"Nella maggioranza la partita è aperta"
Parisi a Berlusconi: "La libertà non è uno spot"
di ALESSANDRA LONGO
ROMA - Che siano passati o no sopra la testa di Arturo
Parisi, non ha importanza. Il fatto è che al vicepresidente esecutivo
dell' Asinello gli aerei di Berlusconi, in missione anti par condicio
a Ferragosto, non sono piaciuti. O meglio più che il mezzo, non è piaciuto
quel messaggio dello striscione che diceva: "Forza Italia eguale Libertà".
"Non si può dire qualsiasi cosa. La libertà, per esempio, è un valore
troppo grande perché si possa pensare di metterci il cappello sopra
con uno striscione aereo", ha commentato Parisi dalle vacanze. Insomma,
faccia quel che gli pare il Cavaliere, affitti alianti, noleggi motoscafi,
ingaggi strilloni, ma stia più attento ai contenuti. "Non si può ridurre
la libertà a libertà di spot. In democrazia, libertà è soprattutto libertà
dalla prepotenza del danaro". Piccola lezione di bon ton politico? Raffreddamento
di quelle "sintonie" fra l' Asinello prodiano e il leader del Polo che
alcuni credevano di aver individuato nei giorni caldi della par condicio?
Arturo Parisi già si pente di aver commentato, primo perché è in vacanza,
secondo perché la posizione "non allineata" dell'Asinello in materia
di spot elettorali è materia delicata. Tant'è, ormai i velivoli forzisti
hanno sorvolato le spiagge e il vicepresidente dei Democratici, dopo
aver bacchettato lo slogan del raid, si rassegna a spiegare il suo punto
di vista sulla par condicio, distante e distinto da quello formulato
"a maggioranza, e non all'unanimità", dal consiglio dei ministri. No,
l'Asinello non si riconosce in quei commenti al testo del disegno di
legge "che sembrano elaborare una teoria generale della comunicazione,
guidata da pregiudizi antitelevisivi e da inutili distinzioni fra comunicazione
politica e commerciale". Parisi non ha alcuna riserva a ribadire i distinguo.
"Ma non ne faccio neanche un dramma", assicura. Chi l'ha detto, infatti,
che la par condicio governativa rimarrà così com' è? "D'Alema stesso
ha parlato di un testo aperto. Noi condividiamo l'obiettivo, non le
soluzioni adottate. Non esiste una posizione univoca della maggioranza,
ci arriveremo tramite un confronto che non si è ancora consumato, visto
che non c'è stato un coordinamento dei gruppi parlamentari...". Dunque
partita aperta, dice Parisi, convinto che ognuno, nella coalizione,
abbia il diritto "di far valere le proprie ragioni". E le ragioni dell'Asinello
ruotano tutte attorno al "contenimento delle spese, non solo in campagna
elettorale ma tutto l'anno". Insomma, spiega il dirigente dei Democratici,
"i ricchi non devono poter spendere senza limiti, e ai poveri va garantita
la possibilità di correre". Ancora: "Par condicio non vuol dire omologare,
ma mettere tutti in condizioni di parità". Messa così, è sempre più
chiaro che, a settembre, l'Asinello darà del filo da torcere ai suoi
interlocutori. "Vorrei che fosse chiaro - aggiunge Parisi - che non
c'è un problema par condicio fra i Democratici e la maggioranza, perché
non solo noi, ma anche altre forze della coalizione, i verdi e i socialisti,
hanno espresso riserve sul disegno di legge governativo". E il feeling
con Berlusconi inmateria di spot? La risposta è secca: "Illazioni semplicemente
ridicole".