da Stefano'62 il 04/03/2009, 15:29
L'economia di mercato è quando si decide di lasciare gestire e soddisfare i bisogni umani (economia) dalla legge della domanda e dell'offerta (mercato) secondo la convinzione che la possibilità di profitto stimola la produzione;l'alternativa sarebbe il baratto e la precedente economia mista di stampo feudale.
Il libero mercato è quando si sceglie di lasciare agire l'E.di Mercato secondo una determinata filosofia,cioè senza condizionamenti di parte (perchè la storia insegna che spesso si cerca di orientare e approfittare troppo della legge Domanda\Offerta);a questo scopo si stabiliscono leggi,per esempio per regolare la concorrenza,per regolare la formazione e l'azione delle corporazioni,etc....in sintesi per evitare soprusi.
Quindi il concetto di libero mercato ha lo scopo di far sì che l'E.di M. non produca sconquassi (ambientali,sociali,etc.)
Liberalismo invece è un concetto nato in contrapposizione ai poteri assolutisti;essere liberale significa più o meno riconoscere il libero arbitrio dei singoli,quindi per estensione rifiutare l'assoggettamento delle minoranze alle maggioranze;in politica vuol dire che in una democrazia non ci si può approfittare del potere per snaturare i diritti dei singoli o delle minoranze;in economia significa rifiutare il dirigismo (perchè assolutista) e propugnare meno leggi così da non azzoppare l'economia di mercato,ma accettare solo quelle che invece ne assicurano la libertà.
Liberismo invece è stabilire che NESSUNA legge deve regolare il mercato perchè è una mano santa che guarisce tutti i mali,anzi lo Stato deve creare strumenti e convogliare risorse (a fondo perduto) per stimolare l'economia,ma poi restarsene fuori senza rompere le balle e lasciar fare ai "professionisti";traduzione:il libero mercato è quello anarchico.
Il capitalismo è un fenomeno economico caratterizzato dalla concentrazione delle risorse produttive (capitali:non solo soldi) nelle mani di pochi soggetti.
E' evidente che in questo modo si possono ipotizzare traguardi maggiori.
Quello che sfugge a molti è che il capitalismo non è esclusivo (nè sinonimo) del liberismo e neanche del liberalismo,infatti storicamente è coinciso anche con lo Stalinismo,che era di fatto un capitalismo di Stato.
Bisogna anche ammettere che non è automatico e inevitabile (ma molto molto facile,Franz,come insegna la storia) che il capitalismo diventi qualcosa di malvagio.
Quando una comunità si organizza,lo fa allo scopo di trarne vantaggio.
Lo scopo è il benessere collettivo;
che si scelga di raggiungerlo secondo il principio più strettamente collettivista della comunità vista come un tutto unico,(comunismo e socialismo) sintesi dei singoli che ne fanno parte e che in funzione di ciò debbano adoperarsi accettando limitazioni volte ad evitare il verificarsi di ingiusti dislivelli....
o che invece si scelga di vedere la collettività non più come sintesi bensì come somma dei singoli che lo compongono (liberalismo),quindi si scelga di lasciare più libertà d'azione immaginando di livellare in un secondo momento le differenze.....
che si scelga una strada,l'altra o una più o meno intermedia.....,la cosa da non scordare è che questa comunità,questo aggregarsi ha senso SOLO se tutti possono beneficiare dei risultati ottenuti,diversamente gli esclusi avranno buon diritto di chiederne conto,perchè i cittadini sono gli azionisti di questa società.
Ed è qui che si inserisce bene e a ragione l'insistenza di Rosario sull'etica.
E' qui che il capitalismo,da fenomeno potenzialmente malvagio,può diventare un ottimo strumento nelle mani di una società (comunista-socialista o liberalista) che sappia produrre,ma che sappia anche riconoscere che il profitto di pochi è reso possibile (e legittimo) solo dalla stabilità sociale della comunità tutta,e che questa debba essere remunerata come un mezzo di produzione aggiunto,per mezzo di una ridistribuzione concreta e non solo "elargitiva".
ecco perchè il fabbisogno pubblico per le politiche sociali va visto dal vero liberale come un investimento e non come una spesa inutile e pericolosa come dicono i liberisti,ecco perchè a titolo di esempio è criminale la pretesa di fare bilanci per gli ospedali che non tengano conto che il loro profitto è enorme e non è monetizzabile,ecco perchè la ridistribuzione del capitale deve essere molto ma molto consistente,ecco perchè la spesa pubblica va finanziata con le tasse,ecco perchè uno Stato che abbia a cuore il benessere di chi lo compone DEVE saper fare i conti con questo e saper dire a chi si lamenta di aver pagato tot milioni di tasse di pensare invece a quanti gliene sono rimasti in tasca (non ti bastano maledetto egoista ?)e che vanno viste come un investimento per il suo stesso futuro,e che l'alternativa sarebbe affondare la comunità e viaggiare da soli,cioè tornare nelle caverne oppure andare all'inferno per il proprio egoismo (liberisti).
Ecco,in sintesi,perchè non va scordato che ove il liberalismo venga applicato dimenticandosi che lo scopo ultimo è la società nel suo insieme,arrogandosi invece diritti assurdi giustificandoli con un improbabile 'me li sono guadagnati' gli altri si fottano e travisando quindi il concetto stesso di libertà e diventando di fatto liberista...beh,allora non ci si stupisca se troverà buon gioco l'ottica comunista o socialista del fare meno strada ma farla tutti insieme.
Franz in un vecchio post aveva detto qualcosa cui non avevo mai pensato,non in quei termini:
disse che occorreva scegliere il sistema che produce di più,così da avere maggiori risorse da dividere e ridistribuire.
Questo lo pone in una perfetta ottica mista liberale-socialista,che è esattamente la chiave del successo dei paesi scandivani che come rileva Pagheca hanno trovato la loro via per mediare tra le due filosofie riuscendo ugualmente a mantenere un buon livello di sviluppo.
Ha ragione Pagheca:non possiamo permetterci una scelta divera da questa:esaltare i pro e limitare i contro di entrambe le visioni;come graduare questa scelta lo deciderà la buona politica,quella lungimirante e disposta a crescere e mettere in discussione il discutibile.
La mia opinione infine è che non sia in crisi il libero mercato che mai si è visto...
non è in crisi il capitalismo,piuttosto si è dimostrato come la sua anima più malvagia sia nefasta....
non è in crisi il liberismo,che resta ciò che è sempre stato:il male puro.....
è in crisi la società umana nel suo insieme,che dopo migliaia di anni ancora non riesce a capire che nessun sistema,liberale o socialista,senza etica come dice Rosario,liberale o socialista che sia non conoscerà mai un vero progresso,ma solo crisi e ingiustizie.
E non si cerchi di ridurre questa idea a una mera disquisizione religiosa.
Ciao,
Stefano