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"Capisco il Vaticano ma difendo lo
Stato laico"
Arturo Parisi, leader dell'Asinello: "Noi
cattolici dobbiamo riflettere"
di BARBARA
JERKOV
ROMA - "Per onestà", premette Arturo Parisi, "va riconosciuta la natura
intenzionalmente provocatoria del Gay Pride, così come va riconosciuto che
gli organizzatori hanno saputo governare questa intenzione con una misura
che merita apprezzamento. Però...". Però, professore? "Proprio di
fronte a questa intenzione provocatoria non si può non comprendere
l'amarezza rinnovata dal Papa, che ha dovuto confrontarsi con una sfida
dichiarata al sistema di valori rappresentato dalla Chiesa". E a lei,
cattolico, questa "amarezza" che impressione ha fatto? "Mi ha fatto
riflettere. Ma soprattutto perché credo che la prima parte delle parole
del Papa non possa essere disgiunta da quelle che ha pronunciato subito
dopo, nei confronti non della manifestazione ma degli omosessuali: "Devono
essere accolti con rispetto", ha ammonito, "compassione e delicatezza, e
al loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione".
Parole forti e impegnative, che non sarebbe giusto lasciare in secondo
piano. Gli avanzamenti vanno valorizzati". Ha visto Veltroni e Cossutta
in prima fila al corteo? Mastella ha già detto che è su questi temi che il
centro del centrosinistra deve fare fronte comune per opporsi alla
sinistra. È d'accordo? "Hanno sfilato anche alcuni esponenti del
centrodestra, a riconferma che questi sono temi trasversali per
definizione, che vanno affrontati in modo davvero laico". Non è su
questo, insomma, che si creano le aggregazioni. "Proprio no. Io non
sono assolutamente interessato a un centro che fosse tentato per motivi
più o meno strumentali di alzare la bandiera cattolica. L'Ulivo stesso è
nato, nel '96, proprio per superare la contrapposizione fra laici e
cattolici come si è andata definendo nell'Ottocento. Siamo nel Duemila,
distinzioni formulate in modo tanto caricaturale non hanno
senso". Effettivamente mai come in questo momento il centrosinistra,
tutto insieme, è apparso tanto sensibile alle parole del Pontefice: dal
Gay Pride alle carceri. L'autonomia dello Stato laico è a rischio? "Eh
no, un momento. La voce del Papa è una voce ascoltata dalla maggioranza
del paese, oltre che una voce di riconosciuta autorevolezza, per cui
qualisiasi autorità pubblica non può non prenderla in considerazione con
la massima attenzione. Detto questo, però, alle autorità pubbliche resta
il dovere dell'esercizio della propria responsabilità nel rispetto del
principio di laicità dello Stato. L'attenzione, insomma, non deve impedire
alle autorità pubbliche di svolgere il proprio ministero in assoluta
autonomia. E poi, direi che non vanno neppure sopravvalutate certe
coincidenze. Soprattutto il tema della condizione carceraria, era ben
presente alle forze della maggioranza, indipendentemente dall'occasione
giubilare. Le carceri sono il segno più evidente della civiltà di un
popolo. E oggettivamente la condizione delle nostre è indegna di un paese
civile". Da questo punto di vista ritiene che il pacchetto varato
l'altro giorno dal governo sia la soluzione? "Va nella giusta
direzione, ma l' obiettivo dev'essere quello di fare della condizione
carceraria un'occasione di riscatto e rieducazione. Il passaggio cruciale
resta quello del lavoro. Bisogna trovare il modo perché le giornate in
carcere non siano giornate di abiezione, ma di crescita". Intanto però
c'è un'emergenza sovraffollamento con cui fare i conti. Il presidente del
Consiglio, su "Repubblica", ha dato la disponibilità del governo a un
provvedimento di clemenza, ma ogni decisione, ha ribadito, spetta al
Parlamento. Il Parlamento che farà, professore? "La maggioranza aveva
già preso una posizione chiara al proposito, in favore dell'indulto, di un
provvedimento cioè che intervenga sulla pena, e a precise condizioni, e
non sul reato, come accadrebbe con un'amnistia. Al momento però ci
troviamo ad avere a che fare on un'opposizione divisa, tra posizioni di
rigida chiusura e posizioni "tolleranza 100", come quella di Forza Italia.
E come lei sa, per provvedimenti come questi è richiesta la collaborazione
di maggioranza e opposizione". Quindi, pare di capire, secondo lei non
se ne farà niente? "Non è che non se ne farà niente. Vorrà dire che
dovremo procedere con provvedimenti diversificati. Io continuo ad
auspicare l'assunzione di una corresponsabilità, ma dev'essere ben chiaro
che se non sarà possibile varare assieme un provvedimento di clemenza,
ognuno si assumerà le sue responsabilità". Come si concilia questa
disponibilità all'indulto con la questione della sicurezza? "I due
aspetti non possono essere in alcun modo disgiunti. Anzi, direi che per la
prima volta proprio l'insicurezza, o meglio l'ansia da insicurezza - che
cresce indipendentemente dalla crescita oggettiva dei fatti criminosi - si
trova al centro delle preoccupazioni politiche di una maggioranza di
governo". Il Polo vi accusa di averla scoperta solo per fare campagna
elettorale. "La preoccupazione per la sicurezza era al centro del
programma elettorale dell'Ulivo del '96. Ci presentammo con proposte
specifiche, vorrei ricordarne solo una, la "Tesi 22", intitolata "Poter
uscire tranquillamente di casa la sera". In questo contesto non possiamo
dimenticare le ricadute negative del fenomeno dell'immigrazione:
l'incapacità del nostro paese di integrare gli immigrati e di governare i
flussi, soprattutto quelli clandestini. Su questo il centrosinistra deve
aprire una riflessione, sapendo distinguere fra la valenza positiva
dell'immigrazione dai corollari negativo che sono sotto gli occhi di tutti
i cittadini, in particolare nelle regioni del nord e nei grandi centri
urbani". Sta preannunciando nuove misure? "Bisogna attuare le leggi
che già esistono e danno buoni risultati, come la Turco-Napolitano. Da
questo punto di vista i centri di permanenza provvisori si sono dimostrati
assolutamente inadeguati, sia per la quantità che per la qualità. Quello
di cui c'è bisogno è più centri, meglio funzionanti, non di nuove leggi,
mandando anche un messaggio chiaro ai clandestini: le leggi ci sono per
essere applicate, e che è inutile sperare in nuove sanatorie".
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