Pochi
giorni dopo Prodi annuncia una finanziaria da 62.500 miliardi,
e parte la vera rincorsa alla moneta unica.Ecco i 12 protagonisti,
italiani e stranieri, dell'aggancio di Roma all'Euro.
1)
PRODI, Romano. Presidente del consiglio italiano. Lo
dice sin dall'inizio: se l'Italia non centra l'euro il Governo
cade.Cosi' imprime una svolta decisiva all'economia italiana
prima con una manovra da 62.500 miliardi e la cosidetta Eurotassa,
poi evitando la "crisi piu' pazza del mondo", infine presenta
i conti del risanamento e incassa la promozione di Bruxelles.
Aveva detto, nel maggio '96, quando nessuno ci poteva credere:
''non entrare in Europa sarebbe un dramma e noi ci entreremo''.
2)
CIAMPI, Carlo Azeglio. Ministro del tesoro italiano.
E' lui stesso a definirsi un ''eurofanatico'', perche' ha sperimentato
con la guerra nel 1943 cosa significhi l'Europa divisa. E' soprattutto
sulle sue spalle che si e' appoggiato il recupero italiano;
la sua credibilita' ed il suo rigore sono stati tra le piu'
forti credenziali giocate da Roma.
3)
AZNAR, Jose' Maria. Primo ministro spagnolo. Incontra
Prodi a Valencia il 17 settembre 1996, e, conoscendone la passione
per il ciclismo, gli regala la maglietta di Miguel Indurain.
Poco dopo, pero', gli comunica che la Spagna non aspettera'
l'Italia, perche' i suoi conti sono in regola. ''Non sono interessato
a stare mano nella mano - dice - noi saremo pronti alla partenza''.
4)
CHIRAC, Jacques. Presidente della repubblica francese.
Archiviate le incomprensioni con Roma per una lira troppo svalutata
che mette alle corde l'economia transalpina, Chirac e' un forte
sponsor dell'Italia. Si e' sempre detto favorevole ad un Euro
allargato (anche in funzione anti-tedesca), e il 12 gennaio
scorso anticipa: ''L'Italia ha vinto''.
5)
DE SILGUY, Yves Thibault. Commissario Ue per gli affarimonetari,
arbitro della contesa tra l'Italia e gli scettici. Ha spronato
Roma a fare di piu', esprimendo pero' sempre ottimismo sulla
possibilita' di un Euro con undici partecipanti. Gia' un anno
fa definisce ''da primato'' gli sforzi italiani, e quando qualcuno
mette in discussione l'alto livello di debito pubblico, ricorda
che quello che conta e' la sua ''evoluzione''.
6)
FAZIO, Antonio. Governatore della Banca d'Italia. Qualcuno
lo arruola nel partito degli 'euroscettici', ma dietro c'e'
solo il realismo del banchiere centrale. Due mesi fa avverte
che l'Euro sara' ''un purgatorio'', e attacca gli ''ottimisti
di maniera''. La sua ''stella polare'' e' e rimane la lotta
all'inflazione.
7)
KOHL, Helmut. Cancelliere tedesco. Riunifica il paese
dopo la caduta del muro di Berlino e vuole l'Euro, anche contro
l'opinione pubblica tedesca riluttante a lasciare il solido
marco. Sull'Italia parla poco; al recente vertice di Dublino
invita pero' tutti, Germania compresa, ''a fare i compiti in
casa senza parlare di quello che fanno gli altri''.
8)
KOK, Wim. Primo ministro olandese. Per un certo periodo
e' considerato il nemico numero uno dell'Italia. Smentisce sempre
le interviste nelle quali dice di non volere l'Italia nell'Euro,
conferma di ''non voler dare la caccia all'Italia'', ribadisce
che ''non esiste un problema italiano''; da Roma gli credono,
e l'olandese nel mirino finisce per essere Wim Duisenberg, che
guida l'Ime e che pure esprime dubbi sull'Italia.
9)
STRAUSS-KAHN Dominique. Ministro delle finanze francese.
Non nasconde mai che un ingresso dell'Italia nell'Euro ''e'
desiderabile'', e smonta l'ostilita' di chi usa il livello del
debito italiano come arma finale per escluderci. A York e' lui
ad annunciare: ''la suspence e' finita'', l'euro sara' ad Undici
con l'Italia.
10)
TIETMEYER, Hans. Presidente della Bundesbank. Il piu'
potente, il piu' temuto. E' lui, dicono, che nel 1992 arriva
in Italia per dire che e' ora di svalutare la lira e uscire
dallo Sme. Ancora il 17 gennaio scorso ammonisce che ''11 buoni
giocatori possono fare una buona squadra di calcio, ma in altre
discipline ci sono squadre di successo piu' piccole. Non ama
l'euro, e l'ossessivo ripetere che tutti i criteri di Maastricht
vanno rispettati e' un'arma brandita contro tutti coloro che
minacciano l'amato marco.
11)
WAIGEL, Theo. Ministro delle finanze tedesco. Anche
lui inflessibile custode di Maastricht, nel '96 lascia capire
che nell'Euro l'Italia non ci sara'. Poi scivola sulla 'buccia
di banana' della richiesta, respinta, di rivalutare le riserve
auree della Bundesbak e centrare cosi' il rapporto deficit Pil.
Da allora si ammorbidisce: ammette che la riduzione del decifit
italiano ''e' stata grandiosa'', ma a York fa passare un documento
in sei punti con cui ''blinda'' ancora l'euro.
12)
ZALM, Gerrit. Ministro delle Finanze olandese. Ad un
giornale dice: ''se l'Italia entra nell'Euro mi dimetto'', poi
anche lui smentisce. Sembra il ''duro'' per eccellenza, poi
nell'ultimo Ecofin a Bruxelles si addolcisce in parte davanti
ai conti presentati da Ciampi: con un gesto volutamente plateale
gli stringe la mano in modo caloroso, poi pero' chiede di approvare
il DPEF in Parlamento entro aprile.