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Cari amici; ecco una lettera che definisco agghiacciante. Potremmo partire da qui per capire cosa dobbiamo mettere nel programma dell'Ulivo, cosa NON abbiamo fatto in questi quattro anni di governo, cosa abbiamo fatto male, cosa resta da fare. E non solo nel campo della sanita'. Leggete ogni virgola; poi ne parliamo qui. Saluti, Francesco Forti ------------------------------------------------------- http://www.repubblica.it/quotidiano/repubblica/20000720/commenti/01scr iba.html Vi voglio parlare di mia figlia LA LETTERA di MARINO GALZENATI VENERDì 14 luglio 2000 mi trovo in vacanza ad Ischia, quando alle ore 20,30 mi rendo conto che mia figlia Ludovica di 3 mesi aveva dei problemi di respirazione. Consulto telefonicamente il mio amico e collega pediatra, sono medico anche io, ed assieme decidiamo di far visitare la bambina da un pediatra dell'isola. Decido, quindi di portare la bambina all'ospedale Rizzoli di Lacco Ameno dove era di guardia una pediatra della quale, persone dell'isola mi avevano dato il nome. Nel tragitto in taxi, le condizioni della bambina peggiorano e dobbiamo farci largo con fatica nel traffico di Ischia. Al Rizzoli, la pediatra visita in modo sommario la bambina, le mette una maschera per l'ossigeno per adulti, la sottopone ad una radiografia del torace dopo la quale diagnostica una broncopolmonite. Mi guardo attorno e mi rendo conto della situazione assolutamente caotica nella quale ci troviamo, senza un minimo di attrezzature specialistiche, dalla culla, alla maschera per l'ossigeno, all'ago per la flebo, etc. Il tempo comincia a passare. Della bambina si occupa una anestesista che l'aiuta a respirare con un respiratore per adulti. Viene disposto il trasferimento di Ludovica a Napoli con la motovedetta della Gdf. Bisogna aspettare che la motovedetta impegnata in un altro soccorso ritorni ad Ischia. La partenza è prevista per le 23. Il tempo passa. L'ANESTESISTA continua ad assistere la bambina, predispone tutto per la partenza, si prepara lei stessa, indossa l' impermeabile: sono quasi le 23. Compare un grosso signore senza camice, con il sigaro in bocca che si aggira per la stanza del pronto soccorso dove stiamo aspettando, solo dopo molto tempo mi si presenterà come il primario della pediatria del Rizzoli. Le cose cambiano all'improvviso, l'anestesista già pronta per partire scompare, mi comunicano che il trasferimento avverrà in elicottero e non più con la motovedetta. La bambina viene sistemata in una culletta con la cappetta e non più assistita per la respirazione, tutti i medici sono al telefono per organizzare l'arrivo dell'elicottero: nessuno si occupa della bambina, il primario non la visita nemmeno. Capisco che c'è qualche divergenza tra i medici. Mi sento impotente. Chiedo il perché del cambiamento del programma dal momento che la vedetta dovrebbe essere pronta, chiedo i tempi stimati per l'arrivo dell'elicottero: nessuna risposta. Il tempo passa, Ludovica soffre, mia moglie ed io ci guardiamo sgomenti. Al primario pediatra ed agli altri medici presenti la cosa più importante sembra essere l'elicottero. Mia figlia sotto la cappetta respira a fatica, lo sguardo spento, non ha più la forza di piangere. Il tempo passa. Arriva l'ambulanza per il trasferimento al piazzale nel quale arriverà l'elicottero. Sullambulanza si rendono conto che la bombola dell'ossigeno è scarica, aspettiamo che la cambino, aspettiamo sempre. Arriviamo al piazzale, grande dispiegamento di polizia. L'elicottero non arriva. Aspettiamo, aspettiamo scrutando il cielo. Mi dicono che l'elicottero sta arrivando da Roma, mi domando chi ha calcolato tutti i tempi di questo soccorso, con la motovedetta a quest'ora saremmo già arrivati. Il tempo passa. Mia figlia è nell'ambulanza sotto la cappetta, i medici ed il primario sono sul piazzale, parlottano con la polizia per organizzare l'atterraggio dell'elicottero, il primario dispone come le macchine della polizia debbano mettersi per illuminare il piazzale, mia figlia rimane sotto la cappetta. Da medico mi rendo conto che dovrebe essere intubata, che prima del viaggio in elicottero dovrebbe essere monitorata e stabilizzata la situazione respiratoria. Cerco di parlare con i medici ma sono troppo impegnati a coordinare l'atterraggio dell'elicottero per occuparsi di Ludovica. Il tempo passa. Mia figlia è nell'ambulanza con mia moglie, respira sempre peggio. Finalmente arriva l'elicottero. Non è un'eliambulanza, è un elicottero della Gdf, non trasporta personale medico specializzato o attrezzature per la rianimazione della bambina. Momenti frenetici. Il frastuono dell' elicottero, il vento dello spostamento d'aria. Mi presento al comandante dell'elicottero, sono medico chiedo di salire sull'elicottero, acconsente, fa salire anche mia moglie. Due infermieiri trasportano di corsa la culletta, sull'elicottero salgono un pediatra ed un anestesista, che sino ad allora non avevo visto e che non aveva visitato la bambina in precedenza. L'elicottero decolla, mia figlia sta malissimo, cianotica, non respira quasi più, l'anestetista si agita, fa segno al pilota di fare presto, la pediatra inizia un massagio cardiaco. Mi rendo conto che la situazione è disperata, mia moglie si dispera. Momenti eterni sospesi sul golfo. Le luci di Mergellina si avvicinano. Non possiamo atterrare al Cardarelli, mi dicono che per illuminare la pista bisogna chiedere il permesso alla prefettura e ci vorrebbe troppo tempo. Atterreremo a Capodichino per essere trasferiti al Santobono. Finalmente arriviamo a Capodichino, luci delle macchine della polizia, della Gdf, atterriamo. Manca l'ambulanza. La bambina rimane sull'elicottero, frastuono delle pale, vento, continuano a farle il massaggio cardiaco, poliziotti e finanzieri si disperano con me per la mancanza dell'ambulanza che dicono di stare aspettando da un'ora, continuano a chiamare per radio. Finalmente arrivano due ambulanze contemporaneamente, saliamo freneticamente sulla prima: è quella sbagliata, scendiamo saliamo sulla seconda quella del Santobono con il rianimatore. La scena cambia: sembra un telefilm americano, in pochi minuti intubano la bambina, la collegano ai monitor. Ma è tardi, il rianimatore del Santobono mi guarda sconsolato, mia moglie si dispera. Partiamo per il Santobono scortati da Polizia e Gdf in una corsa frenetica, riusciamo a malapena a reggerci nelle curve della tangenziale, intanto il rianimatore continua a prendersi cura della bambina nel disperato tentativo di rianimarla. Arriviamo al Santobono, l'ascensore non arriva, corsa frenetica per le scale del rianimatore con la culletta tra le braccia. Mia figlia è in rianimazione finalmente tra mani esperte, competenti, in grado di occuparsi di lei e non di altro ma è tardi, quel tempo perso ad Ischia non può essere fermato. Più tardi ci chiamano, non c'è speranza, chiedo di poterla battezzare, era una gioia rimandata a dopo l'estate. Ludovica è intubata, piena di monitor e di flebo, ma è ancora bella come solo un bambino di tre mesi può esserlo, l'ultimo bacio di mamma e papà. Alle otto Ludovica muore, metto la mano in tasca e trovo il suo ciucciotto. ------------ Il padre di Ludovica, che è uno psichiatra napoletano, ha presentato ieri mattina un esposto- denuncia alla Procura della Repubblica. L'inchiesta sarà affidata al pool specializzato in indagini sulla Sanità. ![]() |