Intervista di Arturo Parisi alla Adnkronos
18 maggio 1999

Rimuoviamo i calcinacci accumulatisi
dal 14 ottobre 98

- ''Non sara' semplice, ma dal 14 giugno e' necessario riprendere con maggior lena a lavorare al nuovo Ulivo, all'Ulivo che vince. Come? Realisticamente, bisognera' ripartire dall'isolamento dei problemi irrisolti e, con pazienza e determinazione, procedere a rimuovere i calcinacci e gli ostacoli accumulatisi sul tavolo dal 14 ottobre del 1988, quando la bandiera dell'Ulivo venne ammainata di fronte alle intimazioni dell'Udr''. Arturo Parisi, braccio destro di Romano Prodi e uno dei leader de ''I Democratici'', a pochi giorni dalle elezioni europee delinea cosi' - in una intervista all'Adnkronos - le prospettive politiche del dopo voto, lanciando all'interno del centro sinistra un segnale nitido di ''collaborazione competitiva'' per affrontare al meglio la rincorsa elettorale che portera alle regionali del 2000 e alle politiche del 2001, e vincere il confronto con il centro destra, ''partito della scorciatoia''.

Parisi avverte che il problema dei tempi e' prioritario: ''Nei prossimi sei mesi ci sono due termini che io giudico perentori: il decollo effettivo del processo di riforme istituzionali (quest'anno ricorre il decennale della caduta del Muro di Berlino, il dies a quo - dice - del processo di transizione: se le riforme non si mettono davvero in moto, si rischia) e, sempre entro la fine dell'anno, il completamento del processo di chiarimento all'interno del centro sinistra. Sei mesi decisivi per raggiungere con le riforme l'obiettivo della stabilita' di governo e per costruire una coalizione competitiva e vincente, sapendo che tra il 14 giugno e lo scioglimento delle Camere per le elezioni politiche mancano poco piu' di 20 mesi''

''Dopo l'Ulivo, ancora l'Ulivo. O, se vogliamo guardare piu' da vicino la natura del soggetto politico che i cittadini vogliono, il Partito Democratico. E' un progetto, e un sogno, che nasce dal rifiuto dell'esistente, cioe' un panorama partitico del centro sinistra caratterizzato da partiti sempre piu' numerosi e sempre piu' piccoli, dominato da un partito meno piccolo, quello dei Ds, ingigantito solo dalla piccolezza degli altri. Allora - dice Parisi - bisogna andare verso forme di unita' crescenti, con la pazienza della storia e con la consapevolezza che anche i viaggi di mille miglia iniziano con un passo''.

C'e un passo comune, dopo 8 mesi di polemiche interne?

''Sappiamo che il solco delle antiche tradizioni politico- culturali e' fondamentale, ma non piu' sufficiente - risponde Parisi - a camminare verso il futuro. Le stesse forme organizzative in cui si esprime il patrimonio tradizionale esistono e sono importanti, una radice preziosa, purche' non siano di ostacolo a nuove unita'. La coalizione ha il dovere, per il dopo 14 giugno, di formulare proposte unitarie da proporre uniti agli elettori. E' il livello minimo: il programma, il capo del governo, i candidati sotto un unico simbolo. E una concezione della coalizione che non nasca, come oggi, da una sorta di ripartizione meccanica di ''quote di mercato'' (la gamba di centro, quella di sinistra) ma da un confronto tra modelli diversi della coalizione, tra chi crede ad esempio ad una impostazione piu' federalista e chi e' tentato ancora dal centralismo, tra chi e' preoccupato di aumentare la partecipazione dei cittadini dal basso e chi piuttosto difende le antiche strutture della mobilitazione organizzata''.

In concreto, ritiene possibile superare le attuali divaricazioni all'interno del centro sinistra?

''La necessita' di recuperare una prospettiva unitaria e' - risponde Parisi - avvertita da tutti. Purche' ci sia la consapevolezza che la ricostruzione dell'Ulivo non puo' ridursi ad un'opera di bricolage, che e' la tentazione di D'Alema e di altri, ma ritrovando tra la gente lo spirito della lunga cavalcata che porto' alla vittoria del '96''.

Parisi stima al 7 per cento per ''I Democratici'', la soglia che puo' aprire o chiudere la ricostruzione dell'Ulivo ''come soggetto unitario e forte e non come cartello di partiti e partitini''. ''In ogni caso - aggiunge - molte cose andranno riviste: credo che Franco Marini dovra' riflettere sulle lezioni della storia e prendere atto che non e' in grado di riassumere e rappresentare in solitudine la tradizione democristiana e, meno che mai, l'identita' cattolica. Cosi' come dovra' prendere commiato da una concezione della democrazia come accordo di segreterie, di organigrammi o di ripartizione delle cariche. Il 14 giugno sara' il momento di tirare le somme, al di la' degli stessi risultati''.

Come giudica la posizione di Walter Veltroni sul dopo 14 giugno?

''Preferiamo - commenta Parisi - il Veltroni che immagina il futuro, non quello che ripiega sul passato. Ne' il passato prossimo, che lo porta a dimenticare che l'Ulivo fu ferito nello scorso ottobre e non nel confronto di questi giorni, ne' il passato remoto nel quale, per polemizzare con supposte iniziative fuggevoli, si inventa la storia a suo piacimento. E sceglie nel proprio passato solo quello che torna, appropriandosi invece di non poche pagine del passato degli altri''.

Ci sara' la cosiddetta verifica dopo le europee?

''Per affrontare nelle migliori condizioni la volata verso le regionali 2000 e le politiche 2001 - dice Parisi - di verifica c'e' bisogno. Ma di verifica programmatica, non come messa a punto dei rapporti di forza. E il programma di quattro anni fa, la sua realizzazione e il suo ampliamento, e' il punto di riferimento inevitabile, l'ambizione di tenere insieme coesione sociale, efficienza economica e liberta' civile. Se altri possono farsi tentare dall'impazienza o dal realismo, noi non possiamo arrenderci alla realta', dobbiamo continuare lungo il cammino del riformismo. Con pazienza e ostinazione''.

''Questo e' l'unico modo - conclude il piu' stretto collaboratore di Prodi - di occuparsi di contenuti e non di schieramenti, di riforma della politica e non di politica politicante, di riforme per la stabilita' e di rilancio delle politiche di sviluppo. Non possiamo competere con il centro destra in demagogia, ne' diventare anche noi il partito della scorciatoia, a cominciare dalle questioni fiscali''.



Il futuro ha radici antiche