Banca centrale europea, euro, Unione monetaria: nuovi soggetti
destinati ad occupare la scena, ma, come tutte le matricole,
ancora alle prese con problemi di inserimento nella comunita'
internazionale. La nascita della Bce, che assume dalle singole
banche centrali pieni poteri in materia di politica monetaria,
sta gia' creando, a livello di rappresentativita', non pochi
problemi alle istituzioni internazionali gia' esistenti, come
il Fondo monetario internazionale o la Banca mondiale. Lo statuto
del Fmi, organismo che avra' necessita' di consultazioni frequenti
con la Bce, prevede, ad esempio, che solo i singoli paesi possano
essere suoi membri e l'area geografica dell'Euro quindi non
sara' in grado di nominare un governatore o un direttore esecutivo
in rappresentanza dell'Unione monetaria. In linea teorica questo
ostacolo potrebbe essere superato se uno degli Undici consentisse
al rappresentante dell'Unione di ricoprire ''formalmente'',
rinunciandovi, il suo posto nel consiglio di amministrazione
del Fmi, ma questa soluzione creerebbe nuovi problemi. Il rappresentante
della Bce sarebbe tenuto, secondo lo statuto della Banca, a
rispondere solo alla sua istituzione e non ai singoli paesi,
mentre, contemporaneamente, nell'ambito del Fmi, ogni direttore
esecutivo (e quindi anche quello della Bce sotto mentite spoglie)
e' tenuto a rappresentare le direttive provenienti dal paese
di provenienza.
Problemi di diversa natura, ma di piu' facile soluzione anche
per l'euro che costringera' il Fmi a tarare nuovamente il ''diritto
speciale di prelievo'' (dsp), la divisa convenzionale utilizzata
dal Fondo. Fin dal 1980 il ''paniere'' del dsp comprende le
monete dei cinque membri del Fmi con il maggior livello di esportazioni
di beni e servizi, ma la scomparsa di due di queste, il marco
tedesco ed il franco francese (le altre sono il dollaro, lo
yen e la sterlina), imporra' un nuovo bilanciamento.
La partenza a Undici costringe inoltre ad una sorta di duplicazione
del consiglio dei ministri delle finanze. L'Ecofin nella versione
ristretta ''a Undici'' si riunira'per la prima volta il prossimo
4 giugno a Lussemburgo, ma contemporaneamente continuera', come
di tradizione, il calendario delle riunioni ''a Quindici''con
la presenza di Gran Bretagna, Danimarca, Svezia e Grecia, membri
Ue, ma non Ume. La prima riunione dell'Ecofin dell'area euro,
proprio per effetto di questa asimmetria, sara' presieduto dall'Austria,
prossimo presidente di turno dell'Ue e non dalla Gran Bretagna,
attuale presidente di turno dell'Ue, ma non aderente all'Unione
monetaria. Un fenomeno destinato a ripetersi.
Problemi di rappresentativita' anche nel ''G7'' finanziario,
dove la posizione dell'Ume sara' affidata alle parole dei ministri
delle finanze e dei governatori di Germania, Francia e Italia,
che avranno il compito, in qualita' di appartenenti ad entrambe
le istituzioni, di svolgere un ruolo di raccordo. Ruolo peraltro
gia' in parte sperimentato a meta' aprile, a Washington, quando,
nel corso della riunione del G7, la relazione sullo stato di
avanzamento dell'Unione monetaria e' stata affidata al ministro
del tesoro Carlo Azeglio Ciampi e al presidente della Bundesbank
Hans Tietmeyer.
Problemi minori per il ''G10''. L'organismo che mensilmente
si riunisce a Basilea, nella sede della Banca per i regolamenti
internazionali e al quale partecipano i governatori delle banche
centrali di Usa, Giappone, Germania, Italia, Francia, Gran Bretagna,
Canada, Belgio, Olanda, Svezia e Svizzera. Alle riunioni di
approfondimento sulla situazione congiunturale e sui principali
elementi che incidono sul funzionamento dei mercati non saranno
pochi i paesi dell'Euro esclusi, ma cosi' come avviene attualmente
per il presidente dell'Ime, spesso presente a Basilea in queste
occasioni, sara' probabilmente possibile, in futuro una diretta
presenza del presidente della Bce..