da mariok il 26/08/2017, 14:19
Quando una donna va a mare completamente vestita rischiando di affogare e rifiuta il soccorso del bagnino perché non può essere toccata da nessun uomo che non sia il marito il padre o un fratello, anche se sostiene che la sua è una libera scelta e formalmente non c'è alcuna evidenza di eventuali reati, è innegabile che un problema c'è.
Cosa vuol dire di fronte a casi del genere il principio di laicità? Rispettare anche chi come il marito e il padre in questione non meritano rispetto?
D'altra parte in base allo stato di diritto, in assenza di fatti di violenza adeguatamente provati, non si può certo intervenire per via giudiziaria.
È vero che il problema è culturale e che anche noi abbiamo ancora in parte problemi analoghi.
Ma se attraverso i flussi migratori l'incidenza di tali fenomeni cresce con un ritmo superiore ai tempi necessariamente lunghi della nostra capacità di combatterli con mezzi che non possono essere coercitivi e che sono quindi squilibrati rispetto a chi usa "l'autorità" religiosa e familiare per tenerli in vita e continuare a tramandarli, è evidente che si innesca un processo di involuzione sociale i cui esiti non sono del tutto prevedibili.
Tutti i discorsi mossi dalle migliori intenzioni in materia di accoglienza ed integrazione, dovrebbero essere preceduti dalla non semplice domanda: ma qual è la nostra capacità, non solo politica ma anche culturale e sociale, di "accogliere ed integrare"?
« Dopo aver studiato moltissimo il Corano, la convinzione a cui sono pervenuto è che nel complesso vi siano state nel mondo poche religioni altrettanto letali per l'uomo di quella di Maometto» Alexis de Tocqueville