A me sembra che ci sia poco da blaterare.
Questa volta Renzi ha fatto esattamente quello che aveva detto.
All'indomani delle elezioni ha annunciato le sue dimissioni precisando però che sarebbe uscito di scena solo dopo la formazione del nuovo governo, per essere il garante degli elettori circa il fatto che il PD sarebbe stato coerentemente all'opposizione senza dar vita a pasticci di disastrosi accordi. Evidentemente aveva ben presenti le intenzioni dei vari capicorrente e le loro smanie di rimanere in qualche modo al governo. Il giorno dopo, a partire da Zanda, si sono tutti scatenati nel dire che così non vale, che se ci si dimette bisogna farlo subito ecc.
Successivamente si è raggiunto un accordo sugellato da un voto unanime della direzione: Martina reggente, conferma della linea di rifiuto di qualunque accordo con i cosiddetti vincitori delle elezioni.
Dopo poco, come sbbiamo visto, l'accordo è saltato in quanto Martina, che doveva essere il garante del compromesso raggiunto in direzione, si è lanciato in immotivate aperture verso Di Maio sulla base di presunti "importanti passi avanti" che avrebbero aperto la possibilità di una trattativa per un "contratto di governo". Di fronte alla rottura di un patto, Renzi è tornato in campo a gamba tesa come è sua abitudine.
Questi sono i fatti. Possono piacere o no, ma non si può certo dire che da una parte ci siano le verginelle e dall'altra un mafioso.