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Povertà, Istat: “Nel 2016 poveri assoluti 4,7 milioni di ita

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: Povertà, Istat: “Nel 2016 poveri assoluti 4,7 milioni di

Messaggioda pianogrande il 15/07/2017, 20:18

ranvit ha scritto:Fa un po' come ti pare....anzi butta pure il Pc.....forse è meglio :lol:


Vuoi farmi perdere lo spettacolo di un debito pubblico che "scomparirà da solo"?
(Dichiarazione fresca fresca di Padoan).

Ovviamente ne sarei felicissimo ma per il momento mi tengo le mie riserve.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Povertà, Istat: “Nel 2016 poveri assoluti 4,7 milioni di

Messaggioda Robyn il 15/07/2017, 21:30

Padoan e Renzi nel frattempo che le disuguaglianze aumentano la disoccupazione risale e il debito risale dicono che tutto và bene siamo fuori dal tunnel negando l'evidente l'hanno imparato da berlusconi e questo lo fanno con il controllo dei mezzi di informazione di massa per mantenere il potere perche ormai la politica si è ridotta solo al mantenimento del potere.Per questo motivo il berlusconismo è stato un disastro di cui pagheremo ancora le conseguenze perche ha dato il cattivo esempio.Il berlusconismo è stato la riedizione del fascismo in altre forme ,la precarietà è una forma di fascismo
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Re: Povertà, Istat: “Nel 2016 poveri assoluti 4,7 milioni di

Messaggioda ranvit il 16/07/2017, 7:38

Vuoi farmi perdere lo spettacolo di un debito pubblico che "scomparirà da solo"?
(Dichiarazione fresca fresca di Padoan).


:lol: :lol: :lol:
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Povertà, Istat: “Nel 2016 poveri assoluti 4,7 milioni di

Messaggioda trilogy il 16/07/2017, 8:49

Con tutto quello che rubano i sindacalisti sarà dura che il debito scenda...non capisco perché non li arrestano per truffa ai danni dello Stato e procedano con confisca dei beni.
http://www.corriere.it/politica/17_lugl ... e357.shtml
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Re: Povertà, Istat: “Nel 2016 poveri assoluti 4,7 milioni di

Messaggioda Robyn il 16/07/2017, 10:41

Attaccare il sindacato non serve a niente perche il sindacato è una cosa utile ai lavoratori.C'è una bella differenza fra attaccare il sindacato e riformare il sindacato.In genere chi attacca il sindacato non ha propositi di riforma del sindacato ma solo un sentimento antisindacale.Di quelli che attaccano semplicemente il sindacato senza proporre una riforma utile del sindacato per i lavoratori non ne abbiamo bisogno.Adesso alla Fiom c'è Re David vedremo se saprà impostare veramente un sindacato al passo con i tempi di stampo lib lab perche sono venute da quell'area le insufficenze che hanno permesso l'avvento del renzismo
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Re: Povertà, Istat: “Nel 2016 poveri assoluti 4,7 milioni di

Messaggioda trilogy il 16/07/2017, 11:23

Robyn ha scritto:Attaccare il sindacato non serve a niente perche il sindacato è una cosa utile ai lavoratori.C'è una bella differenza fra attaccare il sindacato e riformare il sindacato.In genere chi attacca il sindacato non ha propositi di riforma del sindacato ma solo un sentimento antisindacale.Di quelli che attaccano semplicemente il sindacato senza proporre una riforma utile del sindacato per i lavoratori non ne abbiamo bisogno...


L'articolo del corriere l'hai letto?
Moltiplicarsi la pensione per migliaia di euro al mese abusando della legge è utile ai lavoratori?
Se la maggior parte dei lavoratori "veri" ha pensioni da fame è perché c'è una massa di furboni che si fa pensioni d'oro versando quattro soldi sulle spalle di quelli che lavorano una vita.
La riforma utile l'ho proposta: Arresto e confisca dei beni per abuso di diritto.
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Re: Povertà, Istat: “Nel 2016 poveri assoluti 4,7 milioni di

Messaggioda Robyn il 16/07/2017, 11:30

non mi ricordo come funzionano le pensioni dei sindacalisti ma la cosa certà è che devono essere parificate a quelle dei lavoratori e allo stesso tempo permettere l'attività sindacale protetta dalla nostra costituzione.Il caso Bonanni è un caso scandaloso
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Re: Povertà, Istat: “Nel 2016 poveri assoluti 4,7 milioni di

Messaggioda gabriele il 16/07/2017, 20:34

Questo quasi un anno fa

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Portogallo, le politiche anti austerity allarmano i mercati. Ma i conti pubblici non sono diversi da quelli italiani
ZONAEURO
Il Financial Times ha lanciato l'allarme sul rischio che il Paese, governato da una coalizione di sinistra, abbia bisogno di un secondo piano di salvataggio. Ma da quando si è insediato il socialista Costa la disoccupazione è calata (nonostante l'aumento del salario minimo) e con la prossima manovra il deficit sarà tagliato sotto il 3%. Quanto a debito e crescita, sono molto simili a quelli della Penisola
di Chiara Brusini | 20 settembre 2016

“Una tempesta perfetta di bassa crescita, investimenti in calo, bassa competitività, deficit fiscali persistenti e un settore bancario sottocapitalizzato che ha in pancia una fetta troppo grossa dell’enorme debito pubblico“. Sembra il ritratto dell’Italia, invece è la fotografia del Portogallo scattata pochi giorni fa dal Financial Times. Lisbona, ha lanciato l’allarme il quotidiano finanziario, rischia di aver bisogno di un secondo salvataggio dopo quello da 78 miliardi di euro del 2012. Venerdì scorso, però, l’agenzia di rating Standard&Poor’s ha confermato il giudizio BB+ sui titoli sovrani lusitani, che restano quindi classificati tra quelli a medio rischio, e ha lasciato invariato stabile anche l’outlook, con la motivazione che nei prossimi due anni è previsto “un graduale consolidamento dei conti contro il rischio di un indebolimento della crescita”. Quindi come stanno davvero le finanze pubbliche del Paese, che è uscito nel 2014 da un programma di assistenza costato lacrime e sangue e alla cui guida si è insediato nel novembre 2015 il socialista Antonio Costa? A guardare i numeri, non peggio di quelle italiane.

Da quando l’ex sindaco di Lisbona ed ex vicepresidente del Parlamento europeo è diventato premier, sta mantenendo la promessa di una svolta rispetto alle politiche di austerità imposte dalla troika. Ma al tempo stesso Costa, che da primo cittadino ha risanato il bilancio della capitale, non intende tornare alla disinvoltura fiscale che nel 2011 ha portato il Paese sull’orlo del crac. Anche perché è consapevole che i mercati guardano con diffidenza al suo governo, che in Parlamento ha il sostegno dell’estrema sinistra (Bloco de Esquerda, vicino a Podemos, e Partido comunista português, favorevole all’uscita dall’euro) e ha ottenuto l’investitura dal presidente Anibal Cavaco Silva solo dopo aver sottoscritto una serie di condizioni: tra il resto non rinegoziare i trattati i europei, onorare i pagamenti ai detentori del debito pubblico, rispettare gli impegni presi con Bruxelles sui conti pubblici. Del resto Cavaco Silva gli ha affidato l’incarico obtorto collo solo dopo la caduta della coalizione di centro destra guidata dal conservatore Pedro Passos Coelho a cui in ottobre aveva dato mandato di mettere in piedi un governo di minoranza pur di “prevenire l’invio di falsi segnali alle istituzioni finanziarie, agli investitori e ai mercati”.

La prima mossa del nuovo governo è stata, a gennaio, l’aumento del salario minimo, portato da 505 a 530 euro al mese (dal 2011 al 2014 era rimasto fermo a quota 485 euro) d’accordo con sindacati e organizzazioni imprenditoriali. Una misura che punta a rafforzare la domanda interna e non ha avuto alcun impatto negativo sulla creazione di posti di lavoro come paventavano le opposizioni: anzi, il tasso di disoccupazione è calato dal 12,4% dell’ottobre 2015 all’11,1%, con quello giovanile giù dal 32,1 al 26,3% (dati Eurostat).

Crescita lenta e debito verso il 130% del pil – Intanto il pil ha continuato a crescere a ritmo stentato: +0,2% nel primo trimestre di quest’anno, +0,3% nei tre mesi successivi. Meglio dell’Italia, che nel secondo trimestre ha visto la crescita fermarsi, anche se i valori assoluti sono ben diversi: il Portogallo ha un sistema manifatturiero debole e in valori assoluti il suo prodotto interno lordo è otto volte più piccolo di quello italiano. Il debito pubblico viaggia poi a quota 129% sul pil, sotto quello di Roma (132,7%). Per quanto riguarda il deficit, a luglio la Commissione Ue ha sancito che il Paese (così come la Spagna) non ha rispettato il percorso di aggiustamento stabilito. Bruxelles ha però deciso di non comminare per ora alcuna multa, in attesa della presentazione entro il 15 ottobre della legge di Stabilità. Che dovrà comprendere un pacchetto di “misure efficaci” in grado di riportare il disavanzo sotto il 3% del pil entro la fine del 2016 (in base ai precedenti accordi l’obiettivo doveva essere raggiunto nel 2015). Costa ha annunciato che ci sono tutte le condizioni per ridurlo a meno del 2,5% del prodotto. Questo nonostante il suo programma preveda tra l’altro l’incremento delle pensioni, una frenata sulle privatizzazioni, il taglio dei ticket sanitari e la riduzione dell’orario di lavoro per i dipendenti statali.

Banche sottocapitalizzate e salvataggi pubblici – Per ora, gli indicatori macroeconomici del Paese appaiono sostenibili, a patto che il consolidamento non si interrompa. C’è però l’aggravante che il sistema bancario lusitano non ha “solo” un problema di crediti deteriorati, il cui tasso di copertura con accantonamenti si ferma peraltro secondo l’Autorità bancaria europea al 36% contro il 45% dell’Italia, ma è anche gravemente sottocapitalizzato. Nel 2014 Lisbona ha anticipato 4,4 miliardi per salvare il Banco Espirito Santo, affossato da investimenti ad alto rischio e prestiti non recuperabili, facendo confluire le attività sane nella good bank Novo Banco. Che però a dicembre 2015, per rispettare i requisiti patrimoniali richiesti dalle autorità di vigilanza europee, ha dovuto convertire in azioni obbligazioni senior per un valore di 2 miliardi. Ed è notizia di poche settimane fa che la Caixa Geral de Depositos, controllata dallo Stato, ha bisogno di una nuova iniezione di 2,7 miliardi di fondi pubblici.

Appuntamento con la revisione del rating a ottobre. Ma i rendimenti restano sotto controllo – In questo quadro la vera incognita è rappresentata dall’evoluzione del clima di fiducia sui mercati. Tutt’altro che favorita da allarmi come quello del Financial Times. Il giorno della verità sarà il 21 ottobre, quando, alla luce della manovra di bilancio, Dbrs rivedrà il suo rating fissato a BBB(low). L’agenzia canadese è l’unica ad assegnare ai titoli del Tesoro portoghese un giudizio “investment grade” (rischio contenuto), cosa che consente al Paese di utilizzarli come collaterale nelle operazioni di finanziamento Bce e all’Eurotower di acquistarli nell’ambito del quantitative easing. Per ora il rendimento dei bond decennali resta ben lontano dai picchi (fino al 16%) del 2011-2012, quando il governo Socrates dovette chiedere il bailout alle istituzioni finanziarie internazionali: il tasso di interesse pagato agli investitori è a quota 3,4%, lo stesso livello del maggio 2014 quando il Paese è uscito dal programma di assistenza della troika.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/09 ... i/3041246/
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Re: Povertà, Istat: “Nel 2016 poveri assoluti 4,7 milioni di

Messaggioda gabriele il 16/07/2017, 20:36

PORTOGALLO. IL PRIMO MINISTRO ANTONIO COSTA BATTE L’AUSTERITY CON PIU’ WELFARE.
Date: 11 aprile 2017
Author: redazione

Nell’Europa della crisi permanente in cui la disoccupazione ed i bassi salari fanno a pugni contro l’Austerità imposta dal sistema del libero mercato e che ha altresì provocato fughe di cervelli e di mano d’opera all’interno stesso dello spazio di Schengen, una luce di speranza parte da Lisbona ed offre una spinta propulsiva ai tanti movimenti nati dal basso, che – come in Francia, con “Les Nuits debout” e con “La France Insoumise” di Jean-Luc Mélenchon – produrranno a breve la tanto agognata inversione di rotta necessaria per porre rimedio alle disastrose politiche economiche dettate da Bruxelles, via Commissione Europea con l’annessa, sprezzante burocrazia che ne stabilisce le regole.

Ebbene, il Primo Ministro Antonio Luis Santos da Costa, che il 24 novembre 2015 ha ricevuto dal Presidente della Repubblica Anibal Cavaco Silva il mandato per formare un governo di minoranza, monocolore socialista e con l’appoggio esterno dei partiti di sinistra è il primo premier europeo non caucasico la cui intelligente gestione economica interna ha immediatamente emanato il suo primo provvedimento nell’ attuare l’aumento del salario minimo da 589 a 616 euro a partire dal 1º gennaio 2016, per successivamente, ridurre nuovamente a 35 ore l’orario di lavoro settimanale per i funzionari pubblici e abbassare l’IVA per alberghi e ristoranti dal 23% al 13%.

Il “rivoluzionario” ex Segretario del Partito Socialista portoghese ha spiegato alla Stampa internazionale come, nel giro di poco più di un anno e mezzo la sua strategie abbia risanato i conti pubblici con scelte approvate da tutta la Sinistra che lo sostiene senza pertanto “tradire” il mercato. Ha, infatti, dichiarato: «Nel 2016 abbiamo avuto il deficit più basso della nostra storia democratica, tra il 2,1 e il 2,0%. Allo stesso tempo la crescita è stata del 2% e la disoccupazione è scesa dal 12 al 10%».

Il Premier da Costa, presso il quale lo scorso mese di marzo si è recato anche il candidato del PS francese alle presidenziali, Benoit Hamon, al fine di capire come sia stato possibile non solo riunire tutta la Sinistra fin lì spaccata, autoreferenziale e poco produttiva, ma anche per essere riuscito a realizzare quell’avanzamento sociale ed economico interno senza correre il rischio di incappare in “rimproveri” da parte della UE e perdippiù con una seria politica di accoglienza degli immigrati.

Antonio da Costa è lui stesso, figlio di un indiano ed un bell’esempio di integrazione, oltre ad essere un esempio di eccellenza politica che, da sinistra, intende perseverare per portare oltre al guado il suo Paese.

Ciò non toglie, tuttavia, che il solito Ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble l’avesse bacchettato già lo scorso autunno, affermando: “prima del governo Costa sì che il Portogallo stava andando nella giusta direzione». Ma la risposta del Premier portoghese non si è fatta attendere:
“La strada per Berlino è fatta da Stato leggero e austerità. Direi che le affermazioni di Schäuble si possano considerate superate dai fatti. Nel 2016 abbiamo avuto il deficit più basso della nostra storia democratica, tra il 2,1 e il 2,0%. Allo stesso tempo la crescita è stata del 2% e la disoccupazione è scesa dal 12 al 10%. Crescono export e investimenti. Il tutto aumentando il reddito delle famiglie e riparando i guasti fatti dall’austerità su Sanità e Educazione. Invece negli anni in cui eravamo sotto il controllo della Troika e Schäuble diceva che la strada era buona il debito pubblico è cresciuto del 40%».
—————————————
Come riporta il “Corriere”, alla domanda: “I candidati socialisti di Francia e Spagna sono venuti a chiederle la ricetta miracolosa sia per l’unità a sinistra sia per la crescita. Le ha telefonato anche Matteo Renzi?” la risposta non lascia spazio a dubbi di sorta:
«A Roma siete esperti di miracoli, non noi. Io dirigo un governo di minoranza socialista che ha l’appoggio esterno di due partiti di sinistra, compresi i comunisti, avversari da sempre. Ci siamo accordati su quel che avevamo in comune e scritto il programma. Idee di uscita dall’euro o dalla Nato sono restate fuori. Il governo regge, il programma diventa realtà e i sondaggi vedono i partiti di maggioranza incrementare le loro intenzioni di voto. Non ci cannibalizziamo a vicenda, insomma».
Non è tutto rosa, però. Il debito resta al 130% del Prodotto interno lordo, il sistema bancario è a pezzi e la crescita secondo alcuni troppo fragile, spinta soprattutto dal boom turistico.
«Abbiamo debolezze strutturali che stiamo cercando di affrontare. Sulle banche ci siamo impegnati molto e ormai i salvataggi sono conclusi. Nelle ricapitalizzazioni sono intervenuti capitali americani, cinesi e di Stato. Ora il credito ricomincerà a fluire».
E il futuro?
«La crescita delle economie mature si baserà sempre più su risorse umane e innovazione. Per questo investiamo in ricerca e start up. Nel frattempo semplifichiamo lo Stato anche cancellando le leggi inutili. Mille in meno in un anno».
C’è anche l’aiuto dei pensionati europei a cui voi offrite lo sgravio Irpef. Si dice valga un punto di Pil.
«Non so se il calcolo sia corretto, ma certo il Portogallo ha un clima migliore del Nord Europa. Abbiamo anche molti studenti stranieri nelle università e, dopo la Brexit, alcune società stanno pensando di trasferirsi qui da Londra».
Per un europeista come lei, questa concorrenza fiscale tra Paesi dell’Unione è giusta?
«La libera circolazione delle persone è uno dei pilastri dell’Ue. Noi siamo favorevoli alla massima convergenza economica tra i Paesi, inclusa quella fiscale. Quando si avvierà l’armonizzazione tributaria per le imprese si potrà pensare anche a quella per i privati».
Come spiega l’ascesa dei partiti populisti in Europa?
«In questi anni la politica si è appiattita sul dogma della parità di bilancio. Nessuno parlava più dei problemi della gente e gli estremismi hanno trovato campo aperto. Invece gli elettori devono poter scegliere tra modi diversi, ma non azzardati, per affrontare la globalizzazione, l’automatizzazione, il welfare, il terrorismo. Un modo democratico di destra e uno democratico di sinistra. La notizia più bella degli ultimi mesi è l’ascesa del socialdemocratico Martin Schultz nei sondaggi per il voto tedesco».
L’euro sopravvivrà?
«Si è già visto dopo la Guerra civile americana: una moneta unica per economie diverse accentua le differenze invece di correggerle. Così con l’euro è capitato il paradosso che i Paesi poveri finanziassero i ricchi. Abbiamo sbagliato. L’euro va messo al sicuro con politiche che favoriscano la convergenza tra economie forti e deboli. La priorità resta la difesa della grande conquista europea che è il welfare».
————————————
Ma non sempre è tutto « rose e fiori ». Per la prima volta, il 25 gennaio u.s. il Premier Antonio da Costa è stato messo in minoranza dal Parlamento portoghese su un decreto di assoluta importanza : l’abbassamento delle tasse sul lavoro per compensare l’aumento dello stipendio minimo a 557€. I parlamentari di destra hanno rifiutato di compensare con il loro voto, quelli venuti a mancare dagli alleati della Sinistra radicale del Premier che si erano dichiarati contrari all’abbassamento delle tasse a carico delle imprese.

I socialisti portoghesi non si sono però lasciati scoraggiare e ci sono riusciti anche grazie all’efficiente strategia di comunicazione e di negoziazione del loro Capo di Governo. Il PS portoghese è giunto infatti al Governo del Paese nel 2015 grazie all’inedito sostegno del Partito comunista e del « Blocco di sinistra », un partito anti austerità vicino a Syriza e a Podemos. « Non siamo sempre d’accordo su tutto, ma non è un problema. Sono certo che il nostro Governo terrà fino al 2019»,ha allora dichiarato Pedro Nuno Santos, il giovanissimo Segretario di Stato con delega alle relazioni con il Parlamento e proveniente dall’ala sinistra del Partito socialista e che ha anche il compito di negoziare con la sinistra redicale per ogni provvedimento che possa essere contestato a priori.

Va ricordato che durante le elezioni dell’ottobre 2015, il PS portoghese arrivò secondo, dietro la coalizione di destra al potere e che per quattro anni aveva condotto una drastica politica economica pur di riordinare i conti pubblici a richiesta dei « padroni europei » Il primo ministro uscente, Pedro Passos Coelho, nel caso in cui avesse perso la sua maggioranza assoluta, pensava di potersi alleare o quantomeno appoggiarsi sul sostegno del Partito socialista, storicamente più vicino al “Centro” che non all’estrema sinistra, per restare al potere. Ma non aveva fatto i conti con Antonio da Costa, figlio di un militante comunista anticolonialista , originario di Goa, in India, definito a volte il « Gandhi portoghese », il quale decideva, invece, di allearsi con il « Bloc », ma anche con il Partito comunista, al quale il PS faceva la “guerra” sin dalla « rivoluzione dei garofani » del 1974, e con il quale da Costa aveva anche vinto le elezioni comunali diventando Sindaco di Lisbona dal 2007 al 2015.
I due partiti (Bloc e PCP) non hanno avuto alcun Ministero, ma hanno sottoscritto un lungo testo che prevede la fine dell’austerità in cambio del loro sostegno parlamentare e del ritiro delle loro richieste di lasciare l’Unione Europea.

L’alleanza, tuttavia, aveva creato molto scetticismo in seno al Partito Socialista ma da Costa è un « abile negoziatore ». Appartiene a quella generazione di leader capaci di gestire le contraddizioni della sinistra per restare al potere, conscio che i comunisti portoghesi sono anti europei e che le idee del “Bloc” avanzino velocemente in Europa.
Ora è in preparazione un nuovo programma di governo al fine di cntinuare ad unire la sinistra plurale soprattutto a partire dal momento in cui le prime misure – dovutamente condivise – saranno messe in atto. Già da ora, gli stipendi dei dipendenti pubblici sono stati rivalorizzati, le pensioni aumentate e lo stipendio minimo garantito è passato da 557€ a 650€ mensili.

Si sta, inoltre, procedendo a grandi investimenti per il rilancio del turismo, per l’implementazione di un’economia “verde” e per lo sviluppo delle nuove tecnologie, senza dimenticare gli investimenti nella Cultura e la Ricerca, argomenti, questi ultimi, qualificati come «riforme strutturali».

A riprova che affinché le cose cambino in meglio e vadano in direzione del bene e dell’interesse comune, bisogna che lavorino insieme le forze progressiste dalle cui “contraddizioni” possano nascere mille e mille garofani rossi che diventeranno, poi, solidi paletti protettivi contro tutti i beceri populismi di estrema destra che per “DNA” sanno solamente marciare sulle macerie delle odierne 27 “repubbliche di Weimar” che compongono quest’Europa della finanza, cinica, barbara e bara a dovere.

https://alganews.wordpress.com/2017/04/ ... u-welfare/
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