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Trump, stretta su immigrati: migliaia di arresti in sei stati Usa
(ap)
È il risultato del decreto firmato dal presidente americano il 26 gennaio. Le città più colpite sono Atlanta, Chicago, New York, Los Angeles, oltre ad alcune aree della North e South Carolina. L'obiettivo dei è rimpatriare gli irregolari con fedina penale sporca ma per i media vengono colpite anche persone senza precedenti
11 febbraio 2017
Il decreto anti immigrati firmato dal presidente Usa Donald Trump il 26 gennaio ha seminiato la paura tra gli irregolari in almeno sei stati americani. Nell'ultima settimana - riportano i media - sono stati migliaia gli arresti in quella che si sta delineando come una vera e propria ondata di raid ordinati dalle autorità che si occupano dell'immigrazione e della sicurezza dei confini. È il risultato della legge che ha l'obiettivo di una decisa stretta sui circa 11 milioni di immigrati clandestini negli Usa.
Obiettivo dei raid dovrebbe essere quello di arrestare e rimpatriare immigrati con la fedina penale sporca. Ma - riportano i media americani - ad essere colpite in queste ore sono anche molte persone senza precedenti per reati. Un aspetto quest'ultimo che differenzierebbe queste operazioni da quelle in passato messe in campo anche da Barack Obama.
Trump ha promesso di rispedire a casa in maniera forzata almeno 3 milioni di illegali che si sono macchiati di crimini. E per raggiungere questo risultato ha dato ordine al Dipartimento per la sicurezza nazionale di ampliare la platea delle persone da perseguire: non solo quelle già condannate dalla giustizia per reati penali, ma anche quelle con reati minori e in alcuni casi anche persone solo sospettate di attività criminali o illegali. Le città più colpite dai raid delle autorità
nell'ultima settimana sono state Atlanta, Chicago, New York, Los Angeles, oltre ad alcune aree della North e South Carolina. Attivisti per i migranti affermano che vi sono stati arresti negli ultimi due giorni anche in Florida, Kansas, Texas e Virginia del Nord.
Corriere della Sera
/ OPINIONI
FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE
Il ministro Padoan sta con Schäuble ma solo sulla Grecia
Schäuble guida gli europei nel chiedere più austerità, per altri 10 anni. Lo staff e tutti Paesi non europei dell’Fmi hanno risposto che è una pura follia. I ministri dell’Economia di Italia e Franci hanno schierato i loro Paesi nel vertice dell’Fmi con lui
di Federico Fubini
L’altro giorno al Fondo monetario internazionale sono andate in scena un’altra Italia e un’altra Francia. Non quelle che conosciamo. Queste sono rappresentate da governi che mettono in discussione l’approccio che potremmo definire «alla Wolfgang Schäuble». Il ministro delle Finanze tedesco pensa legittimamente che la fiducia e la crescita si formino generando risparmio pubblico, senza poi reinvestirlo. Per lui non sembra esserci quasi grado di sacrificio troppo alto per azzerare i deficit e produrre surplus. La sua visione è rimasta impervia a una realtà spesso più complessa: troppa austerità distrugge la fiducia di chi ne sopporta il peso, deprime la crescita, fa salire (non scendere) il debito in proporzione al reddito di un Paese. Da qualche tempo contro questo approccio si sono fatte avanti l’Italia e — un po’ defilata — la Francia. Ma non quelle che pochi giorni fa si sono espresse all’Fmi sulla Grecia.
Oggi, otto anni dal primo salvataggio, il problema sta in questi termini: la spesa sanitaria greca è scesa da 1.459 a 790 euro l’anno per abitante (l’Italia è a 1.800); la spesa per l'istruzione da 888 a 748 euro (la metà della Germania); la spesa per la difesa è salita fra il 2013 e il 2014 da 360 a 454 euro (più della Germania), ma chissà di quanto di essa beneficino i fornitori tedeschi e francesi di commesse militari. In ogni caso l’economia greca è già crollata del 29%, per errori commessi ad Atene ma anche a Bruxelles o a Berlino, e malgrado ciò ha abbattuto il deficit del 14% del Pil. Un primato unico nella storia, che ha contribuito a far esplodere (non a ridurre) il debito. Ora però Schäuble guida gli europei nel chiedere anche più austerità, per altri 10 anni. Lo staff e tutti Paesi non europei dell’Fmi hanno risposto che è una pura, inutile follia. I ministri dell’Economia di Italia e Francia, Pier Carlo Padoan e Michel Sapin, hanno schierato i loro Paesi nel vertice dell’Fmi con Schäuble. Non hanno cercato un compromesso più equilibrato e costruttivo. Come queste fossero un’altra Italia e un’altra Francia da quelle che chiedono buon senso in Europa. Ma solo per sé.
14 febbraio 2017 (modifica il 14 febbraio 2017 | 21:08)
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