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Calenda premier subito!

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Calenda premier subito!

Messaggioda ranvit il 05/01/2017, 11:21

Due articoli dedicati a Calenda:

1) Calenda premier subito!
Serve un protezionismo mirato a difendere le industrie che sono considerate strategiche, ovvero peculiari e sistemiche per le connessioni profonde che esse hanno con l’economia nazionale
di Giulio Sapelli
4 Gennaio 2017 alle 13:47calenda
Carlo Calenda al Forum The European House Ambrosetti a Villa d'Este (foto LaPresse)
Sono più che favorevole al discorso del ministro Calenda. Sono anni che invoco per l’Italia un protezionismo selettivo. Non ha nessun senso favorire un protezionismo doganale ma invece serve un protezionismo mirato a difendere le industrie che sono considerate strategiche, ovvero peculiari e sistemiche per le connessioni profonde che esse hanno con l’economia nazionale, soprattutto in un paese che non sopporta eccessi di competizione come il nostro. Il nostro capitalismo è un capitalismo alveolare, non come quello renano con radici ben piantate, ma nel quale ciascuno pensa al suo interesse. In questo contesto in cui la società civile non crea da sola delle reti di connessione è lo stato che deve farlo, secondo la scuola degli economisti di Cambridge, di Nicholas Kaldor, lezioni che sono state dimenticate perché nessuno oramai fa l’economista ma molti fanno gli aritmetici liberisti. Trovo altresì giusto che si unisca a tutto ciò un sistema welfaristico che contempli forme di reddito di cittadinanza come d’altronde si fa in tutta Europa. Ma bisogna smobilitare il sistema di sottrazione della sovranità che è stato applicato nei recenti decenni dalle eurocrazie seguendo la dottrina di Jean Monnet. Mi sembra d’altronde che la via di denazionalizzare l’Europa sia fallita e non a caso ora sopravvivono solo gli stati nazionali forti come la Germania che anzi ha trovato nella costruzione della comunità europea un modo per rinazionalizzarsi. Non vedo perché non dovremmo farlo anche noi.

Condivido anche la drammaticità delle parole di Calenda: abbiamo davanti a noi un ventennio al massimo nel quale se non ricreiamo un sistema di investimenti pubblico-privati faremo quello che Einaudi immaginava per l’Italia, saremo un paese di ristoratori, albergatori e cammellieri. Questo l’abbiamo evitato grazie alla massoneria illuminata come Francesco Saverio Nitti e ai cattolici tipo Felice Balbo. Ma mi sembra che di questo passo rischiamo di doverci affidare a settori non strategici quali turismo e buona cucina. Così l’Italia decade e questo significherà emigrazione di massa della popolazione italiana, fenomeno che si sta verificando anche al nord, mentre al contrario prosegue l’immigrazione dal sud del mondo. Mi sembra dunque che Calenda abbia ragione su tutta la linea. Salviamo il ministro Calenda, facciamo in modo che stia al governo e che abbia più potere. Calenda premier!

Giulio Sapelli è economista

http://www.ilfoglio.it/politica/2017/01 ... to-113597/


2) Sindrome delle buone intenzioni
Come in un’orchestra sinfonica di qualità, il conduttore deve avere ottime qualità e la capacità di impartire i comandi ai membri all’orchestra capaci di seguirli
di Tanzi Vito
4 Gennaio 2017 alle 13:37

Nell’intervista nel Corriere della Sera, il ministro Calenda ha proposto una fase politica che dovrebbe seguire una nuova agenda politica ed economica per difendere gli interessi nazionali. L’agenda includerebbe “un massiccio piano di investimenti pubblici e privati”, “un reddito di inclusione”, “la definizione di aree di crisi sociale complessa… dove intervenire con strumenti straordinari”, “la tutela dei pezzi più fragile del sistema produttivo”, e “un piano per il lavoro e il welfare di domani”. L’agenda richiederebbe la costruzione di “una rete fatta di grandi aziende pubbliche e private e di istituzioni finanziarie capaci di muoversi all’occorrenza in modo coordinato tra di loro e insieme al governo”. I due elementi essenziali, che darebbero concretezza a questa ambiziosa agenda, sono: i mezzi finanziari necessari e la capacità di pianificare e di coordinare le politiche proposte. Questi due elementi meritano qualche commento specifico. L’agenda richiederebbe enormi fondi per finanziare i massicci investimenti pubblichi e privati, e le altre spese pubbliche proposte. Consideriamo per primo le spese pubbliche. In Italia la pressione fiscale è tra le più alte tra i paesi dell’Ocse o quelli dell’Unione europea. Per esempio è circa 15 punti del pil, al di sopra degli Stati Uniti e del Giappone, e circa 10 punti al di sopra del Regno Unito. E vari governi hanno promesso di ridurla. La spesa pubblica italiana continua ad assorbire metà del pil a dispetto dei continui riferimenti all’austerità. Il debito pubblico (che è cresciuto di 35 punti del pil dal 2007 al 2016 e ha raggiunto un livello che preoccupa) continua la sua ascesa. Data la situazione dei conti pubblici, non dovrebbe essere il giudizio della Commissione europea a porre limiti piuttosto rigidi allo spazio di bilancio, ma la possibilità non teorica di una crisi finanziaria, che il governo non dovrebbe ignorare. Nel settore privato non ci sono tanti profitti da poter investire in un massiccio piano di investimenti privati. Non è un segreto per il mercato globale che le condizioni delle banche italiane non sono proprio floride da poter permettere loro di finanziare grossi investimenti, come ci ricorda quasi ogni giorno il Financial Times. Le condizioni precarie delle banche prima o poi avranno un impatto sul bilancio dello stato e sul debito pubblico, com’è già successo in altri paesi.
A parte la mancanza di fondi disponibili per fare gli investimenti, le imprese devono far conto con le alte tasse, con gli ostacoli burocratici agli investimenti, con un mercato del lavoro ancora non flessibile, e con il fatto che in Italia la produttività è continuata a crescere a passo di lumaca. Il massiccio piano di investimenti e le altre riforme per “muoversi in modo coordinato” richiedono, più che intuizione e buone intenzioni, specialmente un buon conduttore. Come in un’orchestra sinfonica di qualità, il conduttore deve avere ottime qualità e la capacità di impartire i comandi ai membri all’orchestra capaci di seguirli.
In Italia è difficile identificare sia il conduttore che gli agenti. Il ministro ci assicura che “il Pd può essere il pilastro su cui fondare questa nuova fase politica” ma identifica solo settori dove si possono fare investimenti. Gli investimenti pubblici richiedono profondi studi di costo/beneficio ed esecuzione efficiente senza corruzione. Le altre politiche richiedono profonda conoscenza di come funzionano le economie nel mondo moderno. E’ facile costruire cattedrali nel deserto e creare programmi che danno sussidi. Molto più difficile fare investimenti che con ragionevole probabilità saranno produttivi e programmi che veramente aumentano il welfare pubblico. Gli interessi nazionali non possono essere una guida sufficiente per prendere decisioni costose. In un mio libro del 2015 sull’esperienza economica italiana negli ultimi quaranta anni avevo identificato alcune caratteristiche che mi avevano dato preoccupazione quando, dal Fondo monetario internazionale e poi dal ministero dell’Economia, avevo seguito da vicino la politica economica italiana. Una di queste era la presentazione di grandi idee e buone intenzioni che ignoravano gli aspetti pratici e le conseguenze delle politiche economiche.
Vito Tanzi è economista, già direttore dipartimento finanza pubblica del Fmi, autore di “Dal Miracolo Economico al Declino? Una diagnosi intima”, Jorge Pinto Books, 2015

http://www.ilfoglio.it/economia/2017/01 ... ni-113590/
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Calenda premier subito!

Messaggioda ranvit il 05/01/2017, 11:27

Un articolo che esprime dubbi.....ma non ci dice qual'è l'alternativa.....salvo rincorrere l'infantilismo velleitario della sinistra (perchè non tiene conto dei tempi biblici necessari per superare le resistenze delle lobby che in Italia sono presenti a tutti i livelli sociali (insegnati, lavoratori dipendenti privati e statali, tassisti, magistrati, professionisti, autonomi, etc etc).




L'interesse nazionale non si fa in deficit
Se il sistema Italia oggi è fragile e facile preda degli altri, è perché siamo stati noi ad averlo ridotto così
di Mario Baldassarri
4 Gennaio 2017 alle 13:44calenda
Carlo Calenda (foto LaPresse)
Sono d’accordo con il punto centrale esposto dal ministro Calenda: “Dobbiamo metterci in sicurezza con un piano straordinario, ragionare come sistema paese, tutelare in modo più netto gli interessi nazionali, avviare una vera politica di inclusione sociale per contrastare il populismo. Anche prendendoci tutti gli spazi di bilancio che servono”. Sono parole condivisibili, a patto che ci s’intenda su cosa significhi “tutti gli spazi di bilancio che servono”.

Spero che Calenda precisi che non vuol dire più deficit e debito, perché sarebbe da irresponsabili. Da almeno venti anni sappiamo che su 820 miliardi di spesa pubblica ci sono 50 miliardi di sprechi e malversazioni, come affermato più volte dalla Corte dei Conti, e che mancano 100 miliardi di evasione fiscale. Solo un esempio: abbiamo erogato per venti anni 35 miliardi di euro all’anno di fondi perduti, un totale di 700 miliardi, poco meno della metà del nostro debito pubblico. L’Italia non può fare finta che questi 150 miliardi all’anno continuino a esserci da qui fino all’eternità e chiedere maggiori spazi di bilancio con più deficit e più debito. Questi significano solo più tasse future. Gli spazi di bilancio sono già all’interno del bilancio: se si iniziano a tagliare sul serio gli sprechi si liberano risorse riducendo anche deficit e debito.

L’altro punto della politica economica del governo è la difesa degli “interessi nazionali” attraverso la costruzione di “una rete fatta di grandi aziende pubbliche e private e di istituzioni finanziarie capaci di muoversi in modo coordinato insieme al governo”. Ancora una volta, il concetto di una rete è anche condivisibile: ma di cosa parliamo in concreto? Le grandi aziende private non esistono più e quelle pubbliche sono comunque quotate e partecipate da fondi internazionali. Quali sono le istituzioni finanziarie italiane capaci di muoversi? E poi perché insieme al governo? Il governo si mette a fare strategie industriali e finanziarie? Più che impicciarsi di queste cose, la priorità del governo dovrebbero essere il bilancio pubblico, la crescita e la riduzione della disoccupazione. Si ricostruisce il paese se ognuno fa bene il proprio mestiere, non quello degli altri. Può essere un obiettivo la difesa dei campioni nazionali, ma questi senza la lunga crisi non avrebbero difficoltà finanziarie e non sarebbero prede. Se l’Italia fosse un paese forte e produttivo non ci sarebbe l’assalto alla pecora più debole, gli stranieri investirebbero sul serio e non per papparsi le spoglie. Tutti siamo per l’italianità, ma per un’Italia forte capace di competere con i sistemi europei e del resto del mondo, mentre invece molto spesso dietro lo slogan della “difesa dell’italianità” dagli stranieri c’è l’ipocrisia di non rendersi conto delle nostre colpe. Se il sistema Italia oggi è fragile e facile preda degli altri, è perché siamo stati noi ad averlo ridotto così.

Mario Baldassarri è presidente Centro studi Economia reale
http://www.ilfoglio.it/economia/2017/01 ... it-113595/
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Re: Calenda premier subito!

Messaggioda pianogrande il 05/01/2017, 11:49

Purtroppo il problema è un altro.

In un paese profondamente marcio e corrotto, la prima mossa non può che consistere in una lotta al marciume e alla corruzione e non il dilemma se farci fregare dallo stato (dai politici) o dai privati.

Il protezionismo diventerebbe la salvaguardia del sistema mafioso e già ampiamente protezionistico a livello di tante categorie.

Il nostro mercato ha bisogno di aria fresca e non di nazionalismo peloso così come ha bisogno di aria fresca il nostro sistema politico.

Chiudere porte e finestre serve solo a conservare l'aria viziata.
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Re: Calenda premier subito!

Messaggioda ranvit il 05/01/2017, 17:44

Beh, intanto nessuno ha parlato di nazionalismo tout court, ma solo di difesa di alcune ns eccellenze e peculiarità....esattamente come fanno tutti gli altri Paesi meno mollaccioni e sbracati di noi.

La lotta al marciume ed alla corruzione va fatta ma siccome i risultati sono giocoforza concretizzabili nel medio/lungo periodo, nel frattempo se non vuoi finire come stuoino degli altri Paesi/rivolta dei forconi all'interno, è bene che ti muovi anche su altre necessità.
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Re: Calenda premier subito!

Messaggioda mariok il 05/01/2017, 18:06

Parole, parole, ma in pratica cosa significano?

“una rete fatta di grandi aziende pubbliche e private e di istituzioni finanziarie capaci di muoversi all’occorrenza in modo coordinato tra di loro e insieme al governo”

cos'è la riedizione della Mediobanca di Enrico Cuccia? :?

Non sono cose del genere che ci hanno portato a quel che siamo oggi?
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Re: Calenda premier subito!

Messaggioda ranvit il 05/01/2017, 20:29

Puo' essere...ma non credo. Nel frattempo:abbiamo davanti a noi un ventennio al massimo nel quale se non ricreiamo un sistema di investimenti pubblico-privati faremo quello che Einaudi immaginava per l’Italia, saremo un paese di ristoratori, albergatori e cammellieri. Questo l’abbiamo evitato grazie alla massoneria illuminata come Francesco Saverio Nitti e ai cattolici tipo Felice Balbo. Ma mi sembra che di questo passo rischiamo di doverci affidare a settori non strategici quali turismo e buona cucina. Così l’Italia decade e questo significherà emigrazione di massa della popolazione italiana, fenomeno che si sta verificando anche al nord, mentre al contrario prosegue l’immigrazione dal sud del mondo. Mi sembra dunque che Calenda abbia ragione su tutta la linea. Salviamo il ministro Calenda, facciamo in modo che stia al governo e che abbia più potere. Calenda premier!

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Re: Calenda premier subito!

Messaggioda pianogrande il 05/01/2017, 20:30

ranvit ha scritto:Beh, intanto nessuno ha parlato di nazionalismo tout court, ma solo di difesa di alcune ns eccellenze e peculiarità....esattamente come fanno tutti gli altri Paesi meno mollaccioni e sbracati di noi.
...


Le "eccellenze" non hanno bisogno di alcuna "protezione".

Anzi di solito soffrono di ogni limitazione del libero mercato.

Il fatto di invocare protezionismo è la più significativa ammissione di debolezza; di inadeguatezza.

Una classe imprenditoriale inetta e sempre in cerca di regali va lasciata in pasto al libero mercato e bisognava mollarla prima ma non è mai troppo tardi.

Siamo un paese protezionista da sempre.

Protezionista nella creazione di categorie intoccabili, con albi professionali e licenze di esercizio e finanziamento pubblico e permissivismo fiscale e altre cose che non mi vengono in mente.

Questa gestione suicida dell'economia ci ha dato (per mancanza di selezione naturale) una classe imprenditoriale da ridere per non piangere e questi hanno il coraggio di chiedere ulteriore protezionismo?
Magari ulteriore finanziamento pubblico?
Magari l'uscita dall'Euro e dall'Europa per continuare a vivere di espedienti?

Ma che vadano a farsi friggere (sono partito con la "f" ma poi ho cambiato parola).
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Re: Calenda premier subito!

Messaggioda ranvit il 06/01/2017, 10:29

Vabbè.....continuiamo a lamentarci senza costrutto :mrgreen:
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Re: Calenda premier subito!

Messaggioda pianogrande il 06/01/2017, 12:32

ranvit ha scritto:Vabbè.....continuiamo a lamentarci senza costrutto :mrgreen:


W il "costrutto" ma solo se se non è un rimedio peggiore del male.
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Re: Calenda premier subito!

Messaggioda mariok il 06/01/2017, 12:57

"Fare sistema" per tenere nel paese alcune aziende strategiche è legittimo ed anche auspicabile.

Lo fanno altri paesi come Germania e Francia, perché non farlo anche noi.

E non si tratta in realtà di protezionismo: non si crea alcuna barriera ma si cerca semplicemente di organizzare le forze economiche e finanziarie in campo in modo da avere un sistema più forte ed efficace.

Fin qui la teoria. Poi, come al solito, c'è la pratica che è spesso tutta un'altra storia.

Innanzi tutto ha ragione Baldassarri quando nota che "le grandi aziende private non esistono più e quelle pubbliche sono comunque quotate e partecipate da fondi internazionali". Rischiamo di chiudere la stalla quando i buoi sono già scappati, ottenendo probabilmente come unico effetto non quello di "non fare uscire i buoi" ma di non farne entrare altri dall'esterno.

Poi c'è un secondo rischio: quello di confondere (non casualmente) l'interesse nazionale con quello delle solite poche famiglie che hanno come unico obbiettivo quello di mantenere il controllo delle loro aziende impedendo o ostacolando di fatto ogni possibilità di sviluppo.

D'altra parte il "nanismo" del nostro sistema capitalistico non lo scopriamo oggi ed una "rete" fatta dai soliti noti servirebbe al più a mantenere uno "status quo" penalizzante.

Credo che la nostra priorità sia invece quella di rendere più attrattivo il paese, con politiche fiscali, servizi e quadri normativi, che rendano più conveniente investire da noi.

La creazione di nuove cordate con i soliti "capitani coraggiosi" dei salotti "buoni" potrebbe risultare ancora più dannoso.
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