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L'Asinello boccia il partito unico:
prima Veltroni lasci i Ds Accolta con freddezza la proposta lanciata dal capo della Quercia. Parisi: serve un soggetto che azzeri tutti e dove tutti potranno ritrovarsi di Sergio Stimolo Dicono che il «grande freddo» tra Walter Veltroni e i Democratici di Prodi sia calato durante i giorni caldi di luglio. Più ancora che dopo la caduta del governo del Professore, quando Walter accettò la segreteria ds. Dicono che, a luglio, il no secco di Arturo Parisi al tavolo della maggioranza proposto da Veltroni abbia cancellato la sua candidatura alla leadership dell'Ulivo 2 o della pianta che sarà (se sarà). Altri no, come quello sulla scelta delle candidature regionali, l'apertura di un certo credito a D'Alema da parte dei Democratici e il mancato incontro tra Walter e Romano a Strasburgo avrebbero proprio peggiorato i rapporti. Tanto da impedire che il segretario della Quercia andasse a stringere la mano all'amico Romano nel giorno delle sue dimissioni dalla Camera. E dicono che un tentativo di riallacciare i vecchi, buoni rapporti il leader ds lo stia portando avanti, anzi lo stia facendo portare avanti, con la proposta del Partito unico avanzata dai suoi colonnelli a Democratici e Verdi. È noto come Prodi abbia fondato il movimento dei Democratici per arrivare là dove non arrivò l'Ulivo: a un unico soggetto del centrosinistra (senza trattino), a un vero Partito democratico. Quindi come potrebbe non apprezzare il presidente della Commissione europea lo sforzo dell'amico Walter, come potrebbero tirarsi indietro Parisi, Rutelli, Di Pietro? Ma l'accoglienza nella sede dell'Asinello in piazza Santi Apostoli è stata di grande delusione. Si aspettavano forse un gesto più forte, più clamoroso. E hanno alzato le spalle. Con la chiarezza dell'avvocato, Marina Magistrelli sintetizza: «Pci, Cosa, Pds, Ds, Cosa 2, Partito unico della sinistra, continuano a cambiare sigla senza cambiare mentalità e impostazione». Perché per i Democratici la prima cosa da abbattere è la concezione classica di partito, «di un soggetto che ha la pretesa di organizzare la società». Mentre, come dice Parisi, «c'è bisogno di un soggetto definito dal suo progetto e dalla sua vocazione a realizzarlo attraverso il governo, e non dalle storie passate». Cioè un grande contenitore, che possa ospitare antiche e diverse identità, che abbia un progetto da realizzare attraverso la guida del Paese. Un partito per modo di dire, sicuramente un soggetto politico teso ad affrontare e a risolvere i problemi. È fermo Parisi quando definisce la proposta di Partito unico della sinistra «locuzione intimidatoria, che evoca ben altri monopoli». E rilancia invece il Progetto unico del centrosinistra (senza trattino) perché «con il partito unico si prosegue sul partito della sinistra. È la Cosa 3, la tentazione di inglobare gli altri. Invece, serve un soggetto nuovo che azzeri tutti e dove tutti potranno ritrovarsi». Sembrano porte sbattute in faccia al dibattito nella Quercia e ai timidi tentativi di pacificazione. Una mano (o una provocazione?) viene da Giulio Santagata, consigliere di Prodi a Bruxelles e amico personale di Veltroni come di D'Alema: «Walter ha un compito storico. Lui nell'Ulivo era il delfino. A un certo punto, ha scelto la strada della Quercia. Se qualcuno può prendere in mano il progetto del Partito democratico è lui. Ma con un'operazione di grande coraggio personale: faccia il congresso, lo vinca e, dopo, faccia un'occhettata. Cioè dia le dimissioni e si metta alla testa del Partito democratico che ha bisogno di un leader credibile. Un leader che sappia rischiare in prima persona. Gli chiedo una prova di coraggio che è una prova di appello... Solo lui può finire il lavoro che abbiamo cominciato nel '95». Sì c'è ancora uno spiraglio. Ma a che prezzo.
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