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ma sperano in Europa Sondaggio CIRM per Confcommercio 6 maggio 1998
Gli italiani e soprattutto i ceti medi si sentono piu' poveri e schiacciati dal peso del fisco ma, con l'Euro ormai in tasca, immaginano un futuro piu' roseo. E' quanto emerge da una ricerca realizzata dal Cirm per la Confcommercio presentata a Saint Vincent per l'assemblea annuale della Fipe e realizzata su un campione di 818 italiani focalizzando in particolare il ceto medio (reddito familiare tra 40 e 80 milioni al netto delle tasse). Dalla ricostruzione del centro studi Confcommercio emerge che la ''via Crucis del ceto medio'' ha portato in due anni ('96-'98) alla perdita di 2,5 milioni a famiglia: 1,8 milioni sono stati assorbiti dall'eurotassa e 700 mila lire dalla revisione delle aliquote Irpef portando il reddito medio familiare da 57,2 milioni nel '96 a 54,7 milioni quest'anno. Il Cirm rileva quindi che la sensazione di riferimento e' diffusa in tutta la penisola ma il suo picco maggiore e' nel Mezzogiorno dove il 43% si dichiara piu' povero. Emerge inoltre che sono soprattutto gli anziani (oltre i 64 anni e la fascia tra i 45 e i 55 anni a provare questa sensazione di impoverimentoe che tale sensazione e' percepita in piu' larga misura da pensionati, impiegati e operai specializzati. Gli italiani di ceto medio si sentono in qualche modo anche ''ingannati'' dallo Stato. Secondo lo studio del Cirm il 22% degli intervistati dichiara che di ogni mille lire pagate allo Stato ''non torna indietro nulla'' sotto forma di servizi, il 35% ritiene che almeno cento lire tornino indietro mentre solo il 15% ritiene accettabile un ritorno tra 200 e 300 lire. Il pole position tra i servizi bocciati sanita', trasporti e giustizia. A questa inefficienza - rileva il Cirm - corrisponde un aumento delle entrate statali che erano il 40,6% del pil nel 1985 e ora sono invece pari al 46,6%. Inoltre, nonostante le riforme continuano ad esistere piu' di 200 tra tasse, imposte, contributi e altri prelievi obbligatori. L'ingresso nell'Unione monetaria da' pero' nuove speranze: 37% delle risposte del ceto medio indicano infatti che si viva meglio (soprattutto nel mezzogiorno) altrettanti ritengono che non ci saranno cambiamenti a breve termine mentre solo il 13% del campione ritiene che con l'Euro si vivra' peggio.
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