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Senza concorrenza l'Italia è fottuta

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Senza concorrenza l'Italia è fottuta

Messaggioda ranvit il 23/06/2017, 7:00



Senza concorrenza l'Italia è fottuta
L’Italia anti immobilismo ha un’occasione per dare un ceffone al partito unico della rendita: sostenere il referendum radicale sul trasporto romano e dar voce a un paese che sogna più efficienza per combattere il moralismo
Claudio Cerasa
di Claudio Cerasa
cerasa@ilfoglio.it
23 Giugno 2017 alle 06:25

Senza competizione, non c’è efficienza. Senza efficienza, non c’è risparmio. Senza risparmio, non c’è investimento. Senza investimento, non c’è futuro. E senza concorrenza, purtroppo, non c’è alcuna speranza di non ritrovarsi presto con un paese fottuto. Negli ultimi tempi, e purtroppo anche negli ultimi giorni, la politica italiana ha mostrato a più livelli un’incredibile e cronica incapacità di trovare gli strumenti giusti per schierarsi senza tentennamenti contro un partito unico, temibile e trasversale, che da anni impedisce al nostro paese di crescere come dovrebbe e di correre come potrebbe. Quel partito – in Parlamento, nei comuni, nelle regioni, nei circoli, nelle sezioni, nei meet-up – lo vediamo ogni giorno schierato tanto a difesa delle rendite di posizione, delle corporazioni, degli interessi particolari quanto all’attacco delle politiche di risparmio, di efficienza, di libera impresa e per comodità e assonanza potremmo definirlo attraverso una sigla che ci sembra appropriata e che potrebbe inquadrare con efficacia la giusta dimensione nella quale andrebbe collocata l’Italia dell’immobilismo: AC. Dove per AC si intende non l’epoca precedente alla nascita di Cristo ma l’epoca nascente dominata dal partito dell’Anti Concorrenza. La novità di questi giorni, che c’è, non è che la politica ha scelto di combattere con le giuste energie il partito unico dell’Anti Concorrenza. Il ddl concorrenza, purtroppo, aspetta da 850 giorni di essere approvato e il Partito democratico (giustamente redarguito ieri dal ministro Carlo Calenda) ha scelto di rallentarne ancora il percorso presentando improvvisamente nuovi emendamenti in Parlamento. Il decreto inserito la scorsa settimana nella manovrina di correzione dei conti pubblici, purtroppo, ha messo fuori legge FlixBus, società che offre collegamenti low cost in pullman, e che a ottobre, salvo sorprese che non ci dovrebbero essere, dovrà abbandonare l’Italia.

I sindaci delle grandi città, compresi quelli che in teoria dovrebbero combattere le rendite di posizione, ma fateci ridere per favore, ogni volta che si trovano a dover decidere se stare dalla parte dell’apertura o dalla parte della chiusura scelgono sistematicamente di dribblare i problemi schierandosi a favore della conservazione (niente liberalizzazione dei taxi, niente permessi a Uber, guerra contro la Bolkesetin, lotta dura e pura contro Airbnb, difesa degli ambulanti). La novità sul partito unico dell’Anti Concorrenza non viene dunque dal Parlamento, dal governo, dai comuni o dalle regioni ma arriva da un’iniziativa formidabile organizzata dai Radicali Italiani (e in particolare da Riccardo Magi) che merita un sostegno pieno e sincero. L’iniziativa riguarda un piccolo ma importante referendum per il quale i Radicali stanno raccogliendo le firme per organizzare una consultazione per fare una cosa semplice e lineare: mettere a gara i servizi di trasporto pubblico locale di Roma. Il referendum riguarda Roma, certo. Riguarda la sua martoriata Azienda di trasporti pubblici locali (Atac) che Virginia Raggi avrebbe potuto privatizzare (le Ferrovie dello Stato erano pronte a comprarsi Atac, il sindaco di Roma non ha neppure aperto il dossier).


Riguarda un’azienda di fatto fallita che non offre servizi efficienti, che perde centinaia di milioni di euro l’anno, che ha accumulato un deficit di 1,1 miliardi di euro, che totalizza più della metà delle perdite del settore del trasporto pubblico a livello nazionale e che vive in un conflitto di interessi vero in cui vi è un controllore (Roma Capitale, ovvero il comune) che controllando il suo controllato (Atac, società di proprietà esclusiva di Roma Capitale) non ha alcun interesse a combattere gli sprechi e a rendere più efficiente un’azienda diventata il più grande ammortizzatore sociale delle clientele della politica romana. Riguarda Roma, il referendum, ma le ragioni per cui vale la pena però parlare di questa consultazione – siamo pronti a fare i banchetti! – non sono legate al semplice perimetro della Capitale. Ma sono legate a un principio cruciale che sta diventando il vero spartiacque della politica contemporanea e che i Radicali hanno sintetizzato bene nelle motivazioni con le quali invitano a sostenere il referendum: “Aprire alla concorrenza non significa dover necessariamente scegliere un operatore privato, ma piuttosto introdurre strumenti oggettivi e trasparenti per selezionare quella società pubblica o privata, maggiormente in grado di stimolare il perseguimento della riduzione dei costi operativi e l’offerta di un servizio di qualità”. Un principio che se fosse compreso fino in fondo dalla classe politica porterebbe a sviluppare un ragionamento importante, in base al quale dovrebbe essere evidente che il vero nemico del riformismo, oggi, è l’immobilismo, non il populismo. Il silenzio incredibile che, salvo qualche articolo isolato su qualche giornale, si avverte attorno al referendum è purtroppo lo specchio perfetto e il riflesso coerente di un’Italia in cui tutti a parole dicono di voler più concorrenza – e in cui tutti a chiacchiere dicono di essere contro le minoranze che tengono bloccata l’Italia – ma in cui alla prova dei fatti in molti mostrano di essere complici di un sistema in cui le rendite di posizione non vengono combattute ma vengono garantite, tutelate e persino alimentate.

L’Atac, oggi, è un simbolo negativo di Roma. Roma, oggi, è un simbolo negativo per l’Italia. Un referendum per chiedere più concorrenza, per stimolare le imprese, pubbliche o private, a comportarsi in modo più virtuoso, non sarebbe solo un modo per sfiduciare un sindaco che, come i suoi predecessori, ha scelto di non fare nulla per trasformare la Capitale nel simbolo dell’efficienza e non dell’inefficienza. Sarebbe un modo per mettere in moto un treno politico e culturale che anche per via referendaria potrebbe cominciare a girare l’Italia chiedendo semplicemente di avere servizi migliori, più efficienti e a costi più bassi e ricordando che i populismi non si battono con altre dosi di populismo ma con dosi massicce di politiche anti immobilismo. Bloccare la concorrenza, oggi, significa bloccare l’Italia. Non promuovere la concorrenza, come ha ricordato in un certo modo ieri la Banca centrale europea nel suo Bollettino mensile, significa essere complici di un orrendo partito unico che per difendere piccole rendite di posizione ha scelto di negare al nostro paese la possibilità di crescere come potrebbe e di correre come dovrebbe. Non c’è una sola ragione al mondo per non firmare il referendum radicale. Non c’è una sola ragione al mondo per cui un Matteo Renzi o un Silvio Berlusconi non debbano precipitarsi a un banchetto per chiedere più concorrenza nella Capitale d’Italia. Noi firmiamo, e voi
?
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Re: Senza concorrenza l'Italia è fottuta

Messaggioda pianogrande il 23/06/2017, 10:02

Peccato che io non sia residente a Roma.

Mi compiaccio di questa iniziativa di un Partito Radicale che vedo in rinascita dopo la sconfortante decadenza degli ultimi venti - trenta anni.

Farò tutta la pubblicità possibile.
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Re: Senza concorrenza l'Italia è fottuta

Messaggioda gabriele il 23/06/2017, 11:06

Forse ho capito male io, ma la cosa mi lascia un po' perplesso.

I romani dovrebbero fare un refendum consultivo per decidere se Atac debba essere privatizzata?

Da quanto ho capito Atac è un carrozzone che non vuole nessuno con un debito che supera il miliardo di euro. Chi se la compra?
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Re: Senza concorrenza l'Italia è fottuta

Messaggioda ranvit il 23/06/2017, 11:31

Riguarda la sua martoriata Azienda di trasporti pubblici locali (Atac) che Virginia Raggi avrebbe potuto privatizzare (le Ferrovie dello Stato erano pronte a comprarsi Atac, il sindaco di Roma non ha neppure aperto il dossier). 8-)

NB FS che nel frattempo hanno comprato il CSTP (trasporto pubblico) di Salerno
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Re: Senza concorrenza l'Italia è fottuta

Messaggioda trilogy il 23/06/2017, 11:37

ATAC è l'azienda di trasporto pubblico più inefficiente d'Europa. Partiti e sindacati l'hanno devastata, piegandola ai loro esclusivi interessi, la Raggi e i 5 stelle sono una associazione di incapaci. vediamo se con il referendum e la rpivatizzazione si riesce a cambiare qualche cosa.
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Re: Senza concorrenza l'Italia è fottuta

Messaggioda gabriele il 23/06/2017, 12:23

Roma: Ferrovie dello Stato vuole acquisire ATAC. Ma il debito chi lo paga?
di Marta Panicucci @martapanicucci m.panicucci@ibtimes.com 24.03.2016

Ferrovie dello Stato si fa avanti sulla partita del trasporto pubblico locale romano. Un servizio disastroso, un’azienda pubblica clientelare, spendacciona e da tempo sull’orlo del fallimento. Una delle più grandi sfide che il nuovo sindacao di Roma dovrà affrontare appena messo piede in Campidoglio. E l’amministratore delegato Renato Mazzoncini riapre il dibattito sull’opportunità di privatizzare la gestione di bus e metro di Roma che il Comune dovrebbe mettere a bando. L’azienda è gravata da un debito di circa 1,7 miliardi di euro che in qualche modo dovrà essere ripianato dal nuovo partner o proprietario della società, con il rischio che il suo costo vada a pesare, come spesso accade, sulle tasche dei passeggeri.

Ferrovie dello Stato su ATAC

Non è la prima volta che Ferrovie dello Stato bussa alla porta di Roma con l’intenzione di mettere le mani su ATAC. Già il predecessore di Mazzoncini, Michele Elia aveva tentato la scalata al servizio di trasporto pubblico romano, ma l’allora sindaco di Roma, Ignazio Marino, si era mostrato indisponibile di fronte all’ipotesi di una privatizzazione di ATAC. Nell’ottobre del 2014, Elia, in Senato, di fronte alla commissione per il trasporto pubblico, aveva dichiarato che “Ferrovie dello Stato è pronta ad entrare in Atac”. “Privatizzando con noi si può fare un servizio integrato con le ferrovie e migliorare l'efficienza”. La presa di posizione di Elia raccolse il plauso di chi a Roma auspicava una rivoluzione del trasporto pubblico locale, magari con l’arrivo di un Cavaliere bianco in grado di riportare i conti in ordine e il servizio a livelli accettabili per i romani.

Ma la presa di posizione di Marino fu netta: “Un'integrazione dei servizi è esattamente quello che la nostra Giunta auspica. Non una condivisione di proprietà o una privatizzazione”. Alla luce della posizione del Campidoglio, l’ipotesi di Elia finì per naufragare dal momento che Ferrovie dello Stato non era disponibile a buttare soldi nella voragine di ATAC senza acquisire la società e nemmeno entrarci in condivisione con il Comune di Roma.

Oggi è Mazzoncini che torna alla carica, questa volta nel corso di un’audizione in commissione trasporti alla Camera. “Se la domanda che mi fate è se mi interessa l'Atac la mia risposta è no, mentre se mi chiedete se siamo interessati al trasporto pubblico di Roma, la mia risposta è sì. E se poi mi chiedete se c’è un’interlocuzione in corso con il Comune vi risponderei sì. D’altronde sarebbero degli sprovveduti se non lo facessero, perché l’azienda è tecnicamente fallita”.

Mazzoncini rinvendica il ruolo di Ferrovie come “scheletro della mobilità del Paese” e indica come obiettivo prossimo la sua trasformazione da azienda per il trasporto ferroviario in azienda per la mobilità integrata. Non soltanto trasporto su binari, ma anche tram, bus e autobus per accompagnare il cittadino da casa fino a destinazione. In realtà Ferrovie non vorrebbe comprare ATAC, ma subentrare nella gestione di bus e metro di Roma. La società, infatti, con il suo buco da 1,7 miliardi di euro è sull’orlo del fallimento e probabilmente sarà costretta a mollare la gestione della rete per la quale il Comune potrebbe fare un bando aperto ad aziende italiane e internazionali. In questo caso, secondo Mazzoncini alcune aziende straniere sarebbero già in prima fila con le manifestazioni di interesse in mano pronte per accaparrarsi la gestione del trasporto pubblico di Roma. Tra queste cita la Deutsche Bahn e Ratp, Regie autonome des transports parisiens, l’azienda francese che ha appena vinto il bando pubblicato dalla Regione Toscana per la gestione del trasporto pubblico locale di Firenze e dell’intera regione.

Ed è proprio qui, in Toscana, che Ferrovie ha messo la prima pietra per la sua trasformazione in azienda per la mobilità fuori dai confini delle stazioni ferroviarie. Nel 2012, con Matteo Renzi ancora sindaco di Firenze, infatti, ATAF, la municipalizzata controllata dal capoluogo all'82% (il resto è nelle mani di altri otto comuni), è stata ceduta a un raggruppamento d'imprese capitanate da Ferrovie dello Stato. Per la prima volta un’azienda di trasporto pubblico locale è diventata privata e per la prima volta Ferrovie dello Stato ha fatto ingresso nel business del trasporto su gomma. Quindi ATAF è di Ferrovie dello Stato, ma lo scorso anno la Regione ha pubblicato un bando per la gestione di bus a Firenze e oltre vinto da RATP, l’azienda francese che correva contro MOBIT, il consorzio della aziende per la mobilità toscane capitanata da Busitalia, al 100% di Ferrovie dello Stato.

Insomma visto che andando a gara, non è scontata la vittoria di Ferrovie dello Stato contro altri competitor stranieri, Ferrovie sta trattando con il Comune di Roma per una privatizzazione di ATAC o forse per un affidamento diretto del servizio di gestione del trasporto pubblico in cambio di investimenti per ripianare il debito e riportare il trasporto a livelli accettabili. Le ritrosie del Campidoglio (in attesa del nuovo sindaco) potrebbe essere superate alla luce della disastrosa condizione in cui versa ATAC. L'azienda lotta da anni contro il fallimento e il progressivo abbassamento del livello dei servizi gravati da continui guasti, ritardi e disagi di ogni genere rende sempre più impellente la necessità di fare investimenti.

Ma oltre a nuove risorse, per salvare ATAC sono necessari anche 1,7 miliardi per tappare il buco finanziario. Chi ce li metterà: il Comune? Ferrovie? Non è dato saperlo, ma in situazioni del genere il rischio in Italia è che il ripianamento del debito creato da pochi amministratori incapaci o infedeli vada a ricadere sulle tasche dei molti che ogni giorno utilizzano il trasporto pubblico di Roma e perché no, anche i treni di Ferrovie.

http://it.ibtimes.com/roma-ferrovie-del ... a-1444267#
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Re: Senza concorrenza l'Italia è fottuta

Messaggioda gabriele il 23/06/2017, 12:58

ranvit ha scritto:NB FS che nel frattempo hanno comprato il CSTP (trasporto pubblico) di Salerno


FS: Busitalia Sita Nord gestirà a Salerno il trasporto pubblico
La società del Gruppo FS si aggiudica in via provvisoria l’acquisizione di Cstp
Roma, 29 maggio 2016

Busitalia Sita Nord, la società di autotrasporto del Gruppo FS, si è aggiudicata a Salerno, in via provvisoria, l’acquisizione di CSTP, l’azienda dei trasporti pubblici locali.

La procedura di gara per la vendita era stata bandita lo scorso febbraio dalla stessa CSTP che, con l’operazione, cede il ramo d’azienda operativo e resta per la gestione dei crediti e dei debiti maturati prima della cessione.

Il ramo d’azienda ceduto alla società del Gruppo FS, oltre al servizio di trasporto pubblico urbano nella città di Salerno, gestisce anche la maggior parte dei servizi extraurbani della Provincia.

La produzione ammonta a circa 11 milioni di chilometri all’anno (di cui 3 milioni nell’urbano e 8 nell’extraurbano), gli addetti sono quasi 500, i bus 270 ed il giro d’affari è dell’ordine di 35 milioni di euro all’anno.

Con l’acquisizione provvisoria del ramo d’azienda di CSTP, Busitalia entra nel mercato del trasporto pubblico nel Mezzogiorno (che vale circa il 30% del mercato nazionale).

L’ingresso avviene in una regione come la Campania che ha grande rilevanza per il trasporto pubblico locale su gomma e ferro.

Il ramo d’azienda di CSTP, un’azienda che ha più di cento anni, è storicamente radicato nella città.

Busitalia opera prevalentemente nel settore del trasporto pubblico locale in Toscana, Umbria e Veneto.

Eroga, direttamente o tramite le proprie controllate, servizi di trasporto pubblico urbano, sub-urbano ed extraurbano su gomma e gestisce altre modalità di trasporto, tra cui: la ex Ferrovia Centrale Umbra; la tramvia di Padova; la navigazione sul lago Trasimeno; ascensori e scale mobili pubbliche a Perugia; la minimetro di Perugia.

Busitalia gestisce inoltre alcune linee commerciali (il servizio aeroportuale Volainbus a Firenze e il collegamento tra Firenze e l’outlet “The Mall” di Regello); partecipa alla gestione dei City Sightseeing di Firenze e Venezia e, tramite la controllata BIRS, eroga su tutto il territorio nazionale i servizi su gomma sostitutivi di Trenitalia.

http://www.fsitaliane.it/fsi/Media-ed-E ... o-pubblico


Come sempre. Si lascia il meglio (la gestione) e ci si tiene il peggio (i debiti). E chi paga? Pantalon!
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Re: Senza concorrenza l'Italia è fottuta

Messaggioda pianogrande il 23/06/2017, 15:21

Ma chi deve pagare se non Pantalone?
Cosa vogliamo che un privato si prenda (magari anche pagando profumatamente) millesettecentomilioni di debito?

Ma ci vorrebbe un genio!

Il debito degli enti pubblici pagato dai privati.
Quella sì che sarebbe una vera rivoluzione.

Il referendum, comunque, non parla di vendita ma di concessioni anche su più aree e quindi date a più società.

Si premura perfino di assicurarsi che nessuno venga licenziato e, anche qui, cosa vogliamo un privato che si faccia carico di amici e parenti e compagni e camerati vari?

Certo che i debiti li paga chi li ha fatti.
Che scoperta.

Lo scandalo c'è semmai quando è una azienda privata che si ritrova i debiti ripianati coi soldi pubblici e sappiamo tutti benissimo di cosa parliamo.

Aziende che guadagnano quando c'è da guadagnare e chiamano me e i poveri pir... che pagano le tasse quando c'è da rimetterci.

E non mi si venga a dire che l'ATAC non era una azienda pubblica (magari era in concessione ma non ci prendiamo in giro).

Il problema è, semmai, se una volta fatta questa riforma, si scopre che tutto continua come prima in attesa del prossimo ripiano dei debiti.

Insomma, potrebbe essere una storia infinita visto che metodi magici per combattere corruzione e clientelismo non ce ne sono.

Almeno, però, i romani non avrebbero più scuse e se la cosa risuccedesse, sarebbero complici più chiaramente che in passato.

L'altro problema interessante è se paga il comune o lo stato.

Se pagasse lo stato sarebbe davvero da irresponsabili.
Un vero regalo a mafia capitale.
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Re: Senza concorrenza l'Italia è fottuta

Messaggioda gabriele il 23/06/2017, 17:25

Appunto pianogrande. Chiamiamo le cose come stanno, se no facciamo confusione. Quella delle ferrovie é stata una proposta sulla gestione e, per Roma, credo anch'io sarebbe stata cosa giusta.

Però in generale non è vero che la gestione del trasporto pubblico sia sempre rovinosa. Anzi. In molti casi è ben fatta e proficua

http://inchieste.repubblica.it/it/repub ... 152045443/
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Re: Senza concorrenza l'Italia è fottuta

Messaggioda pianogrande il 23/06/2017, 17:34

E allora, il cerchio si chiude bene se a pagare i debiti sarà il comune di Roma e cioè chi i debiti li ha fatti.

Questo è l'unico punto critico e che da cittadino mi interessa.

Roma Capitale (l'assonanza con Mafia Capitale non è fortuita) "dispone di ampia autonomia statutaria e amministrativa ed è proprietaria al 100 % dell'ATAC e non può essere accettabile che tale autonomia serva a fare debiti ma non a pagarli.

L'Italia è piena di entità locali che fanno disastri e poi vogliono i soldi dallo stato.
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