Pino è stato divertente, in senso buonissimo: praticamente in quell'elenco - presumo imitato per ragioni di spazio - c'è tutta la sua e la nostra vita. Mi ha lasciato perplesso l'assenza di Un Fiume Amaro nell'interpretazione di Iva Zanicchi, e la rovesciata di Roberto Pruzzo a Torino contro la Juve.
A Luca vorrei dire che, con tutto il rispetto per il dott. Ezio, mille volte meglio Ornella.
Però mi piacerebbe che Nico spiegasse meglio quello che intende, quando dice che a sinistra non si sia mai fatto nulla per aiutare le persone ad esprimere le loro idee in modo efficace e senza ostacoli lascia pensare.
Ad occhio e croce mi sembra - spero di capire male - che questo pensiero faccia parte di una riscrittura della nostra storia nazionale che va molto di moda attualmente, ma che è francamente , diciamo così, molto fantasiosa.
Come partito - anzi, partiti - la sinistra è stata quella più vicina a chi aveva qualcosa da esprimere, sia pure nel modo complesso e spesso contradditorio che può derivare da una concezione del partito piuttosto rigida.
O forse sarebbe più esatto dire che la gran parte della cultura, compresa quella popolare o individuale, ha trovato soprattutto nella sinistra una sponda e un riferimento, e spesso l'unica speranza, l'unica alternativa ad una società strutturalmente sospettosa verso la cultura che non fosse quella accademica e integrata con il Potere.
Una caratteristica, quest'ultima che non solo è rimasta sostanzialmente uguale nel tempo, ma che si è ravvivata in questi ultimi anni, nei quali il problema più grande è proprio l'assenza o la scarsa influenza che ha la cultura nel determinare un'etica diffusa e condivisa, e nel formare una cosceinza civica e quindi politica.
Perché in effetti il problema vero è questo: non è la politica che deve aiutare o influenzare la cultura, o il pensiero individuale, ma è vero semmai il contrario.