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Voucher

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Voucher

Messaggioda trilogy il 15/12/2016, 12:50

Sono andato a cercarmi un po' di informazioni su questo fenomeno, che conosco poco.
Guardando alle statistiche, (anche l'analisi della cgil) la media di compensi che percepisce un lavoratore pagato in voucher è di circa 500 euro in un anno, e non è cambiata negli ultimi anni. Quindi si tratta di lavori molto saltuari, almeno stando ai numeri. Ora in questa massa enorme di voucher sicuramente ci saranno imbrogli e lavori precari mascherati.
Per me possono anche eliminarli.
Però stando ai numeri, mi sembra molto difficile sostenere, che eliminando i vouchers, aumenteranno i posti fissi e regolari. Mi sembra una ipotesi non supportata da alcun dato di fatto.
Se invece ci sono idee per sostituirli con qualcosa di altro, sarebbe interessante capire con che cosa.

Statistiche e analisi
http://www.bollettinoadapt.it/wp-conten ... o-inps.pdf

http://www.cgil.bergamo.it/index.php/ca ... -dall-inps
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Re: Voucher

Messaggioda mariok il 15/12/2016, 13:05

Ma ormai chi ha più la capacità o la volontà di entrare nel merito per trovare magari soluzioni migliori di quelle in essere.

Tutto fa brodo per attaccare il nemico comune senza andare tanto per il sottile.

Vedere in un referendum in materia di diritto del lavoro Brunetta e Landini dalla stessa parte significa che ormai abbiamo raggiunto il fondo.

Quello che mi sembra non si riesca a capire è che c'è uno solo che può uscire vittorioso da questa ubriacatura di no a prescindere: ed è Grillo, che in questo è un maestro imbattibile.
« Dopo aver studiato moltissimo il Corano, la convinzione a cui sono pervenuto è che nel complesso vi siano state nel mondo poche religioni altrettanto letali per l'uomo di quella di Maometto» Alexis de Tocqueville
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Re: Voucher

Messaggioda gabriele il 15/12/2016, 13:16

Sono però dati medi. Forse sarebbe meglio avere dati più puntuali. Infatti se un lavoratore acquisisce un solo voucher nel 2016, fa statistica con un peso decisamente diverso da chi viene sfruttato con questo sistema.
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Re: Voucher

Messaggioda gabriele il 15/12/2016, 14:31

Politically (in)correct – Salvate il soldato Voucher
di Giuliano Cazzola
Tag: #voucher #lavoroaccessorio #precariato #Inps
Se si potessero processare le norme e gli istituti giuridici ci sarebbe, senza alcun dubbio,
qualche solerte procura che indagherebbe sui voucher, con l’imputazione di associazione
esterna nell’organizzazione del precariato. Poi, quando si fosse arrivati al processo, gli imputati
sarebbero assolti quanto meno per insufficienza di prove. Persino l’Inps non è stato in grado di
arrivare ad una condanna dei voucher, nonostante avesse commissionato un’ampia requisitoria
ad un gruppo di esperti che hanno messo a soqquadro gli archivi, rivoltato in lungo e in largo le
statistiche riguardanti il lavoro accessorio dal 2008 al 2015 (si veda il WorkINPS Paper, n. 2 del
settembre 2016, sui profili dei lavoratori e dei committenti), ma che, alla fine dei conti, dopo una
settantina di pagine e di tabelle, hanno dovuto concludere, laconicamente, così: “In definitiva il
“popolo dei voucher”, al netto dei pensionati, nella stragrande maggioranza non è tanto un
popolo “precipitato”, nel girone infernale dei voucher, dall’Olimpo dei contratti stabili e a
tempo pieno (Olimpo a cui spesso non è mai salito) ma un popolo che, quando è presente sul
mercato del lavoro, si muove tra diversi contratti a termine o cerca di integrare i rapporti di
lavoro a part time” E, in termini ancora più espliciti, il documento pone l’interrogativo-chiave: “E
se li abolissimo?”. Ma si dà anche la risposta: “ciò che non può essere abolito è il problema
sottostante: come si pagano le attività di breve durata (dato che è arduo pensare di abolirlo)”.
Proprio così. Si possono trattare i voucher come l’olio di palma, oppure polemizzare con la prassi
dei “lavoretti” e lamentare che, nel giro di qualche anno, il numero di questa forma di pagamento
semplice e diretta, dal valore di 10 euro orari sia esploso, passando da poco più di 500mila nel 2008
ai 115 milioni del 2015 (per un totale, nell’arco temporale considerato, di 277 milioni per un
importo complessivo di 2,8 miliardi di cui 1,15 miliardi nel 2015). Si può essere sensibili al “grido
di dolore” di 1,4 milioni di lavoratori (suddivisi praticamente fiftyfifty tra maschi e femmine: di
questi 120mila circa sono extracomunitari) che hanno ricevuto, nel 2015, voucher in cambio di
prestazioni accessorie (quando nel 2008 erano stati solo 25mila). Ma alla fine si va a sbattere
sempre lì, a quella domanda che deve ricevere una risposta appropriata: come si pagano le
attività di breve durata? Con contratti a termine di pochi giorni? In passato lo si è fatto. Con
il lavoro somministrato? In nero? Oppure con una forma contrattuale (il lavoro accessorio
liberalizzato) e una modalità retributiva (i voucher, appunto) che hanno dimostrato di
funzionare?
Del resto, a fare riferimento al benchmarking si scopre che anche in altri Paesi vengono adottate, in
questi casi, forme di lavoro il più possibile flessibili. Certo, dal 2008 al 2015 il “popolo dei
voucher” ha cambiato pelle. All’inizio erano in prevalenza anziani (con un’età media intorno ai 60
anni). Con il procedere del tempo e con il variare delle normative (quando si è andati ben oltre
l’impiego nelle vendemmie) è cresciuto il numero dei giovani (i quali hanno percepito il 43% dei
voucher nel 2015), mentre si è ridotto in percentuale quello degli over60 (8%) anche se in valori
assoluti l’espansione dei voucher è proseguita pure per loro (oltre 100mila nello scorso anno). È
aumentato anche il numero medio dei voucher riscossi (da 19,4 nel 2008 a 63,5 nel 2015). Si è
allargata la platea degli utilizzatori, dal momento che i nuovi prestatori costituiscono, ogni anno, la
maggioranza. Inoltre, se maggiore è il numero di voucher percepiti, ugualmente maggiore è la
probabilità del lavoratore di essere re-impiegato anche nell’anno successivo. Il numero medio di
voucher percepiti nel 2015 è corrisposto a 478 euro netti nell’arco di 12 mesi. Essendo il valore
della mediana pari a 29 voucher riscossi, la metà dei prestatori di lavoro accessorio ha incassato in
un anno 217 euro netti. Soltanto il 2,2% dei prestatori (circa 30mila) ha incassato, l’anno scorso, più
di 330 voucher con un guadagno netto di 2.250 euro. Ciò significa che – come fa notare il paper –
per l’84% dei prestatori non viene neppure raggiunto l’accredito minimo di un mese utile ai fini
previdenziali della Gestione separata (pari a 168,44 euro corrispondenti a 130 voucher). Ma, come
vedremo, un fenomeno particolarmente complesso e in espansione rimane sostanzialmente
nell’ambito del quadro normativo di riferimento, tanto da rendere non credibile l’esistenza di
un disegno così diffuso ed articolato di travestimento e simulazione di altri e più stabili
rapporti di lavoro, come lascia intendere una troppo facile propaganda.
Per memoria, le leggi n. 92 (c.d. “Riforma Fornero” del mercato del lavoro) e n. 134 del 2012,
hanno apportato una radicale trasformazione della normativa, liberalizzando di fatto l’utilizzo dei
buoni lavoro per quanto riguarda gli ambiti soggettivi e oggettivi. Era stato ridefinito, inoltre, il
limite economico netto a 5mila euro l’anno (elevato a 7mila con il DLgs n.81/2015, in attuazione
del jobs act) non più ragguagliato ad ogni singolo committente, ma in relazione alla pluralità dei
committenti. Le prestazioni svolte a favore di imprenditori o professionisti non possono superare i
2mila euro annui, con riferimento a ciascun committente. Restano specificità per il settore agricolo
in cui il lavoro accessorio è ammesso per aziende con volume d’affari superiore a 7mila euro solo
specifiche figure di prestatori, le medesime delle prime mansioni ammesse al lavoro accessorio
(pensionati e giovani con meno di venticinque anni di età, studenti) e solo per attività stagionali (es.
vendemmia, raccolta delle olive). Per le aziende con volume d’affari non superiore a 7mila euro è
consentita, invece, l’utilizzazione di qualsiasi soggetto in qualunque tipologia di lavoro agricolo (sia
stagionale che non) purché non sia stato iscritto l’anno precedente negli elenchi anagrafici dei
lavoratori agricoli. In ragione delle specificità del settore agricolo, non trova applicazione il limite
di 2mila euro previsto in relazione alle prestazioni rese a favore di imprenditori o professionisti.
Norme più restrittive sono poi state introdotte, nel decreto correttivo del jobsact, per quanto
riguarda l’attivazione dei voucher al fine di contrastare l’evasione e l’elusione che restano una
preoccupazione diffusa, tanto che una maligna nota a piè di pagina del paper sottolinea il fatto che,
nel corso del 2015, 23mila prestatori hanno incassato un solo voucher, lasciando intravedere, in tale
situazione, un espediente per fornire una copertura a casi di lavoro sommerso.
Si tratta comunque di aspetti marginali se confrontati con la marea di dati contenuti nel
rapporto. Cominciamo da un’analisi dei prestatori per numero di voucher riscossi. In numero
di 439mila, lo scorso anno, hanno percepito non più di 2 voucher a giornata (per il 72% di
questi il numero annuo è risultato inferiore o pari a 29 voucher, corrispondenti al valore
mediano). Per 300mila si è trattato di un numero compreso tra 2 e 4, per 390mila tra 4 e 10. Solo
per 250mila (il 18%) i voucher riscossi sono stati più di 10. Un dato anomalo, che mette in evidenza
un uso dei voucher anche per prestazioni di buon livello professionale, è riferibile al caso dei
100mila prestatori che hanno riscosso più di 20 voucher a giornata. L’81% dei prestatori, nel 2015,
hanno lavorato per un solo committente. Tale percentuale, tuttavia, scende al 53% tre i 50mila
prestatori che hanno riscosso, sempre nel 2015, più di 266 voucher (corrispondenti alla fatidica
soglia dei 2mila euro). Per quanto riguarda, invece, la condizione professionale-lavorativa dei
prestatori di lavoro accessorio, ben 750mila sono lavoratori attivi o percettori di ammortizzatori
sociali (sono, stabilmente dal 2013, il 50% circa del totale). I c.d. silenti (per costoro il voucher
risulta la fonte esclusiva di reddito nell’anno considerato) sono 300mila con un’età media di 36,6
anni (in crescita di 3 anni rispetto al 2010) e sono ritenuti in prevalenza disoccupati di lunga durata
o situazioni di rientro nel mercato del lavoro, tanto che è elevata la quota di “femminilizzazione”,
come per i 200mila casi di persone prive di posizione previdenziale precedente. Il tasso di
ripetizione (ovvero l’instaurazioni di ulteriori rapporti con i precedenti committenti) riguarda quasi
la metà dei prestatori di cui è massima la quota di pensionati.
Un quarto dei soggetti sono lavoratori dipendenti che hanno un lavoro accessorio come
secondo, modesto, reddito. Un 30% è transitato dal lavoro accessorio a lavoro dipendente a
fronte di un 20% che ha compiuto il percorso in senso contrario. Passando all’analisi dei
committenti troviamo conferma delle nostri tesi. Che il fenomeno sia in crescita è confermato anche
dal numero delle società e delle persone fisiche (816mila) che dal 2008 al 2015 si sono avvalse di
prestazioni di lavoro accessorio (ben 473mila nel 2015 di cui poco meno della metà “esordienti”).
Negli ultimi anni – dal 2013 al 2015 – i committenti sono raddoppiati, mentre i prestatori sono
aumentati del 137% e i voucher riscossi del 142%. Ciononostante in ciascuno degli anni considerati,
a partire dal 2008, la spesa per voucher dei committenti è stata in media inferiore ai 2mila euro,
benché il numero medio sia salito da 154 a 186. Riconosciamolo: ci vorrebbe una regia diabolica,
degna della Spectre, per realizzare un piano elusivo, ma molto conforme alle regole previste.
Le caratteristiche del fenomeno dei voucher sono confermate anche dai trend del loro utilizzo
da parte dei committenti. Il 65% li utilizza in maniera marginale; il 21% ne ha fatto un uso
intensivo e selettivo (oltre 70 voucher pro capite); l’11% si è avvalso di molti prestatori pur
retribuendoli in misura ridotta, mentre solo il 3% ne fa un utilizzo importante (più di 5
lavoratori) con un’erogazione di oltre 70 voucher. Il costo del lavoro delle persone retribuite con
questo strumento di pagamento è comunque limitato (1,19% dell’ammontare del lavoro dipendente
e di quello accessorio) anche se in crescita (era lo 0,75% nel 2011). Il settore degli alberghi e
ristoranti costituisce il 40% delle imprese che si avvalgono dei buoni lavoro con un costo relativo
del 3,4%.
Giuliano Cazzola
Membro del Comitato scientifico ADAPT
Docente di Diritto del lavoro UniECampus


http://www.bollettinoadapt.it/wp-conten ... oucher.pdf
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Re: Voucher

Messaggioda Robyn il 15/12/2016, 20:28

I voucher vanno fortemente limitati e vanno riportati a come era l'uso originale.In merito a Poletti che dice che bisogna andare ad elezioni prima del referendum sù voucher e art 18, lui se ne può andare anche subito domani stesso.Nel programma di Bersani che aveva vinto alla camera non c'era nessun'ampliamento dei voucher,nessun cambio dell'art 18 e nessun contratto a tutele crescenti e dal momento che gli elettori avevano votato quello di programma <<bisogna applicare quello di programma>> e quindi rimodificare tutele crescenti art 18 e altri interventi.A me pare che certi personaggi non si facciano strada per via meritocratica,molti a ricoprire certi incarichi ci sono arrivati con la prepotenza ed è una caratteristica di certa classe dirigente.Il governo và avanti fino alla fine della legislatura nel segno della discontinuità.Già si parla di clessidra ed è un certo giornalismo che lo fà.La moda è attaccare il governo a prescindere,non si cambia mai,ma questa volta questi <<sfasciavetrine>> della democrazia non ce la faranno
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Re: Voucher

Messaggioda trilogy il 16/12/2016, 11:48

gabriele ha scritto:Politically (in)correct – Salvate il soldato Voucher
di Giuliano Cazzola
Tag: #voucher #lavoroaccessorio #precariato #Inps

[..] Ma alla fine si va a sbattere sempre lì, a quella domanda che deve ricevere una risposta appropriata: come si pagano le
attività di breve durata? Con contratti a termine di pochi giorni? In passato lo si è fatto. Con
il lavoro somministrato? In nero? Oppure con una forma contrattuale (il lavoro accessorio
liberalizzato) e una modalità retributiva (i voucher, appunto) che hanno dimostrato di
funzionare?...


Articolo interessante, ricco di dati. In sostanza conferma l'idea che mi ero fatto. Ci sono alcune situazioni anomale che emergono dalle statistiche, ma la stragrande maggioranza sono pagamenti riconducibili a prestazioni occasionali di brevissima durata. Possiamo quindi anche elimarli ma va chiarito come vanno pagate queste prestazioni.
Non è comunque ammissibile che questi lavoratori paghino dei contributi pensionistici che non porteranno a maturare nessuna pensione. E' un furto, e sono soldi che gli vanno restituiti.
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Re: Voucher

Messaggioda gabriele il 16/12/2016, 12:49

trilogy ha scritto:
Articolo interessante, ricco di dati. In sostanza conferma l'idea che mi ero fatto. Ci sono alcune situazioni anomale che emergono dalle statistiche, ma la stragrande maggioranza sono pagamenti riconducibili a prestazioni occasionali di brevissima durata.


Oltre il 2.2 % sì, ma non solo.

A quanto pare il voucher è gestito su persone che hanno già un lavoro e in realtà economicamente forti (nord italia).

Il dato allarmante è il costante aumento di questo mezzo.
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Re: Voucher

Messaggioda Robyn il 16/12/2016, 18:29

La crescita dei vocher c'è perche sono terminati gli incentivi che erano solo un tampone.Allora le aziende per aggirare il costo del lavoro utilizzano i voucher.Quindi la prima cosa da fare e la diminuzione del costo del lavoro per il lavoro a tempo indeterminato agendo sul cuneo fiscale.In merito al job act non è necessario fare il referendum si possono fare cambiamenti prima.Del job act ci sono delle cose positive tra cui l'estensione degli ammortizzatori sociali alle piccole aziende e la semplificazione di norme traducibili in inglese.La prima cosa è portare la prova ad un'anno dopodiche scatta l'art 18 prima era sei mesi considerato un tempo insufficente per la prova,ma tre anni sono troppi.La seconda è modificare l'art 18 in modo differente dal passato e dal presente.Per i disciplinari tre infrazioni disciplinari in un'anno dopodiche può esserci il licenziamento e questo è per rispettare il principio di proporzionalità in base al quale la sanzione inflittà e in funzione della gravità del reato.Nel caso di una semplice infrazione è sufficente una semplice sanzione disciplinare.Tre infrazioni non si prestano ad incertezze interpretative perche le infrazioni sono chiaramente limitate nel numero.Per i motivi economici la reintegrazione per motivi inesistenti e non insussistenti perche insussistente è una frase che si presta ad incertezze interpretative.Per concludere l'opting out del magistrato che può decidere di dare l'indennizzo anche se avrebbe diritto alla reintegrazione per ex nel caso di rapporti di lavoro detriorati e tempi brevi per le cause di lavoro due ,tre mesi max.Per le piuccole aziende sotto i 15 dipendenti elevare del 30% l'indennità nel caso l'azienda si rifiutasse di fare la reintegrazione intimata dal magistrato ma non obbligatoria per l'azienda.F r costare di più le formule della Biagi in modo tale che queste siano utilizzate solo se necessario e corredarle di tutte le tutele del lavoro subordinato e dando redditi più alti ai lavoratori impiegati con queste formule agendo sul cuneo fiscale.Poi c'è da ridefinire e rimodellare il welfare ed intervenire sulla previdenza attraverso il ricalcolo contributivo e restituendo la parte che manca con azioni.Stabilire un minimo previdenziale al di sotto del quale no si può scendere e fare in modo che i contributi a parità di costo del lavoro siano leggermente più alti per i bassi redditi perche il sistema contributivo svantaggia i redditi bassi
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