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"Ho lasciato Palazzo Chigi, torno a casa davvero"

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

"Ho lasciato Palazzo Chigi, torno a casa davvero"

Messaggioda ranvit il 11/12/2016, 12:57

"Proveremo a ripartire e rischiare per cambiare"
:D

http://www.ansa.it/sito/notizie/special ... 7bab6.html


"Torno a Pontassieve, come tutti i fine settimana. Entro in casa, dormono tutti. Tutto come sempre, insomma. Solo che stavolta è diverso. Con me arrivano scatoloni, libri, vestiti, appunti. Ho chiuso l'alloggio del terzo piano di Palazzo Chigi", prosegue Renzi. "Torno semplice cittadino. Non ho paracadute. Non ho un seggio parlamentare, non ho uno stipendio, non ho un vitalizio, non ho l'immunità. Riparto da capo, come è giusto che sia. La politica per me è servire il Paese, non servirsene", sottolinea.

"Ai milioni di italiani che vogliono un futuro di idee e speranze per il nostro Paese dico che non ci stancheremo di riprovare e ripartire. Migliaia di luci brillano nella notte italiana. Proveremo di nuovo a riunirle. Facendo tesoro degli errori fatti ma senza smettere di rischiare: solo chi cambia aiuta un Paese bello e difficile come l'Italia". Lo scrive su Fb Matteo Renzi. "Noi siamo quelli che ci provano davvero. Che quando perdono non danno la colpa agli altri. Che pensano che odiare sia meno utile di costruire. Insieme".

"C'è tanta delusione per la riforma costituzionale. Un giorno sarà chiaro che quella riforma serviva all'Italia, non al Governo e che non c'era nessuna deriva autoritaria ma solo l'occasione per risparmiare tempo e denaro evitando conflitti istituzionali. Ma quando il popolo parla, punto. Si ascolta e si prende atto. Gli italiani hanno deciso, viva l'Italia", aggiunge Renzi.

"Ho sofferto a chiudere gli scatoloni ieri notte, non me ne vergogno: non sono un robot. Ma so anche che l'esperienza scout ti insegna che non si arriva se non per ripartire. E che è nei momenti in cui la strada è più dura che si vedono gli amici veri, l'affetto sincero. Grazie a chi si è fatto vivo, è stato importante per me", scrive il presidente del Consiglio dimissionario. Renzi pero' conferma l'impegno in politica: "Ci sentiamo presto, amici", è la promessa con cui chiude il messaggio.
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: "Ho lasciato Palazzo Chigi, torno a casa davvero"

Messaggioda mariok il 11/12/2016, 15:36

Conquistare (o riconquistare) un rapporto con i giovani non è impresa semplice.

Anche perché non è una categoria culturalmente ed ideologicamente ben definita.

Ma dire "di avere perso il voto giovanile perché il Pd è assente dal web" mi sembra un'analisi quanto meno superficiale.

D'altra parte la raffinatezza politica e la capacità d'analisi non mi sembrano le principali caratteristiche del personaggio.

Lo sfogo di Renzi: ho perso la fiducia dei giovani. Lavorerò su di loro e sul web
La conversazione con Gramellini: “Non mi faccio incastrare. Mi ricandido alla segreteria sfidando D’Alema o chi metterà lui”

Pubblicato il 11/12/2016
Ultima modifica il 11/12/2016 alle ore 08:42
JACOPO IACOBONI
ROMA

Una delle riflessioni che sta facendo Matteo Renzi in queste ore dopo la vittoria del No al referendum, e le sue dimissioni da premier, è semplice e difficilmente confutabile dati alla mano: ho perso perché ho perso la fiducia del voto dei giovani.

Ed è su questo terreno - ragiona - che m'impegnerò da oggi in avanti, fino alle elezioni, in qualunque momento ci saranno. Ricostruire comunità, riconquistare i giovani. Puntando anche molto sul web, come spiegheremo meglio più avanti.

LEGGI ANCHE:

- Matteo Renzi su Facebook: “Torno a casa. Sono stati mille giorni fantastici”

Proprio lui, l’ex rottamatore, che comparve sulla scena scompaginando un apparato Pd stantìo, ha poi totalmente perso freschezza, la guasconeria che l’aveva fatto sembrare così esterno al Palazzo, e così in grado di sintonizzarsi con una generazione nuova di italiani, s’è presto mutata nella percezione in arroganza. È stata una nemesi impressionante che Renzi finisse con l’essere identificato, a torto o a ragione (o, come spesso accade nella vita, in un mix di entrambe le cose), col simbolo di quella Casta che doveva combattere. Ma è andata così, è un fatto.

La riflessione renziana sui giovani l’ha raccontata ieri in tv Massimo Gramellini durante “Le parole della settimana”, riferendo di uno scambio al telefono, non un’intervista, semmai più un flusso di pensieri, con il presidente del Consiglio dimissionario. Seduto su uno sgabellino con accanto Serena Dandini e Fabio Volo, Gramellini ha raccontato alcune valutazioni interessanti, che vale la pena di riferire.

Innanzitutto Renzi rivendica di avere lasciato la poltrona con stile, pur avendo ancora in Parlamento una maggioranza, e di esserci rimasto male nel vedere politici ed editorialisti che maramaldeggiano in tv, invitarlo a tornarsene a casa. Uno spettacolo, possiamo aggiungere, del tutto italiano, che colpisce sempre il potente in difficoltà, e tanto più quanto più il potente è (stato) forte (corollario: i primi ad accoltellare sono di solito personaggi dal potente beneficiati).

Contrariamente a quanto uno potrebbe credere, Renzi non è pentito di essersi lanciato nell’avventura del referendum - cosa che s’è rivelata fatale anche per la sua promessa di lasciare in caso di sconfitta. Negli ultimi giorni prima del voto l’allora premier aveva più volte ammesso l’errore di aver personalizzato la consultazione sulla riforma costituzionale, ma è anche vero che ogni volta che l’ammetteva gli tornavano a chiedere cosa avrebbe fatto in caso di sconfitta: insomma, s’è impiccato a una sua stessa frase.

Eppure, è il ragionamento di Renzi, il mio errore più grosso è stata la riforma della scuola: non è riuscita come avrebbe voluto. Mentre il referendum a suo dire è stata una battaglia giusta perché le riforme erano necessarie, e lo dimostra la vicenda del Monte dei Paschi; Renzi di questo è totalmente convinto (la Bce proprio ieri l’altro ha negato qualsiasi proroga per la ricapitalizzazione, e dunque i 5 miliardi andranno trovati, probabilmente con l’aiuto dello Stato).

Sostiene il segretario del Pd che ci si è trovati, con la vittoria del No, in una situazione kafkiana: i senatori hanno votato la propria abolizione e sono stati rimessi in sella dai cittadini che li detestano. Scherzando, ha aggiunto: quando torno al governo, la prima cosa che faccio sarà nominare il Cnel, quello che non mi hanno fatto abolire. Scherzando ma chissà fino a che punto, si potrebbe chiosare: il «rimettersi in cammino» allude chiaramente a una rivincita, che però va costruita un po’ da lontano, e con un Pd non esattamente suo complice. Almeno, non tutto.

Renzi ha consegnato a Gramellini alcune riflessioni anche sugli aspetti più formali della crisi di governo che in queste ore il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha dovuto dipanare, sul ruolo del Pd, ma anche su quello del suo leader. Molti suoi nemici hanno ipotizzato che il passo indietro fosse solo di facciata, o che Renzi si fosse dimesso nella speranza di restare lui dimissionario fino al voto, oppure con l’idea di accettare una plausibile ipotesi di reincarico. Gramellini ha raccontato invece di un premier uscente determinato: non mi faccio incastrare, gli ha detto. Do la campanella con un sorriso al mio successore, sia Gentiloni, Padoan, Godzilla o Jack lo Squartatore. Poi me ne torno cittadino tra i cittadini, senza stipendio né vitalizio. E mentre il nuovo governo Renzi senza Renzi governa, lui si ricandida alla segreteria del Pd, dove sfiderà D’Alema o l’uomo che lui gli metterà contro. Vinco e sparisco da Roma, ha spiegato Renzi, girando l’Italia fino alle elezioni politiche e allargando la squadra, come tutti mi avete chiesto.

Renzi è convinto di avere con sé circa un terzo degli italiani: che non sarebbe poco - anche se non è esattamente il 40 per cento dei voti per il Sì che alcuni renziani, troppo ottimisticamente, s'intestano, ma è una base su cui impostare una rivincita. Nello scambio telefonico riportato ieri su Raitre, il discorso è andato a cadere inevitabilmente sui giovani, anzi, sull’accoppiata giovani più Internet (e social network). Renzi ha detto a Gramellini di avere perso il voto giovanile perché il Pd è assente dal web, e dunque lui nei prossimi mesi dedicherà tutte le sue energie a ricostruire una comunità digitale.

Non sarà facile, si può aggiungere, senza mettere a fuoco anche cosa si vuole dire; e quanta cattiveria si è disposti a sprigionare nello spazio cyber, che non è più solo terra di promesse.
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Re: "Ho lasciato Palazzo Chigi, torno a casa davvero"

Messaggioda Robyn il 11/12/2016, 16:22

Se renzi vuole tornare deve prima fare un periodo di studio presso Cuperlo e un periodo di riaddestramento al socialimo nel centro di Ferrando.Intanto nel frattempo bisogna far vedere che cos'è veramente la democrazia dell'alternanza e l'ascolto dei suggerimenti delle minoranze che cosa significa far scendere la febbre,che la regola della maggioranza pura porta alla dittatura della maggioranza.Bisogna evitare la dittatura delle minoranze ma anche quella della maggioranza
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Re: "Ho lasciato Palazzo Chigi, torno a casa davvero"

Messaggioda ranvit il 11/12/2016, 16:41

Puntando anche molto sul web 8-)
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: "Ho lasciato Palazzo Chigi, torno a casa davvero"

Messaggioda mauri il 11/12/2016, 22:17

un grande vecchio saggio, tanto di cappello
grazie mauri

http://www.repubblica.it/politica/2016/ ... ef=HRER2-1
Sono sogni, non è vero? Sogni miei e mi piace sperare che possano avverarsi. In fondo anche i No referendari volevano un cambiamento. Con Grillo e Salvini? Per l'Italia purtroppo è avvenuto, spesso ci scordiamo delle pessime esperienze vissute. La storia dovrebbe insegnarlo, soprattutto ai giovani: essi hanno votato il No in massa. Ora dovrebbero rileggersi alcuni classici della nostra storia politica e sociale fino in fondo. Il No vuole un vero cambiamento in avanti o all'indietro? Ricordatevi l'antica Internazionale: "Sulla libera bandiera /batte il Sol dell'Avvenir".

È assai singolare che sia un vegliardo come io sono a concepire l'Avvenire. Spetta a voi giovani costruire l'Avvenire. Il tempo corre, datevi da fare per l'Italia e per l'Europa, di entrambe siete cittadini e volete forse affidarvi a quelli che dall'Europa vogliono uscire? È questo l'Avvenire?

Cari giovani e caro Renzi, l'Avvenire è nelle vostre coscienze, non certo in quelle di Grillo e di Salvini. Siamo a un giro di boa. Spero che la Crociera la vinca il migliore.
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Re: "Ho lasciato Palazzo Chigi, torno a casa davvero"

Messaggioda mariok il 12/12/2016, 17:28

Oggi l'intervento di Speranza tradiva la preoccupazione per una cocente sconfitta al congresso, che non vorrebbe in tempi brevi.

Che senso ha chiedere al segretario ormai uscente (si dimetterà domenica prossima in occasione dell'assemblea nazionale) se c'è ancora posto nel partito per chi ha votato (sarebbe più corretto dire ha fatto campagna elettorale) per il no?

Un posto ed un ruolo nel partito non deve darglielo qualcuno, ma devono conquistarselo nel congresso; ma è evidentemente non si sentono per niente sicuri che "quel popolo" in nome del quale dicono di parlare li sosterrà.

Chiusa questa fase, è giusto che ognuno giochi in campo aperto mettendosi in gioco. E che vinca il migliore.

Quanto a Renzi penso anch'io che sarebbe meglio per lui, per il PD e per il paese, che si facesse da parte se non per sempre (nella politica, come nella vita non si può mai dire mai) almeno per un lungo periodo. E non solo e non tanto per una questione di coerenza.

C'è però da riconoscergli il fatto che, se ciò, come pare, non accadrà, si rimetterà comunque al giudizio degli iscritti e dei sostenitori prima e degli elettori, eventualmente, dopo.

Renzi: tornata la Prima repubblica. "In scena la strategia dell’inciucio"
Colloquio con l’ex premier. "I cittadini non sceglieranno più i governi"
di ANDREA CANGINI Ultimo aggiornamento: 12 dicembre 2016

Bologna, 12 dicembre 2016 - La voce, al telefono, è pimpante come al solito. A differenza del solito, i concetti indulgono al pessimismo. O, per meglio dire, al realismo. Non parla di sé, Matteo Renzi, parla dell’Italia: «Temo che la gente non lo abbia capito, ma con la vittoria dei No al referendum costituzionale si è concluso un ciclo. Non avremo più uno che governa, ma tutti che inciuciano. I cittadini perderanno il potere di scegliersi i governi, le decisioni politiche più importanti verranno prese da pochi nel buio del Palazzo. Insomma, è tornata la Prima repubblica. E non ne usciremo facilmente».

È tornata la Prima repubblica anche perché Renzi non si fa particolari illusioni sulla capacità, o meglio, sulla volontà, del parlamento di riformare la legge elettorale. Anche in questo caso, si aspetta il peggio. «I parlamentari – dice – faranno melina nella speranza di arrivare a settembre in modo da incassare i vitalizi. È una vergogna, lo so, ma non mi aspetto niente di diverso». Data la premessa, la previsione è inesorabile: «Alle prossime elezioni, presumibilmente a giugno, si voterà con il proporzionale e con il Consultellum».

Una sconfitta per Renzi, una sconfitta per l’Italia. Soprattutto, un cambio radicale di rotta rispetto alla strada percorsa fino al referendum del 4 dicembre. Suona perciò come un epitaffio la considerazione che segue. Come un epitaffio e come un ultima difesa d’ufficio di quel che fu: «Altro che riforma autoritaria, senza più il Senato che dà la fiducia al governo e con l’Italicum avremmo consolidato il quadro politico e istituzionale. Erano riforme coerenti con l’idea di governi responsabili fondati su maggioranze parlamentari chiare e definite sin dal giorno delle elezioni...». Ma se questo era lo schema, a questo schema gli elettori hanno detto no. Inutile recriminare, dunque, inutile indugiare su quel che avrebbe potuto essere e non è stato. «È andata così. È andata male. Non resta che farmene una ragione».

Sono le 18 e 30, il premier dimissionario è nella sua casa di Pontassieve circondato da scatoloni pieni di carte. Ha svuotato l’appartamento presidenziale a palazzo Chigi, ha lasciato l’ufficio a Paolo Gentiloni («ha le qualità, farà bene. Gli auguro in bocca al lupo») e si è rifugiato tra gli affetti familiari. «Non pensavo che sarebbe giunto questo momento – dice – ma lo affronto come ho sempre vissuto: a testa alta, in maniera responsabile».

Si percepisce un’inedita amarezza, si constata la solita fretta. Telefonate in arrivo, la voglia di tagliare corto con le chiacchiere. Soprattutto, si percepisce il desiderio che venga reso onore al suo governo. Matteo Renzi elenca le riforme approvate, dice che «in mille giorni nessuno ha mai fatto tanto per l’Italia», rivendica il fatto d’essere riuscito «a far approvare l’articolo 18 alla sinistra e le unioni civili ai cattolici», assicura che grazie al suo impegno personale il Qatar entrerà nel Monte dei Paschi e di certo il nuovo governo licenzierà a breve il decreto sulle banche annunciato da giorni.

Poi, parla di sé. Anche in questo caso esibendo un’unicità. «Sono il primo presidente del Consiglio dell’intera storia repubblicana che se ne va pur avendo 173 voti di maggioranza in parlamento», dice. Obiettiamo che se ne va perché aveva detto che in caso di sconfitta se ne sarebbe andato. La sua non è una libera scelta, dunque, ma un dovere di coerenza. Aggiungiamo che, in realtà, aveva annunciato che avrebbe lasciato non solo palazzo Chigi ma più in generale l’attività politica, cosa che con tutta evidenza non intende fare. Renzi risponde di getto: «Quando ho detto che avrei smesso con la politica intendevo dire che avrei smesso di essere pagato dalla politica, e così è stato. Non sono parlamentare, non ho stipendi, prebende né garanzie... Eppure, ho mollato lo stesso». Ha mollato, è vero. Ha fatto un passo indietro. Ma solo per prender meglio la rincorsa. A giorni ricomincerà infatti la solita trafila: riconquistare il partito per poi provare a riconquistare il governo. Nell’attesa, si capisce che Matteo Renzi vorrebbe poter scomparire. Per ricaricarsi, per rigenerare la propria immagine pubblica. Fosse per lui, oggi non andrebbe neanche alla Direzione del Pd. «Non darò interviste per mesi», dice. E nel dirlo ci chiede di non dar conto ai lettori di questa breve ma franca chiacchierata.
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Re: "Ho lasciato Palazzo Chigi, torno a casa davvero"

Messaggioda Giovigbe il 12/12/2016, 19:11

mariok ha scritto:Quanto a Renzi penso anch'io che sarebbe meglio per lui, per il PD e per il paese, che si facesse da parte se non per sempre (nella politica, come nella vita non si può mai dire mai) almeno per un lungo periodo. E non solo e non tanto per una questione di coerenza.

La coerenza dovrebbe essere tenuta in maggiore considerazione per un politico "nuovo". Non ti pare?
Se in Italia ci fossero giornalisti seri ad ogni intervista gli ricorderebbero i suoi impegni ("se perdo lascio tutto")

mariok ha scritto:C'è però da riconoscergli il fatto che, se ciò, come pare, non accadrà, si rimetterà comunque al giudizio degli iscritti e dei sostenitori prima e degli elettori, eventualmente, dopo.


Cuperlo non infiamma le mie fantasie ....ma ha detto una cosa giusta .......nessuno ha paura del voto ......ma del risultato.
Ma a Renzi (in questo scenario segretario PD e onorevole) .......che je ne frega!!

Questo PD non uscirà vincitore con nessuna legge elettorale. Se vuole riconquistare elettori deve cambiare politica
Ci sono uomini che usano le parole all'unico scopo di nascondere i loro pensieri. VOLTAIRE
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Re: "Ho lasciato Palazzo Chigi, torno a casa davvero"

Messaggioda mariok il 15/12/2016, 10:00

Ora c'è anche il referendum sul job act, che rischia di trasformarsi in un'altra debacle personale.

Aggirare l'ostacolo con elezioni anticipate sarebbe miserabile.

D'altra parte in questo momento non è in grado di affrontare un'altra battaglia solo contro tutti.

Ma vuole capirlo che deve sfilarsi dalla politica almeno per un lungo periodo?

Renzi detta la linea: “Il governo non ha agenda, il Jobs Act è intoccabile”
Nel Pd la tentazione di cambiare la riforma del lavoro, ma l’ex premier: non si può dire “abbiamo scherzato”

Pubblicato il 15/12/2016
AMEDEO LA MATTINA
ROMA

«Il Jobs Act non si tocca. Reintrodurre l’articolo 18 sarebbe come dire “ragazzi abbiamo scherzato”. Il giorno dopo arriverebbe un downgrading per l’Italia dalle agenzie di rating». Matteo Renzi mette uno stop ad ogni ipotesi di rivedere la legge che è stata una delle bandiere dei suoi oltre mille giorni di governo. Una revisione che potrebbe disinnescare la bomba ad orologeria del referendum chiesto dalla Cgil con 3,3 milioni di firme raccolte e sul quale l’11 gennaio si pronuncerà la Corte Costituzionale. Nessuno però dubita che ci sarà il via libera della Consulta, dopo quello della Cassazione.

Per Renzi si tratterebbe di andare incontro ad una seconda prova referendaria alla testa di un nuovo fronte che questa volta sarebbe del No all’abrogazione del Jobs Act. Il rischio sarebbe di una seconda sconfitta nell’arco di pochi mesi dopo quella del referendum costituzionale. Una catastrofe che renderebbe velleitaria ogni ipotesi di rivincita alle elezioni politiche. Certo, confida Luca Lotti, si potrebbe adottare il «modello trivelle» quando a quel referendum Renzi puntò tutto sull’astensione, facendo mancare il quorum. Con l’aria che tira, un’operazione ad altissimo rischio. Ci sarebbe l’altra strada che viene accarezzata una parte del Pd (sicuramente dalla sinistra Dem) ovvero provare a modificare il Jobs Act, svuotandolo. Facile farlo per i voucher, molto più difficile per l’articolo 18. In ogni caso sarebbe una sconfessione di un architrave del renzismo. E infatti da Pontassieve l’ex premier dice no ad una marcia indietro.

Dario Franceschini, che vorrebbe allungare al massimo la vita governo Gentiloni, non crede che l’obiettivo di Renzi sia di andare a elezioni entro giugno anche per evitare il referendum. Obiettivo che invece viene confermato dallo stesso ex premier, sfidando centinaia di deputati e senatori di prima nomina che vorrebbero arrivare quantomeno a settembre per traguardare quei fatidici 4 anni, 6 mesi e 1 giorno che farebbero maturare loro il diritto all’indennità pensionistica. Ma al di là di questi aspetti «prosaici», c’è un punto politico: Renzi ha fretta. «Sapevo che il referendum ci sarebbe caduto addosso - ha ricordato ai suoi colonnelli rimasti a Roma - e ora andare al voto è ancora più necessario». Del resto, è il suo ragionamento, qual è l’agenda del governo Gentiloni? «Un po’ di roba, ma non c’è un’agenda impegnativa», ha detto ai suoi più stretti collaboratori che lo hanno sentito al telefono in queste ore.

Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha confessato che se si vota prima del referendum il problema viene risolto. Poi ha fatto una goffa retromarcia. E nel primo Consiglio dei ministri dopo la fiducia del Parlamento ha ammesso di avere fatto «una scivolata personale». Ma intanto la frittata è stata fatta. In ogni caso Poletti ha detto quello che pensa Renzi. «Ha ragione Poletti, ma gli è sfuggita», ha commentato al telefono con i vertici del Pd. L’ex premier non vuole farsi inchiodare da coloro che puntano al vitalizio ed essere crocifisso da Grillo e Salvini: avrebbero un’altra lancia velenosa da scagliargli addosso.

Il leader Pd pensa invece a rimettersi in moto al più presto. In questi giorni va a fare la spesa, porta i figli a scuola, ha il tempo di farsi una corsa, ma sta pure scrivendo quella che lui definisce una «relazione corposa» per l’assemblea nazionale del Pd che si svolgerà domenica prossima. Una relazione per rilanciare la sua azione politica in vista del congresso e la sua ricandidatura alla segreteria. Un discorso duro per mettere con le spalle al muro la sinistra dem. Altro, dicono i suoi colonnelli, che fare marcia indietro o impelagarsi nelle beghe romane dalle quali vuole tenersi lontano. Eppure non smette di alimentare la suspence sulle sue vere intenzione. Mollare la politica e prendersi un periodo di riposo? Racconta di ricevere offerte di lavoro milionarie anche da parte di aziende private. E a 41 anni la tentazione di ricominciare un’altra vita, da un’altra parte è forte. C’è una cosa che non riesce a mandare giù: non gli viene riconosciuto da diversi osservatori il merito di avere fatto del bene al nostro Paese.
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Re: "Ho lasciato Palazzo Chigi, torno a casa davvero"

Messaggioda ranvit il 15/12/2016, 10:26

Ma vuole capirlo che deve sfilarsi dalla politica almeno per un lungo periodo?

Perchè mai??? :roll:
Chi lo puo' sostituire? Non ci sono personaggi in grado di prendere in mano la situazione.

Andiamo a votare al piu' presto! Questo Governo non potrà risolvere alcun problema di quelli che hanno spinto la maggioranza degli italiani a votare NO.

Si ridà finalmente voce al popolo dopo ben quattro anni di scelte di Palazzo, si ha una nuova maggioranza legittimata e con davanti un periodo di 4/5 anni per agire e tentare di rimettere in carreggiata questo strabenedetto Paese, si rinvia il referendum sul jobs act.
Se sarà Governo M5S avremo finalmente modo di vedere cosa combinano (tipo uscita da UE/Euro/Nato....) e cosi' accontentiamo il popolo del NO, se invece vince il Pd (Renzi) si riprende la marcia interrotta.
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Re: "Ho lasciato Palazzo Chigi, torno a casa davvero"

Messaggioda mariok il 15/12/2016, 10:50

Certo che bisogna andare a votare.

Ma con quale legge? Se mai si riuscirà a farne una sarà di tipo proporzionale.

Si tornerà alle vecchie liturgie parlamentari tra mille partitini: roba che non è per Renzi a meno che non decida anche lui di galleggiare.

Riprendere da solo la marcia interrotta sarà impossibile. Era difficile prima, figuriamoci ora che è obbiettivamente più debole.

Io non sono convinto che alla fine non se ne renderà conto anche lui; meglio uscire di scena con dignità che dopo qualche altra batosta.

Finché c'è lui sulla scena, gli altri hanno un unico buon motivo per fare fronte unico. Senza di lui, tempo un paio d'anni, e si riveleranno per quel che sono: niente. A meno che nel frattempo non venga fuori qualcun altro che per il momento non si vede all'orizzonte.
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