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Una sinistra senza catene. Finalmente

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: Una sinistra senza catene. Finalmente

Messaggioda pianogrande il 23/02/2017, 15:53

Mariok

Ci tengo a sottolineare che sono preoccupato ma non mi associo certo ad un concetto di "colpa di Renzi".

Resta il fatto che ci troviamo in un momento critico e con un governo su una nave non senza nocchiero che sarebbe una gratuita offesa a Gentiloni ma con tanti non nocchieri che stanno sul cassero (termine marinaro) solo a complicare le cose.

Abbiamo la procedura di infrazione che incombe e non ripeto tutta la lista.

Teniamo duro e appoggiamo chi le responsabilità se le vuole prendere e contribuiamo, ognuno nel suo piccolo, a smontare (anche a ridicolizzare e di occasioni ce ne sono) l'onda dei parassiti dello scontento.
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Re: Una sinistra senza catene. Finalmente

Messaggioda mariok il 23/02/2017, 19:31

Credo che le cose stiano andando meno peggio di come ci si poteva spettare.

Ciò lo si deve non solo a Gentiloni, ma a quella parte del PD che mostra di avere, malgrado tutto, un senso di responsabilità se non altro (non sarà molto) certamente superiore a quello di tutti gli altri.

Quello che non sopporto è che tutti coloro che hanno fatto il tifo (e quelli che fanno informazione, hanno anche contribuito) per la vittoria del NO e per l'abbattimento di Renzi, oggi cascano dal pero e si preoccupano per la situazione in cui si sono e ci hanno cacciato.

Ma cosa pensavano, che con la vittoria dei brunetta, dei salvini, dei grillo, dei d'alema ci sarebbe stato il meglio del meglio?

Era tanto difficile pensare che la sconfitta al referendum avrebbe dato uno scossone agli equilibri politici e particolarmente al PD?

Non si sapeva già quello che abbiamo sotto agli occhi che in alternativa a Renzi c'è il nulla, solo litigi, guerriglie, chiacchiere e cialtronerie?

Oggi Renzi non è più il presidente del consiglio e nemmeno segretario del partito. Dove sono i grandi strateghi che dicevano di volerlo mandare a casa per salvare il paese e la democrazia?

Hanno detto che Gentiloni è la fotocopia sbiadita di Renzi. Probabilmente è vero, non tanto per la persona, che merita rispetto, ma per l'oggettiva situazione politica di cui è espressione.

Bersani, dopo aver detto che si sarebbe regolato caso per caso e che non avrebbe assicurato la fiducia, è poi passato a pretendere (naturalmente da Renzi) il sostegno al governo fino alla fine della legislatura: della serie, tu devi sostenerlo ed io devo avere mani libere per criticarlo e logorarti.

Oggi si appresta a costituire un gruppo che al 50% è pregiudizialmente contro il governo che fino ad ieri ha detto che deve durare fino al 2018.

Salviamo l'Italia. E' giusto. Ma possibile che questi personaggi che da decenni ci hanno ammorbato con le loro piccole furbizie debbano avere il diritto di continuare a fare danni senza che nessuno abbia l'onestà di dirgli: basta, ci avete rotto, siete la rovina di questo paese!
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Re: Una sinistra senza catene. Finalmente

Messaggioda Robyn il 24/02/2017, 13:48

Il PD secondo i sondaggi subisce un'emorragia a sinistra del 3,2% fermandosi al 28%,l'area pisapia è valutata al 3,3%.L'intera area di sinistra vale il 9% e la cosa che più è evidente che lo zoccolo duro di sinistra italiana ex rifondazione che tanto aveva ammorbato prodi non esiste più attestata all'1,5% con lo 0,8 di rifondazione di Ferrero
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Re: Una sinistra senza catene. Finalmente

Messaggioda mariok il 24/02/2017, 15:11

I sondaggi vanno sempre presi con le molle.

Certo è che se la "nuova cosa" di D'Alema e Bersani vale il 3,2% più che una scissione sembra una scorreggia. :lol: :lol:
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Re: Una sinistra senza catene. Finalmente

Messaggioda pianogrande il 24/02/2017, 17:26

Questa potrebbe essere una "sinistra senza catene".

Una sinistra che fa giustizia.

http://napoli.repubblica.it/cronaca/201 ... ef=HRER3-1

Davanti all'ecatombe di medici infermieri e tecnici vari, arrestati o indagati per assenteismo truffaldino, De Luca ha detto Saremo inflessibili.

Sarebbe un sogno vedere i truffatori (basta con questo "furbetti") licenziati e magari in galera.

Andrei a fare un applauso sotto le finestre di palazzo Santa Lucia.

Inutile continuare a parlar male della classe politica se ci ritroviamo questa masnada di cittadini più marci di loro.
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Re: Una sinistra senza catene. Finalmente

Messaggioda Robyn il 24/02/2017, 17:59

mariok perche non usi più pudore nel linguaggio?
Non hai calcolato campo aperto,3,3%+3,2% è un'emorragia di quasi il 7% e non è poco
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Re: Una sinistra senza catene. Finalmente

Messaggioda ranvit il 26/02/2017, 10:30

Perché la scissione può fare bene al Pd
di Biagio de Giovanni


La storia, infine, qualche ragionevolezza dentro di sé la possiede sempre, non c'è bisogno di dichiararsi storicisti per dirlo. Mi riferisco all'avvenuta scissione del Pd, preannunciata soprattutto dalle assenze di molti all'ultima assemblea del partito, e oggi resa pubblica dalla costituzione di un nuovo movimento. Infine, è giusto così. È vero che in un partito possono coesistere anime diverse, opinioni che si scontrano, e si pensi alla Dc e allo stesso «monolitico» Pci, per far gli esempi sommi. Ma anzitutto la stagione di quei grandi partiti è finita, come finita è la storia che li sorreggeva e che, nel suo stretto rapporto con una società piena di articolazioni, ne rifletteva diversità e contrasti e, oltre che rifletterle, le trasformava in politica, e in pensiero politico.

Quel tempo è finito e tutto ciò che finisce ha qualche ragione per finire, a cominciare da noi stessi, come dice il filosofo. E la storia e la politica non solo non vivono di nostalgie, ma se lo facessero non sarebbero più né storia né politica, bensì solo stanco ricordo di un tempo che fu. Peraltro c'erano tutte le ragioni perché i due grandi partiti vedessero esaurito il loro ruolo in un mondo che a ritmo vertiginoso è andato mutando i suoi caratteri e la sua storia.

E li vede ormai come due punti dissolti nell'ombra del passato. Dunque in questione non era la possibilità di tenere dentro un partito contrasti e idee diverse, ma la crisi avviene quando questo contrasto rompe ogni confine, quando non solo dentro un partito se ne forma un altro, ma cade anche la regola (minima per il funzionamento di qualsivoglia aggregazione), che, decisa che sia una cosa da una maggioranza, ad essa, nell'insieme, ci si debba attenere. Finito anche questo minimo, quale la ragione dello stare insieme? A quel punto si può perfino immaginare, con una punta di ottimismo dato lo stato delle cose, che la scissione stimoli il pensiero di chi resta e di chi va via, ciascuno, senza l'altro, dovendo rimotivare se stesso. Dunque non considero un male ciò che è avvenuto, ma piuttosto una necessità che stava dentro le cose e che diventa, forse, una occasione da non sprecare.

Sarebbe anzi importante cogliere questa occasione da parte di tutti. Da quelli che sono andati via per formare un altro movimento e da quelli, la maggioranza, che restano dentro il partito che non potrà essere più lo stesso di prima. Ognuno deve rimotivare se stesso, i fuoriusciti per dimostrare che la loro esistenza non era un semplice controcanto, il semplice polo dialettico minore di un partito assai più ampio di loro; e il nuovo Pd (sì, va usato questo termine) per mostrare come la fine di una opposizione interna distruttiva possa consentite di ripensare se stesso, il proprio ruolo nella società, il proprio pensiero sull'Italia e sull'Europa, insomma la propria cultura politica. Non fatta ora di un unanimismo che nasce dall'allontanamento di alcuni, ma da nuove dialettiche che si devono ricostituire dal profondo, come una nuova nascita.

Un compito grave per la classe dirigente del nuovo Pd, che non può rappresentarsi come quello che era sottratti coloro che sono andati via, ma se utilizza bene le leggi della dialettica - deve saper reinterpretare se stesso nella nuova situazione, anche per mostrare, alla luce degli eventi, quanto necessario fosse quello che giudico un opportuno chiarimento. Per entrare ora appena nel merito su questioni destinate, si spera, a riaprire una discussione generale in Italia, e non solo «a sinistra» (come si dice, con termine francamente un po' ridotto e sempre meno espressivo), lascio da parte, in questa occasione, di rimotivare la mia vecchia opinione sul fallimento organico che ha accompagnato la storia tutta del Pd, prodotto confuso di due culture esaurite.

La situazione nuova mette in archivio anche questo problema, e qui si parrà la nobilitade di tutti. Ora l'avvenire del nuovo Pd sta interamente nella capacità del gruppo dirigente, che uscirà dalle primarie di aprile, di saper motivare le ragioni di un partito più unito che per davvero sembri l'embrione di un partito nuovo. Se dovessi dire la mia, in una fase in cui ancora non si è aperta la discussione interna, immagino che la questione non stia nella ricerca impaurita delle attenuazioni del significato culturale e politico della divisione avvenuta; quanto di arricchire e ridefinire le analisi che hanno dato vita in questi anni a un governo e a un partito che, nella sua maggioranza, provava a lavorare in una direzione nuova, dove non era assente una visione dell'Italia e di ciò che è necessario perché essa non sia definitivamente emarginata dal concerto (pericolosamente scordato) delle stesse nazioni europee. Non stimolo, con questa osservazione, estremismi solitari, né rimotivazioni forzate di politiche sconfitte.

Ma dico: la consapevolezza in tutto il Pd e nei candidati alle primarie, ma non nascondo il carattere ironico di questa frase - dovrebbe stare nella convinzione che il compito principale non debba essere quello di riconquistare a ogni costo, e subito, il consenso di chi se ne è andato, come sembra che qualcuno pensi; ma di individuare le ragioni profonde per la rinascita di un partito spinto a rafforzare, ma per davvero a rafforzare, i motivi per i quali tutto ciò che è avvenuto in questi mesi e anche nelle ultime settimane mostri il suo significato politico. Proprio questo atteggiamento dovrebbe essere, nel Pd, alla base di una ricostruzione di sé più forte, più densa di idee, più aperta nei collegamenti con la società e con i pensieri che la attraversano. Tutto questo sperando nella provvidenza, e voglio dire sperando che i tumulti del mondo nel frattempo non si abbattano sulle nostre incertezze, sulle divisioni ultimative, su una crisi italiana che può andare oltre ogni confine anche per gli antagonismi opachi e senza fondo che attraversano la società.
Domenica 26 Febbraio 2017, 09:20

http://www.ilmattino.it/primopiano/poli ... 83405.html
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Una sinistra senza catene. Finalmente

Messaggioda pianogrande il 26/02/2017, 11:47

Considerazioni importanti ma prevalentemente di medio-lungo periodo.

Meno male che, alla fine dell'articolo, se ne dà atto con l'espressione "nel frattempo".

Eh, già.
Nel frattempo?

La politica ha bisogno anche di azioni rapide e che diano risultati subito.

Quali possono essere queste azioni?

Il primo problema che vedo è proprio quello di far funzionare il governo.

Che succede se i bravi costruttori di uno splendente futuro se ne dovessero sbattere altamente del presente e si sfilano dalla maggioranza?
Con i ricattoni che stanno buttando sul tavolo, mi sembra una ipotesi ben concreta.
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Re: Una sinistra senza catene. Finalmente

Messaggioda mariok il 28/02/2017, 11:52

Accolgo l'invito ad usare più pudore nel linguaggio

Quindi non commento ;)

Il Pd tiene, solo il 2% ai transfughi. La sinistra radicale resta sotto il 10
Il sondaggio di Piepoli: bene i 5 Stelle, stabile il centrodestra

Il sondaggio è stato eseguito dall’Istituto Piepoli il 22 febbraio per La Stampa su un campione di 510 casi, rappresentativo della popolazione italiana dai 18 anni in su

Pubblicato il 26/02/2017
Ultima modifica il 26/02/2017 alle ore 07:20
NICOLA PIEPOLI
ROMA
Il Pd post scissione perde, ma non quanto ci si aspetterebbe visto l’aspro scontro che è andato in scena tra i vertici nelle ultime settimane.


Secondo le ultime intenzioni di voto raccolte dal nostro istituto per «La Stampa» il 22 febbraio scorso se il 32% dell’elettorato era disposto a votare il Pd prima della scissione, ora questa percentuale è scesa al 29%. Una flessione di appena il 3% che viene raccolta dall’area a sinistra del partito.

Le perdite sono state quindi piuttosto limitate e direttamente correlate ai territori dove gli scissionisti sono più forti. La mancata frana è dovuta ad alcuni fattori motivazionali. In primo luogo la perdurante presenza di Renzi nell’immaginario del partito come forza unificatrice e animatrice. In secondo luogo l’essere al governo. Chi governa sente su di sé precise responsabilità, tra qui quella - determinante - di indicare una via da percorrere. In terzo luogo le figure che sembrava uscissero dal partito e che all’ultimo momento hanno imboccato la via della trattativa. Tra queste figure assume particolare rilievo quella del presidente della Puglia Michele Emiliano. In termini numerici le figure contano meno in un partito di massa, ma Emiliano nelle ultime settimane si è ritagliato un ruolo carismatico e il suo restare dentro il Pd pesa nelle scelte dell’elettorato.

Allargando l’orizzonte, cosa è successo negli altri partiti mentre il Pd si scindeva? Si registra innanzitutto una crescita nelle intenzioni di voto in favore del Movimento 5 Stelle (+0,5%). Anche la Lega Nord guadagna la stessa percentuale. Questi spostamenti che possono sembrare marginali hanno effetti che possono essere più strutturali. Innanzitutto assistiamo a un avvicinamento tra la quota di mercato del Pd e quella del suo concorrente diretto, i Cinque Stelle. Mezzo punto è pochissimo visto dall’esterno, ma l’avvicinamento del M5S al Pd è rilevante. In secondo luogo la crescita della Lega Nord trascina un centrodestra che negli ultimi tempi sembra ormai inchiodato alle sue percentuali e con un livello di litigiosità e di inerzia che ne facevano un soggetto politico scarsamente appetibile per l’elettorato.

Infine il fatto che i transfughi del Pd per ora non si sono riversati tutti in uno stesso partito, la loro area di riferimento quindi risulta nel suo complesso marginalmente non compatta.

Questo emerge anche dai flussi nelle intenzioni di voto.

Guardando ai macroraggruppamenti possiamo notare che la scissione nel Pd nel complesso ha fatto perdere un punto percentuale all’area di centrosinistra, passata dal 38 al 37%. Il punto percentuale perso è stato equamente ridistribuito tra il centrodestra (+0,5% dovuto alla crescita di Salvini che ha portato l’area al 32,5%) e il Movimento Cinque Stelle (passato dal 27,5 al 28%).

Gli altri due punti percentuali, invece, sono confluiti nell’area politica che si pone a sinistra del Partito Democratico. Se prima della scissione la somma degli altri partiti di centrosinistra raggiungeva qualcosa come il 6%, nella nuova mappa politica quest’area potrebbe raggiungere l’8%. Questo a livello teorico visto che l’area mostra chiari segni di disomogeneità e al momento non ci sono all’orizzonte tentativi di unificazione sotto un’unica bandiera.

In definitiva alla domanda: «Chi ci ha guadagnato dalla scissione del Partito Democratico?» non è facile rispondere. Oggi come oggi possiamo dire che il mercato politico si è messo in movimento ma la direzione non è ancora ben percepita dall’opinione pubblica.
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Re: Una sinistra senza catene. Finalmente

Messaggioda pianogrande il 28/02/2017, 15:01

Si direbbe che "il loro popolo" sia un po' più leale e coerente e affidabile di loro.

In alternativa al centrosinistra non c'è la sinistra a sinistra della sinistra (a cui evidentemente interessa solo di avere un potere contrattuale in un sistema proporzionale) ma una delle peggiori destre europee.

Questo Speranza e Bersani e Intelligence fanno molto ma molto ipocritamente finta di non saperlo.

Un Bersani per me irriconoscibile (ormai senza dignità e forse anche senza autonomia comportamentale) ha detto che il regista della scissione è Renzi.

Ma possibile che ci sia gente che va dietro a questi poveri cristi allo sbando?
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