Alla fine Salvini, Di Maio, Renzi su questa questione hanno in comune molto più di quello che vogliono far credere.
Ognuno usa in modo talvolta cinico un enorme problema per le piccole speculazioni di parte.
Salvini per dimostrare che lui sì che ce l'ha duro. Di Maio per dimostrare che son tutti corrotti tranne i seguaci del suo guardiano della rivoluzione Beppe Grillo, ed anche Renzi non perde occasione per scaricare sull'Europa le proprie responsabilità.
Non che i paesi europei siano immuni da pesanti responsabilità: è evidente che ognuno pensa ai fatti propri e che non esiste il benché minimo spirito comunitario e solidale.
Ma le responsabilità italiane nella gestione del problema sono innegabili.
Innanzi tutto si mischiano le carte tra l'accoglienza dovuta a coloro che scappano da guerre e persecuzioni ed il controllo di un'immigrazione per motivi economici al di fuori di ogni regola (parlare di clandestini ormai non ha più senso).
L'Ue più o meno strumentalmente ci rimprovera la quasi inesistente gestione dei rimpatri. E non credo che si possa negare che la critica sia giustificata.
Quanto alla mancata ripartizione dei "profughi" a livello europeo, su cui torna sistematicamente Renzi, essa è senz'altro dovuta ad un atteggiamento inaccettabile dei parner europei, ma per onestà andrebbe anche detto che essa rappresenta una minima parte del problema: la stragrande maggioranza, infatti, di coloro che arrivano sulle nostre coste non sono qualificabili come "rifugiati", ma migranti illegali che come tali non possono certo essere ripartiti a livello europeo.
Questo Renzi finge di ignorarlo perché gli risulta più comodo scaricare sull'Europa le nostre incapacità.
Sta di fatto che questo doversi schierare tra falsi "buonisti" e cilatroni "cattivisti", diventa sempre più insopportabile.
Matteo Renzi
6 h ·
Ieri un'agenzia ha battuto la seguente notizia: l'Europa critica l'Italia sulla gestione dell'immigrazione. E voi avrete pensato: guarda che strano, il giornalista ha confuso le parole. Avrà invertito la frase. Forse sarà l'Italia a lamentarsi. Macchè, l'agenzia era formalmente corretta.
Cioè in altri termini: i portavoce delle istituzioni europee ieri hanno davvero contestato l'Italia chiedendo di fare di più per l'immigrazione. All'Italia, mi spiego? Chiedere di più all'Italia sull'immigrazione!
Noi crediamo nell'Europa. Abbiamo messo soldi per un progetto straordinario su Ventotene, vogliamo andare avanti nella strada di istituzioni più democratiche con l'elezione diretta del Presidente della Commissione, abbiamo proposto un maggiore impegno sul servizio civile europeo, sulle reti della ricerca e della conoscenza, vogliamo una politica fiscale unica e unitaria. E il PD di Milano, bravissimo come sempre, ha sfilato tutto in blu con uno striscione “patrioti europei” alla marcia del 25 aprile. Perché noi crediamo all'Europa, davvero.
Ma credere nell'Europa non significa accettare passivamente tutto quello che ci chiede Bruxelles. Non significa lasciare a una tecnocrazia senza politica la direzione di marcia della più grande scommessa istituzionale mai fatta al mondo: l'Unione Europea.
Gli europeisti convinti non sono quelli che dicono “Ce lo chiede l'Europa”, ma sono quelli che provano a cambiare le cose che in Europa non vanno. In questi anni si sono sbagliate le politiche economiche centrate sull'austerity: aveva ragione Obama, non Barroso. In questi anni si è data molta centralità ai veti di alcuni paesi dell'Est senza rilanciare sui contenuti forti del vero messaggio europeo. In questi anni nei palazzi europei si è parlato molto di banche e deficit e poco di famiglie e lavoro.
Nei mille giorni abbiamo iniziato a cambiare le cose a cominciare dalla flessibilità. E abbiamo spiegato che non saremo più il salvadanaio per chi con i soldi italiani costruisce muri: l'Europa è nata per abbattere i muri, non per costruirli. Ma ancora molto è da fare. E la sfida per tutti, anche per il nuovo segretario del PD inizierà soprattutto di lì. Quello che io vi propongo è di dire "Europa sì, ma non così". Ne discuteremo insieme venerdì da Bruxelles. Forse sembrerà strano che si vada a chiudere una campagna elettorale in trasferta. Ma dobbiamo far capire che quella ormai non è più una trasferta e che per i nostri figli ci vorrà un'Italia sempre più forte e più presente a Bruxelles. Serve a noi, al nostro interesse nazionale. E secondo me serve anche all'Europa. Avanti, insieme.
« Dopo aver studiato moltissimo il Corano, la convinzione a cui sono pervenuto è che nel complesso vi siano state nel mondo poche religioni altrettanto letali per l'uomo di quella di Maometto» Alexis de Tocqueville