NILDE IOTTI LASCIA IL PARLAMENTO DOPO 50 ANNI
Seduta del 18 novembre 1999

PRESIDENTE. Colleghi, non c'è bisogno che io ricordi qual è stato il ruolo di Nilde Iotti nella Camera dei deputati e nella storia della Repubblica. Credo che il Parlamento troverà il modo di riflettere su questa figura politica di straordinaria rilevanza nel movimento democratico italiano, per la dignità enorme con cui ha gestito tutte le sue funzioni politiche ed in particolare, mi permetterete, quella di Presidente di questa Camera, guadagnando il rispetto di tutte le parti politiche.
Quando ho ricevuto la lettera dell'onorevole Iotti, mi sono permesso di accertare se fosse possibile soprassedere, riflettere e così via, ma l'onorevole Iotti, per un senso dello Stato che credo tutti sappiamo quanto sia radicato e profondo in lei, non riuscendo, per ragioni di salute, a far parte della Camera dei deputati in modo attivo, ed avendone sempre fatto parte in questo modo, non ritiene giusto continuare a rivestire il ruolo di parlamentare.
La Presidente Iotti, quindi, non ritenendo di poter continuare a rivestire attivamente le funzioni di parlamentare, ha insistito affinché la Camera accolga le sue dimissioni. So che alcuni autorevoli colleghi intendono prendere la parola e sono anche convinto che, d'accordo con il Presidente del Senato, troveremo il modo di ricordare il ruolo svolto dall'onorevole Iotti.
Non ho nulla da aggiungere e tutto ciò che potrei dire suonerebbe un po' retorico, mentre so che l'onorevole Iotti è una donna molto rigorosa, molto laica anche in questo, per cui non apprezzerebbe un eccesso di parole. Resta il rispetto per la sua vita, per i valori che ha difeso con tutta la sua attività politica e parlamentare, ed il rispetto per la donna che ha chiesto di lasciare questa Assemblea (Vivi, generali, prolungati applausi - L'Assemblea si leva in piedi e con essa i rappresentanti del Governo).

FABIO MUSSI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO MUSSI. Signor Presidente, cari colleghi, già questo applauso corale vuol dire qualcosa di importante. Noi tutti in quest'aula, anche i più giovani di vita parlamentare, abbiamo imparato a conoscere Nilde Iotti e sappiamo bene, perciò, che la sua decisione, che ha voluto comunicarci con tanta serena e ferma determinazione, non è di quelle che possono essere scalfite. Non esistono argomentazioni, per quanto suadenti ed affettuose, che valgano a farla recedere dal suo convincimento, frutto di un travaglio e di una riflessione non semplici.
Costa moltissimo, a me personalmente ed al gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, che nelle sue file annovera Nilde Iotti, prendere atto della sua volontà. Siamo pienamente consapevoli che ci sarebbe ancora bisogno, in questa Camera, di una voce come la sua, di un impegno come quello che lei ha saputo profondere per più di mezzo secolo nell'attività parlamentare: per più di mezzo secolo, tutti i giorni, con totale assiduità.
Oggi Nilde Iotti ci dice di non sentirsi più in grado, per gravissimi motivi di salute, perché le forze non la sorreggono più, di assolvere il suo mandato con lo stesso impegno, la stessa dedizione, la stessa costante presenza che ce l'hanno fatta apprezzare in tutti questi anni. Il modo migliore, perciò, per rendere omaggio a questa intensa, ricchissima e feconda esperienza credo sia quello di rispettare pienamente la sua volontà. Ritengo sia giusto, in questa circostanza - mi rivolgo a tutti i colleghi -, saltare il passaggio che la cortesia istituzionale e anche un rituale, di cui non sfugge a nessuno il forte significato, prevedono: credo sia giusto accogliere le dimissioni in prima istanza, senza respingerle per poi doverle votare una seconda volta.
Nessuna Assemblea, neanche la più rappresentativa, può coartare una scelta individuale motivata come ha fatto Iotti. Credo che occorra accettare tale scelta, per quanto dolorosa essa possa apparirci e per quanto grande possa essere il rammarico sincero che suscita in noi, nonostante la nostra consapevolezza del vuoto che lascia.
La lettera di Iotti è una lettera austera che esprime l'alta dignità che ha sempre contraddistinto i suoi comportamenti e non abbiamo il diritto di sminuirne il valore: Iotti per prima, ne sono certo, non comprenderebbe. Non possiamo, insomma, far torto ad una collega che, come pochi altri, ha vissuto l'intera vicenda della Costituente della Camera repubblicana e che non rappresenta solamente la memoria storica di quel che ha significato, nei passaggi più difficili, il dibattito e anche lo scontro in quest'aula. Non possiamo fare torto ad una personalità politica tra le più eminenti dell'Italia democratica che ha lasciato un'impronta indelebile nell'opera di innovazione della prassi e delle regole parlamentari.
Naturalmente non è né il luogo né il tempo di trarre il bilancio di un contributo così grande quale quello che Nilde ha saputo dare alla vita del paese, all'attività del Parlamento e alla storia del suo partito. Tuttavia, permettetemi qualche parola rivolta a tutti, ma a lei in primo luogo.
Come non ricordare qui, brevissimamente, che, a partire dalla lotta di resistenza, Nilde Iotti crea e dirige gruppi in difesa della donna, che entrata nel PCI, nel 1961, assume la responsabilità della sezione femminile nazionale e che sono di quegli anni alcuni momenti fondamentali dell'iniziativa delle donne comuniste nel Parlamento e nel paese?
Come non ricordare il suo lavoro presso la Costituente, quando, ancora giovanissima, con Moro, Dossetti, La Pira e Basso fa parte della Commissione dei 75 che elabora la bozza della Costituzione della Repubblica?
Come non ricordare l'attività, a cui lei teneva molto e che ricordava e ricorda sempre, di deputato decisivo per il contributo alla definizione e all'approvazione del nuovo diritto di famiglia; l'attività di vicepresidente del gruppo comunista, di Vicepresidente della Camera, di presidente della Commissione affari costituzionali, di parlamentare europeo, di presidente della Commissione per le riforme istituzionali e di Presidente della Camera dei deputati ininterrottamente per tredici anni? Ed è in particolare da Presidente della Camera che Nilde Iotti ha mostrato tutto il suo senso delle istituzioni, il suo rigore ed il suo essere, in ogni circostanza, super partes a difesa delle regole, del ruolo, dei poteri e delle prerogative del Parlamento.
Voglio ricordare solo un paio di episodi. In qualità di Presidente della Camera, alla fine dell'XI legislatura, Nilde Iotti viene chiamata dal Presidente della Repubblica, prima donna e anche primo esponente del partito comunista italiano, a svolgere un mandato esplorativo alla ricerca di una soluzione ad una complicata crisi politica sfociata poi nelle elezioni anticipate.
L'imparzialità e il senso delle istituzioni con cui condusse questa esplorazione suscitarono qualche incomprensione anche nel suo partito; la stessa incomprensione che si manifesta nel 1984, che capita alle forti personalità, quando nell'unica battaglia ostruzionista che il PCI conduce sotto la Presidenza Iotti, quella contro il decreto sulla scala mobile, l'atteggiamento di Iotti, Presidente della Camera, la sua difesa dei diritti del Governo oltre che dei poteri del Parlamento, fa storcere la bocca anche a più di uno della sua parte politica. Lo ricordo a suo onore.
Iotti insomma è una personalità di forte carattere, di decisa determinazione. In quei giorni a cui si riferiscono questi episodi, alcune settimane dopo la conclusione del mandato esplorativo cui ho accennato, Nilde Iotti con una impennata delle sue, conscia che l'ormai certa interruzione anticipata della legislatura avrebbe annullato il lavoro legislativo pressoché concluso, per portare da cinque a tre gli anni di separazione legale per ottenere il divorzio, quasi impone che la Commissione giustizia approvi la riforma già varata dal Senato, in sede legislativa. Evitò così un rinvio a chissà quando di una importante conquista di civiltà, con un atto questa volta di affermazione se non di un imperio di una volontà dal suo alto seggio istituzionale.
Non è tempo di bilanci, comunque. Ho voluto ricordare questi pochissimi tratti parzialissimi e non certo esaustivi dell'attività politica e istituzionale di Nilde Iotti. Attività politica per la quale formuliamo l'augurio che possa continuare, nel suo impegno e nella sua azione. Pochi richiami, unicamente per ricordare e riportare alla nostra memoria la dimensione e l'inestimabile valore di un patrimonio su cui questa Assemblea non potrà, da questi banchi, contare, ma potrà certamente farlo per i suoi consigli e per le sue azioni politiche future.
Non è tempo di bilanci appunto perché siamo sicuri che Nilde Iotti con la sua intelligenza, con la sua passione politica, con la sua discrezione continuerà ad aiutarci nel cammino che ci sta davanti, come ha fatto anche in questi mesi nei quali la malattia l'ha costretta ad essere lontana dai nostri lavori. È dunque un augurio il mio: lo rivolgo a Nilde, da questi banchi che l'hanno vista protagonista di memorabili battaglie politiche, in quest'aula che la conobbe imparziale custode delle regole, inflessibile garante dei diritti di tutti. È un augurio pieno di riconoscenza, colmo di affetto. Un affetto che in noi, suoi compagni di lotta, rimane vivissimo e rende più doloroso il pensiero di non poterla avere in quest'aula ancora al nostro fianco, ma sicuri che sarà al nostro fianco, a fianco delle battaglie democratiche che sono dinanzi al nostro paese fino a quando avrà le forze per farlo. Vi ringrazio e un grande augurio a Nilde Iotti (Generali applausi a cui si associano i membri del Governo)!

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Mussi.

CARLO PACE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARLO PACE. Signor Presidente, certamente la prassi normale di questa Camera di respingere in prima istanza le dimissioni di un deputato costituisce una prassi significativa. Significa infatti un apprezzamento per il lavoro svolto, un apprezzamento per la personalità.
Fare eccezione a questa prassi, nel caso in oggetto, è però nient'altro che una conferma della regola. Fare eccezione alla prassi significa, infatti, riconoscere che non occorre un segno particolare di apprezzamento e di distinzione nell'accogliere le dimissioni dell'onorevole Iotti. Ci troviamo di fronte ad una persona che, pur avendo militato certamente in una parte non vicina alla nostra, si è fatta riconoscere - come ha ricordato l'onorevole Mussi - anche per il suo alto senso istituzionale.
I deputati del gruppo di Alleanza nazionale hanno accettato di votare favorevolmente all'accoglimento delle dimissioni dell'onorevole Iotti, soprattutto come atto di omaggio alla sua volontà e alla sua persona. Mi si consenta di unire l'augurio di Alleanza nazionale per la salute dell'onorevole Iotti a quello che ha già espresso l'onorevole Mussi (Generali applausi).

FRANCESCO GIORDANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO GIORDANO. Permettete anche a noi, signor Presidente, di rispettare il desiderio dell'onorevole Iotti di dimettersi da questa Assemblea. È una scelta individuale che sappiamo essere stata sofferta ed è per queste ragioni che, così come ha fatto il presidente Mussi, anche noi vogliamo rivolgere un augurio intenso affinché l'onorevole Iotti possa riprendere la sua battaglia politica e il suo posto di militante e dirigente politico. Il nostro augurio forte e sincero spero possa far sentire la vicinanza dei compagni e di tutti i militanti della sinistra, comunque collocata, all'onorevole Iotti.
Vorrei aggiungere che la figura dell'onorevole Iotti è tale che rappresenta un rapporto, a mio avviso, assolutamente inscindibile tra la storia della sua parte politica e la democrazia di questo paese. La sua esperienza politica e di vita dimostra che, per l'appunto, tra quella parte politica, i comunisti e la storia della democrazia di questo paese vi è un nesso inscindibile. È stata certo, come ha spiegato l'onorevole Mussi, una donna che ha avuto una forte capacità di autonomia tanto che in alcune scelte non è stata condivisa neanche dalla sua stessa parte, a dimostrazione che le donne e gli uomini di quella parte, nella fattispecie l'onorevole Iotti, possono svolgere e hanno svolto una funzione generale e istituzionale.
La storia, il patrimonio, le risorse dei comunisti in questi mesi ci hanno visti divisi ma, quando questa storia passa per il quotidiano, possiamo avere - ed è giusto che sia così - una conformità di giudizio e di comportamento. Siamo ovviamente totalmente disponibili e accettiamo di rispettare per intero la scelta individuale dell'onorevole Iotti, a lei va tutto il nostro affetto e tutto il nostro augurio (Generali applausi).

ANTONELLO SORO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONELLO SORO. Presidente, credo che questo voto in qualche modo irrompa nella vita parlamentare scandita dall'ordinario conflitto tra la maggioranza e l'opposizione. In un tempo nel quale può accaderci di scambiare la routine delle votazioni con una perdita di tempo, avverto questo momento come un richiamo forte alle grandezze non virtuali della nostra democrazia ed alle dimensioni straordinarie della funzione parlamentare. In fondo, la storia di Nilde Iotti evoca in tutti noi la memoria di una generazione politica fatta di grandi personalità, di grandi passioni che hanno costruito il tessuto della nostra Costituzione, dell'ordinamento più democratico del mondo. È la memoria, che nessuna polemica può sfumare, di una straordinaria stagione di ricostruzione democratica del nostro paese, che nel contrasto (e che contrasto!) duro ed aperto tra culture politiche contrapposte, tra ideologie, ha però accompagnato pacificamente la transizione dell'Italia, allontanandola dalle macerie della guerra, ma anche dalle rovine morali della stagione che con il conflitto si è chiusa.
In questa luce si colloca il profilo di una donna straordinaria, che ha conquistato negli anni un ruolo di crescente importanza, prima nel suo partito e poi nelle istituzioni - la prima donna ai vertici delle istituzioni italiane -, guadagnando un rispetto ed una stima che hanno superato i confini di parte.
In questo momento, però, a me preme solo richiamare una parte minore, quella di parlamentare, di semplice parlamentare degli ultimi anni, nella XII e XIII legislatura, capace di vivere la vita di tutti, di un qualsiasi deputato, di stare in aula per ore. Ricordo - come ricorda lei, signor Presidente - le notti di quel dicembre 1996 quando il voto sulla legge finanziaria ci portò, in un contrasto durissimo, a votare nel cuore della notte. Nilde Iotti votava come tutti noi, restando in aula e fornendo una testimonianza di sobrietà che porta un contributo di esperienza e di saggezza, un modello che è tanto più alto quanto più queste dimostrazioni sono prive di supponenza, quanto più sono distaccate dall'interesse personale e lontane dalla tentazione di imporre il proprio passato come un ingombro indiscreto.
Oggi Nilde Iotti ci offre un'altra testimonianza altissima di come si possa essere coerenti con la propria missione politica, così ricchi anche di fiducia, in fondo, nella vita di questo Parlamento, nell'istituzione che noi qualche volta sottovalutiamo per il significato che ha, quello vero e più profondo, anche quando le innumerevoli votazioni danno la sensazione di fare la politica come se declinassimo un mestiere inutile.

Credo che questo sia il senso più alto della decisione e della richiesta di Nilde Iotti di procedere immediatamente alla presa d'atto.
Il gruppo dei Popolari si associa alle parole di omaggio del presidente Mussi ed agli auguri per la salute della collega Iotti (Generali applausi).

MARCO FOLLINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO FOLLINI. Signor Presidente, Nilde Iotti per noi è un avversario politico e lo è stato in anni in cui era più facile essere nemici piuttosto che avversari. A maggior ragione voglio esprimere qui oggi, a nome dei parlamentari cristiani democratici, tutto il nostro rispetto e tutto il nostro apprezzamento per la sua figura, unendomi all'augurio che l'onorevole Mussi e tanti altri hanno formulato nei suoi confronti.
Credo che il riconoscimento da parte di chi si sente più lontano valga almeno quanto la solidarietà da parte di chi è più vicino. Questa è la regola della democrazia, la regola su cui sono fondate le nostre istituzioni. Con questo spirito anche noi voteremo, con rammarico, a favore dell'accoglimento delle dimissioni (Generali applausi).

GIORGIO LA MALFA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente della Camera, onorevoli colleghi, sarà con autentico dolore ed emozione che saremo costretti a votare in favore dell'accoglimento delle dimissioni della collega Nilde Iotti, in quanto lei ce lo chiede insistentemente e ci chiede di non ripetere questa discussione. Vorremmo votare contro ma non lo faremo, se è questo l'orientamento.
Con l'uscita dalla Camera di Nilde Iotti si chiude, in un certo senso, una fase storica della Repubblica, la prima parte della Repubblica, non la prima Repubblica. Credo che alla Camera non sieda nessun altro dei grandi protagonisti della storia parlamentare italiana del dopoguerra; nel momento in cui Nilde Iotti si dimette, esce uno degli ultimi protagonisti della stagione che va dal 1946 ad oggi, oltre cinquanta anni di vita parlamentare.
Ho un ricordo molto antico, per così dire, delle vicende parlamentari. Siedo in Parlamento dal 1972 e ho avuto l'onore di essere deputato negli anni in cui Nilde Iotti è stata, con grandissima dignità e capacità, la prima donna Presidente di questo ramo del Parlamento, che lei adesso presiede, onorevole Violante. Per ragioni familiari ho ricordi assai più antichi. Ero presente in occasione della seduta violentissima nella quale si discusse dell'adesione al Patto atlantico, nel 1949, e ricordo gli scontri fisici in aula (forse, il Presidente Violante era troppo giovane per ricordarlo anche lui). Allora, il Presidente della Camera aveva un bottone con il quale suonava una sirena quando scoppiavano i tafferugli in aula e i commessi sgombravano le tribune del pubblico per non far assistere a quelle scene, con l'onorevole Paietta che sradicava le tavole dei banchi, con veri e propri scontri, eccetera.
In questo grande e tremendo scontro presente nella società italiana, nella lotta politica fra democristiani, repubblicani, comunisti, neofascisti, vi era un senso di straordinario rispetto non solo fra le persone ...

GENNARO MALGIERI. Missini!

GIORGIO LA MALFA. Mi scusi, onorevole collega, missini.

FORTUNATO ALOI. Sei sempre lo stesso!

GIORGIO LA MALFA. Sono sempre lo stesso, il che non è male; ho intenzione di continuare ad esserlo...

PRESIDENTE. Colleghi, non mi sembra il caso!
Prego, onorevole La Malfa.

GIORGIO LA MALFA. ...perché in queste vicende non vi sono travestimenti che valgano.

ENZO TRANTINO. Alcuni travestimenti a volte sono opportuni!

FORTUNATO ALOI. Tu sei il depositario della verità!

GIORGIO LA MALFA. Tu rischi di essere...

PRESIDENTE. Onorevole La Malfa, le dispiace attenersi al tema e rivolgersi al Presidente?

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, in quello scontro politico così aspro in Parlamento e nel paese, vi era però un punto fermo sul quale si poteva contare, ossia il rispetto per l'istituzione parlamentare in quanto tale. Al di là dell'intensità della lotta, che è stata durissima nel corso di questi cinquant'anni, le istituzioni parlamentari e, in generale, le istituzioni della Repubblica erano sacre.
Quando ci si domanda che cosa unisse i grandi leader politici di quegli anni, tra i quali Nilde Iotti, la risposta è che quel Parlamento era nato dalla lotta contro il totalitarismo e la dittatura e, quindi, per quanto potessimo essere su fronti opposti nelle idee sulla politica estera, economica o sociale, dovevamo difendere il grande prodotto della lotta contro il fascismo e contro la dittatura, che rappresentava la rinascita e il fondamento della vita democratica comune.
Nilde Iotti è stata testimone altissimo della grande consapevolezza di ciò che avevamo costruito. Per tale ragione, nel momento in cui la salutiamo, lo facciamo con profondo dolore e rimpianto (Applausi dei deputati dei gruppi misto Federalisti liberaldemocratici repubblicani, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, Comunista e misto-Rifondazione comunista-progressisti).

TULLIO GRIMALDI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TULLIO GRIMALDI. È consuetudine della Camera dei deputati - come è stato ricordato - respingere le dimissioni di un deputato per lo meno quando vengono presentate per la prima volta. Questa volta, invece, non lo faremo; non lo faremo proprio per rispettare un desiderio espresso da Nilde Iotti. È un desiderio che, d'altra parte, rispecchia il modo di essere di Nilde Iotti: le persone grandi, infatti, se ne vanno in punta di piedi, senza clamore e senza esaltazione. E così deve essere anche per Nilde Iotti!
Credo che si possa aggiungere poco su quello che Nilde Iotti rappresenta e ha fatto: con lei da questo Parlamento se ne va un pezzo di storia d'Italia - questo bisognerebbe ricordarlo soprattutto ai giovani che non hanno memoria o che hanno poca memoria storica - che è poi storia di tutto il paese e non soltanto dei comunisti italiani.
Sono già state ricordate le tappe caratterizzanti di tutto ciò che Nilde Iotti ha rappresentato dai primi momenti nei quali si avvicinò alla lotta politica. Era giovanissima (poteva avere non più di 24-25 anni) quando partecipò alla resistenza. Dalla resistenza all'Assemblea costituente, partecipò attivamente ai lavori della Commissione dei 75, che gettò le basi della Repubblica e soprattutto dell'impianto di quella Costituzione che non solo ha resistito per tanti anni, ma che è anche una delle Costituzioni più avanzate del mondo, per lo meno tra i paesi democratici.
Come dicevo, ebbe una parte attiva nell'Assemblea costituente: basterebbe scorrere gli annali di quel periodo per comprendere la rilevanza del contributo dato da Nilde Iotti e da altri.
Non si può poi dimenticare il contributo dato fin dal 1948 con l'elezione a deputato, prima, e a Presidente della Camera, poi. Se non erro, fu Presidente della Camera per il periodo più lungo nella storia del Parlamento repubblicano: essa, infatti, venne riconfermata per ben tre volte in tale ruolo, con votazioni a larghissima maggioranza.
Questo incarico ha rappresentato un impegno nelle istituzioni di questo paese, soprattutto nella Camera dei deputati e nei lavori parlamentari.
Ricordo inoltre il ruolo che ricoprì come presidente della Commissione bicamerale per le riforme istituzionali (sostituì il suo predecessore Ciriaco De Mita) che, come avvenne anche in altre occasioni, non portò però ad un risultato.
Tutto ciò va ricordato soprattutto per l'impegno profuso per queste istituzioni.
Credo però che debba essere ricordato anche ciò che Nilde Iotti ha rappresentato come militante politica in un partito come il PCI: intendo riferirmi in particolare alle battaglie per i diritti civili, soprattutto in difesa delle donne! Io credo che le donne di questo paese dovrebbero ricordare soprattutto ciò che Nilde Iotti ha rappresentato e ha fatto quando si discutevano questioni che in quei momenti potevano dividere il paese come il divorzio, l'aborto e l'affermazione dei diritti della donna. Sottolineo che tutto questo avveniva in un momento nel quale anche nello stesso partito comunista certe idee si facevano strada con difficoltà; negli anni settanta, infatti, non era facile far accettare il divorzio e l'aborto anche negli ambienti della sinistra. In ogni caso, quelle battaglie aprirono la strada per l'affermazione di quei diritti che oggi rappresentano un dato consolidato e che non sono - credo - più messi in discussione.
Sulle battaglie per i diritti civili per le libertà, vi sono moltissimi ricordi personali. Per esempio, Nilde Iotti era molto sensibile a tutte le battaglie che si conducevano nelle istituzioni come la magistratura. Ricordo che in occasione delle votazioni alla Camera, al Parlamento, per le modifiche della legge elettorale del Consiglio superiore della magistratura che in quel momento significava avere una rappresentatività di tutte le espressioni della magistratura, soprattutto della parte più giovane della magistratura, noi avemmo proprio in Nilde Iotti un interlocutore privilegiato. Si schierò dalla nostra parte e si batté. Fece mobilitare tutto il partito come le altre forze della sinistra. Si impegnò per i diritti, per le libertà, per l'affermazione delle donne, in una battaglia di libertà nella continuità (questo andrebbe ricordato anche oggi dove un certo revisionismo storico si sta facendo strada nel mettere in discussione tutto quello che il comunismo ha rappresentato in questo paese) perché Nilde Iotti, a differenza di noi che magari non credemmo in quel momento, nella svolta della Bolognina e poi, nel 1989, aderì alla nuova formazione politica che aveva cambiato nome e simbolo al partito comunista.
Nilde Iotti in quel momento rappresentò ancora la continuità pur non rinnegando quella che era stata la sua fede politica che aveva portato avanti per tanti anni e per la quale si era battuta. Credo che in questo momento questo dovrebbe essere ricordato più di tutto: quello che la compagna Iotti (noi possiamo chiamarla così) ha rappresentato per le istituzioni di questo paese e per la sua vita politica.
In questo momento noi rivolgiamo un augurio alla Iotti che ci lascia. Ne sentiremo la mancanza. Io ero abituato a parlare con lei da questi banchi poiché eravamo vicini, soprattutto quando si discuteva in bicamerale della Costituzione e si commentava quello che si stava cercando di modificare, delle cose che non andavano. A parte questo, l'augurio che vorrei fare alla compagna Iotti in questo momento è che soprattutto i giovani di questo paese rileggano le pagine della nostra storia e vadano a rivedere queste grandi figure, come la Iotti, che hanno dato tanto al nostro paese e che quindi non vanno dimenticate (Applausi dei deputati del gruppo Comunista, Democratici di sinistra-l'Ulivo e misto-Rifondazione comunista-progressisti).

FRANCESCO MONACO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO MONACO. Signor Presidente, sono alla prima legislatura. Le dirò che qualche volta, con circospezione mi sono avvicinato all'onorevole Nilde Iotti perché sono sensibile, credo, come un po' tutti, al suo carisma e al suo fascino, vincendo una certa mia ritrosia istintiva perché la donna incuteva anche un certo naturale rispetto. L'accostavo per avere da lei qualche consiglio e saggio giudizio. Devo dire che in quelle rare circostanze in cui, vincendo questa ritrosia, mi è riuscito di avere da lei qualche consiglio e qualche saggio giudizio, il consiglio e il giudizio non mi sono mai mancati. Amabile, pur nella sua severità, quello che faceva impressione era anche la sua figura personale, diciamolo onestamente, l'alta dignità, la figura austera come era un po' di quella generazione, poi, lo hanno ricordato tanti colleghi, la fedeltà e l'assiduità nel suo impegno, anche quello più quotidiano, al suo banco, il voto al suo banco.
I colleghi della delegazione italiana al Consiglio d'Europa e all'UEO mi dicono che era assidua anche lì. Lo è stata fino a poco tempo fa. Non mancava a questi appuntamenti a Strasburgo.
Mi piace rammentare la donna che ha sofferto in quanto donna in una Italia che era ancora attraversata dal pregiudizio e dai ritardi culturali.
Nilde Iotti si è laureata all'Università cattolica di Milano, con una tesi di laurea sulle lotte contadine nel reggiano, ma fino a non molto tempo fa il nome di Nilde Iotti era difficile da pronunciare dentro l'Università cattolica. Ha poi attraversato le pagine più alte della storia politica nazionale: la lotta di liberazione e la partecipazione alla Costituente, in specie alla Commissione dei settantacinque che, come è noto, è stato il cuore dell'Assemblea costituente, sempre fedele ai valori ed ai principi costituzionali; lo è stata sempre fino alla fine. Rammento anche la sua partecipazione a qualche appuntamento dei comitati per la Costituzione, varati da un'altra grande figura, che mi piace qui evocare, Giuseppe Dossetti, di recente, negli anni 1995-1996.
È stata militante nel suo partito, in un tempo in cui i partiti erano un fattore (vorremmo che lo fossero anche oggi) decisivo di integrazione nella democrazia italiana, all'epoca nell'ancora fragile e giovane democrazia italiana. I partiti esprimevano infatti il meglio del patrimonio etico e politico del nostro paese; esprimevano una classe dirigente degna di questo nome, che meritava di essere punto di riferimento anche per le giovani generazioni.
Da ultimo, la rammentiamo (non io direttamente, se non a distanza in quanto cittadino) come Presidente della Camera, nello svolgimento di questo servizio all'insegna della massima imparzialità e di un alto senso delle istituzioni, all'altezza del suo ruolo e perfino nobilitandolo, se così posso dire. L'ultimo atto degno di lei è questa sua richiesta, che merita di essere accolta proprio perché formulata come atto non di rito, e noi faremo bene a dare una risposta non di rito, accogliendo la richiesta subito in prima istanza, anche se lo faremo, come qualcuno ha osservato, controvoglia. Credo, però, che questo sia l'ultimo atto di omaggio all'altezza della sua figura (Applausi).

PRESIDENTE. Colleghi, anche per rispetto al carattere di Nilde Iotti, desidero solo osservare che credo lei apprezzerebbe molto la sobrietà complessiva della discussione.

GIOVANNI CREMA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIOVANNI CREMA. Signor Presidente, concordiamo con lei e la ringrazio per questo richiamo molto sensibile.
I socialisti democratici italiani rivolgono alla collega Nilde Iotti il loro affettuoso saluto ed un grato ringraziamento per il suo lungo, operoso e fattivo lavoro parlamentare. Prendiamo atto con dispiacere della sua decisione di abbandonare il seggio di deputato della Repubblica e ci spiace che il Parlamento si debba privare di uno dei suoi protagonisti che, con altri colleghi (a me piace ricordare, mi sia concesso, i socialisti), ha segnato con la propria vita ed il proprio esempio un pezzo importante della storia italiana, in momenti ben più difficili di quelli che oggi viviamo (e se è così lo dobbiamo proprio a loro).
Il nostro vuole essere, signor Presidente, un fraterno e sobrio saluto, perché ella oggi rimane ancora fra noi e quindi a lei va l'augurio di poter ancora a lungo servire il proprio ideale ed il suo paese (Applausi).

ROBERTO MANZIONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO MANZIONE. Signor Presidente, cinquant'anni di storia parlamentare, di impegno costante, di credibilità istituzionale culminata con l'elezione a Presidente della Camera dei deputati oggi ci chiedono di lasciare l'aula. Non ci sentiamo di esprimere valutazioni sulla persona, giacché ogni considerazione potrebbe apparire superficiale, o retoricamente ipocrita.
A nome dei deputati dell'UDEUR, però, voglio guardare con profondo rispetto alla sua volontà, cercando per un attimo di immaginare che oggi l'onorevole Nilde Iotti consegna volontariamente a tutti noi un testimone fatto di valori profondi, che travalicano la fede politica e le scelte di parte, un testimone che vorremmo essere capaci di portare sempre più avanti nell'interesse del nostro paese. Oggi, l'onorevole Iotti è chiamata ad una nuova competizione contro un male probabilmente difficile e, rispettosamente, vorremo dirle che in questa occasione, al di là del voto che esprimeremo fra poco, questa Camera voterà per lei. Auguri, onorevole Iotti (Applausi).

MARCO BOATO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, ieri il presidente del nostro gruppo, Mauro Paissan, mi ha proposto di intervenire, a nome del gruppo, in questa circostanza. Anche per rispetto al presidente Mussi, gli ho risposto che nell'immediato la proposta suscitava in me una forte, forte, forte resistenza morale e psicologica, oltre che politica. Ho riflettuto ed ho deciso di intervenire e di condividere la scelta di accettare le dimissioni, che mi pare unanime nei pronunciamenti, poi non so se vi sarà qualche differenziazione nel voto. Lo annuncio a nome dei verdi, nella consapevolezza che la scelta compiuta fa onore alla presidente Iotti la quale, non potendo fisicamente e attivamente intervenire in aula in questa fase della sua vita, chiede di non fare più parte dell'Assemblea, dopo essere stata presente praticamente tutta la vita. È entrata in Parlamento a ventisei anni, ne esce a settantanove e ciò le fa onore, tuttavia personalmente avverto una forzatura su me stesso, non sulla Camera, a dovere accettare la sua decisione; i Verdi la accettano comunque, ma solo per rispetto della sua scelta, solo per questo.
Ritengo che in questa sede, alcuni di noi avendola conosciuta da anni - per quanto mi riguarda dal 1979, quando per la prima volta sono entrato in quest'aula e lei, per la prima volta, si è seduta al seggio di Presidenza della Camera - si debba fare lo sforzo di testimoniare l'amicizia, la stima, il rispetto ed anche la commozione di questo momento.
Ho apprezzato che un collega sia partito proprio dalle diversità storiche, di cultura, di politica e di atteggiamenti - personalmente non le sono mai stato avversario - e, nel testimoniare tutto ciò, non abbia fatto una commemorazione di Nilde Iotti. Non so se ci stia ascoltando, penso di sì - e le rivolgo un saluto - ma ritengo, appunto, che noi non dobbiamo commemorarla nel dare testimonianza di ciò che è stata Nilde Iotti. Ho sentito pronunciare troppi verbi al passato; dobbiamo dire cosa è oggi una donna di settantanove anni, che ha dedicato la totalità della sua esistenza da adulta alla vita politica, oltre che naturalmente a quella familiare, anche in anni in cui essa aveva un carattere totalizzante, negli anni di ferro, che molti di noi hanno vissuto di striscio perché all'inizio della propria vita politica. Oggi, Nilde Iotti continua la sua vita - e le auguro di farlo a lungo - quindi, a nome dei verdi (perché non ho diritto di parlare a nome di nessun altro, anche se vorrei farlo a nome di tutti) la invito a continuare a dare un contributo alla vita politica, culturale e intellettuale del nostro paese, pur non rivestendo più la carica di parlamentare. Ecco il vero augurio che le faccio, oltre a quello per la salute.
Desidero fare ancora un riferimento a qualcosa che in quest'aula è ancora un tabù - vi ha fatto un cenno molto garbato il collega Monaco ed io vorrei fare altrettanto - vale a dire alle difficoltà che Nilde Iotti ha incontrato come donna. Ancora oggi, nella vita politica, le donne ne hanno molte e, forse, sono rappresentate nella stessa percentuale del periodo dell'Assemblea costituente perché nulla è cambiato. Desidero ricordare che è stata la compagna di Palmiro Togliatti dall'Assemblea costituente fino al 1964 e questo è l'aspetto che ha caratterizzato il suo impegno su temi importanti, quali il diritto di famiglia, sulla questione di divorzio. Non rivelo niente di intimo, perché più volte, in interviste molto belle, umane, toccanti ed anche rispettose del proprio partito di allora, l'ho ascoltata parlare - non solo per quanto riguarda l'università cattolica, come ha ricordato Franco Monaco, ma anche nel mondo comunista di allora - delle difficoltà di una donna non sposata giuridicamente, compagna del leader di un partito comunista.
Se vogliamo dire queste cose con autenticità, sincerità e verità e dare una testimonianza, non dobbiamo fare commemorazioni, ma ricordare che questa donna che oggi, a 79 anni, fa questa scelta coraggiosa, ha vissuto questa storia e, come è stato ricordato, è stata tre volte Presidente della Camera.
Voglio ricordare due momenti particolari: il primo è quando, subentrando al presidente De Mita - credo il 10 marzo 1993 -, è stata eletta presidente della Commissione bicamerale della XI legislatura (ed io ero tra coloro che l'hanno eletta, così come ero tra coloro che hanno eletto De Mita). Ricordo la sua presidenza di allora, che non fu facile, perché quella era la legislatura di Tangentopoli, ma moltissimi di noi, eletti in quella legislatura, non avevano niente a che fare con Tangentopoli.
Si arrivò - a mio parere, sbagliando - a sciogliere troppo presto quella legislatura e l'onorevole Iotti, presidente di quella Commissione bicamerale, spinse fino all'ultimo, anche entrando in conflitto con parte del suo mondo, perché si arrivasse a completare quel lavoro. Poi trasmise alla Camera e al Senato il progetto di riforma, soltanto per le due parti che riguardavano la forma di Stato e la forma di Governo, i cui relatori erano Labriola e Bassanini, ma lo fece con una sua introduzione. Io ricordo quanto attivamente si batté perché quei lavori si completassero, più di quanto non si riuscì a fare.
Concludo, ricordando quello che credo sia stato il suo ultimo intervento in quest'aula, in cui, se non ricordo male, ha parlato dell'altra bicamerale, svolto nel gennaio 1998, quando abbiamo iniziato in questa sede l'iter di esame. Ha fatto - lo dico con franchezza, perché molte volte ho dissentito da lei, avendo una cultura molto diversa dalla sua - un intervento che ci poteva aspettare, proprio ricordando il comitato per la Costituzione che ha citato Monaco, quasi di apologia della Costituente e di freno al processo riformatore. Andate a rileggere quell'intervento: esso contiene una riflessione molto positiva sulla Costituente, ma anche critica sul livello della cultura politica esistente allora, che non poteva avere consapevolezza di problemi sorti venti, trenta, quaranta o cinquanta anni dopo. In quest'aula semideserta - ahimè - l'onorevole Iotti ha fatto un intervento di grande apertura riformatrice e di grande capacità di innovazione, incoraggiando quel lavoro, che poi si è interrotto, ma che abbiamo ripreso in altro modo, e sostenendo la volontà di autoriforma del sistema politico e costituzionale nel nostro paese.
La voglio ricordare in questo senso e voglio augurare a Nilde Iotti - se ci ascolta o se leggerà questo stenografico -, sia pure nelle difficoltà che sta attraversando in questo momento, di poter continuare, dall'esterno del Parlamento, a dare un contributo attivo sul piano politico, culturale ed anche morale (Applausi).

GIUSEPPE CALDERISI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CALDERISI. Signor Presidente, da deputato radicale ho vissuto momenti di scontro anche intenso con l'onorevole Iotti, come presidente di questa Camera, essendo mossi da convinzioni, ideali e politiche tanto profondamente vissuti da entrambi, quanto radicalmente diversi su tante e tante questioni, sul ruolo stesso dell'istituzione parlamentare e su quello del partito politico, del finanziamento pubblico della politica e così via.
A maggior ragione, essendo stato un avversario politico dell'onorevole Iotti, una grande figura istituzionale, credo di dover rispettare la sua volontà e questa sua decisione, anche se in qualche modo anch'io vivo un po' l'imbarazzo che ha espresso l'onorevole Boato.
Pertanto, venendo meno alla prassi del Parlamento - che non è solo un rito - di respingere le dimissioni, quando vengono presentate per la prima volta, voterò a favore della richiesta dell'onorevole Iotti, per rispetto nei suoi confronti.
Ma in questo momento voglio, innanzitutto, rivolgere un augurio all'onorevole Iotti.

PIERLUIGI PETRINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI PETRINI. Signor Presidente, l'onorevole Nilde Iotti è stata per tre legislature la Presidente di questa Assemblea. Io non ho fatto in tempo a vederla presiedere, a differenza di lei, signor Presidente, che sono certo che da quell'esempio ha tratto importantissimi insegnamenti; l'immagine nitida che io ho dell'onorevole Nilde Iotti è quella che ricordava l'onorevole Soro: nelle notti di tre anni fa, quando l'opposizione ritenne che la maggioranza dovesse sostenere integralmente e da sola l'onere del numero legale, la Presidente Iotti era sempre presente per centinaia e centinaia di votazioni, dando un esempio altissimo di una virtù spesso fra noi misconosciuta e, cioè, la modestia, che si intreccia indissolubilmente con il senso del dovere, quello stesso senso del dovere che oggi induce l'onorevole Iotti a chiedere di esonerarla da questo mandato perché non è più in grado di assolverlo per problemi di salute.
Acconsentiremo a questa richiesta dell'onorevole Iotti perché capiamo che, se diversamente facessimo, aggraveremmo il suo travaglio perché il mandato parlamentare per lei sarebbe sempre e soltanto un dovere inevaso. Non è questa la sede delle commemorazioni, come lei ricordava, è il momento della sobrietà e per questo concludo con un ringraziamento all'onorevole Iotti (Applausi).

TERESIO DELFINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, a nome del gruppo CDU rivolgo un cordiale deferente saluto alla Presidente Iotti: una persona, una vita politica che si è dipanata, manifestata esemplarmente in una tradizione di sinistra italiana; una vita dove la passione, la responsabilità, le convinzioni più profonde, la partecipazione alta alla politica, quella che non sempre in questa stagione di transizione sentiamo vivere e palpitare nel paese, trovano in lei una testimonianza profonda. Una persona, una figura che voglio ricordare soprattutto nell'azione profonda di difesa del Parlamento - che oggi vediamo in qualche misura offuscato, anche nell'evoluzione della normativa di riforma dell'istituzione - della sua funzionalità, dando così un'interpretazione rigorosa del ruolo delle istituzioni dove la difesa del valore di queste istituzioni ha sempre trovato in lei una consonanza alta con tutte le forze politiche.
Infine, è una presenza che ha saputo sviluppare anche un confronto sovente aspro nella difesa delle proprie convinzioni ma con un'interpretazione forte che ha consentito, dalla Costituente ad oggi, di trovare sempre la capacità e la possibilità di mediazioni che sapessero interpretare e consentire di manifestare in questo paese le diverse anime culturali che hanno fatto grande il nostro paese. Nel manifestare la nostra adesione, il nostro sincero rispetto della sua pressante richiesta di accoglimento delle dimissioni, desidero esprimere a lei un augurio che possa ancora a lungo il nostro paese avvalersi della sua testimonianza e del suo contributo. Grazie, Presidente Iotti (Applausi)!

BEPPE PISANU. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BEPPE PISANU. Signor Presidente, onorevoli colleghi, i deputati del gruppo di Forza Italia - e chi vi parla con particolare commozione - esprimeranno, loro malgrado, il proprio voto favorevole all'accoglimento delle dimissioni presentate dall'onorevole Iotti.
La richiesta, per come è formulata, non lascia adito ad esitazioni di rito; peraltro, conoscendola, so che la motivazione è alta, di quelle che non si possono discutere: l'onorevole Iotti lascia il Parlamento perché non è più fisicamente in grado di dargli il meglio di sé, come ha sempre fatto nella sua vita.
Ho avuto la fortuna di conoscere Nilde Iotti, prima come avversaria politica e poi, per tre legislature, l'VIII la IX e la X - onore mai toccato a nessun altro deputato -, come Presidente di questa Camera. Vorrei ricordare fugacemente soltanto un tratto marginale - ma credo significativo - della sua Presidenza: nei momenti di maggior turbolenza e di maggior contrasto (e di contrasti in quest'aula ce ne erano molti più di oggi) i richiami più severi, i rimbrotti più aspri della Presidente Iotti si rivolgevano sempre e immancabilmente alla sua parte politica. Quello era il suo modo di manifestare non solo un bisogno di imparzialità, ma anche l'amore esigente che nutriva per i propri compagni di lotta.
La Presidente Iotti ha lasciato in molti - certamente in me - il ricordo di una Presidenza improntata ad equilibrio, impegno severo, rispetto dell'autonomia del suo alto incarico. Ritengo che tali doti siano state riconosciute anche dai colleghi più giovani, quando Nilde Iotti è stata Presidente della delegazione italiana al Consiglio d'Europa.
Oggi, da avversari politici leali, le riconosciamo i meriti che tutti i colleghi le hanno riconosciuto e le formuliamo di cuore l'augurio che, seppure fuori dal Parlamento, possa ancora dare il suo contributo di intelligenza, di cultura e di passione civile al suo partito e alla politica italiana. Le auguriamo, insomma, che possa ancora combattere a lungo la sua buona battaglia. Auguri, Presidente Iotti (Applausi).

PRESIDENTE. Prima di dare la parola al ministro Maccanico, darò la parola all'onorevole Finocchiaro Fidelbo, che l'ha chiesta. L'onorevole Iotti si è battuta molto per i diritti delle donne e delle famiglie. Sinora nessuna donna ha chiesto la parola, quindi, ritengo che la presidente Finocchiaro Fidelbo possa farlo.

ANNA FINOCCHIARO FIDELBO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, Nilde Iotti è una madre della Repubblica. Parliamo sempre dei padri della Repubblica; forse sarebbe il caso di adoperare anche quell'altra espressione. Ha ragione l'onorevole Boato, quando afferma che Nilde Iotti è una donna che non è mai rimasta prigioniera di un ruolo elevatissimo e prestigiosissimo, così prezioso per la storia del nostro paese. Nilde Iotti è una donna moderna, che ha saputo vivere le fasi della storia di questo paese con una capacità ed una lungimiranza che sono proprie delle grandi personalità politiche. È stata donna della Resistenza - possiamo dire "ragazza" della Resistenza -, quando era il tempo di fare la Resistenza per liberare il paese. Poi ha fatto parte della Costituente, ha scritto, pensato, progettato il futuro di questo paese nella stesura dei principi fondamentali che lo hanno retto e che lo reggono. È stata poi donna delle grandi battaglie di civiltà, avendo anche un ruolo decisivo all'interno del suo partito in alcune di queste battaglie: mi riferisco, in particolare, a quella per il divorzio ed a quella per l'aborto.
Qualcuno ha ricordato qui - da ultimo l'onorevole Boato -, ed io lo ringrazio per questo, le difficoltà che Nilde Iotti ha dovuto affrontare per essere stata la compagna di Palmiro Togliatti. Quanti altri sarebbero rimasti schiacciati dalla vicinanza di una personalità quale quella di Palmiro Togliatti! No, Nilde Iotti ha sviluppato una sua autorevolezza, una sua capacità, che hanno avuto un riconoscimento così grande da non farla mai situare nell'ombra di Palmiro Togliatti. Io credo che anche questo sia giusto ricordare in quest'aula.
Molti colleghi hanno ricordato le sue esperienze, ciò che ella è stata per il paese, per la Camera, per moltissimi di noi. Io sono entrata qui nel 1987, insieme a tante altre giovani deputate e lei è stata per noi un riferimento serio: non la grande madre, no, un riferimento serio, perché non era, appunto, ingessata in un ruolo da grande madre, era ed è una donna che sa leggere il suo tempo e sa sul suo tempo incidere.
Vorrei ricordare una sua dote, quella della signorilità, che io continuo a ritenere (forse perché l'ho vista in lei e mi ha affascinata) una dote che in politica è ancora giusto ritrovare e coltivare.
Se la giornata di oggi, e gli interventi, tutti affettuosissimi, dei colleghi, i ricordi di molti che la conoscono da tanto tempo, ma anche dei colleghi che più recentemente sono entrati in Parlamento, sono stati talvolta - per affetto, certamente - un po' enfatici, sono sicura che la Presidente Iotti - che forse ci sta ascoltando in questo momento, e che comunque leggerà il resoconto stenografico - con la sua ironia saprà ricondurre i discorsi di oggi, anche lì dove per affetto, ripeto, possono aver un po' ecceduto nell'enfasi, al messaggio essenziale: ci dispiace moltissimo che se ne vada; se lei desidera così, così si farà, comunque riceva un augurio affettuoso da tutti (Vivi, generali, prolungati applausi, cui si associano i membri del Governo).

ANTONIO MACCANICO, Ministro per le riforme istituzionali. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO MACCANICO, Ministro per le riforme istituzionali. Non posso nascondere, signor Presidente, una profonda emozione nell'associarmi alle espressioni di ammirazione e di rammarico per la decisione dell'onorevole Iotti di lasciare il Parlamento.
Ho avuto la fortuna di conoscere l'onorevole Iotti negli anni dell'Assemblea costituente: ero un giovano funzionario e l'onorevole Iotti, insieme a tanti altri - l'onorevole Dossetti, l'onorevole Laconi - rappresentava per me il volto nuovo della democrazia repubblicana italiana. Da allora ho sempre seguito la sua straordinaria attività. In particolare, sono stato vicino all'onorevole Iotti quando è diventata Presidente della Camera: allora io ero segretario generale della Presidenza della Repubblica ed avevo con lei contatti quasi quotidiani, che mi hanno consentito di ammirarne l'alto senso delle istituzioni e la dedizione al suo dovere di Presidente di questa Assemblea, in un momento assai difficile per la vita del paese. Ho potuto ammirare la sua serenità e la sua imparzialità in quell'attività.
Ricordo un secondo momento molto importante, quando fu chiamata alla presidenza della Commissione bicamerale per le riforme istituzionali. Ella aveva un senso delle istituzioni straordinario, che suscitava la mia ammirazione; era convinta della necessità dell'ammodernamento del nostro sistema politico e faceva tutto quanto era in suo potere per assecondare questa tendenza.
Ritengo che l'onorevole Iotti sia una delle figure rappresentative della vita repubblicana italiana e tale rimarrà nella storia della nostra Repubblica.
Il suo contributo come Presidente della Camera credo rimanga nella storia del Parlamento italiano. Il fatto che adesso lasci il Parlamento è certamente motivo di rammarico, ma io sono sicuro che, anche se non sarà più fra noi in questo Parlamento a discutere e a dare il suo contributo, lei non abbandonerà la vita politica finché avrà vita. Lei sarà presente nella battaglia ideale ed in quella per lo sviluppo della nostra democrazia: noi la sentiremo presente anche se non sarà fra noi.
Aggiungo un augurio vivissimo per le sue condizioni di salute e spero veramente che possa ancora a lungo dare il suo contributo allo sviluppo della democrazia italiana (Generali applausi).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, do lettura della lettera inviata dal Presidente Iotti:

"Caro Presidente,
lascio con rammarico dopo oltre cinquanta anni di lavoro il mio incarico di parlamentare.
Mi auguro che lo spirito di unità per cui mi sono sempre impegnata prevalga nei confronti dei gravi pericoli che minacciano la vita nazionale.
Ti ringrazio per la cortesia che mi hai usato.

Firmato: Nilde Iotti"


Onorevoli colleghi, stante l'assoluta particolarità di questa situazione chiedo che si voti per alzata di mano.
Pongo in votazione l'accettazione delle dimissioni da deputato dell'onorevole Nilde Iotti.

(È approvata).

Colleghi, vorrei aggiungere che la tradizione che vuole che le dimissioni vengano respinte alla prima votazione è giustificata dal rischio che le dimissioni siano imposte al singolo deputato dal gruppo o dal partito. Trattandosi di una collega quale la Presidente Iotti, questo rischio non c'è.
Questa è la ragione per cui tutti i colleghi, in un'ulteriore forma di rispetto, hanno accolto la sua decisione (Generali applausi, ai quali si associano i membri del Governo).



Il futuro ha radici antiche