[GARGONZA:9079] La società sono io
Piero DM  Martedi`, 04 Luglio 2000

Per una volta voglio ragionare come una parte di quella famosa "società
civile", o meglio economica, di cui spesso si parla.
Molto semplicemnte, molto concretamente.

Io sono un piccolo imprenditore.
La realtà economico-normativa rende la mia attività piuttosto difficile (in
certi casi praticamente impossibile).
I punti principali in cui si manifesta la difficoltà:
- sistema bancario e finanziario;
- esistenza di soggetti grandi e/o privilegiati che di fatto dominano il
cosiddetto "mercato";
- burocrazia e situazioni di vario genere che possiamo chiamare "habitat
ostile".

Rispetto a questi punti, le due alternative politiche che si offrono -
destra e sinistra - sono entrambe del tutto negative, se non catastrofiche.
Qualcuno "odia" le piccole imprese? Sono troppo stupidi per capire o
intervenire?
Ma no, nessuno odia e nessuno è così stupido.

Semplicemente l'attenzione è rivolta ad un'economia in cui tutto si misura
sulle esigenze, sulla logica, sugli interessi di quei soggetti grandi e/o
privilegiati, delle banche, dei grandi gruppi finanziari - e aggiungiamoci
anche l'habita ostile, che certo non deriva dal destino cinico e baro.
Banche e gruppi finanziari, li conosciamo. Chi sarebbero, oltre a questi, i
"soggetti privilegiati"? Tutti coloro che godono di speciali riguardi
normativi, che agiscono in regime protetto, che spesso hanno recinti
istituzionali disegnati su misura per loro, che godono di particolari
benefit, etc, tali da rendere impossibile di fatto (o perfino illegale)
qualunque concorrenza: emanazioni vaticane, emanazioni sindacali o
confindustriali, associazioni o cooperative con l'etichetta del "senza fini
di lucro" (che in gran parte ricadono nelle due categorie precedenti), e
altri soggetti di natura similare.
C'è dunque una "grossezza reale" (aziendale o finanziaria) e una "grossezza
virtuale" (privilegio, norme e posizione), che si saldano a formare questo
blocco.

La sinistra, ad ogni intervento legislativo, ad ogni programma che mette in
piedi, in ogni momento di governo, non fa che aggravare questo indirizzo e
il potere di questo blocco, e sembra assolutamente
incapace di rendersene conto.
La speciale sinistra bertinottiana non ne parliamo neppure, visto che
continua l'eredità ben nota di coloro che quando parlavano di "industria",
fabbriche, economia, etc, si beavano di considerare soltanto la Fiat e
l'IRI, dedicando loro odio e amore, studi e articoli e ricerche, e insomma
un'intera vita politico-sindacale.
I soggetti dotati di grossezza reale vengono rispettati e coltivati in nome
di una effervescente scoperta o riscoperta del "mercato": siccome il mercato
è "privato", come meglio si rispettano le sue regole se non rispettando i
privati? E chi è mai più privato di coloro che detengono un potere reale
tipico del mercato? E quindi, più è il peso, più il potere, più si è
rappresentativi della libertà e del "mercato".
I soggetti privilegiati - dotati spesso anche di grossezza reale, oltre che
di quella virtuale - sono rispettati e coltivati (e anzi incoraggiati) in
base alla loro ipotetica natura "sociale", e perché la truffa normativa del
"senza fine di lucro" è in grado evidentemente di tacitare la coscienza di
politici e legislatori - specialmente quelli di sinistra, che possono con
poca spesa e nessun rischio far finta di calpestare l'odiato nemico "lucro".

Succede dunque che, per esempio, la Società Alfabeta inventata dalla
Confindustria laziale, o magari la Caritas, o una qualunque associazione
Fatedelbene incamerino milioni e miliardi di finanziamenti, distribuiscano
lavoro e interloquiscano con ministri e sottosegretari, fanno le
joint-venture con le banche, lavorando in sedi affrescate del '500, in
complessi conventuali con trecento stanze e parco-alberi-alto-fusto di due
ettari in posizione panoramica centralissimo, con corridoi che da soli hanno
la superficie di un campo di calcio: ma naturalmente non perseguono "lucro".
Succede anche che tante piccole società, invece, devono pagare milioni al
mese per appartamentini scamuffi di cento metri quadrati, in periferia,
faticano a parlare con un capufficio del ministero per avere
un'informazione, non hanno titoli per avere finanziamenti, non hanno la
possibilità di ottenere fidejusisoni in grado di coprire la eventuale quota
richiesta dal finanziamento, non potranno mai avere a prezzo accettabile
sedi adatte a soddisfare le esigenze imposte dalla normativa, etc: con ogni
evidenza, qui c'è del losco, dell'antisociale, qui c'è del lucro.
Nel privilegiare i primi la sinistra sente una voluttà particolare, convinta
evidentemente di perseguire un fine molto "popolare" e perfino molto
"sociale": una coglioneria sconcertante - e dicendo che si tratta di
coglioneria siamo per così dire manzoniani.

Qual'è la morale di tutto questo?
Non c'è una morale, perché non sono autorizzato a fare morali: il fine di
lucro mi sospende a divinis.

= Piero DM =




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