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Il pontefice in Israele

Discussioni su quanto avviene su questo piccolo-grande pianeta. Temi della guerra e della pace, dell'ambiente e dell'economia globale.

Re: Il pontefice in Israele

Messaggioda Rosario Amico Roxas il 09/03/2009, 11:33

Antisionismo non è antisemitismo

In conclusione, tornando alla questione dell’antisionismo, alla luce dell’articolato ragionamento che abbiamo proposto, vogliamo ribadire la nostra posizione contraria al sionismo come dottrina politica,. Tale posizione non può essere confusa, se non per malafede intellettuale, con l’antisemitismo, né tanto meno con il negazionismo: continueremo a batterci contro qualsiasi espressione razzista, contro ogni insorgenza nazi-fascista, contro tutte le idee che tendono a dividere gli uomini e i popoli in superiori ed inferiori, e proprio per questo riteniamo che, tragicamente e paradossalmente, l’assunzione del sionismo come base fondativa dello Stato di Israele abbia condotto a scelte persecutorie e aggressive.
Continueremo a denunciare che lo Stato di Israele, fino a quando si considererà lo Stato Ebraico anziché uno Stato non confessionale, è uno Stato fondato sulla discriminazione religiosa e razziale.
Continueremo a denunciare le occupazioni e le aggressioni di Israele ai popoli e ai Paesi dell’area, fino a quando Israele continuerà ad aggredire ed occupare territori contro le risoluzioni dell’ONU.
Infine, continueremo a distinguere tra ebrei e israeliani, e continueremo a parlare di “politiche aggressive di Israele e dell’esercito israeliano”, e non di Stato ebraico.
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Re: Il pontefice in Israele

Messaggioda franz il 09/03/2009, 12:55

Rosario Amico Roxas ha scritto:Antisionismo non è antisemitismo

In conclusione, tornando alla questione dell’antisionismo, alla luce dell’articolato ragionamento che abbiamo proposto, vogliamo ribadire la nostra posizione contraria al sionismo come dottrina politica,. Tale posizione non può essere confusa, se non per malafede intellettuale, con l’antisemitismo,


premesso che mandare sei messaggi in sei minuti, frutto evidente del copia ed incolla, non è il massimo per il dialogo su un forum ma è tipico metodo di propaganda, vorrei rilevare che l'equazione tra antisionismo ed antisemitismo è stata affermata dal nostro Presidente della Repubblica in un discorso pubblic e che mi sembra altamente scorretto tacciarlo di "malafede intellettuale". Si puo' essere d'accordo o in disaccordo ma tacciare chi la pensa diversamente di malafede intellettuale non fa parte dello spirito libero con cui si discute qui dentro.

Sarebbe anche interessante sapere chi è quel "noi" che è soggetto in "continueremo a batterci contro...Continueremo a denunciare .... continueremo a distinguere .... continueremo a parlare di ...".

Qui sul forum gli utenti parlano per se stessi.

Ciao,
Franz
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Re: Il pontefice in Israele

Messaggioda Rosario Amico Roxas il 09/03/2009, 14:12

Si tratta di una relazione da me scritta in nome e per conto di una associazione ONLUS che si occupa degli orfani palestinesi, e sono tanti...!!!
Non sarebbe corretto criticare le parole del capo dello Stato ...!? questo accade nelle dittature, quindi dobbiamo aspettare ancora qualche anno, quando il cavaliere andrà al colle.
Il sionismo, già fin dal suo esordio, manifestò la sua volontà aggressiva, documentata anche dalle affermazioni di Ben Gurion.
Dopo la strage di Sabra e Shatila, gli ebrei semiti identificarono Sharon come "il macellaio di Sabra e Shatila"; affermazione che segnò la frattura (che ho verificato di persona sia a Beiurut che in altre parti della Palestina) tra gli ebrei-semiti e i sionisti al potere. Intervenne così la tecnica della comunicazione di massa, in quanto il sionismo risultò indifendibile agli occhi del mondo intero, per cui fu necessario assimilarlo al semitismo. In pratica i sionisti furono vestiti con gli abiti degli ebrei semiti, i superstiti della shoà, per dare loro una parvenza di vittimismo, e nascondere la loro vera natura di carnefici, perchè carnefici sono stati e continuano ad essere.
Una breve nota a margine: la stampa araba, con in testa il più autorevole quotidiano egiziano (quindi abbastanza credibile) ha avanzato l'ipotesi (ma espressa in quella forma è stata più che una ipotesi) di un accordo tra sionismo e hamas, al fine di lanciare petardi e razzi (chiamati eufemisticamente missili per dare loro la parvenza di pericolosità) su israele, ma con coordinate ben precise, orario stabilito, in modo da non provocare eccessivi danni. Presunti oltre 10.000 di questi ordigni non hanno provocato un solo morto...strano no (come è strana l'assenza di tutti gli impiegati ebrei dal loro posto di lavoro negli uffici delle Due torri, quell'11 settembre !!!) ? L'attività di hamas ha rappresentato, però, la motivazione valida per una aggressione indiscriminata, anticamera di futuribili altre aggressioni...futuribili perchè Bush è stato mandato a casa con ignominia, è uscito dalla Casa Bianca con disonore e con l'identificazione di criminale contro l'umanità; è stato eletto Obama che intende far cambiare pagina alla storia dell'occidente, perchè l'itinerario fin qui seguito avrebbe portato a ben più gravi crisi che non quella economica che la politica di Bush ha stimolato.
Ribaisco, quindi la netta separazione tra sionismo e semitismo, riservandomi il diritto di criticare anche il capo dello Stato quando, per ragioni di diplomazia internazionale, afferma il contrario.
Ho partecipato a Il Cairo nel 1994 all'annuale conferenza dei filosofi arabi (inviato dal presidente Ibrahim Slimane) quando venne approvato un documento che auspicava la realizzazione di UN POPOLO (semita) e DUE STATI CONFEDERATI: Stato Semita Ebraico e Stato Semita Palestinese; documento firmato anche dagli intellettuali ebrei , ma respinto dai sionisti al potere e non preso neanche in considerazione all'ONU a causa del VETO USA.
Per finire a casa nostra.... il più pericoloso e spregevole NEGAZIONISTA E' stato. E', e RIMARRA? ' l'attuale capo del governo, presidente del consiglio, il quale dall'alto del suo scranno dichiarò pubblicamente: "Mussolini non ha mai ammazzato nessuno, tutt'al più mandò qualcuno a svernare in qualche amena isoletta", negando di fatto le persecuzioni anti-ebraiche, le leggi razziali del fascismo, i treni che partivano dalla stazione Tiburtina all'alba, per nascondere il loro carico di morte.
Giusto per motivare il mio dissenso da questo pontefice, sottolineo l'operato del pontefice Pio XI, il quale avrebbe voluto condannare le leggi razziali con una enciclica (http://it.wikipedia.org/wiki/Papa_Pio_XI) che non potè proclamare essendo morto la notte precedente; in quella enciclica c'era la condanna di quelle famigerate leggi negare da questo capo del governo, e la scomunica per Mussolini e Hitler. La morte lo colse nel sonno la notte precedente, mentre il cardinale Tisserant ci ha lasciato un diario (reso noto a pochi storici solo nel 1972) nel quale esprime i suoi dubbi, che la morte fosse stata causata da eventi esterni voluti da Mussolini...certificò la morte per infarto l'archiatra pontificio prof. Petacci, padre di Claretta, amante del duce, che si trovava "casualmente" in vaticano alle tre del mattino !!!!!

Non ho avuto bisogno di fare copia-incolla per dire ciò che penso e che ho il diritto di esprimere, non essendo servo di nessun padrone, ma solo della mia coscienza.
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Re: Il pontefice in Israele

Messaggioda franz il 09/03/2009, 15:13

Rosario Amico Roxas ha scritto:Non sarebbe corretto criticare le parole del capo dello Stato ...!? questo accade nelle dittature, quindi dobbiamo aspettare ancora qualche anno, quando il cavaliere andrà al colle.

Se la critica è di disonestà intellettuale (quindi malafede) essa si (s)qualifica da sola, in quanto tendente a squalificare l'interlocutore, in questo caso un Presidente della Repubblica in veste ufficiale (discorso pubblico).
Vedi, Rosario, io non sono affatto d'accordo con quanto tu sostieni ma ritengo che tu sia in buona fede.
Ritengo cioe' che tu creda sinceramente in quello che dici, anche se non sono d'accordo con quanto dici.
Se tu invece sostieni che chi non la pensa come te sul tema antisemitismo-antisionismo sia in malafede (quindi si esprime mentendo e sapendo di mentire) ti poni al di fuori della logica del dialogo e del confronto che anima ogni gruppo di persone che cerchi di studiare la verità.
Qui non fa molta differenza se la malafede sia di Napolitano o dell'ultimo venuto sul forum, perché qui tutti hanno pari dignità. L'hanno se questa dignità è riconosciuta. Se tu non la riconosci, tacciando qualcuni di malafede intellettuale, solo perché ha una opinione diversa dalla tua, è chiaro che sei tu a porti in una posizione diversa nel forum.

Grazie,
Franz
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Re: Il pontefice in Israele

Messaggioda Rosario Amico Roxas il 09/03/2009, 16:28

La malafede intellettuale coincide con le affermazioni che vengono fatte nel rispetto degli opportunismi del momento,scevri da analisi vere. E' stato chiarissimo (non fosse altro che per lo storico vissuto del personaggio) che l'affermazione di assimilazione tra sionismno e semitismo, rappresentava una esigenza politica e non un convimcimento; se così non fosse con una sola frase avrebbe contraddetto la sua intera vita. Non capisco perchè abbia accettato di affermare un simile errore storico... per esigenze di diplomazia ? Forse... ma al suo posto avrei preferito dimettermi dalla carica che mi imponeva di contraddire me stesso. Così facendo, invece, si è esposto alle critiche e alle accuse di malafede intellettuale, per il fatto, più che evidente, che le parole dette non coincidevano con il pensiero maturato in una vita intera.
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Re: Il pontefice in Israele

Messaggioda lucameni il 09/03/2009, 17:04

Chiariamo.
Innanzitutto quando dico "sarebbero da epurare", ovviamente mi riferisco all'atteggiamento che avrebbero certi estremisti nei confronti dell'associazione "Sinistra per Israele", cui partecipa anche Furio Colombo.
E poi non credo qui dentro ci sia qualcuno sano di mente che possa pensare di concepire Israele come immune da ogni critica o contestazione. Anzi. Proprio chi ha a cuore la sicurezza di Israele può e deve criticare quegli eccessi che potrebbero rendere la sua posizione ancora più difficile. In ogni senso.
Detto questo però non trovo accettabile che quando si parla di Israele da sinistra (o dall'estrema destra) ci si rivolga al prossimo tirando fuori sempre il sionismo, lo stato criminale, oppressore, dimenticandosi cosa e chi Israele deve fronteggiare.
Un discorso serio e onesto, pur nella critica alla politica israeliana, non può dimenticarsi di Hamas che auspica la distruzione dello stato ebraico.
Se lo fa, se lo dimentica, non è più un'analisi sincera ma un pistolotto politico monco, poco onesto che finisce per assolvere un estremismo dalle sue responsabiltà.
"D' Alema rischia di passare alla storia come il piu' accreditato rivale di Guglielmo il Taciturno" (I. Montanelli, 1994)
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Re: Il pontefice in Israele

Messaggioda franz il 09/03/2009, 17:54

Rosario Amico Roxas ha scritto:La malafede intellettuale coincide con le affermazioni che vengono fatte nel rispetto degli opportunismi del momento,scevri da analisi vere. E' stato chiarissimo (non fosse altro che per lo storico vissuto del personaggio) che l'affermazione di assimilazione tra sionismno e semitismo, rappresentava una esigenza politica e non un convimcimento; se così non fosse con una sola frase avrebbe contraddetto la sua intera vita. Non capisco perchè abbia accettato di affermare un simile errore storico... per esigenze di diplomazia ? Forse... ma al suo posto avrei preferito dimettermi dalla carica che mi imponeva di contraddire me stesso. Così facendo, invece, si è esposto alle critiche e alle accuse di malafede intellettuale, per il fatto, più che evidente, che le parole dette non coincidevano con il pensiero maturato in una vita intera.

Mi pare che la tua critica di "malafede intellettuale" sia estesa a tutti coloro (Napolitano non è il solo) che vogliano collegare, in alcuni casi, antisemitismo ad antisionismo.
Come tale è una critica a prescindere dal singolo personaggio (illustre o no) che la esprime.
Io invece ritengo che alcuni e anche molti possano in alcuni casi sostenerla, in buona fede con quanto maturato in una vita intera.
Presumere una altrui malafede "a prescindere", mi pare frutto di un pregiudizio.

Non entro nel merito. Le parole di Napolitano mi sembrano sufficenti e rappresenzano i sentimenti della nazione.
No all'antisemitismo "anche quando esso si travesta da antisionismo"....
"Antisionismo", ha detto il capo dello stato, "significa negazione della fonte ispiratrice dello stato ebraico, delle ragioni della sua nascita, ieri, e della sua sicurezza oggi, al di là dei governi che si alternano nella guida di Israele".

Le precisazioni ulteriori, da parte del portavoce della comunità ebraica, Pacifici, chiariscono che le parole di Napolitano sono "un grande passo avanti nel ristabilire giustizia e verità nei confronti della storia e di coloro che molto spesso, non sempre, usano l'antisionismo come moderno strumento di antisemitismo".
Non si tratta quindi una equazione fissa e stabile ma di un segnale di allarme, perché qualcuno (non tutti) fanno dell'antisionismo un moderno e subdolo travestimento dell'antisemitismo.

A parte questa precisazione, è chiaro che il discorso di base è chi nega l'esistenza di israele come nazione di un popolo (quello ebraico) e nega la sua fonte ispiratrice fa dell'antisemitismo.
Questo è un caso in cui l'antisonismo equivale all'antisemitismo.
Cosi' come chi negasse l'esistenza dell'Italia e di una nazione italiana farebbe dell'anti-italianismo.
Esattamente come chi nega l'esistenza di un popolo e di una nazione curda e tante altri.
Il diritto di autoderminazione di popoli è sancito dall'ONU e su questa base è stata data la terra ad Israele.
E dovrebbe essere data la terra ad altri popoli, compreso quello palestinese (il cui mancato diritto ascende non tanto ad Isralele, che oggi lo riconosce se reciprocamente corrisposto, ma agli stessi popoli arabi e dominatori vari, come i turchi).

Se poi il giorno dopo questo riconoscimento, Isralele è stato attaccato dalle nazioni vicine, è storia che sappiamo, che fa parte del passato ma che dobbiamo superare per trovare soluzioni definitive ed una pace definitiva.

I popoli arabi si mettano il cuore in pace ed accettino quel diritto, tanto hanno capito che Israele non lo distrugeranno.
Lo hanno già capito l'Egitto e la Giordani.a Lo ha già capito OLP.
Lo capiranno gradualmente anche gli altri esagitati, vicini e lontani.
Con la buona pace di tutti, anche il pontefice andà in Israele.
Non è il primo, non sarà l'ultimo e credo che porti piu' pace che guerra, quindi non capisco perché lamentarsi della sua visita.
Shalom / Salam

Franz
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Re: Il pontefice in Israele

Messaggioda Rosario Amico Roxas il 09/03/2009, 19:32

“Cosi' come chi negasse l'esistenza dell'Italia e di una nazione italiana farebbe dell'anti-italianismo.”

Non è per fare facile polemica che riprendo la tua frase interamente e letteralmente.
L’Italia è tornata ad esistere dopo le disgrazia del fascismo;
è tornata ad esistere per volontà e sacrificio della resistenza;
è tornata ad esistere quando si è dotata della più avanzata Costituzione della repubblica esistente nelle nazioni occidentali.
Definire la nostra Costituzione come ispirata dal comunismo, quindi di parte, da cambiare dalle fondamenta, con un semplice "Ed io cambio la Costituzione" è anti italianismo, ed rappresenta una minaccia di attentato alla Costituzione, per cui siamo governati in Italia da un anti italiano… ansioso di demolire le fondamenta della nostra rinascita.
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Re: Il pontefice in Israele

Messaggioda Rosario Amico Roxas il 09/03/2009, 19:40

x fraz

Non credo proprio che potremo mai giungere ad una analisi omogenea di quanto di sta svolgendo in Palestina; sarà perchè lì ci ho vissuto, ho vissuto in Tunisia, ho incontrato i profughi palestinesi, così come ho incontrati gli ebrei semiti di Tunisia.
Non ritengo possibile esprimere giudizi definitivi se non si è vissuto accanto a loro, contentandosi di quanto viene narrato dalle fonti di informazione dei vincitori.
Abbiamo mai cercato di indossare i panni di un palestinese, di guardare il mondo con i suoi occhi, di sentire il pulsare del nostro cuore con i suoi sentimenti ?
Abbiamo mai cercato di comprendere prima di giudicare, di conoscere prima di condannare ?
Certo sono più comode le vesti degli opulenti sionisti israeliani; è più rassicurante la loro forza politica ed economica; ci suggestiona molto di più la loro arroganza. Siamo tutti disponibili e pronti a “soccorrere” il vincitore o il potente di turno, a saltare sul carro del più forte per ottenerne briciole di prebende; nessuno osa contrastare il più forte e dare voce a chi è costretto a subire, senza neanche il diritto di far valere le sue ragioni, anche se sono evidenti sotto gli occhi di tutti; si arriva anche a mentire pur di non scontentare chi fa valere più la forza che la ragione.
Il più forte comanda su tutto e su tutti, impone la sua legge e condanna o assolve a suo piacimento, scatena guerre o concede la pace, ma sempre e solo nell’ottica del proprio tornaconto.
Le guerre non sono una “Ordalia”, un “Giudizio di Dio”, le vince il più forte, non chi ha ragione.
Il popolo ebraico ha subito un atroce olocausto, ma da un popolo occidentale, che si riteneva superiore; ha patito la tragedia delle persecuzioni e ha cercato e trovato finalmente una Patria, promessa loro dal Dio di Abramo, lo stesso Dio dei Palestinesi.
Il popolo ebraico, divenuto Stato sionista di Israele, ha, arbitrariamente, presentato il conto dei loro patimenti e delle loro persecuzioni, agli incolpevoli Palestinesi, con azioni analoghe a quelle che hanno subito.
La mia vecchia e collaudata ritrosia a ubbidire all’ordine: tutti avanti, e lasciate il cervello all’ammasso! , mi ha convinto a indossare i panni del perdente, per dare voce a chi non può averne..... per capire.
Uso le parole che ho sempre usato, che per me rappresentano le parole della mia verità, in un famelico amore verso quanti non hanno nemmeno la possibilità di amare, verso quanti stanno subendo una condanna che non potranno mai espiare, una condanna inappellabile perché scritta con il sangue e propagata da untori interessati, da pennivendoli prezzolati, da mistificatori della Storia, da sostenitori abusivi che “Abele si è suicidato !”
Privati di ogni aggancio concreto con la realtà presente, che ogni giorno muta il panorama della loro vita, senza prospettive possibili verso il futuro, i Palestinesi, profughi da sempre, non hanno altro ancoraggio che nel passato, dove gli incubi affollano la memoria e i fantasmi di ricordi antichi acquistano la sola concretezza concessa, la sola speranza; costretti a veleggiare velocemente indietro nella storia, verso un futuro incerto.
La protesta che sfocia nella violenza è il grido di chi si sente escluso da tutto ciò che l’opulento mondo occidentale propaganda come sviluppo.
Limitare l’analisi alla violenza islamica, identificando dentro tale fenomeno tutto un popolo e una religione, conduce inevitabilmente alla strategia dell’abbattimento, paragonabile ad un nuovo olocausto, generando una perversa spirale involutiva priva di ogni soluzione. Imporre una verità unilaterale, trascurando altre e, a volte, più gravi responsabilità, non serve alla causa della Pace, anzi, inasprisce gli animi e allontana ogni ipotesi di incontro. In questo contesto germoglia il seme dell’odio, della vendetta, terreno assai fertile per coltivare e stimolare antichi rancori o attualissimi interessi. Torno a insistere che l’Europa può seguire un itinerario alternativo, accettando e denunziando le cause che sono all’origine di questi effetti devastanti.
Perché non riconoscere che la formazione dei volontari della morte è avvenuta l’indomani della strage di Sabra e Shatila, con i suoi morti carbonizzati dai lanciafiamme e dalle bombe al napalm fornite dal governo israeliano alle truppe mercenarie di Addad ? Perché non riconoscere che l’escalation terroristica in Russia da parte dei patrioti ceceni trova la sua origine nel bombardamento di Grozni che provocò, secondo dati della stessa Russia, almeno 40.000 morti ?
Il terrorismo è un gesto indifendibile, nessuno può tentare una qualsiasi difesa d’ufficio; lo spargimento di sangue di vittime innocenti non può trovare nessun alibi; bisogna solamente identificare tutti i terrorismi, senza effettuare selezioni di comodo, distinguendo quello buono da quello cattivo. Tutti i terrorismi appartengono alla categoria negativa dell’umanità e non basta la potenza delle armi o la forza del denaro per pretendere attenuanti generiche se non, addirittura, l’assoluzione perché il fatto non costituisce reato.
Il livello di disperazione cui sono arrivate intere popolazioni assoggettate allo sfruttamento, all’occupazione abusiva, alla mancanza dell’indispensabile, supera il confine stesso tra la vita e la morte, così sono morti dentro e più nulla può più ucciderli, tranne i marosi che travolgono le carrette del mare che trasportano quello che resta degli esseri umani disgregati nel corpo e nell’anima, annientati da una storia sempre avversa: la storia dei vinti.
I palestinesi vogliono esistere così come esiste Israele, ma senza diventare quello che è diventato Israele: vassallo dell’arroganza occidentale; popolo che ha rinnegato la propria storia che li vuole inseriti nel mondo arabo in quanto semiti. Il paradosso è che uno stato palestinese può o potrà esistere se e in quanto continuerà ad esistere lo Stato di Israele; se crollasse lo Stato di Israele non potrebbe esistere uno Stato palestinese, perché i palestinesi non troverebbero più alcun appoggio nel resto del mondo arabo, o almeno in quello che più conta sotto il profilo economico, alleato o complice dell’espansionismo americano. Non potrebbero attendersi aiuti dall’Arabia Saudita, dal Kuwait, dagli Emirati Arabi Uniti, dalla Giordania, ormai stretti nella morsa economica del capitalismo americano. Si ritroverebbero isolati, come lo sono stati per tanti di secoli. Questo sarebbe il compito storico e politico di Israele: innanziutto ridiventare uno Stato Ebraico, quindi aiutare i fratelli palestinesi a realizzare il loro sogno, il loro diritto, la loro patria.
Analizzare la violenza per comprendere le ragioni che l’ hanno generata e alimentata, porterebbe a un dialogo di confronto tra chi è soggiogato dalla propria angoscia e chi tale angoscia ha provocato.
L’angoscia stritola ogni forma di progettualità, ma nessuno esamina tale angoscia, preferendo puntare l’indice sulla violenza e sulla strategia per abbatterla. Non si cerca nemmeno di analizzare quell’angoscia che genera tale violenza: la paura di essere dimenticati e cancellati dalla storia della conoscenza, malgrado quest’ultima sia una delle promesse della nuova civiltà, che si trasforma in un banchetto riservato solo ai potenti.
La guerra è una immane e bestiale tragedia per l’intera Umanità, per questo è giusto che sia gestita dai Generali; ma la Pace è una cosa troppo seria per essere affidata agli stessi Generali che hanno fatto la guerra.
I Palestinesi, il popolo palestinese aspira ad avere la sua Patria, dove poter vivere in aperto dialogo con i fratelli semiti appartenenti al popolo ebraico; non desiderano vincere una guerra senza fine, vogliono solamente non-perdere il diritto che spetta a tutti i popoli, senza distinzioni di razze o, peggio, senza distinzioni basate sulla maggior potenza di fuoco, il diritto ad un patria, in nome del quale i sionisti hanno invaso la Palestina.
Le cariatidi del servilismo, dell’omertà remunerata, della complicità in un nuovo e programmato sterminio di un popolo hanno scritto la parola fine: non deve mai esistere uno Stato palestinese, mai una Patria, solo mal tollerate presenze di profughi senza presente, senza futuro, accomunati dalla memoria di un passato che si ripete e si rinnova. L’emarginata costrizione dei Palestinesi, di ieri, di oggi ... di domani non serve a spiegare, a far comprendere, specie quando non si vuole capire; essa è destinata a trasformarsi in una torre inespugnabile, dentro la quale proteggere una cultura e una Storia millenaria, che nessuno potrà mai cancellare, neanche con un nuovo olocausto.
Queste sono solo le povere parole di uno sperduto viandante in una foresta infestata da lupi famelici: se non si può essere la farina per impastare il pane, si deve cercare, almeno, di esserne il lievito per dare vita alla Verità e riempire le pagine bianche della Storia, divenute tali perché si è tentato di cancellare gli eventi nefasti per costruire tutto un itinerario adeguato alle esigenze di quel popolo dei vincitori, che non accetta neanche il giudizio della Storia.
Povera e martoriata Storia, che, per farsi, per divenire, necessita di essere scritta con il sangue.
Non c’è pace per i deboli e i vinti.
Ho provato a indossare i panni del Palestinese, a pensare con la sua testa, a sentire con il suo cuore,....ho capito; ho capito che non viene lasciato spazio per parlare, che per farsi sentire bisogna urlare, urlare e ancora urlare.....fino ad esplodere.
Ho vissuto insieme ai Palestinesi, li ho incontrati spesso a Tunisi, quando una loro colonia era ospitata in un campo profughi di Hammam Liff, a pochi Km. a Sud della capitale; lì furono bombardati dagli aerei israeliani, anche in violazione dello spazio aereo della Tunisia, una nazione che si è sempre prestata a svolgere opera di mediazione equilibrata alla ricerca di quella che inevitabilmente dovrà evolvere in una convivenza pacifica o in una reciproca autodistruzione. Fu una frequenza molto significativa, perché mi hanno insegnato a capire prima di esprimere giudizi; fu allora che mi dettero il nome Abou Roxas (padre dei Roxas)

Ho visto il terrore nei loro occhi mutarsi in un fiero atteggiamento ben lontano da quello di chi mendica un diritto. Resta, inalterato, il sogno della Patria, mentre il ricordo dei patimenti subiti diventa ossessivo e offusca l’ipotesi di un’alba migliore, l’alba del giorno della civile e possibile convivenza.
Il rastrello della memoria rinnova i ricordi, anche se si vogliono seppellire sotto cumuli di gramigna; i ricordi acquistano sempre nuova linfa e rinnovano l’itinerario di una mai sopita sete di Giustizia.
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Re: Il pontefice in Israele

Messaggioda franz il 09/03/2009, 21:17

Rosario Amico Roxas ha scritto:“Cosi' come chi negasse l'esistenza dell'Italia e di una nazione italiana farebbe dell'anti-italianismo.”

Non è per fare facile polemica che riprendo la tua frase interamente e letteralmente.
L’Italia è tornata ad esistere dopo le disgrazia del fascismo;
è tornata ad esistere per volontà e sacrificio della resistenza;
è tornata ad esistere quando si è dotata della più avanzata Costituzione della repubblica esistente nelle nazioni occidentali.
Definire la nostra Costituzione come ispirata dal comunismo, quindi di parte, da cambiare dalle fondamenta, con un semplice "Ed io cambio la Costituzione" è anti italianismo, ed rappresenta una minaccia di attentato alla Costituzione, per cui siamo governati in Italia da un anti italiano… ansioso di demolire le fondamenta della nostra rinascita.
Condivido, apprezzo e sottoscrivo.

Si, scusa ma .... con tutto il rispetto .... cosa c'entra con quello che stiamo discutendo?

Franz
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