[GARGONZA:9195] <Vi voglio parlare di mia figlia>
Francesco Forti  Giovedi`, 20 Luglio 2000

Cari amici; ecco una lettera che definisco agghiacciante. 
Potremmo partire da qui per capire cosa dobbiamo mettere
nel programma dell'Ulivo, cosa NON abbiamo fatto in questi
quattro anni di governo, cosa abbiamo fatto male, cosa resta
da fare. E non solo nel campo della sanita'. Leggete ogni
virgola; poi ne parliamo qui.  
Saluti, Francesco Forti
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Vi voglio parlare di mia figlia 
                 LA LETTERA

              di MARINO GALZENATI 

VENERDì 14 luglio 2000 mi trovo in vacanza ad Ischia,
quando alle ore 20,30 mi rendo conto che mia figlia Ludovica
di 3 mesi aveva dei problemi di respirazione.
Consulto telefonicamente il mio amico e collega pediatra,
sono medico anche io, ed assieme decidiamo di far visitare la
bambina da un pediatra dell'isola. Decido, quindi di portare la
bambina all'ospedale Rizzoli di Lacco Ameno dove era di
guardia una pediatra della quale, persone dell'isola mi
avevano dato il nome. Nel tragitto in taxi, le condizioni della
bambina peggiorano e dobbiamo farci largo con fatica nel
traffico di Ischia. Al Rizzoli, la pediatra visita in modo
sommario la bambina, le mette una maschera per l'ossigeno
per adulti, la sottopone ad una radiografia del torace dopo la
quale diagnostica una broncopolmonite. Mi guardo attorno e
mi rendo conto della situazione assolutamente caotica nella
quale ci troviamo, senza un minimo di attrezzature
specialistiche, dalla culla, alla maschera per l'ossigeno, all'ago
per la flebo, etc. Il tempo comincia a passare.
Della bambina si occupa una anestesista che l'aiuta a
respirare con un respiratore per adulti. Viene disposto il
trasferimento di Ludovica a Napoli con la motovedetta della
Gdf. Bisogna aspettare che la motovedetta impegnata in un
altro soccorso ritorni ad Ischia. La partenza è prevista per le
23. Il tempo passa. 

L'ANESTESISTA continua ad assistere la bambina,
predispone tutto per la partenza, si prepara lei stessa, indossa
l' impermeabile: sono quasi le 23. Compare un grosso signore
senza camice, con il sigaro in bocca che si aggira per la
stanza del pronto soccorso dove stiamo aspettando, solo dopo
molto tempo mi si presenterà come il primario della pediatria
del Rizzoli. Le cose cambiano all'improvviso, l'anestesista già
pronta per partire scompare, mi comunicano che il
trasferimento avverrà in elicottero e non più con la
motovedetta. La bambina viene sistemata in una culletta con
la cappetta e non più assistita per la respirazione, tutti i medici
sono al telefono per organizzare l'arrivo dell'elicottero:
nessuno si occupa della bambina, il primario non la visita
nemmeno. Capisco che c'è qualche divergenza tra i medici.
Mi sento impotente. Chiedo il perché del cambiamento del
programma dal momento che la vedetta dovrebbe essere
pronta, chiedo i tempi stimati per l'arrivo dell'elicottero:
nessuna risposta.
Il tempo passa, Ludovica soffre, mia moglie ed io ci
guardiamo sgomenti. Al primario pediatra ed agli altri medici
presenti la cosa più importante sembra essere l'elicottero.
Mia figlia sotto la cappetta respira a fatica, lo sguardo spento,
non ha più la forza di piangere. 
Il tempo passa. Arriva l'ambulanza per il trasferimento al
piazzale nel quale arriverà l'elicottero. Sullambulanza si
rendono conto che la bombola dell'ossigeno è scarica,
aspettiamo che la cambino, aspettiamo sempre. Arriviamo al
piazzale, grande dispiegamento di polizia. L'elicottero non
arriva.
Aspettiamo, aspettiamo scrutando il cielo. Mi dicono che
l'elicottero sta arrivando da Roma, mi domando chi ha
calcolato tutti i tempi di questo soccorso, con la motovedetta
a quest'ora saremmo già arrivati. Il tempo passa. Mia figlia è
nell'ambulanza sotto la cappetta, i medici ed il primario sono
sul piazzale, parlottano con la polizia per organizzare
l'atterraggio dell'elicottero, il primario dispone come le
macchine della polizia debbano mettersi per illuminare il
piazzale, mia figlia rimane sotto la cappetta. Da medico mi
rendo conto che dovrebe essere intubata, che prima del
viaggio in elicottero dovrebbe essere monitorata e stabilizzata
la situazione respiratoria. Cerco di parlare con i medici ma
sono troppo impegnati a coordinare l'atterraggio dell'elicottero
per occuparsi di Ludovica. Il tempo passa.
Mia figlia è nell'ambulanza con mia moglie, respira sempre
peggio. Finalmente arriva l'elicottero. Non è un'eliambulanza,
è un elicottero della Gdf, non trasporta personale medico
specializzato o attrezzature per la rianimazione della bambina.
Momenti frenetici. Il frastuono dell' elicottero, il vento dello
spostamento d'aria. Mi presento al comandante dell'elicottero,
sono medico chiedo di salire sull'elicottero, acconsente, fa
salire anche mia moglie. Due infermieiri trasportano di corsa
la culletta, sull'elicottero salgono un pediatra ed un
anestesista, che sino ad allora non avevo visto e che non
aveva visitato la bambina in precedenza. L'elicottero decolla,
mia figlia sta malissimo, cianotica, non respira quasi più,
l'anestetista si agita, fa segno al pilota di fare presto, la
pediatra inizia un massagio cardiaco. Mi rendo conto che la
situazione è disperata, mia moglie si dispera. Momenti eterni
sospesi sul golfo. Le luci di Mergellina si avvicinano. Non
possiamo atterrare al Cardarelli, mi dicono che per illuminare
la pista bisogna chiedere il permesso alla prefettura e ci
vorrebbe troppo tempo. Atterreremo a Capodichino per
essere trasferiti al Santobono. Finalmente arriviamo a
Capodichino, luci delle macchine della polizia, della Gdf,
atterriamo. Manca l'ambulanza.
La bambina rimane sull'elicottero, frastuono delle pale, vento,
continuano a farle il massaggio cardiaco, poliziotti e finanzieri
si disperano con me per la mancanza dell'ambulanza che
dicono di stare aspettando da un'ora, continuano a chiamare
per radio. Finalmente arrivano due ambulanze
contemporaneamente, saliamo freneticamente sulla prima: è
quella sbagliata, scendiamo saliamo sulla seconda quella del
Santobono con il rianimatore. La scena cambia: sembra un
telefilm americano, in pochi minuti intubano la bambina, la
collegano ai monitor. Ma è tardi, il rianimatore del Santobono
mi guarda sconsolato, mia moglie si dispera. Partiamo per il
Santobono scortati da Polizia e Gdf in una corsa frenetica,
riusciamo a malapena a reggerci nelle curve della
tangenziale, intanto il rianimatore continua a prendersi cura
della bambina nel disperato tentativo di rianimarla. Arriviamo
al Santobono, l'ascensore non arriva, corsa frenetica per le
scale del rianimatore con la culletta tra le braccia. Mia figlia
è in rianimazione finalmente tra mani esperte, competenti, in
grado di occuparsi di lei e non di altro ma è tardi, quel tempo
perso ad Ischia non può essere fermato.
Più tardi ci chiamano, non c'è speranza, chiedo di poterla
battezzare, era una gioia rimandata a dopo l'estate. Ludovica
è intubata, piena di monitor e di flebo, ma è ancora bella
come solo un bambino di tre mesi può esserlo, l'ultimo bacio
di mamma e papà. Alle otto Ludovica muore, metto la mano
in tasca e trovo il suo ciucciotto.
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Il padre di Ludovica, che è uno psichiatra napoletano, ha
presentato ieri mattina un esposto- denuncia alla Procura
della Repubblica. L'inchiesta sarà affidata al pool
specializzato in indagini sulla Sanità. 

                     



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