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Proposta elettorale di Cuperlo

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Proposta elettorale di Cuperlo

Messaggioda Giovigbe il 07/02/2017, 19:30

sempre dall'HUFFINGTON POST (oggi è giornata)

C'era una vecchia gag di Benigni sugli svizzeri. Nulla di cattivo ma li burlava sulla fissa per orologi, mucche e cioccolata. Improvvisava il dialogo tra due tizi usando solo quello. Tipo, che ore sono? Le tre, vuole una cioccolata? Grazie no, porto a spasso la mucca...una roba così. Ora, se al posto di mucche orologi e cioccolato mettete elezioni, congresso e legge elettorale l'effetto potrebbe somigliare. Nel senso che dentro il Pd l'intero dibattito dopo la sconfitta al referendum verte su quello. Quando si voterà? Come lo si farà? E Renzi ci sarà? Il resto, che non è poco, è scivolato in retrovia. L'Europa a rischio, una ripresa inchiodata alla metà dell'eurozona, uno straccio di analisi della débâcle per il governo più giovane della storia, se ne parlerà dopo, forse.

Prevengo: meriterei la replica "da che pulpito!". Perché un congresso l'ho chiesto anch'io, più di una volta. E perché le cose che leggerete di seguito parleranno (mi spiace!) di legge elettorale. Ma se una scusante c'è, sta nell'idea che dopo una sberla del tipo di dicembre, terza sconfitta di fila conteggiando regionali e amministrative, solo un confronto impietoso e sincero può ricostruire perimetro e campo di quel centrosinistra invocato a parole. Nel senso che alcuni milioni di elettori che in quel campo vorrebbero stare non sentono di poterlo fare finché la forza più grande, dunque il Pd, non corregge quelli che essi ritengono errori madornali dell'ultima stagione. È giusto? È sbagliato? È così e nulla e nessuno, temo, può far credere che aggirare l'ostacolo aiuterebbe a quadrare il cerchio.

La realtà è che la rimozione del fatto, la sberla, presuppone che si possa ripetere il copione. Il che, nelle condizioni del Paese, fa supporre una nuova sconfessione, se possibile anche più catastrofica dell'altra. Quindi, che a sinistra si debba ripartire dai fondamentali e indicare con parecchie novità di pensiero e pratica come si vogliono aggredire le patologie di una crescita imballata, un fisco ingiusto, una società impaurita col corredo dei nodi mai sciolti su welfare, risorse, trattati e regole capestro, tutto questo è cornice del quadro.

Cioè dovrebbe essere oggetto del famoso congresso a oggi più virtuale che vero. Mentre la triste parabola della legge elettorale avrebbe almeno due funzioni da assolvere. Ricostruire nel clima quel tanto di rispettoso e condiviso che la fiducia sull'Italicum aveva cestinato. E consentire di tornare al voto con la ragionevole speranza di non finire dalla padella di quattro governi non scelti dagli elettori alla brace di un quinto pressappoco fotocopia di quelli. Scenario probabile se ci si limitasse a eleggere il prossimo Parlamento con le due leggi prodotte dalla Consulta e qualche correttivo ai margini.

Tutto sommato questo pensavo due mesi fa quando ho firmato l'impegno del Pd a cancellare capolista bloccati e ballottaggio ripristinando i collegi uninominali che buona prova hanno offerto in passato e un premio di governabilità dalle dimensioni compatibili. Da lì il voto sulla riforma, la sua bocciatura sonora, la sentenza della Corte e il limbo parlamentare in attesa che tra motivazioni della Consulta e strategie dei partiti si venga a capo della querelle. Con l'aggiunta che una buona legge elettorale non è questione che riguardi in esclusiva la politica, ma per primi i cittadini e quindi il Paese (come ricorda bene oggi Gustavo Zagrebelsky su Repubblica).

Bene, nel mio piccolo ho lavorato con i profili tecnici necessari (chi dice che in Parlamento non risiedono competenze eccezionali sbaglia!), dicevo ho lavorato a tradurre quelle indicazioni in una proposta di riforma della legge elettorale per Camera e Senato. Ne è scaturito un testo (N. 4240), già depositato, che mi pare raccolga le raccomandazioni del capo dello Stato circa l'omogeneità dei due sistemi. Ma soprattutto prova a farsi carico di quell'equilibrio tra rappresentanza e governabilità che le vecchie soluzioni (dal Calderoli all'Italicum) nella sostanza ignoravano. L'impianto della proposta si può riassumere così.

Il sistema elettorale di entrambe le Camere è ispirato da quattro determinanti fondamentali

1) Ripartizione proporzionale dei seggi, in sede nazionale alla Camera, in sede regionale al Senato;

2) "Correzione" del risultato proporzionale con l'attribuzione di un "premio di governabilità" alla lista che ottiene la maggiore cifra elettorale nazionale; il "premio" è costituito da un numero di seggi aggiuntivi pari al 10 per cento del totale dei componenti di ciascuna Camera;

3) Candidature presentate da partiti e gruppi politici organizzati esclusivamente nei collegi uninominali in cui è ripartita ciascuna circoscrizione;

4) Candidati - nel numero spettante a ciascuna lista in base alla ripartizione proporzionale ed eventuale "premio" - eletti in base alla graduatoria circoscrizionale decrescente dei voti validi ottenuti da ciascuno di essi e con precedenza ai candidati che hanno ottenuto la maggiore cifra elettorale nel rispettivo collegio. Sistema (per capirci) che richiama il modello originario di elezione del Senato.

Ora, a dirla tutta questa soluzione manda in soffitta o in cantina la formula-grimaldello sull'esito immediato e certo dello spoglio (quella cosa che dice "La sera delle elezioni devi sapere con esattezza chi governerà per i cinque anni..."). So bene che gli orfani (e ce ne sono) del ballottaggio e i fautori di premi che garantiscano sempre e comunque la maggioranza assoluta dei seggi brinderanno con difficoltà al ritorno consapevole e motivato a un regime di tipo parlamentare (dove può capitare che la sera del voto tu sappia chi governerà ma può pure capitare che quella risposta venga solo dal Parlamento e dalla capacità delle forze lì sedute di comporre una maggioranza...lo chiamano "inciucio" ma è più propriamente un "accordo di coalizione", o più sobriamente la democrazia).

L'altra notazione riguarda il "triangolo" partito, elettore, eletto. Capisco che la proposta si esponga al rischio di travisamento del collegio uninominale, nel senso che non sarebbe un collegio maggioritario puro dove chi arriva primo anche di un solo voto risulta eletto e buonanotte. In questo caso il partito (la forza politica) conserva la funzione (esclusiva) di proporre il candidato, ma tutti i candidati (viene da dire, "finalmente") sono votati "personalmente" dagli elettori, ciascuno nel suo collegio in competizione diretta con altre persone, se pure ciascuna all'ombra del proprio contrassegno. Evitando però, se dio vuole, liste bloccate, capilista, candidature multiple e preferenze. Insomma, non sarà il paradiso in terra ma neppure la "Casa delle libertà" nella versione di Corrado Guzzanti.

Per completezza, caratterizzano inoltre il sistema la votazione a turno unico, l'espressione di un solo voto con il quale l'elettore sceglie il candidato e la formazione politica (la lista) alla quale appartiene, una soglia di accesso alla ripartizione dei seggi, l'assenza di liste di candidati e, corrispettivamente, del voto di preferenza, la disciplina per la formazione delle candidature nei collegi uninominali, nonché l'assenza di coalizioni di liste come offerta elettorale e metodo di calcolo per l'attribuzione dei seggi. Infine la struttura territoriale del sistema è costituita dalle circoscrizioni e dai collegi uninominali.

In conclusione, è una soluzione perfetta? No, e non lo è per il fatto banale che parlando di una tecnica elettorale non esiste una perfezione in linea teorica. Ciò che si deve fare, o provare a fare, è avvicinarsi all'obiettivo che contrassegna una stagione storica o politica. Per dire, nel '46 aveva senso scomodare il termine "storica" e la scelta di un sistema rigorosamente proporzionale rispondeva alla domanda pressante di ripristino della dialettica democratica che il fascismo aveva stuprato. A cavallo degli anni '90 la spinta verso un maggioritario, seppure corretto, era il modo per ricostituire il sistema politico dopo il collasso della cosiddetta (ahimè) prima Repubblica offrendo maggiori garanzie di governabilità. Per diverse ragioni il referendum del 4 dicembre, a cominciare dall'incredibile desiderio di parteciparvi, ha segnalato al legislatore il bisogno di un recupero di rappresentatività (esco di casa e vado al seggio ma voglio che il mio voto conti...) senza che ciò debba per forza spingere il sistema nelle paludi delle larghe intese ad oltranza. E d'altra parte la stessa Corte Costituzionale, nel 2014, ha ammesso uno spaio (un premio) per la governabilità, seppure a condizione di non stravolgere la rappresentanza!

Discutere, emendare, correggere, integrare...se esiste la volontà di procedere in tempi certi, varare una buona legge capace di aggregare una maggioranza ben più ampia di quella che sostiene oggi l'esecutivo a me pare ipotesi fondata. Se invece l'ansia dei più, compreso il Pd, fosse di precipitare l'Italia al voto con due leggi risultate dal taglia e cuci della Corte Costituzionale sarà giocoforza la logica dei numeri a imporlo. Ma se lì si dovesse andare, sarà bene la mattina dopo non lacrimare sui nostri peccati.
Grazie dell'attenzione.
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Re: Proposta elettorale di Cuperlo

Messaggioda Robyn il 08/02/2017, 12:22

Quando Cuperlo dice che il sistema proporzionale puro fù utilizzato per ripristinare e dare ampio spazio e respiro alla democrazia deturpata dal fascismo dice bene e questo fino a quando il paese non fosse stato maturo per un sistema che permettesse una maggiore governabilità.Però nell'esperienza recente si vedono chiaramente delle lacune quando si demonizzano le minoranze si ricorre al voto utile si attua la dittatura della maggioranza significa che non siamo ancora alla democrazia compiuta siamo a metà strada per leadership che fanno fughe in avanti che non hanno saputo interpretare lo spirito del collegio per cui serve un proporzionale con premio oppure come dice Cuperlo con collegi piccoli in cui c'è riparto proporzionale
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Re: Proposta elettorale di Cuperlo

Messaggioda mariok il 08/02/2017, 13:16

dentro il Pd l'intero dibattito dopo la sconfitta al referendum verte su quello. Quando si voterà? Come lo si farà? E Renzi ci sarà? Il resto, che non è poco, è scivolato in retrovia. L'Europa a rischio, una ripresa inchiodata alla metà dell'eurozona, uno straccio di analisi della débâcle per il governo più giovane della storia, se ne parlerà dopo, forse.

Ottima premessa. Ma poi che fa? Propone l'ennesima legge elettorale, sapendo bene che nessuno la prenderà nemmeno in considerazione.

E via di questo passo: altro giro, altra corsa.

Più che alla vecchia gag di Benigni sugli svizzeri, mi viene da pensare al film di Fellini "Prove d'orchestra", in cui una banda di musicisti scombinati e rissosi, non fa altro che litigare, finché dall'esterno arriva una minaccia che sta per abbattere il teatro mettendoli tutti in riga agli ordini dell'uomo (direttore d'orchestra) forte.
« Dopo aver studiato moltissimo il Corano, la convinzione a cui sono pervenuto è che nel complesso vi siano state nel mondo poche religioni altrettanto letali per l'uomo di quella di Maometto» Alexis de Tocqueville
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Re: Proposta elettorale di Cuperlo

Messaggioda Robyn il 08/02/2017, 13:55

A questo punto non possiamo permetterci di confondere troppo le carte si faccia la proposta franceschini
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