[GARGONZA:9206] Lega Nord: insulti e mancata censura - Comin.
Piero DM  Venerdi`, 21 Luglio 2000


----- Original Message -----
From: Giovanni Cominelli

>... Conosco la specie leghista in corpore vili.
(...)
> Conclusione:
> - sul fronte istituzionale, la Lega ha svolto un ruolo
> straordinariamente positivo;
> - sul fronte politico-culturale è una forza di destra europea
> conservatrice illiberale:
> - sul fronte della composizione sociale: ha un elettorato popolare,
> pensionati, operai, piccoli imprenditori (cioè ex-operai).
>
> Così stanno, secondo me, le cose. Come dice Spinoza "nec ridere, nec
> lugere, sed intelligere".

In politica è consentito talvolta il primum intelligere, deinde ridere aut
lugere :-)
Senza ovviamente essere nel corpore vili per evidenti ragioni geo-politiche,
il mio intelligere era arrivato a conclusioni simili a quelle di Giovanni,
così come credo quello di molti di noi.
E' bene che queste conclusioni siano confermate da chi è vissuto più dentro
di altri.

Concordo nell'insieme, ma con qualche differenza non secondaria.
Mi trova molto meno entusiasta, per esempio, il ruolo della Lega sul fronte
istituzionale.
Che la Lega abbia smosso le acque è vero, ma questo genere di meriti non può
prescindere dai modi e dai contenuti più complessivamente politici e civili:
quelli rappresentati (in ogni senso, anche quello scenografico) dal
movimento leghista sono complessivamente insulsi, rozzi, contraddittori.
Quelli che abbiamo chiamato un po' tutti gli "eccessi" o le "posizioni
strumentali" della Lega sono in realtà il suo principale contenuto politico.
Per assurdo (ma non so poi quanto, sotto certi aspetti...) anche del nazismo
possiamo dire che "ha smosso l'attenzione" verso il problema
dell'antisemitismo, e che ha contribuito indirettamente alla conquista di
una patria da parte del popolo israeliano, ma nessuno di noi si sentirebbe
di catalogarlo come un merito.
Direi piuttosto che l'emersione della Lega è avvenuta in un periodo in cui
stavano venendo a galla parecchi altri fenomeni, in un'Italia che non
riusciva più a tenere intatta la crosta di sedimenti che la ingessavano
ormai in modo soffocante: tangentopoli, la Lega, il plebiscito
maggioritario, Berlusconi e  (cosa più sconvolgente di tutte) perfino il
Segretario Occhetto che sbaciucchia la bella mora della moglie davanti al
reporter.
Come definire e raccontare questo periodo di nani e giganti ballerini,
innalzati agli onori della cronaca dalla voglia di novità, dall'insofferenza
degli italiani?
La possiamo raccontare con accenti sociologici alla Ferrarotti (dio ci salvi
dalle tentazioni), o con accenti profetico-messianici alla Berlusconi (se
dio ha finito con Ferrarotti, si consenta un'occhiata), o con l'accoratezza
autoflagellante di Veltroni (abbiamo molto sbagliato, ma ora ci occupiamo di
voi, se dio ha finito con Ferrarotti e Berlusconi, venga a vedere quanto ci
occupiamo di voi, senza polemiche, serenamente).
La possiamo raccontare anche come una storia di referendum che si smosciano,
o di giudici a cui crescono i peli sulle mani e le coda biforcuta, o di
italiani che si distaccano, ognuno se la racconta come vuole e come gli
viene meglio: in tutti c'è una qualche verità, e una buona dose di
preconcetto o di ideologismo, o di deformazione professionale.

Io ci vedo, irresistibilmente, l'emergere e lo scatenarsi degli umori più
populistici, a lungo trattenuti, mascherati nel calderone di sciroppo
democristiano, e in parte anche sublimati nel carisma delle bandiere rosse.
Il "rompete le righe" dato dal crollo sovietico e dalla fine certificata
della guerra fredda, ha significato l'inizio di una specie di carnevalata,
in un'Italia che non ha mai effettivamente avuto una qualche forma di rigore
morale, estetico, intellettuale e ideologico - fosse pure la semplice,
magari ingenua, ideologia liberale e liberista dell'America puritana.
Ho visto emergere e diventare parola - sulle facce di persone fin'allora da
me conosciute come completamente aliene alla politica, alla storia, alla
lettura di giornali e a qualunque forma di culturame - ho visto diventare
parola il loro stesso disinteresse, e ho visto la loro coltivata ignoranza
diventare onoreficenza e virtù. Ho visto insomma, dalla polvere del
carnevale, emergere il Mito della Gente, ossia il mito della democrazia come
gara di cazzate in libertà, e chi la spara più grossa vince una scimmietta
con l'elastico e un'intervista di Paolo Brosio.
I partiti e gli intellettuali italiani della politica, con il loro
comportamento annoso, si sono meritati i cachinni e i Bossi, le lingue di
menelikke e i Casini, i Maroni, i Previti, gli Unti, i Parisi, i Rutelli, i
Veltroni? Sì che se li sono meritati, ma questo nulla toglie al fatto che si
tratti di una grande carnavalata, a cui sarebbe improprio attribuire troppi
augusti significati rivoluzionari o ansie di rinnovamento: volevamo fare
solo un po' di casino, dire due parolacce davanti ai microfoni dei TG,
vedere quattro facce nuove in televisione.

= Piero DM =









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