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Nessun governo ha fatto peggio di Renzi

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: Nessun governo ha fatto peggio di Renzi

Messaggioda mariok il 13/02/2017, 10:07

Una volta tanto un'analisi pacata, che mette in evidenza pregi, difetti e possibili aree di miglioramento di una riforma, di cui si parlava da anni e che qualcuno finalmente ha avuto la capacità ed il coraggio di porre in atto.

E' quello di cui c'è un disperato bisogno in questo paese.

Ma purtroppo molta gente preferisce il tifo.

L’ANALISI
Gli effetti (veri) del Jobs act
Una delle poche riforme strutturali degli ultimi 25 anni è nel mirino delle critiche. Ma ha inciso su occupazione stabile e sicurezza di chi ha perso il posto. Anche se il tema resta creare più lavoro per i giovani
di Maurizio Ferrera

Sul Jobs act è in atto un vero e proprio tiro al piccione. Eccettuati (alcuni) esperti, gli unici a parlarne bene sono ormai i commentatori stranieri. Dal dibattito politico nazionale solo critiche. In parte si tratta di mosse tattiche in vista delle scadenze elettorali. Ma questa spirale di rimproveri riflette anche un tratto profondo della cultura politica nazionale: l’eccesso di aspettative nei confronti delle norme di legge, l’intolleranza dei limiti che la realtà inevitabilmente impone, il conseguenze disfattismo, secondo cui ci sarebbe voluto «ben altro» per risolvere i problemi. Una sindrome auto-lesionista, che non ci consente di cogliere i progressi lenti e graduali, svaluta il pragmatismo e alimenta la sfiducia dei cittadini.
Modello flexicurity
Il Jobs act merita invece una discussione seria. Valutarlo non è facile: i suoi effetti si dispiegano lentamente nel tempo. Per catturarli bisogna avere dati precisi e utilizzare metodi controfattuali: che cosa sarebbe successo se non fossero cambiate le regole? Prima ancora di procedere su questa strada, è bene però riflettere sul provvedimento in sé: i suoi obiettivi generali erano in linea con le sfide sul tappeto? Negli ultimi due decenni, la maggior parte dei Paesi europei ha riorientato le politiche del lavoro verso la cosiddetta flexicurity, un modello sviluppato dai Paesi nordici e basato su regole flessibili per assunzioni e licenziamenti e tutele robuste (compresi i servizi) in caso di disoccupazione. Il Jobs act può essere considerato la «via italiana» verso quel modello. Un percorso di cui si iniziò a parlare già negli anni Novanta, ma mai seriamente imboccato. Con il risultato che il mercato occupazionale italiano è diventato uno fra più segmentati della Ue: posti di lavoro permanenti con ammortizzatori molto generosi, da un lato, e contratti a termine o «atipici» (come i co.co.co.) praticamente privi di protezioni, dall’altro. A seguito di un’enorme espansione dei secondi, soprattutto per i giovani, il nostro Paese aveva inaugurato un modello perverso che Stefano Sacchi e Fabio Berton hanno definito flex-insecurity: precarietà senza tutele. Su questo sfondo, il Jobs act si è posto due obiettivi: ridurre rigidità e dualismi, offrendo più opportunità di occupazione stabile e al tempo stesso maggiore flessibilità alle imprese; superare la polarizzazione fra garantiti e non garantiti in termini di protezione sociale. I vari strumenti della riforma potevano essere disegnati meglio? Certamente, soprattutto col senno di poi. Lo stile comunicativo di Renzi ha alimentato l’eccesso di aspettative? D’accordo, nessuno è senza colpe. Ma il Jobs act va contato fra le non molte riforme strutturali che il nostro Paese è riuscito a produrre nell’ultimo venticinquennio, nel tentativo di avvicinarsi agli standard europei sul piano dell’efficienza e dell’equità.
Gli effetti concreti
Cosa si può dire degli effetti concreti? Le valutazioni più affidabili segnalano che il Jobs act ha inciso positivamente sull’occupazione stabile: dopo la sua introduzione vi è stato un significativo aumento dei contratti a tempo indeterminato, sia rispetto al passato (prima tabella) sia rispetto ad altri Paesi, come Spagna o Francia (seconda tabella). In base a dati provvisori, sembra che la tendenza sia continuata anche nel 2016. I critici sostengono che si sia trattato di un incremento «drogato» dalla decontribuzione, ma trascurano due aspetti. Tutti i paesi Ue hanno investito grosse somme in sussidi alle nuove assunzioni nell’ultimo triennio. Inoltre, all’estero gli oneri sociali sono strutturalmente più bassi. L’esperimento della decontribuzione conferma che il nostro costo del lavoro è troppo alto e disincentiva le assunzioni. Occorre riflettere su come redistribuire il finanziamento del welfare fra i vari tipi di reddito. Il Jobs act ha avuto effetti positivi anche sulla sicurezza economica di chi perde il lavoro. Alla Naspi possono oggi accedere praticamente tutti i lavoratori dipendenti, compresi gli «atipici» (tabella 3), con importi e durate fra le più alte in Europa. Rispetto agli altri Paesi, il welfare italiano ha sempre avuto buchi enormi in questo settore. Nessuno lo sottolinea, mai il Jobs act ci ha fatto fare un salto di qualità in termini di cittadinanza sociale: le nuove prestazioni sono infatti diritti soggettivi, che non dipendono più da mediazioni politico-sindacali. La Cassa integrazione è stata finalmente ricondotta alla sua funzione fisiologica di risposta alle crisi temporanee.
Debolezze storiche
L’aspetto più problematico del Jobs act riguarda le politiche attive. L’attuazione di questa parte della riforma è in grave ritardo. Qui scontiamo debolezze davvero storiche, che riguardano in generale l’efficienza e la mentalità della nostra pubblica amministrazione, nonché la frammentazione regionale. Ma il governo avrebbe potuto fare di più. I servizi per l’impiego sono l’architrave della flexicurity. Su questo aspetto, le critiche colgono nel segno. Il Jobs act non è riuscito a dispiegare il suo potenziale per incidere non solo sulle forme, ma anche sui livelli e la qualità dell’occupazione, soprattutto giovanile. Il lavoro dei giovani resta purtroppo un’emergenza nazionale. Ricordiamo però due cose. L’Italia ha un’incapacità strutturale di creare posti di lavoro che si porta dietro dagli anni Cinquanta e che è stata esacerbata dalla grande recessione. Inoltre, i livelli occupazionali dipendono da moltissimi fattori (autonome decisioni delle imprese, congiuntura, investimenti, capitale umano e così via), solo in parte controllabili per via legislativa. Dall’estate 2014 alla fine del 2016 gli occupati sono comunque aumentati di circa 700 mila unità (Istat). Con le luci e le ombre che sempre accompagnano ogni riforma, il Jobs act ha segnato una svolta positiva. Fermiamo il tiro al piccione e avviamo una pacata discussione su come colmarne le lacune e potenziarne gli effetti positivi. Elaborando nuove proposte per le tante sfide che esulano dal perimetro di attenzione e di azione del Jobs act e che richiedono ulteriori e incisivi provvedimenti.
12 febbraio 2017 (modifica il 12 febbraio 2017 | 20:56)
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Re: Nessun governo ha fatto peggio di Renzi

Messaggioda ranvit il 13/02/2017, 11:49

Anche questo andava evidenziato:

Ricordiamo però due cose. L’Italia ha un’incapacità strutturale di creare posti di lavoro che si porta dietro dagli anni Cinquanta e che è stata esacerbata dalla grande recessione. Inoltre, i livelli occupazionali dipendono da moltissimi fattori (autonome decisioni delle imprese, congiuntura, investimenti, capitale umano e così via), solo in parte controllabili per via legislativa. Dall’estate 2014 alla fine del 2016 gli occupati sono comunque aumentati di circa 700 mila unità (Istat). Con le luci e le ombre che sempre accompagnano ogni riforma, il Jobs act ha segnato una svolta positiva. Fermiamo il tiro al piccione e avviamo una pacata discussione su come colmarne le lacune e potenziarne gli effetti positivi. Elaborando nuove proposte per le tante sfide che esulano dal perimetro di attenzione e di azione del Jobs act e che richiedono ulteriori e incisivi provvedimenti.
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Nessun governo ha fatto peggio di Renzi

Messaggioda trilogy il 15/02/2017, 15:33

L'Ocse rivede all'insù le stime del Pil dell'Italia: l'economia italiana, secondo le previsioni dell'organizzazione parigina, crescerà nel 2017 ad un tasso dell'1%, che si confermerà anche nel 2018. Per il 2016 la stima è di un Pil in aumento dello 0,9% (come l'Istat). In base alle proiezioni aggiornate al 20 gennaio, prima dell'annuncio della manovra correttiva, il deficit dovrebbe attestarsi al 2,3% nel 2017 e al 2,2% nel 2018. Nello stesso biennio, dovrebbe lentamente scendere anche il debito. Dopo il rialzo al 132,8% previsto nel 2016, si attesterà al 132,7% del 2017 e al 132,1% del 2018.

Nel Rapporto dedicato al nostro Paese, si afferma che l'economia italiana "è in via di ripresa dopo una lunga e profonda recessione. A migliorare la situazione hanno contribuito le riforme strutturali, le politiche monetarie e di bilancio accomodanti e i prezzi contenuti delle materie prime". Allo stesso tempo, tuttavia, si sottolinea che che "la ripresa è debole e la produttività continua a diminuire".

La politica di bilancio italiana "è appropriata, a condizione che il margine di manovra disponibile sia utilizzato per sostenere politiche che consentano di ottenere una crescita più rapida e sostenibile", afferma ancora l'Ocse, evidenziando che il margine esiste grazie al calo della spesa per interessi e andrebbe ora usato per potenziare gli investimenti pubblici, crollati del 30% da inizio crisi. Le priorità sono trasporti e infrastrutture, edilizia antisismica, spese per istruzione e assegni familiari, "basse per un Paese Ocse"

http://www.ansa.it/sito/notizie/economi ... 84188.html

In realtà nel testo originale dell'Ocse cita anche le riforme in questione: :mrgreen:

Italy is recovering from a deep and long recession. Structural reforms, accommodative monetary and fiscal conditions, and low commodity prices have helped the economy to turn the corner. The Jobs Act, part of a wide and ambitious structural reform programme, and social security contribution exemptions have improved the labour market and raised employment.

https://www.oecd.org/italy/oecd-economi ... 017-en.htm
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Re: Nessun governo ha fatto peggio di Renzi

Messaggioda trilogy il 16/02/2017, 22:19

Export, l'Italia chiude l'anno in bellezza: a dicembre +5,7% a/a. Nel 2016 avanzo record (51,6 mld)

L'export chiude il 2016 con il botto: nel mese di dicembre, rispetto al mese precedente, si registra una crescita sia dell'export (+2,3%) sia dell'import (+2,5%). Lo rende noto l'Istat, precisando che l'avanzo commerciale e' pari a 5,8 miliardi (+5,6 miliardi a dicembre 2015).
L'aumento congiunturale dell'export coinvolge entrambe le principali aree di sbocco, con un incremento delle vendite maggiore verso i paesi extra Ue (+2,5%) rispetto all'area Ue (+2,1%). Rispetto al trimestre precedente, negli ultimi tre mesi dell'anno si rileva una dinamica positiva per entrambi i flussi (+2,4% per l'export e +3,6% per l'import). Le vendite di tutti i principali raggruppamenti di industrie sono in espansione, in particolare per i prodotti energetici (+20,6%) e per i beni di consumo non durevoli (+2,9%).

Nei confronti dello stesso mese dell'anno precedente, a dicembre 2016 crescono sia l'export (+5,7%) sia l'import (+6,1%). Le variazioni tendenziali risultano pari a +8,5% per l'export e +10,0% per l'import se corrette per i giorni lavorativi.
Nel mese di dicembre 2016 l'indice dei prezzi all'importazione dei prodotti industriali aumenta dello 0,5% rispetto al mese precedente e dell'1,6% nei confronti di dicembre 2015. L'incremento dei prezzi all'importazione dipende principalmente dalle dinamiche del comparto energetico, al netto del quale l'indice registra un piu' contenuto aumento (+0,1%) rispetto al mese precedente e una diminuzione dello 0,2% in termini tendenziali.

Nel 2016 le esportazioni sono in crescita (+1,1% in valore e +1,2% in volume) mentre le importazioni registrano una diminuzione (-1,4%) in valore e un aumento (+3,1%) in volume.
L'espansione dell'export e' da ascrivere esclusivamente ai paesi dell'area Ue (+3%); la flessione del valore delle importazioni (-1,4%) al netto dell'energia risulta in aumento (+1,5%). L'avanzo commerciale raggiunge i 51,6 miliardi (+78 miliardi al netto dell'energia). Nel 2016, i mercati piu' dinamici all'export sono Giappone (+9,6%), Cina e Repubblica ceca (+6,4% entrambe), Spagna (+6,1%) e Germania (+3,8%). Si segnala la forte crescita nell'anno delle vendite all'estero di articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+6,8%), autoveicoli (+6,3%), mezzi di trasporto, autoveicoli esclusi (+4,6%) e prodotti alimentari, bevande e tabacco (+4,2%). Nel 2016, gli acquisti dalla Russia (-26,3%), cosi' come quelli di gas naturale e di petrolio greggio (rispettivamente -28,5% e -20,4%), sono risultati in forte calo.

http://www.italiaoggi.it/news/dettaglio ... bre%20+5,7%%20a/a.%20Nel%202016%20avanzo%20record%20(51,6%20mld)
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Re: Nessun governo ha fatto peggio di Renzi

Messaggioda pianogrande il 16/02/2017, 23:52

Sbrighiamoci a fare il congresso e prendere una qualche strada per poter cercare di andare avanti.

Stasera ho visto Speranza a La7.

Penoso e maleducato.

Anche in mezzo a quella gente che si comportava con ottimo fair play era in netta minoranza.

Ma che si levino dai piedi.
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Re: Nessun governo ha fatto peggio di Renzi

Messaggioda Robyn il 17/02/2017, 1:19

min dem e magg dem da sole non sarebbero autosufficenti politicamente sarebbero due insufficenze perche l'una ha bisogno dell'altra,la magg dem da sola sarebbe come una ferrari che si lancia all'impazzata e và a sbattere.Adesso lo sfogo c'è stato quindi bisogna sotterrare l'armamentario bellico e le continue polemiche riportando la dialettica ad essere fisiologica cioè dopo la tempesta la quiete.Allo stesso tempo renzi dovrebbe unire e rappresentare tutto il csx.La min dem il suo compito non è di interdire ma di incanalare le aspirazioni modernizzatrici della magg dem in un percorso organico e logico dare il contributo alla costruzione di una cultura politica di una linea da seguire per il futuro
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Re: Nessun governo ha fatto peggio di Renzi

Messaggioda pianogrande il 17/02/2017, 1:33

Qualsiasi cosa abbia da dire la "min dem" potrà tranquillamente e comodamente dirla all'assemblea ed al congresso.

Convocare il congresso non è un atto di guerra.

Il problema è che finché si parla in TV o sui giornali è un discorso contro un altro discorso mentre quando si mette ai voti (abitudine tipica dei dittatori e degli uomini soli al comando e dei golpisti della porta accanto) si finisce 12 a 117 (se non mi tradisce la memoria) e quello brucia maledettamente.
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Re: Nessun governo ha fatto peggio di Renzi

Messaggioda Robyn il 17/02/2017, 1:42

mi pare che renzi voglia comunque introdurre la conferenza programmatica prima delle primarie questo fa in modo che il congresso non sia una competizione fra personalità e correnti ma sia sulle idee sui programmi.La data è più o meno ininfluente non facciamone una cosa dirimente.La leadership che vincerà avrà il sostegno della leadership perdente,però è bene integrare il programma della leadership vincente con suggerimenti che si possono prendere dal programma della leadership perdente in modo da essere uniti,cioè all'allineamento,si preferisce l'intesa che è del partito wiki
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Re: Nessun governo ha fatto peggio di Renzi

Messaggioda flaviomob il 24/02/2017, 11:52

Dovrebbe lentamente scendere anche il debito? ah ah ah, ma chi lo ha scritto? Ridolini?

Come fanno a farlo scendere se devono pagare miliardi di interessi e alzare pure l'IVA per rimanere nei parametri UE? Al massimo possono arginarne, se va bene, la crescita. O togliere gli 80 euro e perdere i voti di metà dei lavoratori dipendenti...

La verità è che Renzi ha perso altri tre anni e il debito ormai è fuori controllo, grazie a una serie di prebende elettorali che non possiamo permetterci.


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
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Re: Nessun governo ha fatto peggio di Renzi

Messaggioda mariok il 24/02/2017, 15:38

Industria, balzo del fatturato a dicembre: +2,6% rispetto a novembre
Segnali positivi dai dati Istat. Bene anche gli ordini, in aumento del 2,8% sul mese precedente. È il terzo rialzo consecutivo

24 febbraio 2017

MILANO - Dopo i dati positivi sulla produzione industriale diffusi la scorsa settimana arrivano ancora segnali positivi dalla nostra industia. Lo suggerisocni i dati diffusi oggi dall'Istat: a dicembre sono cresciuti sia fatturato che ordini, saliti rispettivamente del 2,6% e del 2,8% rispetto al mese precedente. Per entrambi gli indicatori, rileva l'Istat, si tratta del terzo rialzo consecutivo mensile. L'incremento del fatturato è molto più ampio sul mercato estero (+5,4%) rispetto a quanto rilevato sul mercato interno (+1,1%).Gli ordinativi registrano, invece, un incremento sul mercato interno (+6,8%) e una flessione su quello estero (-2,6%).

Nella media del 2016 il fatturato, corretto per gli effetti di calendario, registra un lieve incremento in valore (+0,2%), più marcato in termini di volume per il solo comparto manifatturiero (+1,2%). A dicembre, corretto per gli effetti di calendario (i giorni lavorativi sono stati 20 contro i 21 di dicembre 2015), il fatturato totale cresce su base annua del 9,4%, con incrementi dell'8,2% sul mercato interno e dell'11,8% su quello estero.

I numeri di oggi dell'Istat seguono l'allarme lanciato da Confindustria soltanto alla vigilia sulla debolezza

della ripresa italiana, che rischia di perdere il treno dell'Eurozona: secondo viale dell'Astronomia l'economia del Belpaese rimane troppo lenta per uscire definitivamente dalla crisi degli ultimi anni. A pesare sulle prospettive italiane c'è anche l'incertezza politica.
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