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Proposta elettorale di Franceschini

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Proposta elettorale di Franceschini

Messaggioda Giovigbe il 03/02/2017, 15:29

Dal sito del Corriere: Intervista a Dario Franceschini

«Premio di coalizione e primarie per alleanze con centro e sinistra»

Il ministro: nel centrodestra serve un’area moderata non vincolata dalla Lega



di Francesco Verderami

Un tempo sarebbe bastato poco per delineare il perimetro di una mediazione politica. Da un lato offrendo ai centristi e a Berlusconi un cambio della legge elettorale, «spostando il premio di maggioranza alla coalizione e non più alla lista», così da chiudere l’intesa bipartisan in Parlamento. Dall’altro garantendo «le primarie di coalizione» alla minoranza del Pd, per evitare la scissione del partito e aggregare un pezzo di sinistra che vuol fare parte del progetto riformista. In fondo è questo ciò che propone Franceschini: a Berlusconi e Alfano, a Bersani e Pisapia.

Ma i tempi sono cambiati, e il ministro della Cultura sente il dovere di un richiamo all’urgenza prima di addentrarsi nei dettagli: «Siamo dentro una bufera che colpisce l’intero Occidente, con il populismo che cavalca le paure della gente, con le prossime elezioni in Germania e soprattutto in Francia dall’esito incerto, con un dibattito aperto sui destini dell’Unione dopo la Brexit, con il Paese gravato da sacche di povertà e disoccupazione. C’è quindi la necessità — ognuno per la propria parte — di trovare soluzione ai problemi, evitando di crearne ulteriori».

Di problemi il Pd ne ha creati tanti, immerso com’è in un eterno congresso.
«Partirei da Camera e Senato, dove i parlamentari di maggioranza vanno ringraziati per come hanno lavorato, con una compattezza e una produttività che ha pochi precedenti. L’impegno è portare avanti le riforme varate dal governo Renzi e sostenere convintamente il governo Gentiloni. Frantumare il campo riformista aumenterebbe le possibilità di vittoria di trumpisti e lepenisti: sarebbe un errore mortale».

Colpa di Renzi se siete arrivati a questo punto?
«Quando qualcosa non funziona le responsabilità sono della maggioranza e della minoranza. Quindi anche mie».

Dall’era della rottamazione si è passati all’era della restaurazione: sono tornati Prodi, D’Alema, l’Ulivo...
«Un conto è il giusto ricambio dei gruppi dirigenti, altra cosa è la capacità di essere inclusivi, specie davanti ai rischi che stiamo correndo. Abbiamo impiegato vent’anni per fare il Pd. Vent’anni di storie politiche e percorsi personali a volte difficili: si può disperdere un simile patrimonio? Perciò quando sento parlare di scissione penso che la sciagura vada evitata».

Quando in un partito s’inizia a parlare di scissione, di solito la scissione si verifica.
«C’è un percorso che può scongiurarla. Dopo la vittoria del No al referendum costituzionale, il sistema politico è entrato in una fase nuova: rispetto agli anni in cui il bipolarismo tendeva al bipartitismo, ora — con un sistema proporzionale — bisogna perimetrare il campo riformista per non disperderlo. Lo si può fare con l’azione politica e anche modificando in pochi punti la legge elettorale emersa dalla sentenza della Consulta. A mio avviso il premio di maggioranza andrebbe assegnato alla coalizione, alla Camera e al Senato, rispettando i dettami costituzionali: così si avrebbe negli schieramenti una corretta articolazione delle posizioni».

Parla a Bersani perché anche Alfano e Berlusconi sentano, visto che entrambi mirano proprio a questa modifica della legge elettorale.
«L’accordo in Parlamento deve essere il più largo possibile e deve contemplare ovviamente la collaborazione delle forze di opposizione. Nel centrodestra è interesse di tutto il Paese che ci sia un’area moderata non vincolata alle posizioni estreme di Salvini. Nel campo riformista c’è un’area di centro che ha collaborato con i governi di Letta e Renzi, e ora collabora con quello di Gentiloni: sarebbe strano se dopo cinque anni ci candidassimo su fronti contrapposti. C’è infine uno spazio a sinistra del Pd che può essere parte del processo: penso all’operazione di Pisapia. Per tenere insieme questa aggregazione, servirebbero le primarie di coalizione. Peraltro non bisognerebbe inventarsi nulla: è lo stesso percorso che portò alla sfida per la premiership tra Bersani e Renzi. Il 13 febbraio la direzione del Pd non avrebbe che da applicare quelle regole».


A che servono le primarie per il candidato premier, se nella prossima legislatura si prospetta un governo di larghe intese? In quel caso il nome del presidente del Consiglio uscirebbe da una mediazione tra forze politiche diverse in Parlamento.
«Intanto coalizioni di questo tipo possono puntare al 40%. Altrimenti, come accade in altri Paesi, è il partito arrivato primo a esprimere il nome del premier».

Renzi è d’accordo su questa linea di mediazione?
«Registro l’apertura alle primarie, che sono logicamente collegate al premio di coalizione. La competizione diverrebbe uno strumento unificante, con candidati del centro, del Pd e della sinistra. E siccome sappiamo già che il prossimo sarà un governo di coalizione, le modifiche al sistema di voto assegnerebbero la scelta dei parlamentari agli elettori».

A quel punto quando si aprirebbero le urne? Il ministro Calenda sostiene che sarebbe pericoloso per il Paese andare al voto in giugno.
«In corso d’opera bisognerà verificare le condizioni politiche. È chiaro che se ci fosse un accordo sulla legge elettorale non ci sarebbe il rischio di perdite di tempo in Parlamento. A quel punto l’approvazione della riforma potrebbe anche essere l’ultimo atto della legislatura. Ma questa scelta sarà nelle mani del capo dello Stato, che — sentiti i partiti — saprà scegliere il momento migliore per il Paese».

È più facile che la sua Spal vinca lo scudetto, rispetto all’ipotesi che si chiuda un’intesa tra Renzi, Bersani, Berlusconi, Alfano...
«Intanto la Spal sta lottando per salire in serie A, arrivando direttamente dalla serie C».


Ma premio alla coalizione (che quindi diventa necessaria) e primarie (quindi niente capilista bloccati) non mi pare siano tra le proposte di Renzi.

Quindi pure Franceschini lo sta mollando (le vittorie hanno molti padri ...le sconfitte sono orfane o al massimo figlie uniche)...o capisco male?
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Re: Proposta elettorale di Franceschini

Messaggioda pianogrande il 03/02/2017, 15:41

Probabilmente, più che mollare Renzi, si sta realisticamente chiedendo come affrontare la nuova situazione che non sembra avere alternative e cioè il potere diviso col bilancino; col manuale Cencelli che, come il Chitarrella per lo scopone scientifico, viene sempre buono nei secoli dei secoli.

Una sconfitta richiede adattamento a una situazione nuova e qualcuno deve pur cominciare a pensarci e rifletterci e proporre.
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Re: Proposta elettorale di Franceschini

Messaggioda trilogy il 03/02/2017, 16:11

Giovigbe ha scritto:
Dal sito del Corriere: Intervista a Dario Franceschini

[size=100][b]«Premio di coalizione e primarie per alleanze con centro ....

Quindi pure Franceschini lo sta mollando (le vittorie hanno molti padri ...le sconfitte sono orfane o al massimo figlie uniche)...o capisco male?


È una ipotesi su cui stanno lavorando tutti da giorni per trovare un accordo con la destra.
Vedi: http://m.huffpost.com/it/entry/14577742
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Re: Proposta elettorale di Franceschini

Messaggioda pianogrande il 03/02/2017, 16:31

Da quell'articolo risulterebbe l'esistenza di gente che vuole mettere tra le priorità "il paese".

Eh, già.

Il paese!

Immaginatevi uno sberleffo alla Totò e la sua voce che pronuncia tale strana interiezione.

Vabe'.
Un po' di dibattito e di tafferuglio ci possono stare.

Chissà che qualche principio darwiniano non possa valere anche in politica.

Le nostre speranze si devono attaccare a tutto.

Alla fine, facciamo parte del creato anche noi umani.
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Re: Proposta elettorale di Franceschini

Messaggioda Giovigbe il 03/02/2017, 17:31

pianogrande ha scritto:Una sconfitta richiede adattamento a una situazione nuova e qualcuno deve pur cominciare a pensarci e rifletterci e proporre.


Renzi è andato contro un muro e si è rotto le ossa. Solo lui continua a credere di avere il 40%. Le proposte di Franceshini (se non capisco male) hanno come prospettiva una coalizione, senza capilista bloccati .....e, conseguentemente, senza Renzi candidato Premier e con un partito contendibile (perché slegato dalla obbedienza che si deve a chi compila le liste).

Questa proposta se veniva da altri sarebbe stata respinta come lesa maestà, da Franceschini potrebbe essere digerita.

Qualcosa di buono sembra muoversi
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Re: Proposta elettorale di Franceschini

Messaggioda mariok il 03/02/2017, 17:32

«Il clima politico è cambiato, nel Paese. Sono il primo a esserne consapevole», ammette. «So bene che se anche ottenessi un grande risultato, un 37 per cento dei voti, o addirittura un 42 per cento, non esisterebbero più le condizioni per avere un governo libero di fare le cose che ho in mente».

Mi sembra consapevole di aver perso. La sua suona quasi come una resa.

Quello che c'è da chiedersi è che senso ha che cerchi di rimanere in sella, pur sapendo di non poter fare le cose che ha in mente.
A meno che non sia voglia di potere per il potere. Ma questa sarebbe la negazione dell'immagine che ha dato di sé in questi anni.

Potrebbe anche trattarsi (ma è l'ipotesi più ottimistica) di una strategia a lungo termine: cedere nel momento di maggiore debolezza lavorando per condizioni più favorevoli nel futuro. In fondo ha dalla sua l'età, che è un vantaggio non da poco rispetto alle vecchie cariatidi che prima o poi dovranno arrendersi se non alla decenza al ciclo naturale della vita.

Staremo a vedere.

IL RETROSCENA
Renzi: «Il referendum? Un rigore e l’ho tirato malissimo Posso anche non fare il premier»
Il segretario pd: «Posso anche non fare il premier. Magari tocca a Delrio o Gentiloni»
di Massimo Franco

Fa un po’ impressione sentirgli dire: «Non posso più permettermi di essere assertivo». Oppure: «So che non posso più dettare la linea da solo». Matteo Renzi certamente non si arrende. Ma, seppure con una punta di rabbia, sembra disposto a trattare. «Non mi va di essere raffigurato come una persona ròsa dalla voglia di andare alle elezioni anticipate per prendersi la rivincita», protesta. «So che le elezioni non possono essere il secondo tempo dopo il referendum. Quando si perde a calcio, non ci si riprova con la pallanuoto. Io ho avuto la possibilità di tirare un calcio di rigore il 4 dicembre. Me l’hanno parato... Anzi, 41 a 59 significa che l’ho tirato male, malissimo. E adesso è cominciata una fase politica diversa».
La corsa
Il segretario del Pd è un fiume in piena. Ma un fiume che sa di non potere più trascinare gli altri verso i traguardi che ha stabilito. La sua corsa verso le urne si rivela, di colpo, piena di buche e di trappole. Da ieri, forse per la prima volta da molto tempo, Renzi comincia a capire di essere costretto a andare controcorrente. E allora cerca di spiegarsi, di convincere tutti che le urne a giugno sono il male minore. Ha seminato avversari in un percorso che fino a due mesi e mezzo fa somigliava a una marcia trionfale. E adesso prova a fare i conti con gli errori. Si sforza di capire perché le sue mosse, che tende ad accreditare come disinteressate, vengono subito percepite come furbe manovre per arrivare comunque al risultato.
La ragione
Per questo accenna a rallentare. È un cambio di passo forzato, sofferto, che lascia intuire la sua convinzione di avere ancora ragione; di essere soprattutto diventato «un parafulmine», termine usato più di una volta. Ma quando ministri, sindaci, e perfino l’ex capo dello Stato Giorgio Napolitano, suo grande alleato, gli intimano l’altolà, un Renzi abituato solo a andare avanti, è costretto a fare i conti con una realtà diventata dispettosa, nella sua ostilità. «Il punto è se votare a giugno, o a febbraio del 2018», spiega. «Se si celebra il congresso si va all’anno prossimo, altrimenti si fanno le primarie. Non ho problemi a fare il congresso. Volevo farlo a dicembre ma me l’hanno impedito. E adesso lo invocano... Ma lasciamo stare!».
Lo sfogo
Il suo sfogo è un tentativo accorato di spezzare l’accerchiamento che comincia a temere. «Continuo a fare il parafulmine per tutti», si lamenta. E si rende conto che deve anche ridisegnare il proprio ruolo. Almeno mentalmente, sembra perfino pronto a cedere il passo a un altro candidato del Pd a Palazzo Chigi, dopo le prossime elezioni. «La prossima volta potrei non essere io. Magari potrebbe toccare ancora a Paolo Gentiloni, o a Graziano Delrio», sostiene. «Lo scenario della prossima legislatura imporrà probabilmente governi di coalizione. Attenzione, però. Trattare con l’Europa e ottenere risultati sarà più difficile, nel nuovo scenario internazionale».
Il voto
Ma nella sua accorata perorazione del voto a giugno Renzi inserisce anche altre incognite. Teme che le Amministrative di primavera segneranno un rafforzamento dei movimenti populisti. «In più», azzarda, «si vuole una commissione di inchiesta sul sistema bancario che usa come parafulmini Banca Etruria, Banca Marche e le Casse di Risparmio di Ferrara e di Chieti. Ma in realtà vedo un disegno forte per allargare il campo a Bankitalia e Consob. E poi c’è la legge di bilancio». Per questo, non è ancora chiaro se spingerà fino all’ultimo per le elezioni tra pochi mesi o il prossimo anno. Si indovina solo che la voglia di accelerare è ancora prepotente, nella convinzione che tra un anno il Movimento 5 Stelle potrebbe essere più forte di adesso.
Il governo
La tesi è legittima, sebbene molti pensino il contrario: nel senso che far cadere il governo Gentiloni in tempi ravvicinati sarebbe un disastro peggiore. Di certo, Renzi sa di non essere più il dominus del sistema. «Il clima politico è cambiato, nel Paese. Sono il primo a esserne consapevole», ammette. «So bene che se anche ottenessi un grande risultato, un 37 per cento dei voti, o addirittura un 42 per cento, non esisterebbero più le condizioni per avere un governo libero di fare le cose che ho in mente».
I pro e i contro
E dunque? «Dunque, è bene ragionare sui pro e i contro delle elezioni anticipate. Si vuole andare avanti? Siamo pronti, se si ritiene che serva. Con Gentiloni il rapporto è tale che ci diciamo tutto. E capisco che l’obiezione di presentarsi al G7 di fine maggio con un governo dimissionario non offrirebbe una bella immagine dell’Italia. Ma in Europa andrà comunque un governo dimissionario dopo qualche mese, con la manovra finanziaria alle porte. Quindi...». Quindi, le urne a giugno non scompaiono: rimangono sullo sfondo. Ma Renzi comincia a capire che per arrivarci dovrà pagare un prezzo alto. Forse così alto da non poterselo permettere.
2 febbraio 2017 (modifica il 3 febbraio 2017 | 00:36)
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Re: Proposta elettorale di Franceschini

Messaggioda pianogrande il 03/02/2017, 17:58

Ormai l'ultima banconota che Renzi può tirar fuori dal portafogli per pagare è il posto di segretario del partito.

Quello di capo del governo l'ha ormai perso e non si sa se lo riconquisterà ma non lo riconquisterebbe sicuramente si dovesse perdere la sua attuale carica.

Comunque ha portato del nuovo anche nelle dimissioni visto che non si è dichiarato vittima né dei poteri forti né di altre componenti dell'establishment.

Chi lo ha buttato giù dalla torre è stata l'opposizione politica (ma no) aiutata da varie quinte colonne interne al partito.

Insomma, prima ancora di compattare una coalizione (come indispensabile nel sistema elettorale con cui prevedibilmente si voterà) dovrebbe ricompattare il partito intorno a se.

Siccome alternative a Renzi non ne vedo, anche questa è una mission da accettare e affrontare.

Credo che l'estrema novità che dovrebbe presentare a tutti sarebbe un nuovo Renzi.

Be'.
Sarei portato a credergli più che ai vari e opportunistici antiRenzi che continuano a spuntare al''orizzonte.
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Re: Proposta elettorale di Franceschini

Messaggioda Robyn il 03/02/2017, 18:13

La proposta Franceschini và bene.Premio alla coalizione,primarie di coalizione e via le le liste bloccate.Attualmente il collegio non è ancora praticabile perche il paese non è sufficentemente maturo per questo sistema elettorale e c'entra poco che è tripartito perche anche la Gran Bretagna è tripartita tra labour-party,tory,lib-dem e poi bisogna tamponare e porre rimedio agli errori fatti aspettare che le ferite si rimarginino per poter in futuro passare al collegio uninominale con primarie di collegio
Locke la democrazia è fatta di molte persone
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Re: Proposta elettorale di Franceschini

Messaggioda mariok il 03/02/2017, 18:25

Robyn ha scritto:La proposta Franceschini và bene.Premio alla coalizione,primarie di coalizione e via le le liste bloccate.


Non vorrei darti un dispiacere, ma Franceschini di eliminazione dei capilista bloccati proprio non ne parla.

D'altra parte la sua proposta è rivolta soprattutto a Berlusconi, che è stato proprio quello che aveva imposto nella prima versione dell'Italicum addirittura le liste bloccate e che quindi non accetterebbe mai una modifica nel senso da te auspicato.
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Re: Proposta elettorale di Franceschini

Messaggioda Giovigbe il 03/02/2017, 18:57

mariok ha scritto:Non vorrei darti un dispiacere, ma Franceschini di eliminazione dei capilista bloccati proprio non ne parla.


e allora che senso hanno le primarie ...chi scelgono????

l'abolizione dei capilista è conseguenza delle primarie.

Facciamo le primarie ...che in realtà sono "secondarie" perché determinano i posti successivi in lista ....fa ride
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