perdita di 2,5 milioni
a famiglia: 1,8 milioni sono stati assorbiti dall'eurotassa
e 700 mila lire dalla revisione delle aliquote Irpef portando
il reddito medio familiare da 57,2 milioni nel '96 a 54,7 milioni
quest'anno. Il Cirm rileva quindi che la sensazione di riferimento
e' diffusa in tutta la penisola ma il suo picco maggiore e'
nel Mezzogiorno dove il 43% si dichiara piu' povero. Emerge
inoltre che sono soprattutto gli anziani (oltre i 64 anni e
la fascia tra i 45 e i 55 anni a provare questa sensazione di
impoverimentoe che tale sensazione e' percepita in piu' larga
misura da pensionati, impiegati e operai specializzati. Gli
italiani di ceto medio si sentono in qualche modo anche ''ingannati''
dallo Stato.
Secondo lo studio del Cirm il 22% degli intervistati dichiara
che di ogni mille lire pagate allo Stato ''non torna indietro
nulla'' sotto forma di servizi, il 35% ritiene che almeno cento
lire tornino indietro mentre solo il 15% ritiene accettabile
un ritorno tra 200 e 300 lire. Il pole position tra i servizi
bocciati sanita', trasporti e giustizia. A questa inefficienza
- rileva il Cirm - corrisponde un aumento delle entrate statali
che erano il 40,6% del pil nel 1985 e ora sono invece pari al
46,6%. Inoltre, nonostante le riforme continuano ad esistere
piu' di 200 tra tasse, imposte, contributi e altri prelievi
obbligatori. L'ingresso nell'Unione monetaria da' pero' nuove
speranze: 37% delle risposte del ceto medio indicano infatti
che si viva meglio (soprattutto nel mezzogiorno) altrettanti
ritengono che non ci saranno cambiamenti a breve termine mentre
solo il 13% del campione ritiene che con l'Euro si vivra' peggio.