Da repubblica.it :
ECONOMIA Il rapporto "Obiettivo crescita" dell'Organizzazione parigina
Prioritari interventi su fisco, lavoro, contrattazione, istruzione
Ocse all'Italia, aumenta il divario
per colmarlo riforme strutturali
MILANO - "Il divario tra l'Italia e i paesi più performanti continua ad ampliarsi in particolare a causa della bassa produttività". Questo il giudizio formulato dall'Ocse nel rapporto "Obiettivo crescita" diffuso oggi. Il nostro Paese è 19esimo su 29, ultimo tra i big, europei e non, per la differenza del pil pro capite rispetto agli Usa, con un divario superiore al 30% nel 2007. E per colmare questo divario l'Organizzazione raccomanda riforme strutturali in numerosi settori, dal lavoro all'istruzione, dai servizi locali alle professioni, dal cuneo fiscale alle contrattazioni salariali e alla ricerca.
Oltre alla minore produttività, a essere chiamato in causa è il basso utilizzo del lavoro, soprattutto tra giovani, anziani, donne e nel Sud. L'Ocse raccomanda all'Italia di abbassare le tasse sui redditi da lavoro e decentrare i rinnovi dei salari, ma anche di ridurre la proprietà pubblica, liberalizzare le professioni, migliorare le università.
L'Organizzazione, pur riconoscendo le "significative riforme" fatte negli ultimi anni sui mercati dei prodotti, sottolinea che molte altre devono essere messe in cantiere. Tra le priorità indicate dagli economisti Ocse, le principali sono la riduzione della proprietà pubblica e delle barriere normative alla concorrenza, il miglioramento del sistema di istruzione, soprattutto universitario, la riduzione del cuneo fiscale sui redditi da lavoro, il decentramento della contrattazione salariale, a cominciare dalla differenziazione dei salari nella pubblica amministrazione e la concessione di incentivi per l'innovazione.
Lo studio sottolinea che "l'elevato livello di proprietà pubblica e i vincoli normativi nei servizi professionali e nei trasporti ostacolano la crescita della produttività". Vanno quindi "eliminate le barriere all'ingresso nei servizi professionali, aboliti i tetti sui prezzi di tali servizi fissati dagli organismi di categoria, ridotte la proprietà e il coinvolgimento dello stato nei business dell'elettricità, del gas, delle poste e dei trasporti e va anche limitato il coinvolgimento degli enti locali nelle aziende di servizi".
In materia di tassazione sul reddito da lavoro, l'Ocse sottolinea che "resta alta" soprattutto per i redditi più bassi e va quindi ridotta, finanziandola con tagli alla spesa pubblica e con il rafforzamento della lotta all'evasione. Nelle statistiche dell'Organizzazione l'Italia, va ricordato, è al sesto posto tra i Paesi industrializzati per il peso del 'cuneo fiscale', cioè la differenza tra salario lordo e netto.
Un altro punto debole resta la bassa percentuale di laureati, che non arriva al 20% nella fascia d'età tra 25 e 34 anni contro l'oltre 30% della media Ocse. L'Organizzazione raccomanda di aumentare gli investimenti privati nell'istruzione post-secondaria tramite un incremento delle rette e finanziamenti privati, di "aumentare qualità e quantità delle sedi universitarie", di ridurre il tasso di abbandoni, di introdurre i prestiti per gli studenti.
Quanto alla contrattazione salariale, il focus, secondo l'Ocse, va posto nella riduzione delle disparità regionali nell'utilizzo del lavoro, sulla promozione della decentralizzazione della contrattazione, a cominciare dal settore pubblico, per "tenere in considerazione le differenze regionali di produttività e costo della vita".
L'Italia, rileva poi lo studio, è tra i Paesi meno generosi in materia di incentivi fiscali alla ricerca e allo sviluppo (è penultima) e per risollevare il basso livello l'Ocse consiglia, oltre a un attento utilizzo degli incentivi, anche la promozione di partnership tra l'industria e le università e di rendere più trasparenti le procedure di assunzione dei ricercatori.
(3 marzo 2009)
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La situazione criticata dall'Ocse è responsabilità di tutta la classse dirigente del Paese : destra e sinistra, ma anche Chiesa e Magistratura, Imprenditori e Sindacati, Intellettuali e Giornalisti....etc.
Il Pd attualmente ai minimi storici potrebbe approfondire e lanciare una campagna-programma delle cose da fare sulla falsariga di cio' che già esiste ed è sperimentato in altri Paesi europei.
Vittorio