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Oggi cerchiamo di rispondere ad una domanda abbastanza interessante: che fine ha fatto la sinistra estrema?
La ragione per cui ci avventuriamo in questo percorso è che la risposta potrebbe dare indicazioni molto utili sul destino del paese.
Innanzitutto vediamo se effettivamente è scomparsa.
Se osserviamo i dati delle ultime elezioni prima dello scoppio della crisi, ovvero quelle del 2006, notiamo come la somma delle forze apertamente comuniste fosse all'epoca attorno all'8%.
Nelle ultime elezioni invece il partito Potere al Popolo, è arrivato al massimo all'1,13% dei voti, e solo alla camera dei deputati.
Anche sommando i voti del partito comunista, si arriva poco sotto l'1,5%.
Numeri quindi ben distanti da quelli del 2006, che erano peraltro numeri già di loro residuali rispetto al passato del comunismo italiano.
E tutto questo in un contesto di profonda crisi economica che avrebbe dovuto aumentarne il consenso.
La sinistra estrema anticapitalista non esiste più allora?
Purtroppo no.
Esiste, è viva e vegeta e ha numeri molto più ampi.
Semplicemente ha cambiato forma.
Come?
Per capirlo dobbiamo dare un rapido sguardo al passato della sinistra anticapitalista italiana e non, attraverso però la lente che ci offre la teoria dei sistemi sociali di Niklas Luhmann.
Premettendo che quanto sto per scrivere è una mia ipotesi di lavoro, e che quindi non ha nessuna pretesa di veridicità, cerchiamo di capire cosa potrebbe essere successo nel paese.
La teoria di Luhmann dicevamo.
Cosa dice?
Essendo una teoria evolutiva, essa vede un sistema sociale come un sistema autoreferenziale, autopoietico a doppia contingenza .
Riducendo all'osso, si può considerare quindi un sistema sociale come un organismo che vive immerso in un ambiente, che interagisce con questo, che ne viene modificato e lo modifica (la doppia contingenza), e che trova la sua giustificazione e le risorse del cambiamento al suo interno (poiesi).
Quello che ci interessa in questo caso è la modificazione che il sistema subisce dall'interazione con l'ambiente esterno e la poiesi, ovvero il processo che vede le risorse per il cambiamento risiedere all'interno del sistema stesso.
Passiamo alla spiegazioni pratica, osservando l'intero sistema nel suo sviluppo dinamico, ovvero nella sua storia.
Storia della sinistra anticapitalista che nel '900 ha avuto un enorme faro: Carl Marx.
Sempre e comunque?
No.
Tra le tante eresie della religione ufficiale, ve ne fu una particolarmente interessante.
Stiamo parlando della Scuola di Francoforte.
Nata nel 1923 con l'apertura dell'istituto per la ricerca sociale nell'omonima città tedesca, dopo una prima reggenza da parte di Karl Grunberg, il testimone venne presto preso in mano (1931) dal filosofo Max Horkheimer.
Lo stesso Horkheimer, assieme a Theodor Adorno, Herbert Marcuse, Erich Fromm e Friedrich Pollock, elaborarono tra gli anni '30 e '40 una “teoria critica” della realtà che partendo dal marxismo, lo superò e integrò con apporti nuovi e pungenti, se necessario contro il marxismo e i regimi socialisti stessi.
Lasciamo stare per ora questa scuola e torniamo alla storia.
Siamo nel 1945: la guerra è finita e se gli inglesi e i russi avevano combattuto la guerra e gli americani l'avevano vinta sul campo, i comunisti sovietici erano invece i trionfatori negli animi della gente.
L'intera sinistra italiana, anche quella socialista, era decisamente e fortemente anticapitalista e filosovietica.
Lo erano i nonni, i padri e i figli.
Ma questo stato di grazia elettorale intergenerazionale durò relativamente poco.
I fatti del 1956 rappresentarono un primo grosso trauma, soprattutto tra i giovani, mostrando che il “sol dell'avvenire” difficilmente si trovava nei paraggi del comunismo sovietico.
Con il passare degli anni e da un lato una crescita economica occidentale, che sembrava smentire il pericolo di crollo del capitalismo e apportare invece benessere verso tutti i cittadini, dall'altro l'evidenza sempre più totalitaria dei regimi comunisti, portarono proprio i giovani contrari al capitalismo a rigettare anche il modello sovietico di anticapitalismo.
Dove si poteva andare a guardare allora?
Ecco che dalla borsa di Mary Poppins delle idee anticapitaliste spunta la prima poiesi del sistema: la “vecchia” scuola di Francoforte.
Marcuse, Adorno e Horkheimer erano chiaramente anticapitalisti, erano anche antitotalitaristi e critici dei regimi sovietici e avevano idee estremamente accattivanti per giovani ribelli privi di cultura e in cerca di qualcuno che indicasse loro una direzione.
I nostri diventarono con i loro lavori di decenni prima i veri e propri ispiratori del movimento del '68.
Passano gli anni, il movimento critico giovanile si affievolisce con l'aumento dell'età dei protagonisti, ma come ricorda Luhmann, le idee non muoiono mai.
Rimangono latenti, mutano e permangono pronte all'uso.
Arriviamo così al 1989.
Il comunismo sovietico crolla.
Solo questo?
No.
Nel 1989 non sono crollati solo i regimi comunisti, ma un intero modo di concepire una possibile società alternativa, e questo modo è quello sovietico.
E punto dirimente: questo modo di concepire una alternativa possibile è crollato per definizione proprio per l'elettore di sinistra estrema.
Ma, e questo è il punto d'aggancio per l'oggi: se è crollato il modo “sovietico” di concepire una società alternativa, non è crollata la ricerca di una possibile società alternativa.
E dove rivolgersi per questa possibile società alternativa?
Di nuovo a quella scuola permanentemente critica della realtà che da 1 secolo disseziona il capitalismo, ma anche il marxismo e i regimi comunisti e che risponde al nome di Scuola di Francoforte.
E quindi ecco che la nuova sinistra estrema, intesa come il popolo di tale cultura, ha semplicemente rottamato nel tempo e piano piano tutta l'iconografia sovietica, che appesantiva e ancora zavorra i soggetti politici che ad essa si richiamano anche vagamente , ha ripreso tutte le critiche delle società capitaliste odierne del trio magico di Francoforte, ha integrato il tutto con qualche pensiero sparso post nobel di Amartya Sen sulla felicità, ha reinserito il Marx del sottoconsumo permanente chiamandolo Keynes, ha inglobato l'unica grande innovazione tecnologica emersa dagli anni '60, quindi i computer e la rete internet, ha mescolato il tutto negli anni '90 e primi anni 2000 ed ecco la nuova sinistra estrema.
Italiana e mondiale.
Quindi basta Lenin, Stalin, la rivoluzione proletaria, la pianificazione centralizzata dell'economia e i soviet.
Roba vecchia che profuma di muffa.
Ma avanti con rispettivamente:
- la critica permanente verso tutta la realtà e verso tutta la cultura che oggi chiamiamo “mainstream”, visto che come scrisse Adorno “tutta la cultura dopo Auschwitz, compresa la critica urgente ad essa, è spazzatura”.
- critica che parte dall'illuminismo per arrivare alla scienza e alla tecnica, visti come strumenti della società borghese per imporre la sua volontà di potenza e lo sfruttamento capitalista, attraverso presunte leggi della natura incontestabili che sono però espressione stesse della società borghese.
- ma anche la lotta contro il concetto stesso di crescita a tutti i costi, di nuovo e letteralmente, visto come strumento di dominio borghese fine a se stesso
- l'esaltazione di ogni movimento critico terzomondista e alternativista in quanto unica via verso la vera critica alla squallida realtà borghese.
- e infine, tutto questo per la ricerca invece di una sorta di arcadia felice, non basata sui beni materiali ma su una spiritualità dell'anima a-religiosa, in quanto, come insegna il vecchio Fromm, l'essere è meglio dell'avere (filone mantenuto in vita negli anni '90 dal movimento new-age), e così via.
E' utopia tutto questo?
Ovviamente si, ma chi se ne frega.
In fin dei conti come diceva Marcuse: “L'elemento utopistico è stato a lungo l'elemento progressivo della filosofia: tali furono le costruzioni dello stato migliore, del piacere supremo, della felicità perfetta, della pace perpetua”.
E dunque avanti con “l'immaginazione al potere” in una sorta di psichedelica catarsi collettiva.
Ora, chiaramente queste sono più o meno un enorme concentrato di sciocchezze, a tal punto che gli stessi ultimi aderenti della scuola di Francoforte, a partire dal discepolo di Marcuse, Jurgen Habermas, hanno dovuto rielaborare in modo ben più rigoroso e tutto sommato meno radicale le idee più importanti della scuola.
Ma questa è a grandi schemi la nuova sinistra estrema mondiale.
Sostanzialmente figlia ibridata e meno acculturata del '68 (visto che all'epoca almeno qualche testo dei francofortesi veniva letto da qualche sfigato di turno) e che come subcultura italiana per tornare a noi, nella versione nota come sinistra extraparlamentare e ambientalista, numerose ricerche ci dicono essere ispiratrice del primo Movimento 5 stelle, partito che come mostrano i flussi elettorali oggi ne è la confortevole casa dell'elettorato.
Mantenendo comunque e ovviamente inalterato l'odio verso il libero mercato, come ci mostrano le mappe di distanza culturale da questo.
Quindi abbiamo una cultura, quella anticapitalista, che nei decenni ha risposto agli stimoli esterni ambientali, da un lato rottamando il modello sovietico dimostratosi fallimentare e chi lo propugna, dall'altro riprendendo una vecchia critica interna al movimento anticapitalista stesso, rielaborandola e integrandola con spunti più recenti facendola diventare la guida del nuovo movimento.
Ecco il sistema sociale autopoietico a doppia contingenza di Luhmann.
Ma qui sorge un problema: noi abbiamo visto la poiesi (il cambiamento), abbiamo visto una contingenza (la risposta del sistema al crollo del comunismo), manca però la seconda contingenza, ovvero la risposta dell'ambiente esterno alla nuova strutturazione del sistema sociale.
E questa risposta è banalmente la capacità del sistema sociale di adattarsi alla ….realtà.
Perchè se è vero che l'utopia può essere una spinta verso il cambiamento, se questo non è evolutivamente stabile, l'utopia rimarrà per sempre utopia.
Ce la faranno i nostri eroi a questo punto a compiere questo adattamento?
Ovviamente no.
Noi, per brevità di spazio abbiamo considerato solo il crollo del modello sovietico.
Ma la storia del '900 e i primi anni del XXI secolo, hanno offerto anche altri esempi.
Esempi che ci dicono che, se è vero che il sistema capitalista di stampo liberista non è certamente un paradiso immune da errori, è anche vero che :
1) una realtà oggettiva, checché ne straparlino i vari Horkeimer, Marcuse e Adorno, esiste. E quando si parla di capitalismo questa realtà è quella economica.
2) E dunque, seguendo Popper, se un cigno nero è sufficiente a falsificare una verità, fino a quando questo cigno nero non arriva possiamo e dobbiamo considerare come vera la conoscenza che abbiamo.
Conoscenza che ci dice che ad oggi tutti, ma proprio tutti, gli esperimenti di governo chiaramente anticapitalisti, proprio per la realtà economica sottostante, sono miseramente crollati su se stessi.
Indicando quindi che una verità esiste e si basa su una realtà oggettiva: non c'è vita fuori dal capitalismo. Mai e comunque.
3) Che infine la felicità, in qualsiasi modo la misuriamo e in barba ai vari Fromm e compagni di strada odierni, trova comunque una ottima proxy nel Pil. E quindi se questo non cresce, il popolo elettore come minimo non la prenderà propriamente bene.
Detto questo concludiamo.
Ci sarebbe tanto altro da dire, ma i punti principali sono stati esposti.
Abbiamo visto che la sinistra estrema esiste ancora, è numericamente rilevante ma non viene captata dalle antenne politiche convenzionali perchè ha semplicemente mutato forma.
L'unica costanza che permette di riconoscerla è la contrarietà al libero mercato e alla cultura dominante.
Quale sarà il suo destino?
Alla fine sempre e solo il solito.
Proprio l'unico elemento che la rende riconoscibile è anche il problema principale per la sua sopravvivenza quale eventuale cultura di governo: il libero mercato come mostrò Von Mises prima, Hayek dopo, il crollo di tutti i regimi anticapitalisti infine, è l'unico strumento che abbiamo per gestire in modo efficiente un sistema economico.
Tutte le alternative portano ad un unico risultato: la morte del sistema economico e quindi a cascata di quello sociale e politico.
Verrà compreso?
Ovviamente no.
Come dice Adorno quanto sopra è tutta spazzatura.
E quindi non esisterà mai una verità universalmente accettata, nemmeno se a dirla è Adorno stesso, come imparò a sue spese con l'esperienza di una Femen ante-litteram nel 1969.
Detto questo, buona giornata a tutti.
E ovviamente, cosmico ragazzi

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