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Rilanciando gli investimenti pubblici e riducendo la spesa primaria
L'FMI pubblica un documento che fa il punto sulle tendenze della finanza pubblica italiana nel periodo 1998-2001, lo stesso orizzonte temporale del Documento di programmazione economica e finanziaria che i tecnici del Tesoro stanno mettendo a punto in questi giorni e che verra' presentato a meta' aprile. Gli economisti di Washington descrivono un percorso di rientro del deficit ancor piu' ambizioso di quello presentato da Ciampi a Bruxelles (1,2% del Pil nel 2001). Per spingere l'indebitamento a quota zero entro il 2001, secondo il Fmi, occorre ''una riduzione, pari al 2% del Pil, degli oneri sociali (che provocherebbe una discesa del 4% del differenziale fra il salario lordo e quello reale dei lavoratori)'' ed un taglio ''di importo leggermente minore delle imposte dirette (parzialmente compensate da un incremento di quelle indirette). Oltre alla rimodulazione del carico fiscale, lo studio del Fmi - costruito sulla base del precedente Dpef e dei dati raccolti nella missione dello scorso dicembre - indica altre due condizioni necessarie per centrare il prestigioso traguardo del pareggio di bilancio: il rilancio degli investimenti pubblici, che nel 1999 dovrebbe crescere del 3,8%, in linea cioe' con le stime del Governo ed una nuova stretta sul fronte delle uscite. ''Una riduzione della spesa primaria del 2,5% di Pil dal livello del 1997 - scrivono gli economisti del Fmi - e' necessaria. Questo significa - aggiungono - che tutte le maggiori categorie di spesa, pensioni incluse, dovrebbero rimanere sul tavolo per possibili interventi''. Tre direttrici di intervento sui conti in grado di produrre una flessione della spesa per interessi e, a cascata, una molteplicita' di risultati: ridurre la ''vulnerabilita' ai tassi di interesse dei conti pubblici che, seppur diminuita, rimane elevata''; anticipare le difese contro ''lo shock demografico che si verificherebbe sulla spesa primaria al 2010'' e spingere ''il rapporto debito-Pil al di sotto del 100% nei primi anni del prossimo secolo''. Questi risultati - sostiene il Fmi - sarebbero assolutamente realizzabili ''senza la necessita' di interventi di rafforzamento che incidano sul saldo strutturale primario previsto per il 1998''.
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