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 fino a Romano e Carlo Azeglio Lira addio, se ne vanno undici secoli di storia   
                 
                  Era l'unita' di peso dei Romani, Carlo Magno la trasformo' 
                  in unita' monetaria astratta e Napoleone, per primo, ne conio' 
                  una di metallo.  L'Italia e' entrata ufficialmente nella moneta unica europea 
                  che partira' a gennaio sostituendo gradualmente le altre valute, 
                  ma la moneta italiana sparira' lasciando dietro di se' 1100 
                  anni di storia.  Nel corso di undici secoli il nome della lira e' stato sempre 
                  vivo (''tra le tante avventure - aveva detto Guido Carli - e' 
                  gia' molto che abbia conservato il nome che porta'') resistendo 
                  ai tentativi di cambiarlo. I Dogi di Venezia, ad esempio, passarono 
                  dalla 'lirazza' alla 'lirona' fino alla 'liretta'.  Le sue origini sono legate a un peso: la libbra romana che 
                  equivaleva a 325 grammi attuali. Fu Carlo Magno che trasformo' 
                  la libbra da peso in moneta per estendere alle terre occupate 
                  in in Italia il sistema che il padre, Pipino il Breve, aveva 
                  adottato nel Regno franco. Carlo Magno istitui' il monometallismo 
                  argenteo con un'unica moneta legale, il 'denaro', corrispondente 
                  alla 240esima parte di una libbra. Ma la gente per non impegnarsi 
                  in conti invece di dire 240 denari abbrevio' e comincio' a parlare 
                  semplicemente di libbra, anzi di lira. In realta', pero', la 
                  lira non esisteva: il 'pezzo' era soltanto un'idea che, alla 
                  luce della storia, non sarebbe piu' tramontata.  Mille anni dopo, Napoleone I faceva coniare dalla Zecca di 
                  Milano la prima 'lira italiana' nel 1808. Quella arrivata fino 
                  ai nostri giorni come unita' di moneta e' la lira del sistema 
                  decimale introdotto da Vittorio Emanuele I di Savoia che batte' 
                  'pezzi' da 80 lire in oro e 5 lire di argento. Carlo Felice 
                  aggiunse la coniazione di rame e Vittorio Emanuele II re di 
                  Sardegna mantenne i valori d'oro e d'argento ideati dal padre 
                  ma non conio' il rame.  Con la proclamazione del regno d'Italia nel 1861 si pose il 
                  problema della totale imposizione della nuova moneta nei modelli 
                  e nella titolazione. L'incisore della Zecca si mise al lavoro 
                  e la figura del re venne impressa assumendo forme 'ardite'.  Negli anni successivi vengono battute monete d'oro da 100, 
                  20, 10 e 5 lire e monete d'argento da 5, 2, 1 lira e 20 centesimi 
                  nonche' monete di rame. Non vi fu alcuna a cambiarle nome anche 
                  se qualcuno ci provo' con il 'marengo italiano' e con lo 'scudo'. 
                  Alla vigilia della Prima Guerra mondiale per conservare il metallo 
                  furono emessi buoni di cassa con l'effige di Vittorio Emanuele 
                  III. Per effetto delle sanzioni fu ritirata la moneta metallica. 
                  Nel '44 venne emesso un nuovo biglietto di stato, mentre nel 
                  '43 l'occupazione alleata dell'Italia porto' una nuova moneta: 
                  l'AM-lira.  Ora all'Euro, ma come insegnano corsi e ricorsi della storia, 
                  gli italiani avranno ancora a che fare con i centesimi.. 
 
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