Intervista di Arturo Parisi a il Corriere della Sera
18 Ottobre 1999

 

«I Democratici disposti a condividere le responsabilità di governo. Aspettiamo una risposta, oggi»

Parisi a D'Alema: o noi o Cossiga

Il leader del partito fondato da Prodi vuole che «si cambi la formula».
«L'asse si dovrà basare sull'Ulivo, altrimenti l'esecutivo arriverà alle regionali e ai referendum in uno stato disastroso»

di Gianna Fregonara

ROMA - Loro la chiamano «un'opportunità per il premier», ma a Palazzo Chigi potrebbero considerarlo un ultimatum, che pone il governo in una situazione delicatissima, costringendo D'Alema a scegliere tra l'Asinello e Cossiga. I Democratici tornano all'attacco: e, dopo lo scambio di lettere tra D'Alema e Cossiga sul caso Mitrokhin, in cui il premier ribadisce la vitalità dell'asse con l'ex presidente della Repubblica su cui si basa il suo governo, stringono i tempi, perché «così non va» e la coalizione «va rilanciata, ora». Come? Con un nuovo governo D'Alema che cambi e superi l'equilibrio dell'attuale esecutivo. Lo spiega Arturo Parisi, leader del partito fondato da Romano Prodi: «Ci vuole un colpo d'ala, che consiste nel cambiare l'asse del governo: non si dovrà più basare, come ha detto D'Alema a Cossiga, sull'accordo tra il centro riformatore e la sinistra democratica ma sul nuovo Ulivo».

Parisi si aspetta una risposta dal premier: «Attendiamo che D'Alema ci dica come la pensa, se vuole raccogliere la nostra proposta o rimanere prigioniero dei suoi atti. E vorremmo una risposta in tempi brevi, anzi subito».

Lei pone un'alternativa complicata a D'Alema.

«Ma D'Alema ci ha messo poche ore per scrivere la lettera in cui ribadisce a Cossiga che il suo governo è basato sull'asse privilegiato con lui».

Mentre voi contestate.

«No, noi non facciamo proteste, né ricatti. Abbiamo intrapreso un cammino e vogliamo portarlo a compimento. Questo comporta però un salto di qualità. E cioè, il nuovo Ulivo, sul piano della coalizione, e un rilancio dell'azione di governo».

Cioè il rimpasto non basta?

«No, ci vuole proprio un nuovo inizio».

Un nuovo inizio, vuol dire un nuovo governo?

«Vuol dire chiudere la parentesi che si è aperta un anno fa, il 21 ottobre con il governo D'Alema, governo di partiti basato sull'asse con Cossiga. La formula va cambiata, del resto dentro il centrosinistra sono cambiati molti partiti e molte segreterie in questi mesi. Non possiamo stare sulla sponda del fiume ad assistere al logorarsi della situazione, siamo perciò disponibili a condividere le responsabilità di governo e superare l'anomalia che ci vede parte della maggioranza parlamentare senza far parte della maggioranza politica».

Insomma voi dite a D'Alema: o noi o Cossiga?

«Messa così sembra che sia una questione personale, cosa che non è. Eppoi nel nostro progetto c'è spazio per tutti. Ripeto: noi diciamo a D'Alema, se vuoi rilanciare la coalizione, avrai il nostro aiuto ma devi fare il governo del nuovo Ulivo: bisogna che del governo facciano parte tutte e solo le forze che condividono un chiaro e stabile progetto per il futuro del Paese. Noi abbiamo preso sul serio le parole sul rilancio dell'Ulivo che hai pronunciato alla ripresa della stagione politica. Vediamo se alle parole seguono i fatti. Altrimenti puoi continuare così, ma questo significa soltanto che il governo si logora e arriverà alle regionali e ai referendum in uno stato disastroso».

Messa così però più che una proposta sembra un ultimatum.

«No, noi lavoriamo in modo positivo. Non vogliamo né crisi, né elezioni anticipate, non facciamo minacce ma vogliamo salvare la coalizione. Ormai il tempo è molto scarso: la questione deve decidersi in tempi brevissimi».

Se non è un ultimatum, è un'ultima chance a D'Alema?

«Siamo già in ritardo. C'è già la finanziaria, poi inizierà la stagione delle regionali, c'è il referendum... Se vuole salvare la coalizione D'Alema deve farlo subito, è questione di giorni».

Altrimenti? Toglierete il vostro appoggio?

«Siamo coerenti e quindi non toglieremo il nostro voto. Continueremo a lavorare con impazienza e determinazione al nostro obiettivo».

Trovare un leader alternativo al D'Alema logorato per le prossime politiche?

«Abbiamo già detto che il problema del leader si pone solo al momento in cui sarà maturo. Certo c'è già un accordo generale sul metodo per la scelta, con Veltroni Castagnetti e D'Alema: il leader dovrà essere espressione della coalizione e dimostrare di saper governare».

D'Alema dunque?

«Solo se guiderà il governo con prudenza e farà i passi qualificanti per salvare la coalizione potrà essere il leader».

Su questa strada si può andare anche alle elezioni anticipate: siete disponibili a correre questo rischio?

«È un rischio che non vogliamo, non possiamo correre».

Ma la maggioranza potrebbe sfilacciarsi, Cossiga ritirarsi...

«Ma quanti voti ha l'Udr? La questione non è di numeri, ma di sostanza politica».

Rutelli però parla di una svolta dei democratici. Qual è?

«E la svolta che chiediamo e vogliamo costruire assieme agli altri. Noi non abbiamo cambiato obiettivo, e lavoriamo al rilancio della coalizione. La preoccupazione su questo obiettivo è convergente dentro la maggioranza. L'ho constatato nei colloqui di questi giorni: concordano Veltroni, Castagnetti e anche Mastella».

Se non ci sarà il colpo d'ala che cosa succede per le regionali? Andrete da soli, cercherete accordi locali?

«Se il quadro generale migliorerà: valuteremo situazione per situazione. Ci muoveremo comunque sui binari rigorosissimi del sistema bipolare: accetteremo di collaborare solo in base a programmi riconoscibili sui quali poter fare patti con gli elettori».

E lei si candiderà nel collegio che fu di Prodi a Bologna, nelle suppletive di novembre?

«La risposta la darò domani (oggi per chi legge). Vorrei poter rispondere che così come dal collegio 12 iniziò in qualche modo l'Ulivo, dal collegio 12 possa iniziare il nuovo Ulivo».

Ma il tempo stringe, anche se D'Alema avviasse il lavoro per il D'Alema-bis i tempi...

«Aspettiamo intanto una risposta pubblica di D'Alema, oggi. Ripeto: siamo ancora in tempo per rilanciare la coalizione, ce la possiamo fare. Se invece vogliamo lasciare che tutto sia nelle mani del Polo, che potrà decidere quando far cadere un governo logorato, sarà il disastro».



Il futuro ha radici antiche