Continuo a credere che fissarsi sugli -ismi generi solo confusione e che convenga invece stabilire dei principii cui ispirarsi per elaborare concetti e programmi,senza per forza catalogarli e classificarli di quì o di là.
Oltretutto è l'unico modo per rendere intelleggibili i programmmi ai più giovani senza obbligarli a imparare a memoria un dizionario o a cercare sui libri di storia una spiegazione.
Per questo motivo cerco sempre di andare al di là del vocabolario quando leggo qualcosa,per riuscire a comprendere il reale significato dei discorsi del mio interlocutore senza preconcetti,e sarebbe utile che lo si facesse un pò tutti.
Però non sempre è possibile,e non sempre la gente (gli elettori) è in grado nè ha voglia di farlo;il risultato è un dialogo tra sordi;tra noi genera discussioni improduttive,nei confronti dell'elettorato genera astensione dal voto.
Per questo motivo mi sono deciso a cercare di fare un pò di chiarezza nello specifico sul termine comunismo.
Perchè ho come il sospetto che qualcuno abbia stabilito a priori che debba essere un concetto negativo,e che invece non sia vero che dove è stato applicato ha prodotto sempre miseria morte e distruzione.
Non per elargire a forza ad altri la mia visione,ma per cercare di ritrovarsi su una definizione condivisa su un termine francamente troppo abusato alle volte per motivi un pò sospetti.
Nemmeno per stabilire se il comunismo sia un'utopia o meno,nè se sia auspicabile o no in una società moderna,nè se sia opportuno o no che nell'Ulivo ne mettiamo dosi più o meno forti o addirittura niente.
Alla fine del post darò anche la mia opinione in merito,motivandola,ma solo tanto per fare chiarezza e non nascondermi dietro un dito.
Per ora voglio solo cercare di capire se il termine in sè e\o il concetto fondante meritino tutto quel disprezzo.
Su wikipedia ho trovato questo link
http://it.wikipedia.org/wiki/Comunismo
Illuminante il passagio che afferma che vari ismi hanno difeso o alle volte travisato le finalità del comunismo,e che vengono definiti comunisti solo per convenzione o per estensione.
Questo significa che dire che il comunismo è altro o,alla peggio,che comunque non si esaurisce lì,non è una sciocchezza.
Alla luce di quando definito su wikipedia mi sembra che l'idea,la più diffusa nell'elettorato comunista,che lo scopo del comunismo sia portare equità sociale per mezzo di una (forse discutibile o quantomeno anacronistica) organizzazione sociale e statale,caratterizzata nello specifico dal collettivismo dei mezzi di produzione,sia una idea legittima,e che tra l'altro non sia in contrasto con la democrazia,e che infine possa appunto anche prescindere da velleità autoritarie,che restano naturalmente possibili come lo restano del resto in ogni altro sistema non-comunista.
Quanto alla negazione dello Stato cui si riferisce il testo su wikipedia secondo me va considerato quello che erano gli Stati all'epoca,tanto è vero che comunque il comunismo non prescinde da uno stato forte e dirigista,su questo penso siamo tutti d'accordo se ho capito bene.
Su wikipedia ho trovato anche questi link
http://it.wikipedia.org/wiki/Kibbutz
http://it.wikipedia.org/wiki/Amish
Qualcosa di comunista c'è o no ?
Hanno provocato morti e devastazione ?
Quindi anche in questo caso,in un altro thread,non ho detto sciocchezze e non erano esempi poco pertinenti.
Riguardo ai sistemi economici del passato remoto ha ragione Franz,è difficile paragonarli ad una situazione odierna,ma a me non interessa riproporre il comunismo ancestrale,solo fare piazza pulita dei luoghi comuni;e mi sembra difficile negare che non è vero che ovunque la gestione comune abbia prodotto un dittatore.
Ora parlo solo per me:
Io penso che il comunismo origini dal desiderio di eliminare ingiustizie ritenute conseguenze inevitabili dell'arbitrio indiscriminato in campo economico;in questa ottica si ritiene giusta una parziale limitazione delle libertà economiche individuali a garanzia delle libertà altrui.
Non credo che ciò possa essere considerato disdicevole in linea di principio,a meno che qualcuno sia privo di una qualsiasi etica,naturalmente,e se ne freghi di ciò che può capitare agli altri in conseguenza di scelte personali egoistiche.
Credo invece corrisponda benissimo al concetto che la mia libertà finisce dove comincia quella degli altri.
Penso che il comunismo fosse qualcosa di utile in un passato remoto,ma di improponibile oggi;le dimensioni degli Stati moderni non permettono alla gente di controllare veramente che i propri amministratori non tornino a travisare o reinterpretarne lo spirito fondante,come fece Stalin.
Forse non rivedremmo le dittature sanguinarie,ma la corruzione sì,in cambio di una crescita economica minore....
Penso piuttosto che convenga pronuovere la libertà economica allo scopo di sviluppare l'economia e avere più risorse da dividere tra i componenti della collettività,quindi la mia idea politica si inquadra in una sorta di social-democrazia (o liberal-socialismo come dice Franz) certamente a sinistra nel senso che tutte le scelte (sociali ed economiche) devono essere ispirate alla crescita dell'individuo in un ambito collettivo e solidaristico,cioè che il liberalismo economico (Liberale....non liberista) sia funzionale al benessere comune e non alla iperbolica crescita di singoli individui a scapito di altri;potrei definire con uno slogan la mia idea:"nessuno sarà lasciato indietro".
Perchè allora mi scaldo a sentire disprezzare il termine comunismo ?
due motivi:
1.
Per l'oggettiva valenza etica delle sue finalità originarie,che non devono essere trascinate all'inferno insieme ai mostri che se ne sono appropriati indebitamente.
2.
Perchè molta gente in Italia ancora oggi crede di doversi difendere dagli assalti di gente che pretende di lasciarli nel limbo della sopravvivenza in nome della loro libertà di prosperare nel lusso (e forse non hanno torto);e vede nel comunismo un modo per provare a reagire.
Quando questi votano comunista non votano per Stalin,e non è giusto che li si apostrofi come sostenitori di Satana,che per inciso oggi stà a Wall Street.
Le radici dell'ulivo risiedono in alcuni principii di libertà e giustizia che non sono esclusiva nostra e che si ritrovano anche nella matrice di altre idee politiche,compresa quella comunista.
Il futuro dell'ulivo deve prescindere da un'abiura del comunismo da parte di chi lo ha votato in precedenza,piuttosto dobbiamo cercare di convince gli elettori comunisti che in una società moderna vedranno maggiormente tutelate le loro istanze di equità sociale in un sistema come quello che ci prefiggiamo noi dell'ulivo.
Non sarà possibile farlo se noi continuiamo a sputare,in buona fede,su un concetto che loro hanno inteso per anni come unica speranza di giustizia sociale,sempre in buona fede.
Come faremo a convincerli che quì vedranno tutelati i loro diritti se sempre quì sentiranno dire che la loro voglia di equità economica e sociale porta all'inferno ?
Ritengo che i veti incrociati su chi può stare dentro l'Ulivo (comunisti,democristiani,radicali,sciiti o sunniti) debbano essere sostituiti da un pò di chiarezza su quali sono i nostri principii fondanti,così,tanto per cominciare a fare un pò di proselitismo in modo un pò più intelleggibile dai giovani,che saranno il nostro futuro solo se riusciranno a capirci.
Alla fine ognuno se vuole continui pure a pensare che comunismo è uguale a morte e distruzione....ma a questo punto per aggirare il problema dell'interpretazione mi sento in dovere di porre la domanda in altri termini:
Qualcuno ritiene che cercare di portare giustizia sociale ed evitare sconquassi infami tra le condizioni di vita di qualcuno e qualcun altro,anche a costo di andare contro agli interessi di chi sta meglio,significa portare miseria morte e distruzione ?
Ciao,
Stefano