PRESIDENTE. Colleghi, non c'è bisogno che io ricordi qual è
stato il ruolo di Nilde Iotti nella Camera dei deputati e nella storia
della Repubblica. Credo che il Parlamento troverà il modo di
riflettere su questa figura politica di straordinaria rilevanza nel
movimento democratico italiano, per la dignità enorme con cui
ha gestito tutte le sue funzioni politiche ed in particolare, mi permetterete,
quella di Presidente di questa Camera, guadagnando il rispetto di tutte
le parti politiche.
Quando ho ricevuto la lettera dell'onorevole Iotti, mi sono permesso
di accertare se fosse possibile soprassedere, riflettere e così
via, ma l'onorevole Iotti, per un senso dello Stato che credo tutti
sappiamo quanto sia radicato e profondo in lei, non riuscendo, per ragioni
di salute, a far parte della Camera dei deputati in modo attivo, ed
avendone sempre fatto parte in questo modo, non ritiene giusto continuare
a rivestire il ruolo di parlamentare.
La Presidente Iotti, quindi, non ritenendo di poter continuare a rivestire
attivamente le funzioni di parlamentare, ha insistito affinché
la Camera accolga le sue dimissioni. So che alcuni autorevoli colleghi
intendono prendere la parola e sono anche convinto che, d'accordo con
il Presidente del Senato, troveremo il modo di ricordare il ruolo svolto
dall'onorevole Iotti.
Non ho nulla da aggiungere e tutto ciò che potrei dire suonerebbe
un po' retorico, mentre so che l'onorevole Iotti è una donna
molto rigorosa, molto laica anche in questo, per cui non apprezzerebbe
un eccesso di parole. Resta il rispetto per la sua vita, per i valori
che ha difeso con tutta la sua attività politica e parlamentare,
ed il rispetto per la donna che ha chiesto di lasciare questa Assemblea
(Vivi, generali, prolungati applausi - L'Assemblea si leva
in piedi e con essa i rappresentanti del Governo).
FABIO MUSSI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FABIO MUSSI. Signor Presidente, cari colleghi, già questo applauso
corale vuol dire qualcosa di importante. Noi tutti in quest'aula, anche
i più giovani di vita parlamentare, abbiamo imparato a conoscere
Nilde Iotti e sappiamo bene, perciò, che la sua decisione, che
ha voluto comunicarci con tanta serena e ferma determinazione, non è
di quelle che possono essere scalfite. Non esistono argomentazioni,
per quanto suadenti ed affettuose, che valgano a farla recedere dal
suo convincimento, frutto di un travaglio e di una riflessione non semplici.
Costa moltissimo, a me personalmente ed al gruppo dei Democratici di
sinistra-l'Ulivo, che nelle sue file annovera Nilde Iotti, prendere
atto della sua volontà. Siamo pienamente consapevoli che ci sarebbe
ancora bisogno, in questa Camera, di una voce come la sua, di un impegno
come quello che lei ha saputo profondere per più di mezzo secolo
nell'attività parlamentare: per più di mezzo secolo, tutti
i giorni, con totale assiduità.
Oggi Nilde Iotti ci dice di non sentirsi più in grado, per gravissimi
motivi di salute, perché le forze non la sorreggono più,
di assolvere il suo mandato con lo stesso impegno, la stessa dedizione,
la stessa costante presenza che ce l'hanno fatta apprezzare in tutti
questi anni. Il modo migliore, perciò, per rendere omaggio a
questa intensa, ricchissima e feconda esperienza credo sia quello di
rispettare pienamente la sua volontà. Ritengo sia giusto, in
questa circostanza - mi rivolgo a tutti i colleghi -, saltare il passaggio
che la cortesia istituzionale e anche un rituale, di cui non sfugge
a nessuno il forte significato, prevedono: credo sia giusto accogliere
le dimissioni in prima istanza, senza respingerle per poi doverle votare
una seconda volta.
Nessuna Assemblea, neanche la più rappresentativa, può
coartare una scelta individuale motivata come ha fatto Iotti. Credo
che occorra accettare tale scelta, per quanto dolorosa essa possa apparirci
e per quanto grande possa essere il rammarico sincero che suscita in
noi, nonostante la nostra consapevolezza del vuoto che lascia.
La lettera di Iotti è una lettera austera che esprime l'alta
dignità che ha sempre contraddistinto i suoi comportamenti e
non abbiamo il diritto di sminuirne il valore: Iotti per prima, ne sono
certo, non comprenderebbe. Non possiamo, insomma, far torto ad una collega
che, come pochi altri, ha vissuto l'intera vicenda della Costituente
della Camera repubblicana e che non rappresenta solamente la memoria
storica di quel che ha significato, nei passaggi più difficili,
il dibattito e anche lo scontro in quest'aula. Non possiamo fare torto
ad una personalità politica tra le più eminenti dell'Italia
democratica che ha lasciato un'impronta indelebile nell'opera di innovazione
della prassi e delle regole parlamentari.
Naturalmente non è né il luogo né il tempo di trarre
il bilancio di un contributo così grande quale quello che Nilde
ha saputo dare alla vita del paese, all'attività del Parlamento
e alla storia del suo partito. Tuttavia, permettetemi qualche parola
rivolta a tutti, ma a lei in primo luogo.
Come non ricordare qui, brevissimamente, che, a partire dalla lotta
di resistenza, Nilde Iotti crea e dirige gruppi in difesa della donna,
che entrata nel PCI, nel 1961, assume la responsabilità della
sezione femminile nazionale e che sono di quegli anni alcuni momenti
fondamentali dell'iniziativa delle donne comuniste nel Parlamento e
nel paese?
Come non ricordare il suo lavoro presso la Costituente, quando, ancora
giovanissima, con Moro, Dossetti, La Pira e Basso fa parte della Commissione
dei 75 che elabora la bozza della Costituzione della Repubblica?
Come non ricordare l'attività, a cui lei teneva molto e che ricordava
e ricorda sempre, di deputato decisivo per il contributo alla definizione
e all'approvazione del nuovo diritto di famiglia; l'attività
di vicepresidente del gruppo comunista, di Vicepresidente della Camera,
di presidente della Commissione affari costituzionali, di parlamentare
europeo, di presidente della Commissione per le riforme istituzionali
e di Presidente della Camera dei deputati ininterrottamente per tredici
anni? Ed è in particolare da Presidente della Camera che Nilde
Iotti ha mostrato tutto il suo senso delle istituzioni, il suo rigore
ed il suo essere, in ogni circostanza, super partes a difesa
delle regole, del ruolo, dei poteri e delle prerogative del Parlamento.
Voglio ricordare solo un paio di episodi. In qualità di Presidente
della Camera, alla fine dell'XI legislatura, Nilde Iotti viene chiamata
dal Presidente della Repubblica, prima donna e anche primo esponente
del partito comunista italiano, a svolgere un mandato esplorativo alla
ricerca di una soluzione ad una complicata crisi politica sfociata poi
nelle elezioni anticipate.
L'imparzialità e il senso delle istituzioni con cui condusse
questa esplorazione suscitarono qualche incomprensione anche nel suo
partito; la stessa incomprensione che si manifesta nel 1984, che capita
alle forti personalità, quando nell'unica battaglia ostruzionista
che il PCI conduce sotto la Presidenza Iotti, quella contro il decreto
sulla scala mobile, l'atteggiamento di Iotti, Presidente della Camera,
la sua difesa dei diritti del Governo oltre che dei poteri del Parlamento,
fa storcere la bocca anche a più di uno della sua parte politica.
Lo ricordo a suo onore.
Iotti insomma è una personalità di forte carattere, di
decisa determinazione. In quei giorni a cui si riferiscono questi episodi,
alcune settimane dopo la conclusione del mandato esplorativo cui ho
accennato, Nilde Iotti con una impennata delle sue, conscia che l'ormai
certa interruzione anticipata della legislatura avrebbe annullato il
lavoro legislativo pressoché concluso, per portare da cinque
a tre gli anni di separazione legale per ottenere il divorzio, quasi
impone che la Commissione giustizia approvi la riforma già varata
dal Senato, in sede legislativa. Evitò così un rinvio
a chissà quando di una importante conquista di civiltà,
con un atto questa volta di affermazione se non di un imperio di una
volontà dal suo alto seggio istituzionale.
Non è tempo di bilanci, comunque. Ho voluto ricordare questi
pochissimi tratti parzialissimi e non certo esaustivi dell'attività
politica e istituzionale di Nilde Iotti. Attività politica per
la quale formuliamo l'augurio che possa continuare, nel suo impegno
e nella sua azione. Pochi richiami, unicamente per ricordare e riportare
alla nostra memoria la dimensione e l'inestimabile valore di un patrimonio
su cui questa Assemblea non potrà, da questi banchi, contare,
ma potrà certamente farlo per i suoi consigli e per le sue azioni
politiche future.
Non è tempo di bilanci appunto perché siamo sicuri che
Nilde Iotti con la sua intelligenza, con la sua passione politica, con
la sua discrezione continuerà ad aiutarci nel cammino che ci
sta davanti, come ha fatto anche in questi mesi nei quali la malattia
l'ha costretta ad essere lontana dai nostri lavori. È dunque
un augurio il mio: lo rivolgo a Nilde, da questi banchi che l'hanno
vista protagonista di memorabili battaglie politiche, in quest'aula
che la conobbe imparziale custode delle regole, inflessibile garante
dei diritti di tutti. È un augurio pieno di riconoscenza, colmo
di affetto. Un affetto che in noi, suoi compagni di lotta, rimane vivissimo
e rende più doloroso il pensiero di non poterla avere in quest'aula
ancora al nostro fianco, ma sicuri che sarà al nostro fianco,
a fianco delle battaglie democratiche che sono dinanzi al nostro paese
fino a quando avrà le forze per farlo. Vi ringrazio e un grande
augurio a Nilde Iotti (Generali applausi a cui si associano i membri
del Governo)!
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Mussi.
CARLO PACE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CARLO PACE. Signor Presidente, certamente la prassi normale di questa
Camera di respingere in prima istanza le dimissioni di un deputato costituisce
una prassi significativa. Significa infatti un apprezzamento per il
lavoro svolto, un apprezzamento per la personalità.
Fare eccezione a questa prassi, nel caso in oggetto, è però
nient'altro che una conferma della regola. Fare eccezione alla prassi
significa, infatti, riconoscere che non occorre un segno particolare
di apprezzamento e di distinzione nell'accogliere le dimissioni dell'onorevole
Iotti. Ci troviamo di fronte ad una persona che, pur avendo militato
certamente in una parte non vicina alla nostra, si è fatta riconoscere
- come ha ricordato l'onorevole Mussi - anche per il suo alto senso
istituzionale.
I deputati del gruppo di Alleanza nazionale hanno accettato di votare
favorevolmente all'accoglimento delle dimissioni dell'onorevole Iotti,
soprattutto come atto di omaggio alla sua volontà e alla sua
persona. Mi si consenta di unire l'augurio di Alleanza nazionale per
la salute dell'onorevole Iotti a quello che ha già espresso l'onorevole
Mussi (Generali applausi).
FRANCESCO GIORDANO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FRANCESCO GIORDANO. Permettete anche a noi, signor Presidente, di rispettare
il desiderio dell'onorevole Iotti di dimettersi da questa Assemblea.
È una scelta individuale che sappiamo essere stata sofferta ed
è per queste ragioni che, così come ha fatto il presidente
Mussi, anche noi vogliamo rivolgere un augurio intenso affinché
l'onorevole Iotti possa riprendere la sua battaglia politica e il suo
posto di militante e dirigente politico. Il nostro augurio forte e sincero
spero possa far sentire la vicinanza dei compagni e di tutti i militanti
della sinistra, comunque collocata, all'onorevole Iotti.
Vorrei aggiungere che la figura dell'onorevole Iotti è tale che
rappresenta un rapporto, a mio avviso, assolutamente inscindibile tra
la storia della sua parte politica e la democrazia di questo paese.
La sua esperienza politica e di vita dimostra che, per l'appunto, tra
quella parte politica, i comunisti e la storia della democrazia di questo
paese vi è un nesso inscindibile. È stata certo, come
ha spiegato l'onorevole Mussi, una donna che ha avuto una forte capacità
di autonomia tanto che in alcune scelte non è stata condivisa
neanche dalla sua stessa parte, a dimostrazione che le donne e gli uomini
di quella parte, nella fattispecie l'onorevole Iotti, possono svolgere
e hanno svolto una funzione generale e istituzionale.
La storia, il patrimonio, le risorse dei comunisti in questi mesi ci
hanno visti divisi ma, quando questa storia passa per il quotidiano,
possiamo avere - ed è giusto che sia così - una conformità
di giudizio e di comportamento. Siamo ovviamente totalmente disponibili
e accettiamo di rispettare per intero la scelta individuale dell'onorevole
Iotti, a lei va tutto il nostro affetto e tutto il nostro augurio (Generali
applausi).
ANTONELLO SORO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONELLO SORO. Presidente, credo che questo voto in qualche modo irrompa
nella vita parlamentare scandita dall'ordinario conflitto tra la maggioranza
e l'opposizione. In un tempo nel quale può accaderci di scambiare
la routine delle votazioni con una perdita di tempo, avverto
questo momento come un richiamo forte alle grandezze non virtuali della
nostra democrazia ed alle dimensioni straordinarie della funzione parlamentare.
In fondo, la storia di Nilde Iotti evoca in tutti noi la memoria di
una generazione politica fatta di grandi personalità, di grandi
passioni che hanno costruito il tessuto della nostra Costituzione, dell'ordinamento
più democratico del mondo. È la memoria, che nessuna polemica
può sfumare, di una straordinaria stagione di ricostruzione democratica
del nostro paese, che nel contrasto (e che contrasto!) duro ed aperto
tra culture politiche contrapposte, tra ideologie, ha però accompagnato
pacificamente la transizione dell'Italia, allontanandola dalle macerie
della guerra, ma anche dalle rovine morali della stagione che con il
conflitto si è chiusa.
In questa luce si colloca il profilo di una donna straordinaria, che
ha conquistato negli anni un ruolo di crescente importanza, prima nel
suo partito e poi nelle istituzioni - la prima donna ai vertici delle
istituzioni italiane -, guadagnando un rispetto ed una stima che hanno
superato i confini di parte.
In questo momento, però, a me preme solo richiamare una parte
minore, quella di parlamentare, di semplice parlamentare degli ultimi
anni, nella XII e XIII legislatura, capace di vivere la vita di tutti,
di un qualsiasi deputato, di stare in aula per ore. Ricordo - come ricorda
lei, signor Presidente - le notti di quel dicembre 1996 quando il voto
sulla legge finanziaria ci portò, in un contrasto durissimo,
a votare nel cuore della notte. Nilde Iotti votava come tutti noi, restando
in aula e fornendo una testimonianza di sobrietà che porta un
contributo di esperienza e di saggezza, un modello che è tanto
più alto quanto più queste dimostrazioni sono prive di
supponenza, quanto più sono distaccate dall'interesse personale
e lontane dalla tentazione di imporre il proprio passato come un ingombro
indiscreto.
Oggi Nilde Iotti ci offre un'altra testimonianza altissima di come si
possa essere coerenti con la propria missione politica, così
ricchi anche di fiducia, in fondo, nella vita di questo Parlamento,
nell'istituzione che noi qualche volta sottovalutiamo per il significato
che ha, quello vero e più profondo, anche quando le innumerevoli
votazioni danno la sensazione di fare la politica come se declinassimo
un mestiere inutile.
Credo che questo sia il senso più alto della decisione e della
richiesta di Nilde Iotti di procedere immediatamente alla presa d'atto.
Il gruppo dei Popolari si associa alle parole di omaggio del presidente
Mussi ed agli auguri per la salute della collega Iotti (Generali
applausi).
MARCO FOLLINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO FOLLINI. Signor Presidente, Nilde Iotti per noi è un avversario
politico e lo è stato in anni in cui era più facile essere
nemici piuttosto che avversari. A maggior ragione voglio esprimere qui
oggi, a nome dei parlamentari cristiani democratici, tutto il nostro
rispetto e tutto il nostro apprezzamento per la sua figura, unendomi
all'augurio che l'onorevole Mussi e tanti altri hanno formulato nei
suoi confronti.
Credo che il riconoscimento da parte di chi si sente più lontano
valga almeno quanto la solidarietà da parte di chi è più
vicino. Questa è la regola della democrazia, la regola su cui
sono fondate le nostre istituzioni. Con questo spirito anche noi voteremo,
con rammarico, a favore dell'accoglimento delle dimissioni (Generali
applausi).
GIORGIO LA MALFA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente della Camera, onorevoli colleghi,
sarà con autentico dolore ed emozione che saremo costretti a
votare in favore dell'accoglimento delle dimissioni della collega Nilde
Iotti, in quanto lei ce lo chiede insistentemente e ci chiede di non
ripetere questa discussione. Vorremmo votare contro ma non lo faremo,
se è questo l'orientamento.
Con l'uscita dalla Camera di Nilde Iotti si chiude, in un certo senso,
una fase storica della Repubblica, la prima parte della Repubblica,
non la prima Repubblica. Credo che alla Camera non sieda nessun altro
dei grandi protagonisti della storia parlamentare italiana del dopoguerra;
nel momento in cui Nilde Iotti si dimette, esce uno degli ultimi protagonisti
della stagione che va dal 1946 ad oggi, oltre cinquanta anni di vita
parlamentare.
Ho un ricordo molto antico, per così dire, delle vicende parlamentari.
Siedo in Parlamento dal 1972 e ho avuto l'onore di essere deputato negli
anni in cui Nilde Iotti è stata, con grandissima dignità
e capacità, la prima donna Presidente di questo ramo del Parlamento,
che lei adesso presiede, onorevole Violante. Per ragioni familiari ho
ricordi assai più antichi. Ero presente in occasione della seduta
violentissima nella quale si discusse dell'adesione al Patto atlantico,
nel 1949, e ricordo gli scontri fisici in aula (forse, il Presidente
Violante era troppo giovane per ricordarlo anche lui). Allora, il Presidente
della Camera aveva un bottone con il quale suonava una sirena quando
scoppiavano i tafferugli in aula e i commessi sgombravano le tribune
del pubblico per non far assistere a quelle scene, con l'onorevole Paietta
che sradicava le tavole dei banchi, con veri e propri scontri, eccetera.
In questo grande e tremendo scontro presente nella società italiana,
nella lotta politica fra democristiani, repubblicani, comunisti, neofascisti,
vi era un senso di straordinario rispetto non solo fra le persone ...
GENNARO MALGIERI. Missini!
GIORGIO LA MALFA. Mi scusi, onorevole collega, missini.
FORTUNATO ALOI. Sei sempre lo stesso!
GIORGIO LA MALFA. Sono sempre lo stesso, il che non è male;
ho intenzione di continuare ad esserlo...
PRESIDENTE. Colleghi, non mi sembra il caso!
Prego, onorevole La Malfa.
GIORGIO LA MALFA. ...perché in queste vicende non vi sono travestimenti
che valgano.
ENZO TRANTINO. Alcuni travestimenti a volte sono opportuni!
FORTUNATO ALOI. Tu sei il depositario della verità!
GIORGIO LA MALFA. Tu rischi di essere...
PRESIDENTE. Onorevole La Malfa, le dispiace attenersi al tema e rivolgersi
al Presidente?
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, in quello scontro politico così
aspro in Parlamento e nel paese, vi era però un punto fermo sul
quale si poteva contare, ossia il rispetto per l'istituzione parlamentare
in quanto tale. Al di là dell'intensità della lotta, che
è stata durissima nel corso di questi cinquant'anni, le istituzioni
parlamentari e, in generale, le istituzioni della Repubblica erano sacre.
Quando ci si domanda che cosa unisse i grandi leader politici
di quegli anni, tra i quali Nilde Iotti, la risposta è che quel
Parlamento era nato dalla lotta contro il totalitarismo e la dittatura
e, quindi, per quanto potessimo essere su fronti opposti nelle idee
sulla politica estera, economica o sociale, dovevamo difendere il grande
prodotto della lotta contro il fascismo e contro la dittatura, che rappresentava
la rinascita e il fondamento della vita democratica comune.
Nilde Iotti è stata testimone altissimo della grande consapevolezza
di ciò che avevamo costruito. Per tale ragione, nel momento in
cui la salutiamo, lo facciamo con profondo dolore e rimpianto (Applausi
dei deputati dei gruppi misto Federalisti liberaldemocratici
repubblicani, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, Comunista e misto-Rifondazione
comunista-progressisti).
TULLIO GRIMALDI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TULLIO GRIMALDI. È consuetudine della Camera dei deputati -
come è stato ricordato - respingere le dimissioni di un deputato
per lo meno quando vengono presentate per la prima volta. Questa volta,
invece, non lo faremo; non lo faremo proprio per rispettare un desiderio
espresso da Nilde Iotti. È un desiderio che, d'altra parte, rispecchia
il modo di essere di Nilde Iotti: le persone grandi, infatti, se ne
vanno in punta di piedi, senza clamore e senza esaltazione. E così
deve essere anche per Nilde Iotti!
Credo che si possa aggiungere poco su quello che Nilde Iotti rappresenta
e ha fatto: con lei da questo Parlamento se ne va un pezzo di storia
d'Italia - questo bisognerebbe ricordarlo soprattutto ai giovani che
non hanno memoria o che hanno poca memoria storica - che è poi
storia di tutto il paese e non soltanto dei comunisti italiani.
Sono già state ricordate le tappe caratterizzanti di tutto ciò
che Nilde Iotti ha rappresentato dai primi momenti nei quali si avvicinò
alla lotta politica. Era giovanissima (poteva avere non più di
24-25 anni) quando partecipò alla resistenza. Dalla resistenza
all'Assemblea costituente, partecipò attivamente ai lavori della
Commissione dei 75, che gettò le basi della Repubblica e soprattutto
dell'impianto di quella Costituzione che non solo ha resistito per tanti
anni, ma che è anche una delle Costituzioni più avanzate
del mondo, per lo meno tra i paesi democratici.
Come dicevo, ebbe una parte attiva nell'Assemblea costituente: basterebbe
scorrere gli annali di quel periodo per comprendere la rilevanza del
contributo dato da Nilde Iotti e da altri.
Non si può poi dimenticare il contributo dato fin dal 1948 con
l'elezione a deputato, prima, e a Presidente della Camera, poi. Se non
erro, fu Presidente della Camera per il periodo più lungo nella
storia del Parlamento repubblicano: essa, infatti, venne riconfermata
per ben tre volte in tale ruolo, con votazioni a larghissima maggioranza.
Questo incarico ha rappresentato un impegno nelle istituzioni di questo
paese, soprattutto nella Camera dei deputati e nei lavori parlamentari.
Ricordo inoltre il ruolo che ricoprì come presidente della Commissione
bicamerale per le riforme istituzionali (sostituì il suo predecessore
Ciriaco De Mita) che, come avvenne anche in altre occasioni, non portò
però ad un risultato.
Tutto ciò va ricordato soprattutto per l'impegno profuso per
queste istituzioni.
Credo però che debba essere ricordato anche ciò che Nilde
Iotti ha rappresentato come militante politica in un partito come il
PCI: intendo riferirmi in particolare alle battaglie per i diritti civili,
soprattutto in difesa delle donne! Io credo che le donne di questo paese
dovrebbero ricordare soprattutto ciò che Nilde Iotti ha rappresentato
e ha fatto quando si discutevano questioni che in quei momenti potevano
dividere il paese come il divorzio, l'aborto e l'affermazione dei diritti
della donna. Sottolineo che tutto questo avveniva in un momento nel
quale anche nello stesso partito comunista certe idee si facevano strada
con difficoltà; negli anni settanta, infatti, non era facile
far accettare il divorzio e l'aborto anche negli ambienti della sinistra.
In ogni caso, quelle battaglie aprirono la strada per l'affermazione
di quei diritti che oggi rappresentano un dato consolidato e che non
sono - credo - più messi in discussione.
Sulle battaglie per i diritti civili per le libertà, vi sono
moltissimi ricordi personali. Per esempio, Nilde Iotti era molto sensibile
a tutte le battaglie che si conducevano nelle istituzioni come la magistratura.
Ricordo che in occasione delle votazioni alla Camera, al Parlamento,
per le modifiche della legge elettorale del Consiglio superiore della
magistratura che in quel momento significava avere una rappresentatività
di tutte le espressioni della magistratura, soprattutto della parte
più giovane della magistratura, noi avemmo proprio in Nilde Iotti
un interlocutore privilegiato. Si schierò dalla nostra parte
e si batté. Fece mobilitare tutto il partito come le altre forze
della sinistra. Si impegnò per i diritti, per le libertà,
per l'affermazione delle donne, in una battaglia di libertà nella
continuità (questo andrebbe ricordato anche oggi dove un certo
revisionismo storico si sta facendo strada nel mettere in discussione
tutto quello che il comunismo ha rappresentato in questo paese) perché
Nilde Iotti, a differenza di noi che magari non credemmo in quel momento,
nella svolta della Bolognina e poi, nel 1989, aderì alla nuova
formazione politica che aveva cambiato nome e simbolo al partito comunista.
Nilde Iotti in quel momento rappresentò ancora la continuità
pur non rinnegando quella che era stata la sua fede politica che aveva
portato avanti per tanti anni e per la quale si era battuta. Credo che
in questo momento questo dovrebbe essere ricordato più di tutto:
quello che la compagna Iotti (noi possiamo chiamarla così) ha
rappresentato per le istituzioni di questo paese e per la sua vita politica.
In questo momento noi rivolgiamo un augurio alla Iotti che ci lascia.
Ne sentiremo la mancanza. Io ero abituato a parlare con lei da questi
banchi poiché eravamo vicini, soprattutto quando si discuteva
in bicamerale della Costituzione e si commentava quello che si stava
cercando di modificare, delle cose che non andavano. A parte questo,
l'augurio che vorrei fare alla compagna Iotti in questo momento è
che soprattutto i giovani di questo paese rileggano le pagine della
nostra storia e vadano a rivedere queste grandi figure, come la Iotti,
che hanno dato tanto al nostro paese e che quindi non vanno dimenticate
(Applausi dei deputati del gruppo Comunista, Democratici di sinistra-l'Ulivo
e misto-Rifondazione comunista-progressisti).
FRANCESCO MONACO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FRANCESCO MONACO. Signor Presidente, sono alla prima legislatura. Le
dirò che qualche volta, con circospezione mi sono avvicinato
all'onorevole Nilde Iotti perché sono sensibile, credo, come
un po' tutti, al suo carisma e al suo fascino, vincendo una certa mia
ritrosia istintiva perché la donna incuteva anche un certo naturale
rispetto. L'accostavo per avere da lei qualche consiglio e saggio giudizio.
Devo dire che in quelle rare circostanze in cui, vincendo questa ritrosia,
mi è riuscito di avere da lei qualche consiglio e qualche saggio
giudizio, il consiglio e il giudizio non mi sono mai mancati. Amabile,
pur nella sua severità, quello che faceva impressione era anche
la sua figura personale, diciamolo onestamente, l'alta dignità,
la figura austera come era un po' di quella generazione, poi, lo hanno
ricordato tanti colleghi, la fedeltà e l'assiduità nel
suo impegno, anche quello più quotidiano, al suo banco, il voto
al suo banco.
I colleghi della delegazione italiana al Consiglio d'Europa e all'UEO
mi dicono che era assidua anche lì. Lo è stata fino a
poco tempo fa. Non mancava a questi appuntamenti a Strasburgo.
Mi piace rammentare la donna che ha sofferto in quanto donna in una
Italia che era ancora attraversata dal pregiudizio e dai ritardi culturali.
Nilde Iotti si è laureata all'Università cattolica di
Milano, con una tesi di laurea sulle lotte contadine nel reggiano, ma
fino a non molto tempo fa il nome di Nilde Iotti era difficile da pronunciare
dentro l'Università cattolica. Ha poi attraversato le pagine
più alte della storia politica nazionale: la lotta di liberazione
e la partecipazione alla Costituente, in specie alla Commissione dei
settantacinque che, come è noto, è stato il cuore dell'Assemblea
costituente, sempre fedele ai valori ed ai principi costituzionali;
lo è stata sempre fino alla fine. Rammento anche la sua partecipazione
a qualche appuntamento dei comitati per la Costituzione, varati da un'altra
grande figura, che mi piace qui evocare, Giuseppe Dossetti, di recente,
negli anni 1995-1996.
È stata militante nel suo partito, in un tempo in cui i partiti
erano un fattore (vorremmo che lo fossero anche oggi) decisivo di integrazione
nella democrazia italiana, all'epoca nell'ancora fragile e giovane democrazia
italiana. I partiti esprimevano infatti il meglio del patrimonio etico
e politico del nostro paese; esprimevano una classe dirigente degna
di questo nome, che meritava di essere punto di riferimento anche per
le giovani generazioni.
Da ultimo, la rammentiamo (non io direttamente, se non a distanza in
quanto cittadino) come Presidente della Camera, nello svolgimento di
questo servizio all'insegna della massima imparzialità e di un
alto senso delle istituzioni, all'altezza del suo ruolo e perfino nobilitandolo,
se così posso dire. L'ultimo atto degno di lei è questa
sua richiesta, che merita di essere accolta proprio perché formulata
come atto non di rito, e noi faremo bene a dare una risposta non di
rito, accogliendo la richiesta subito in prima istanza, anche se lo
faremo, come qualcuno ha osservato, controvoglia. Credo, però,
che questo sia l'ultimo atto di omaggio all'altezza della sua figura
(Applausi).
PRESIDENTE. Colleghi, anche per rispetto al carattere di Nilde Iotti,
desidero solo osservare che credo lei apprezzerebbe molto la sobrietà
complessiva della discussione.
GIOVANNI CREMA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIOVANNI CREMA. Signor Presidente, concordiamo con lei e la ringrazio
per questo richiamo molto sensibile.
I socialisti democratici italiani rivolgono alla collega Nilde Iotti
il loro affettuoso saluto ed un grato ringraziamento per il suo lungo,
operoso e fattivo lavoro parlamentare. Prendiamo atto con dispiacere
della sua decisione di abbandonare il seggio di deputato della Repubblica
e ci spiace che il Parlamento si debba privare di uno dei suoi protagonisti
che, con altri colleghi (a me piace ricordare, mi sia concesso, i socialisti),
ha segnato con la propria vita ed il proprio esempio un pezzo importante
della storia italiana, in momenti ben più difficili di quelli
che oggi viviamo (e se è così lo dobbiamo proprio a loro).
Il nostro vuole essere, signor Presidente, un fraterno e sobrio saluto,
perché ella oggi rimane ancora fra noi e quindi a lei va l'augurio
di poter ancora a lungo servire il proprio ideale ed il suo paese (Applausi).
ROBERTO MANZIONE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO MANZIONE. Signor Presidente, cinquant'anni di storia parlamentare,
di impegno costante, di credibilità istituzionale culminata con
l'elezione a Presidente della Camera dei deputati oggi ci chiedono di
lasciare l'aula. Non ci sentiamo di esprimere valutazioni sulla persona,
giacché ogni considerazione potrebbe apparire superficiale, o
retoricamente ipocrita.
A nome dei deputati dell'UDEUR, però, voglio guardare con profondo
rispetto alla sua volontà, cercando per un attimo di immaginare
che oggi l'onorevole Nilde Iotti consegna volontariamente a tutti noi
un testimone fatto di valori profondi, che travalicano la fede politica
e le scelte di parte, un testimone che vorremmo essere capaci di portare
sempre più avanti nell'interesse del nostro paese. Oggi, l'onorevole
Iotti è chiamata ad una nuova competizione contro un male probabilmente
difficile e, rispettosamente, vorremo dirle che in questa occasione,
al di là del voto che esprimeremo fra poco, questa Camera voterà
per lei. Auguri, onorevole Iotti (Applausi).
MARCO BOATO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, ieri il presidente del nostro gruppo,
Mauro Paissan, mi ha proposto di intervenire, a nome del gruppo, in
questa circostanza. Anche per rispetto al presidente Mussi, gli ho risposto
che nell'immediato la proposta suscitava in me una forte, forte, forte
resistenza morale e psicologica, oltre che politica. Ho riflettuto ed
ho deciso di intervenire e di condividere la scelta di accettare le
dimissioni, che mi pare unanime nei pronunciamenti, poi non so se vi
sarà qualche differenziazione nel voto. Lo annuncio a nome dei
verdi, nella consapevolezza che la scelta compiuta fa onore alla presidente
Iotti la quale, non potendo fisicamente e attivamente intervenire in
aula in questa fase della sua vita, chiede di non fare più parte
dell'Assemblea, dopo essere stata presente praticamente tutta la vita.
È entrata in Parlamento a ventisei anni, ne esce a settantanove
e ciò le fa onore, tuttavia personalmente avverto una forzatura
su me stesso, non sulla Camera, a dovere accettare la sua decisione;
i Verdi la accettano comunque, ma solo per rispetto della sua scelta,
solo per questo.
Ritengo che in questa sede, alcuni di noi avendola conosciuta da anni
- per quanto mi riguarda dal 1979, quando per la prima volta sono entrato
in quest'aula e lei, per la prima volta, si è seduta al seggio
di Presidenza della Camera - si debba fare lo sforzo di testimoniare
l'amicizia, la stima, il rispetto ed anche la commozione di questo momento.
Ho apprezzato che un collega sia partito proprio dalle diversità
storiche, di cultura, di politica e di atteggiamenti - personalmente
non le sono mai stato avversario - e, nel testimoniare tutto ciò,
non abbia fatto una commemorazione di Nilde Iotti. Non so se ci stia
ascoltando, penso di sì - e le rivolgo un saluto - ma ritengo,
appunto, che noi non dobbiamo commemorarla nel dare testimonianza di
ciò che è stata Nilde Iotti. Ho sentito pronunciare troppi
verbi al passato; dobbiamo dire cosa è oggi una donna di settantanove
anni, che ha dedicato la totalità della sua esistenza da adulta
alla vita politica, oltre che naturalmente a quella familiare, anche
in anni in cui essa aveva un carattere totalizzante, negli anni di ferro,
che molti di noi hanno vissuto di striscio perché all'inizio
della propria vita politica. Oggi, Nilde Iotti continua la sua vita
- e le auguro di farlo a lungo - quindi, a nome dei verdi (perché
non ho diritto di parlare a nome di nessun altro, anche se vorrei farlo
a nome di tutti) la invito a continuare a dare un contributo alla vita
politica, culturale e intellettuale del nostro paese, pur non rivestendo
più la carica di parlamentare. Ecco il vero augurio che le faccio,
oltre a quello per la salute.
Desidero fare ancora un riferimento a qualcosa che in quest'aula è
ancora un tabù - vi ha fatto un cenno molto garbato il collega
Monaco ed io vorrei fare altrettanto - vale a dire alle difficoltà
che Nilde Iotti ha incontrato come donna. Ancora oggi, nella vita politica,
le donne ne hanno molte e, forse, sono rappresentate nella stessa percentuale
del periodo dell'Assemblea costituente perché nulla è
cambiato. Desidero ricordare che è stata la compagna di Palmiro
Togliatti dall'Assemblea costituente fino al 1964 e questo è
l'aspetto che ha caratterizzato il suo impegno su temi importanti, quali
il diritto di famiglia, sulla questione di divorzio. Non rivelo niente
di intimo, perché più volte, in interviste molto belle,
umane, toccanti ed anche rispettose del proprio partito di allora, l'ho
ascoltata parlare - non solo per quanto riguarda l'università
cattolica, come ha ricordato Franco Monaco, ma anche nel mondo comunista
di allora - delle difficoltà di una donna non sposata giuridicamente,
compagna del leader di un partito comunista.
Se vogliamo dire queste cose con autenticità, sincerità
e verità e dare una testimonianza, non dobbiamo fare commemorazioni,
ma ricordare che questa donna che oggi, a 79 anni, fa questa scelta
coraggiosa, ha vissuto questa storia e, come è stato ricordato,
è stata tre volte Presidente della Camera.
Voglio ricordare due momenti particolari: il primo è quando,
subentrando al presidente De Mita - credo il 10 marzo 1993 -, è
stata eletta presidente della Commissione bicamerale della XI legislatura
(ed io ero tra coloro che l'hanno eletta, così come ero tra coloro
che hanno eletto De Mita). Ricordo la sua presidenza di allora, che
non fu facile, perché quella era la legislatura di Tangentopoli,
ma moltissimi di noi, eletti in quella legislatura, non avevano niente
a che fare con Tangentopoli.
Si arrivò - a mio parere, sbagliando - a sciogliere troppo presto
quella legislatura e l'onorevole Iotti, presidente di quella Commissione
bicamerale, spinse fino all'ultimo, anche entrando in conflitto con
parte del suo mondo, perché si arrivasse a completare quel lavoro.
Poi trasmise alla Camera e al Senato il progetto di riforma, soltanto
per le due parti che riguardavano la forma di Stato e la forma di Governo,
i cui relatori erano Labriola e Bassanini, ma lo fece con una sua introduzione.
Io ricordo quanto attivamente si batté perché quei lavori
si completassero, più di quanto non si riuscì a fare.
Concludo, ricordando quello che credo sia stato il suo ultimo intervento
in quest'aula, in cui, se non ricordo male, ha parlato dell'altra bicamerale,
svolto nel gennaio 1998, quando abbiamo iniziato in questa sede l'iter
di esame. Ha fatto - lo dico con franchezza, perché molte volte
ho dissentito da lei, avendo una cultura molto diversa dalla sua - un
intervento che ci poteva aspettare, proprio ricordando il comitato per
la Costituzione che ha citato Monaco, quasi di apologia della Costituente
e di freno al processo riformatore. Andate a rileggere quell'intervento:
esso contiene una riflessione molto positiva sulla Costituente, ma anche
critica sul livello della cultura politica esistente allora, che non
poteva avere consapevolezza di problemi sorti venti, trenta, quaranta
o cinquanta anni dopo. In quest'aula semideserta - ahimè - l'onorevole
Iotti ha fatto un intervento di grande apertura riformatrice e di grande
capacità di innovazione, incoraggiando quel lavoro, che poi si
è interrotto, ma che abbiamo ripreso in altro modo, e sostenendo
la volontà di autoriforma del sistema politico e costituzionale
nel nostro paese.
La voglio ricordare in questo senso e voglio augurare a Nilde Iotti
- se ci ascolta o se leggerà questo stenografico -, sia pure
nelle difficoltà che sta attraversando in questo momento, di
poter continuare, dall'esterno del Parlamento, a dare un contributo
attivo sul piano politico, culturale ed anche morale (Applausi).
GIUSEPPE CALDERISI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CALDERISI. Signor Presidente, da deputato radicale ho vissuto
momenti di scontro anche intenso con l'onorevole Iotti, come presidente
di questa Camera, essendo mossi da convinzioni, ideali e politiche tanto
profondamente vissuti da entrambi, quanto radicalmente diversi su tante
e tante questioni, sul ruolo stesso dell'istituzione parlamentare e
su quello del partito politico, del finanziamento pubblico della politica
e così via.
A maggior ragione, essendo stato un avversario politico dell'onorevole
Iotti, una grande figura istituzionale, credo di dover rispettare la
sua volontà e questa sua decisione, anche se in qualche modo
anch'io vivo un po' l'imbarazzo che ha espresso l'onorevole Boato.
Pertanto, venendo meno alla prassi del Parlamento - che non è
solo un rito - di respingere le dimissioni, quando vengono presentate
per la prima volta, voterò a favore della richiesta dell'onorevole
Iotti, per rispetto nei suoi confronti.
Ma in questo momento voglio, innanzitutto, rivolgere un augurio all'onorevole
Iotti.
PIERLUIGI PETRINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI PETRINI. Signor Presidente, l'onorevole Nilde Iotti è
stata per tre legislature la Presidente di questa Assemblea. Io non
ho fatto in tempo a vederla presiedere, a differenza di lei, signor
Presidente, che sono certo che da quell'esempio ha tratto importantissimi
insegnamenti; l'immagine nitida che io ho dell'onorevole Nilde Iotti
è quella che ricordava l'onorevole Soro: nelle notti di tre anni
fa, quando l'opposizione ritenne che la maggioranza dovesse sostenere
integralmente e da sola l'onere del numero legale, la Presidente Iotti
era sempre presente per centinaia e centinaia di votazioni, dando un
esempio altissimo di una virtù spesso fra noi misconosciuta e,
cioè, la modestia, che si intreccia indissolubilmente con il
senso del dovere, quello stesso senso del dovere che oggi induce l'onorevole
Iotti a chiedere di esonerarla da questo mandato perché non è
più in grado di assolverlo per problemi di salute.
Acconsentiremo a questa richiesta dell'onorevole Iotti perché
capiamo che, se diversamente facessimo, aggraveremmo il suo travaglio
perché il mandato parlamentare per lei sarebbe sempre e soltanto
un dovere inevaso. Non è questa la sede delle commemorazioni,
come lei ricordava, è il momento della sobrietà e per
questo concludo con un ringraziamento all'onorevole Iotti (Applausi).
TERESIO DELFINO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TERESIO DELFINO. Signor Presidente, a nome del gruppo CDU rivolgo un
cordiale deferente saluto alla Presidente Iotti: una persona, una vita
politica che si è dipanata, manifestata esemplarmente in una
tradizione di sinistra italiana; una vita dove la passione, la responsabilità,
le convinzioni più profonde, la partecipazione alta alla politica,
quella che non sempre in questa stagione di transizione sentiamo vivere
e palpitare nel paese, trovano in lei una testimonianza profonda. Una
persona, una figura che voglio ricordare soprattutto nell'azione profonda
di difesa del Parlamento - che oggi vediamo in qualche misura offuscato,
anche nell'evoluzione della normativa di riforma dell'istituzione -
della sua funzionalità, dando così un'interpretazione
rigorosa del ruolo delle istituzioni dove la difesa del valore di queste
istituzioni ha sempre trovato in lei una consonanza alta con tutte le
forze politiche.
Infine, è una presenza che ha saputo sviluppare anche un confronto
sovente aspro nella difesa delle proprie convinzioni ma con un'interpretazione
forte che ha consentito, dalla Costituente ad oggi, di trovare sempre
la capacità e la possibilità di mediazioni che sapessero
interpretare e consentire di manifestare in questo paese le diverse
anime culturali che hanno fatto grande il nostro paese. Nel manifestare
la nostra adesione, il nostro sincero rispetto della sua pressante richiesta
di accoglimento delle dimissioni, desidero esprimere a lei un augurio
che possa ancora a lungo il nostro paese avvalersi della sua testimonianza
e del suo contributo. Grazie, Presidente Iotti (Applausi)!
BEPPE PISANU. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BEPPE PISANU. Signor Presidente, onorevoli colleghi, i deputati del
gruppo di Forza Italia - e chi vi parla con particolare commozione -
esprimeranno, loro malgrado, il proprio voto favorevole all'accoglimento
delle dimissioni presentate dall'onorevole Iotti.
La richiesta, per come è formulata, non lascia adito ad esitazioni
di rito; peraltro, conoscendola, so che la motivazione è alta,
di quelle che non si possono discutere: l'onorevole Iotti lascia il
Parlamento perché non è più fisicamente in grado
di dargli il meglio di sé, come ha sempre fatto nella sua vita.
Ho avuto la fortuna di conoscere Nilde Iotti, prima come avversaria
politica e poi, per tre legislature, l'VIII la IX e la X - onore mai
toccato a nessun altro deputato -, come Presidente di questa Camera.
Vorrei ricordare fugacemente soltanto un tratto marginale - ma credo
significativo - della sua Presidenza: nei momenti di maggior turbolenza
e di maggior contrasto (e di contrasti in quest'aula ce ne erano molti
più di oggi) i richiami più severi, i rimbrotti più
aspri della Presidente Iotti si rivolgevano sempre e immancabilmente
alla sua parte politica. Quello era il suo modo di manifestare non solo
un bisogno di imparzialità, ma anche l'amore esigente che nutriva
per i propri compagni di lotta.
La Presidente Iotti ha lasciato in molti - certamente in me - il ricordo
di una Presidenza improntata ad equilibrio, impegno severo, rispetto
dell'autonomia del suo alto incarico. Ritengo che tali doti siano state
riconosciute anche dai colleghi più giovani, quando Nilde Iotti
è stata Presidente della delegazione italiana al Consiglio d'Europa.
Oggi, da avversari politici leali, le riconosciamo i meriti che tutti
i colleghi le hanno riconosciuto e le formuliamo di cuore l'augurio
che, seppure fuori dal Parlamento, possa ancora dare il suo contributo
di intelligenza, di cultura e di passione civile al suo partito e alla
politica italiana. Le auguriamo, insomma, che possa ancora combattere
a lungo la sua buona battaglia. Auguri, Presidente Iotti (Applausi).
PRESIDENTE. Prima di dare la parola al ministro Maccanico, darò
la parola all'onorevole Finocchiaro Fidelbo, che l'ha chiesta. L'onorevole
Iotti si è battuta molto per i diritti delle donne e delle famiglie.
Sinora nessuna donna ha chiesto la parola, quindi, ritengo che la presidente
Finocchiaro Fidelbo possa farlo.
ANNA FINOCCHIARO FIDELBO. Signor Presidente,
onorevoli colleghi, Nilde Iotti è una madre della Repubblica.
Parliamo sempre dei padri della Repubblica; forse sarebbe il caso di
adoperare anche quell'altra espressione. Ha ragione l'onorevole Boato,
quando afferma che Nilde Iotti è una donna che non è mai
rimasta prigioniera di un ruolo elevatissimo e prestigiosissimo, così
prezioso per la storia del nostro paese. Nilde Iotti è una donna
moderna, che ha saputo vivere le fasi della storia di questo paese con
una capacità ed una lungimiranza che sono proprie delle grandi
personalità politiche. È stata donna della Resistenza
- possiamo dire "ragazza" della Resistenza -, quando era il
tempo di fare la Resistenza per liberare il paese. Poi ha fatto parte
della Costituente, ha scritto, pensato, progettato il futuro di questo
paese nella stesura dei principi fondamentali che lo hanno retto e che
lo reggono. È stata poi donna delle grandi battaglie di civiltà,
avendo anche un ruolo decisivo all'interno del suo partito in alcune
di queste battaglie: mi riferisco, in particolare, a quella per il divorzio
ed a quella per l'aborto.
Qualcuno ha ricordato qui - da ultimo l'onorevole Boato -, ed io lo
ringrazio per questo, le difficoltà che Nilde Iotti ha dovuto
affrontare per essere stata la compagna di Palmiro Togliatti. Quanti
altri sarebbero rimasti schiacciati dalla vicinanza di una personalità
quale quella di Palmiro Togliatti! No, Nilde Iotti ha sviluppato una
sua autorevolezza, una sua capacità, che hanno avuto un riconoscimento
così grande da non farla mai situare nell'ombra di Palmiro Togliatti.
Io credo che anche questo sia giusto ricordare in quest'aula.
Molti colleghi hanno ricordato le sue esperienze, ciò che ella
è stata per il paese, per la Camera, per moltissimi di noi. Io
sono entrata qui nel 1987, insieme a tante altre giovani deputate e
lei è stata per noi un riferimento serio: non la grande madre,
no, un riferimento serio, perché non era, appunto, ingessata
in un ruolo da grande madre, era ed è una donna che sa leggere
il suo tempo e sa sul suo tempo incidere.
Vorrei ricordare una sua dote, quella della signorilità, che
io continuo a ritenere (forse perché l'ho vista in lei e mi ha
affascinata) una dote che in politica è ancora giusto ritrovare
e coltivare.
Se la giornata di oggi, e gli interventi, tutti affettuosissimi, dei
colleghi, i ricordi di molti che la conoscono da tanto tempo, ma anche
dei colleghi che più recentemente sono entrati in Parlamento,
sono stati talvolta - per affetto, certamente - un po' enfatici, sono
sicura che la Presidente Iotti - che forse ci sta ascoltando in questo
momento, e che comunque leggerà il resoconto stenografico - con
la sua ironia saprà ricondurre i discorsi di oggi, anche lì
dove per affetto, ripeto, possono aver un po' ecceduto nell'enfasi,
al messaggio essenziale: ci dispiace moltissimo che se ne vada; se lei
desidera così, così si farà, comunque riceva un
augurio affettuoso da tutti (Vivi, generali, prolungati applausi,
cui si associano i membri del Governo).
ANTONIO MACCANICO, Ministro per le riforme
istituzionali. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO MACCANICO, Ministro per le riforme istituzionali. Non
posso nascondere, signor Presidente, una profonda emozione nell'associarmi
alle espressioni di ammirazione e di rammarico per la decisione dell'onorevole
Iotti di lasciare il Parlamento.
Ho avuto la fortuna di conoscere l'onorevole Iotti negli anni dell'Assemblea
costituente: ero un giovano funzionario e l'onorevole Iotti, insieme
a tanti altri - l'onorevole Dossetti, l'onorevole Laconi - rappresentava
per me il volto nuovo della democrazia repubblicana italiana. Da allora
ho sempre seguito la sua straordinaria attività. In particolare,
sono stato vicino all'onorevole Iotti quando è diventata Presidente
della Camera: allora io ero segretario generale della Presidenza della
Repubblica ed avevo con lei contatti quasi quotidiani, che mi hanno
consentito di ammirarne l'alto senso delle istituzioni e la dedizione
al suo dovere di Presidente di questa Assemblea, in un momento assai
difficile per la vita del paese. Ho potuto ammirare la sua serenità
e la sua imparzialità in quell'attività.
Ricordo un secondo momento molto importante, quando fu chiamata alla
presidenza della Commissione bicamerale per le riforme istituzionali.
Ella aveva un senso delle istituzioni straordinario, che suscitava la
mia ammirazione; era convinta della necessità dell'ammodernamento
del nostro sistema politico e faceva tutto quanto era in suo potere
per assecondare questa tendenza.
Ritengo che l'onorevole Iotti sia una delle figure rappresentative della
vita repubblicana italiana e tale rimarrà nella storia della
nostra Repubblica.
Il suo contributo come Presidente della Camera credo rimanga nella storia
del Parlamento italiano. Il fatto che adesso lasci il Parlamento è
certamente motivo di rammarico, ma io sono sicuro che, anche se non
sarà più fra noi in questo Parlamento a discutere e a
dare il suo contributo, lei non abbandonerà la vita politica
finché avrà vita. Lei sarà presente nella battaglia
ideale ed in quella per lo sviluppo della nostra democrazia: noi la
sentiremo presente anche se non sarà fra noi.
Aggiungo un augurio vivissimo per le sue condizioni di salute e spero
veramente che possa ancora a lungo dare il suo contributo allo sviluppo
della democrazia italiana (Generali applausi).
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, do lettura della
lettera inviata dal Presidente Iotti:
"Caro Presidente,
lascio con rammarico dopo oltre cinquanta anni di lavoro il mio incarico
di parlamentare.
Mi auguro che lo spirito di unità per cui mi sono sempre impegnata
prevalga nei confronti dei gravi pericoli che minacciano la vita nazionale.
Ti ringrazio per la cortesia che mi hai usato.
Firmato: Nilde Iotti"
Onorevoli colleghi, stante l'assoluta particolarità di questa
situazione chiedo che si voti per alzata di mano.
Pongo in votazione l'accettazione delle dimissioni da deputato dell'onorevole
Nilde Iotti.
(È approvata).
Colleghi, vorrei aggiungere che la tradizione che vuole che le dimissioni
vengano respinte alla prima votazione è giustificata dal rischio
che le dimissioni siano imposte al singolo deputato dal gruppo o dal
partito. Trattandosi di una collega quale la Presidente Iotti, questo
rischio non c'è.
Questa è la ragione per cui tutti i colleghi, in un'ulteriore
forma di rispetto, hanno accolto la sua decisione (Generali applausi,
ai quali si associano i membri del Governo).