[GARGONZA:9219] Re: Cancellazione del debito: perché non ho scritto al Governo.
Giovanni Cominelli  Domenica, 23 Luglio 2000



Paolo Scattoni wrote:

 cercherò di motivare il mio
> rifiuto a partecipare a questa campagna che sembra sacrosanta.

Condivido completamente. 
Accade da molti anni che i Paesi ricchi vendano armi a quelli poveri.
Quelli ricchi si arricchiscono (le aziende prosperano, gli operai e i
tecnici sono ben pagati, l'occupazione fiorisce, i sindacati e la
sinistra sono felici), quelli poveri (spesso rappresentati da regimi
dittatoriali, da classi dirigenti corrotte e sanguinarie) si
impoveriscono. O per peggio dire: le loro classi dirigenti si
arricchiscono, a volte in maniera enorme, grazie alle intermediazioni e
alle tangenti che governi e aziende distribuiscono a piene mani. I loro
popoli muoiono di fame, di malattie, di guerre. 
Dopo un pò arrivano i buonisti di turno e fanno campagne per la
riduzione o l'annullamento del debito.
C'è qualcosa che non va in tutto ciò.
Io sono favorevole ad aiutare i paesi poveri, ma ponendo condizioni
drastiche sulla finalizzazione degli aiuti finanziari e ponendo
condizioni politiche. Per es.: scambio tra libertà politiche e aiuti
finanziari. Niente aiuti ai regimi dittatoriali. Nienti aiuti a regimi
guerrafondai. Ninete aiuti a chi viola i diritti umani.
Taglio immediato degli aiuti a chi li investe in armi.
L'internazionalismo ingenuo di molti finisce per coprire le  vergogne
peggiori dei Paesi ricchi.
Sullo sfondo sta, tuttavia, il problema della globalizzazione.
I Paesi ricchi la intendono pro domo propria. Esportano merci e
capitali, proteggono i propri prodotti dalla concorrenza dei Paesi
poveri, utilizzando spesso strumentalmente la violazione dei diritti
umani, lo sfruttamento del lavoro minorile, la mancanza di sindacati.
Questa buona coscienza di forze politiche e sindacali dei Paesi ricchi
sarebbe davvero benvenuta se non fosse che poi, come è avvenuto a
Seattle, queste stesse forze sono corse a difendere i propri prodotti
contro quelli, magari trattati biotecnologicamente, dei Paesi poveri.
Mi permetto di segnalare a proposito il bellissimo libro di Amartya Sen,
intitolato: "Lo sviluppo è libertà", pag. 335, ed. Mondadori, Lire
35.000.


giocom



-- 
Giovanni Cominelli - Milano

e-mail: giovanni.cominelli@tin.it

sito web: www.giovannicominelli.org


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