Intervista di Arturo Parisi ad Avvenire
15 Settembre 1999
|
INTERVISTA Il numero due dei Democratici boccia
sia il "centro degasperiano" sia l'unione a sinistra
Parisi: due no a D'Alema e Cossiga
"Il premier non faccia il capopartito o troveremo un altro Prodi"
"Siamo pronti a scioglierci ma in nome di un progetto innovativo"
Arturo Celletti
Roma. "Per attraversare l'oceano c'è
bisogno di un transatlantico, non di scialuppe di salvataggio da navi
affondate". Per una volta Arturo Parisi si affida a un'immagine
per spiegare il concetto. Per dire "no grazie" ai Ds che, magari, pensano
di inglobare i Democratici e a Cossiga che rilancia il centro degasperiano:
"Noi siamo disponibili solo a incontri in avanti. E fermamente
decisi a respingere quelli che portano indietro". È un doppio
no, ma soprattutto è un accostamento che non può passare
inosservato. D'Alema come Cossiga? Il vicepresidente esecutivo dei Democratici
risponde senza esitazioni: "Beh, è difficile dimenticare
che questo governo, almeno in una fase, è stato definito il governo
Cossiga-D'Alema o, se lei preferisce, il governo D'Alema-Cossiga".
Professore oggi però sembra di assistere a una doppia virata.
Repentina. Troppo repentina. Non può essere successo tanto in
così poco tempo. Bisogna capire. Approfondire. Riflettere. Sarebbe
paradossale che chi lo scorso anno si rese responsabile della dissoluzione
dell'Ulivo oggi si improvvisi, senza veri cambiamenti, promotore di
una nuova stagione dell'Ulivo.
Può essere più chiaro?
Da una parte e dall'altra dicono di accettare la prospettiva dell'Ulivo,
ma continuano a non interpretarne lo spirito. E questo si vede: le proposte
che ci fanno sono costruite su categorie del passato. E con formule
che vengono dall'Ottocento.
È inutile chiederle se ci sarà risposta...
La risposta dovrebbero già conoscerla. Noi lavoriamo per costruire
un progetto nuovo. E invece loro ci propongono piccoli disegni. Disegni
inadeguati ai bisogni del Paese. Oggi per partire c'è bisogno
di mettere radicalmente in discussione le vecchie organizzazioni partitiche.
Perché non date voi l'esempio?
Noi siamo pronti. Tutti noi siamo pronti. A mescolarci dentro un progetto.
A scioglierci in vista di una mèta futura. Ma prima di farlo
vogliamo essere sicuri che esista la volontà di incontrarsi e
mescolarsi attorno a un progetto nuovo.
Ora dirà che non vede segnali...
Vedo esitazioni. Vedo Cossiga che propone un nuovo centro democristiano
e D'Alema che benedice il progetto, che gli dice: "Puoi andare avanti".
E allora?
Guardi, di tutto c'è bisogno tranne che di una coalizione che
mantiene al suo interno pretese di egemonia e tentazioni di subalternità.
Eppure molti hanno pensato che lei sarebbe pronto a puntare di nuovo
su D'Alema candidato premier?
D'Alema deve dare la dimostrazione di essere capace di trasformarsi
da soltanto capo del governo a capo anche della coalizione. Deve riuscirci
altrimenti per noi diventerebbe vitale lavorare per cercare un nuovo
Prodi.
D'Alema si sta impegnando per fare quello che lei chiede?
Qualche passo in avanti si vede. È stato anche un buon premier.
Ma non basta. Oggi D'Alema è ancora il presidente dei Ds. Ancora
partecipa ai dibattiti della Quercia come capopartito. E questo ci spinge
a dire: per noi stessi e per gli altri evitiamo trionfalismi prematuri.
Torniamo all'immagine del transatlantico: se non dovesse essere varato?
Noi andiamo avanti comunque: inseguendo il nostro sogno e il nostro
progetto.
Avanti uniti?
Possiamo avere diversità di sensibilità e di stili, ma
non abbiamo incertezze sull'obiettivo.
Esclude passaggi intermedi prima di raggiungere la mèta?
No, ma se non è chiaro l'obiettivo finale anche i passaggi intermedi
perdono il loro significato. Come dire: solo i passaggi intermedi guidati
da un obiettivo finale sono incontri in avanti.
E Alle regionali sarà possibile "andare avanti"?
Sì, se lavoriamo all'elaborazione di progetti unitari e nuovi.
Se ci togliamo dalla testa i tavoli interpartitici più o meno
camuffati.
Che però stanno tornando in piedi...
E appunto contro questo che sto parlando. Pensi a quello che si legge
a propisto della Toscana: lì viene riproposto il diritto-dovere
del partito di maggioranza relativa di designare il presidente della
regione. È chiaro? Diritto-dovere...
Rifondazione non voterà Prodi a Strasburgo. Tornerete comunque
ad allearvi con Bertinotti?
Rifondazione accettò l'orizzonte europeo del governo Prodi...
Questa è una scelta regressiva che la riporta lontano dall'Europa,
ma dalla quale non possono derivare automaticamente scelte per le elezioni
regionali.