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Un'Europa senza spread, la luna nel pozzo di Report

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Un'Europa senza spread, la luna nel pozzo di Report

Messaggioda franz il 02/12/2017, 9:33

"Un'Europa senza spread”, la luna nel pozzo di Report

Quelli che si illudono che l'Italia diventerà come la Germania a suon di prestiti della Bce

di Sandro Brusco
1 Dicembre 2017 alle 15:45

Ci sono momenti in cui è purtroppo necessario ricordare cose noiose ed elementari. Sono momenti brutti, in cui l’opinione pubblica è preda di tesi assurde e illogiche. In Italia, a quanto pare, sono anche momenti straordinariamente frequenti. Avviamoci allora mestamente all’opera.

Nell’inesausta ricerca di pozioni magiche che permettano al paese di riprendere a crescere senza fare alcuna fatica, vanno oggi per la grande le ricette di chi sostiene che una bella botta di deficit finanziata con gentili prestiti della Banca Centrale risolverebbe tutti i problemi. Così, finalmente, ci sarà un'Europa senza spread. E l'Italia diventerà come la Germania.

Questa promessa di luna nel pozzo, occorre dare atto, è splendidamente multipartisan e va ben oltre gli usual suspects del populismo neanderthaliano alla Grillo-Meloni-Salvini. La trovate nelle trasmissioni di denuncia di Report, nei deliri sulla doppia moneta di Berlusconi in campagna elettorale, nelle dichiarazioni di esponenti della sinistra-sinistra (che somiglia sempre più a una sinistra-destra rossobruna) come Fassina. Per il Pd le cose sono più complicate, data la responsabilità di governo, ma questo non impedisce che alcuni dei suoi esponenti si esibiscano di tanto in tanto in richieste di maggiore “flessibilità”, un termine che ha acquistato un significato tutto suo.

Un consenso tanto ampio non può che avere radici profonde ed è con tutta probabilità il frutto della tendenza dei partiti italiani ad accodarsi all’opinione popolare. Perché l’elettorato italiano (ma anche di altri paesi) sia così prono a dar credito alle favole che promettono soluzioni rapide e indolori dei nostri guai economici è invece tema complesso che qui non affronteremo. Questo articolo si limiterà a ricordare un paio di ovvie verità.

La prima ovvia verità è che è perfettamente normale che i debitori paghino tassi di interesse diversi, anche se si indebitano nella stessa valuta. Non c’è nulla di strano nel fatto che il Portogallo paghi tassi di interesse sul suo debito pubblico più alti di quelli che paga l’Italia. Non è il risultato di un complotto internazionale contro il Portogallo e a favore dell’Italia. Così come non c’è nulla di strano nel fatto che l’Italia paghi interessi più alti di quelli della Germania. Non è il risultato di un complotto internazionale contro l’Italia e a favore della Germania. E', semplicemente e banalmente, la conseguenza del fatto che chi investe ritiene il debito portoghese più rischioso di quello italiano, e quello italiano più rischioso di quello tedesco. Un investimento più rischioso lo accetti solo se il tasso di rendimento è più alto. La gente come il signor Marcello Minenna che, a Report, pensa che tutti i titoli di stato dell’area euro debbano avere lo stesso tasso di interesse evidentemente ritiene che Portogallo, Italia e Germania (più tutti gli altri, probabilmente Grecia inclusa) abbiano lo stesso livello di rischio, ossia zero.

In tal caso ho pronta la mia ricetta magica e indolore che frutterà immense ricchezze al paese senza alcuna fatica: emettiamo debito in modo massiccio all’attuale tasso di interesse e con i soldi raccolti compriamo titoli di stato portoghesi. Il rischio è lo stesso e il tasso di interesse che paghiamo sul nostro debito è inferiore a quello che i portoghesi ci pagano sui soldi che prestiamo loro. Visto che non c’è rischio addizionale, possiamo lucrare allegramente la differenza tra i tassi. E anche se la differenza tra i tassi d’interesse è piccola, possiamo rimediare con la quantità, fino a comprarci tutto il debito portoghese. Tutto guadagno, nessuna fatica, nessun rischio.

Se, anche solo per un momento, avete preso sul serio la proposta del paragrafo precedente significa che vi mancano basi elementari di economia e finanza. Ma questa sembra essere la situazione generale, il terreno su cui ciarlatani e apprendisti stregoni di ogni risma operano quotidianamente, abbindolando un pubblico che sembra ben disposto a farsi raccontare, in mille versioni differenti, la favola del povero paese preda delle forze internazionali del male e in grado di risollevarsi rapidamente senza sacrifici e senza fatica. Basta trovare un cavaliere bianco pronto a partire lancia in resta contro il turpe straniero.

La seconda ovvia verità è che non si può adottare una politica monetaria di finanziamento senza freni e senza limiti di qualunque deficit pubblico. Tutti i tentativi di farlo sono finiti male. Questo non significa che il finanziamento monetario sia sempre sbagliato né significa che la politica monetaria non possa essere accomodante, a seconda della situazione economica. Significa semplicemente che dire a un governo, qualunque governo, “spendi quanto vuoi senza preoccuparti, tanto si paga stampando moneta” porta inevitabilmente al disastro economico. Per amore della discussione si possono provare a immaginare condizioni sotto le quali questo non è vero. Se il governo è responsabile, se spende solo per investimenti che allargano la base economica, se nel momento in cui ciò accade ci sono molte risorse (lavoro e capitale) sottoutilizzate, se gli investimenti pubblici sono gestiti in modo efficiente e aumentano la produttività generale del paese e tutta un’altra carrettata di “se” allora il finanziamento monetario può non essere disastroso. Ma sono discussioni oziose. Le condizioni sono comunque temporanee e in ogni caso chi ha in mente l’espansione della spesa pubblica con finanziamento monetario non ha certo in mente investimenti produttivi: si va variamente dall’aumento delle pensioni fino ai bonus vari suggeriti. In altre parole esattamente il tipo di spesa per trasferimenti che è tanto efficace nel comprare voti quanto inefficace nell’aumentare il potenziale produttivo del paese.

Tanto dovevamo come dovere di informazione. Ora tornate pure ad ascoltare Report e tutta la combriccola di contorno.

Sandro Brusco è economista, Stony Brook University

http://www.ilfoglio.it/economia/2017/12 ... rt-166722/
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Re: Un'Europa senza spread, la luna nel pozzo di Report

Messaggioda ranvit il 02/12/2017, 10:50

Che noia....!
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Un'Europa senza spread, la luna nel pozzo di Report

Messaggioda pianogrande il 02/12/2017, 13:14

Oh, certo.
Argomenti noiosissimi.

Ormai lo sanno tutti che l'unico rimedio a un disastro di debito è fare altro debito.
Pagare con un pagherò.
I soldi basta stamparli e poi passare all'Euro pesante e si possono sempre usare le potenze di dieci.

Ma ormai, con la moneta elettronica, che limite di cifra ci potrà essere?

Si risolve anche il problema del costo della stampa e dei mezzi di trasporto (mi viene in mente una immagine di carriole di dané di una fase storica della Germania).

La ricchezza come cifra scritta su un pezzo di carta.
C'è chi ancora prova a raccontarlo.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Un'Europa senza spread, la luna nel pozzo di Report

Messaggioda franz il 02/12/2017, 14:18

Ne ho una nel portafoglio, come richiamo alla memoria

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Re: Un'Europa senza spread, la luna nel pozzo di Report

Messaggioda pianogrande il 02/12/2017, 15:26

Ah, ah!

"Ten billion dollars".

Altro che il povero Totò che lo beccano subito perché stampava banconote da 11.000 lire perché se no ci rimetteva.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Un'Europa senza spread, la luna nel pozzo di Report

Messaggioda ranvit il 02/12/2017, 17:10

pianogrande ha scritto:Oh, certo.
Argomenti noiosissimi.

Ormai lo sanno tutti che l'unico rimedio a un disastro di debito è fare altro debito.
Pagare con un pagherò.
I soldi basta stamparli e poi passare all'Euro pesante e si possono sempre usare le potenze di dieci.

Ma ormai, con la moneta elettronica, che limite di cifra ci potrà essere?

Si risolve anche il problema del costo della stampa e dei mezzi di trasporto (mi viene in mente una immagine di carriole di dané di una fase storica della Germania).

La ricchezza come cifra scritta su un pezzo di carta.
C'è chi ancora prova a raccontarlo.


La noia è dovuta alla continua riproposizione di un argomento superato dai fatti....in Italia non c'è piu' nessuno che vuole abbandonare Euro e UE!
Pace e bene!
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Un'Europa senza spread, la luna nel pozzo di Report

Messaggioda ranvit il 02/12/2017, 18:19

Altro che spread e italiani che vogliono pasti gratis...se vogliamo fare gli Stati Uniti d'Europa, bisogna smetterla di ignorare la gente....europea....tra cui, piaccia o no, anche gli italiani....



L’Italia del rancore è il prossimo incubo dell’Europa
Il rapporto Censis 2017 dipinge un ritratto a tinte fosche dell’Italia, nonostante i dati di crescita di questi ultimi mesi. Il ritratto di un Paese impaurito e sfiduciato con cui dovremo fare i conti. E che sarà un problema per chiunque governerà (e non solo)
di Francesco Cancellato
2 Dicembre 2017 - 07:00
97 970
Vale la pena di prenderli molto seriamente, i dati diffusi dal Censis nel suo nuovo rapporto sulla situazione sociale del Paese. Già, perché il quadro dipinto dall’istituto fondato da Giuseppe De Rita offre, quest’anno più che mai, uno spaccato brutale dell’Italia. Altro che brava gente, verrebbe da dire: sfiduciati, impoveriti, impauriti, rancorosi, gli italiani di oggi sono la bomba sociale pronta ad esplodere nel cuore di un’Europa che dopo le elezioni in Austria, Olanda, Francia, Germania, e il referendum in Catalogna, sembrava essere riuscita a scampare ogni pericolo.

E invece no, a quanto pare: arriviamo noi. Un Paese che osservato con le lenti fredde delle statistiche economiche non sembra passarsela poi così male: in ripresa vera, trainata finalmente da una produzione industriale che nel primo semestre del 2017 si è rimessa a galoppare a un ritmo superiore a quello di Germania, Francia, Regno Unito, in cui pare che anche l’occupazione si sia rimessa in moto, in cui gli sbarchi dei migranti sono diminuiti del 67% dopo l’estate e gli accordi con la Libia, in cui la criminalità è in calo. Che nonostante tutto ha ancora 4000 miliardi di euro di risparmi complessivi, due volte e mezzo il Pil, una volta e mezzo il debito pubblico.

Sfiduciati, impoveriti, impauriti, rancorosi, gli italiani di oggi sono la bomba sociale pronta ad esplodere nel cuore di un’Europa che dopo le elezioni in Austria, Olanda, Francia, Germania, e il referendum in Catalogna, sembrava essere riuscita a scampare ogni pericolo
Eppure no. Il racconto economico e sociale sembrano viaggiare disallineati, come se i numeri non riescano a percolare il terreno, come se il Paese reale quei dati non li riuscisse a vedere. Forse è solo questione di tempo, forse partivamo da troppo in basso, forse il declinismo è duro a morire. Sta di fatto, che le percezioni raccolte dal Censis sono quelle di un Paese ancora in piena crisi. Raccontano di un Paese con un soffitto di cristallo sopra la testa e il terreno che frana sotto i piedi, paralizzato dalla paura del declassamento sociale e dalla paura scivolare verso il basso – 7 persone su 10, in media - in particolare tra chi è più povero e chi è più giovane. E ancora: che gli stranieri fanno molta paura soprattutto alle casalinghe (72%), ai disoccupati (71%) e agli operai (63%). E che ancor più della paura dello straniero è forte la sfiducia nella classe politica - più di 8 italiani su 10 non si fidano più dei partiti – nelle istituzioni e nella democrazia stessa, che non funziona bene per 6 italiani su 10.

Prendeteli pure con le pinze, questi numeri, queste percezioni, ma siate consapevoli che sono loro, non i dati Istat, che entreranno con voi e i vostri vicini di casa nella cabina elettorale. E che saranno sfiducia, paura, rabbia e rancore – motivate per definizione, qualunque siano i dati – a orientare le politiche dei prossimi cinque anni. Questo è quel che ci aspetta, perché questo è quel che siamo: basta esserne consapevoli, per ora.

http://www.linkiesta.it/it/article/2017 ... opa/36377/
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Re: Un'Europa senza spread, la luna nel pozzo di Report

Messaggioda pianogrande il 02/12/2017, 19:02

Ecco cosa ci serve, infatti.
La ripresa del PIL.
Quella sì che è ricchezza; al massimo con problemi di redistribuzione ma è roba e non carta.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Un'Europa senza spread, la luna nel pozzo di Report

Messaggioda franz il 02/12/2017, 21:23

pianogrande ha scritto:Ecco cosa ci serve, infatti.
La ripresa del PIL.
Quella sì che è ricchezza; al massimo con problemi di redistribuzione ma è roba e non carta.

Cero, ma servono le politiche giuste.
Che non sono certo quelle degli 80 euro di Renzi o dei 1000 euro di pensione minima per tutti di Berlusconi.
Se spendere a debito ci facesse ricchi, saremmo uno dei paesi piu' ricchi al mondo.
Il problema è la produttività, stangante quando non addirittura in calo.
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Re: Un'Europa senza spread, la luna nel pozzo di Report

Messaggioda pianogrande il 02/12/2017, 21:42

franz ha scritto:
pianogrande ha scritto:Ecco cosa ci serve, infatti.
La ripresa del PIL.
Quella sì che è ricchezza; al massimo con problemi di redistribuzione ma è roba e non carta.

Cero, ma servono le politiche giuste.
Che non sono certo quelle degli 80 euro di Renzi o dei 1000 euro di pensione minima per tutti di Berlusconi.
Se spendere a debito ci facesse ricchi, saremmo uno dei paesi piu' ricchi al mondo.
Il problema è la produttività, stangante quando non addirittura in calo.


E la produttività è anche ricerca, sviluppo, tecnologia; anche quelle non in crescita rigogliosa.
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